Il capitolo 19 del Vangelo di Giovanni si conclude con la fine della carriera di tre persone: Gesù, Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo. Gesù termina qua la sua carriera, avendo compiuto l’opera che il Padre gli aveva affidato, ossia di morire come un sacrificio al posto del peccatore. Ma ben presto sarebbe stato risuscitato, salendo poi al cielo, dove permane fino ad oggi.
Durante il processo e la morte di Gesù, gli apostoli hanno evitato qualunque associazione con il condannato. Pietro, in effetti, ha addirittura negato di conoscerlo. Eppure, sarà in questi momenti che vedremo uscire di scena coloro che si vantavano della propria fedeltà, ed apparire al loro posto le persone più improbabili. È quanto accade a questi due uomini: Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo.
Tutti e due avevano una carriera di successo come uomini pubblici e membri del sinedrio, cioè il potere legislativo d’Israele. Erano quelli che oggigiorno chiameremmo senatori; inoltre, Nicodemo apparteneva alla setta dei farisei, i capi religiosi che perseguitavano Gesù.
Prima Nicodemo compare nel capitolo 3 di questo vangelo, parlando con Gesù di notte, come se temesse di essere visto in sua compagnia. Nel capitolo 7 diventa un po’ più audace, difendendo Gesù davanti agli altri senatori e farisei. E adesso lo incontriamo con Giuseppe d’Arimatea, mentre chiede a Pilato di liberare il corpo di Gesù. Chi altro potrebbe farlo? I pescatori Pietro, Giacomo e Giovanni? No, Pilato non avrebbe mai ricevuto, in sua presenza, qualcuno che non fosse del suo livello sociale. Sì, Dio li aveva preparati per questa occasione.
Entrambi erano stati segretamente discepoli di Gesù, è vero, però questo finisce qui. D’ora in poi tutti sapranno che loro sono così dediti a Gesù da non avere più nessuna importanza il fatto di dover seppellire la propria carriera insieme a tale cadavere. E infatti, in seguito, saranno respinti e perseguitati tanto quanto qualsiasi altro cristiano.
Giuseppe gli offre la sua propria tomba. Nicodemo gli porta più di trenta chili di unguenti aromatici. E congiuntamente i due uomini li applicano sul corpo di Gesù, mentre lo avvolgono in panni di lino. La Legge dei giudei considerava immondi coloro che si prendevano cura dei cadaveri; tuttavia, Giuseppe e Nicodemo non badano affatto a questo.
Così pure l’apostolo Paolo, un altro nobile fariseo, un giorno aveva detto addio alla sua carriera, considerando come spazzatura l’intero suo bagaglio sociale e culturale quando l’ha paragonato al privilegio di conoscere Cristo (Filippesi 3). Ora, in cielo, Paolo, Giuseppe e Nicodemo non hanno dubbi: ne è valsa la pena assumere pubblicamente la loro fede in Gesù. Il mondo non era degno di tali uomini e continua ad essere indegno di tutti quelli che prendono posizione per Gesù, a volte a costo della carriera, della famiglia e degli amici, o anche di una relazione affettiva.
Come compito a casa, prova a leggere il capitolo 11 della lettera agli Ebrei, per conoscere alcuni dei milioni di esseri umani che hanno fatto lo stesso, prima ancora che Gesù venisse al mondo. E nei prossimi 3 minuti Maria Maddalena avrà una sorpresa.