Nel
Salmo 23:1 c’è scritto: “Il Signore è il mio pastore: nulla
mi mancherà.”. Molte persone assaporano
ogni sillaba del tratto “nulla mi mancherà”, però trascurano le parole “il Signore è il mio pastore”. L’ultima cosa che la nostra
natura peccaminosa vorrebbe è avere il Signore come Pastore.
Naturalmente
desideriamo essere pastori di noi stessi, cercando ciò di cui pensiamo
di avere bisogno. Tuttavia sarà il Pastore a conoscere le reali
necessità delle sue pecore, ed è lui che dovrà decidere quali pascoli
sono verdi e quali acque sono calme.
Il Pastore non spinge le sue pecore, ma le conduce dolcemente. Lo fa
per sentieri di giustizia, non per quelli illeciti o
per oscure scorciatoie. La frase “per amore del suo
nome” ci indica che è in gioco la
sua reputazione. La sicurezza delle pecore non sta nel sostegno che il Pastore avrà
cura di non fargli mancare, però sta nell’essere guidate da colui che ha un
nome da custodire.
La pecora ha il capo unto con olio,
figura dello Spirito Santo, e la
sua coppa trabocca. La Bibbia ci mostra che il vino “rallegra il cuore dell’uomo” (Salmo 104:15), quindi una coppa traboccante ci parla di una gioia più
grande di quella che potremmo mai, per così dire, “contenere” in noi stessi. La
verga e il bastone del pastore sono strumenti che servono sia a scacciare i lupi, sia a disciplinare, guidare e salvare le sue pecore.
E qui va sottolineato che il cibo, il riposo, la guida e il ristoro
sono cose passeggere. Inoltre, nonostante il Pastore prepari una tavola
per ogni sua pecora in segno di sostentamento e comunione, tutt’intorno ci sarà la presenza dei nemici. È un
ambiente ostile, dove le pecore vivono tra bisogni e pericoli, mentre vengono pascolate da questo
grande Pastore.
In tale scenario il maggior nemico è la
morte, ma chi ha il Signore come suo Pastore non temerà alcun male
quando dovrà camminare nella valle tenebrosa che lo porterà fuori dai pascoli provvisori di questa vita. La pecora
parte da questo mondo con la certezza che la bontà e la misericordia la accompagneranno, e che abiterà
per sempre nella
casa del Signore.
Pertanto abbiamo qui dei campi transitori dove la pecora è pascolata, una valle cupa
con una morte che non si teme più, e un
futuro brillante ed eterno nella
casa del Signore. Sì, la pecora dovrebbe innanzitutto aspirare alla
casa del Signore, e non all’erba dei pascoli. E
chi sarebbe questa pecora?
Sebbene il
Salmo 23 sia spesso usato come un amuleto nelle Bibbie decorative, le sue promesse
sono valide soltanto per quelli che accettano il Signore come il proprio Pastore. Se non hai creduto nel Salvatore crocifisso del
Salmo 22, e perciò i tuoi peccati non erano su di lui
quando è stato abbandonato da Dio sulla croce, il
Salmo 23 non fa per te.
Nei
prossimi 3 minuti scopriremo la dimensione dell’eredità riservata a coloro che hanno il Signore come Salvatore e Pastore.
Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)