#240 - Fiducia in se stessi - Giovanni 13:36-38

Alla fine del capitolo 13 del Vangelo di Giovanni possiamo vedere che Gesù, per così dire, getta un secchio d’acqua fredda sulla fiducia di Pietro in se stesso, il quale dichiarava che sarebbe stato capace di tutto pur di rimanere accanto al Signore. Avere fiducia in se stessi significa dare libero sfogo al peccato, che è l’indipendenza da Dio.


Dopo aver rivelato ai suoi discepoli che stava per partire e che in quel momento non potevano seguirlo, Pietro ribatte: “Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te. (Giovanni 13:37). Eh sì, povero Pietro, era testardo come un mulo e non dissimile da ciascuno di noi. La risposta di Gesù ci svelerà la stupidità di questa dimostrazione di fiducia in se stessi: “Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: il gallo non canterà, prima che tu non mi abbia rinnegato tre volte. (Giovanni 13:38).


Dio ci ha creati per dipendere da lui. Adamo avrebbe potuto vivere per sempre a fianco di un Dio pronto a soddisfare tutti i suoi bisogni. Eppure ha voluto essere “come Dio” (Genesi 3:5): desiderava essere il padrone di se stesso e indipendente dal suo Creatore. Il peccato di Adamo, cioè tale principio d’indipendenza, tale fiducia in se stessi e tale insubordinazione, è radicato nell’anima di ogni essere umano, compresi te e me.


La saggezza umana afferma: “Fidati di te stesso”. Ma Dio ci dice: “Maledetto l'uomo che confida nell'uomo e fa della carne il suo braccio (Geremia 17:5). I tuoi amici ti consigliano: “Segui il tuo cuore”. Ma Dio ci dice: “Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente malato(Geremia 17:9). Dio disdegna il desiderio d’indipendenza di chi vuole essere il padrone di se stesso: “Non siate come il cavallo e come il mulo che non hanno intelletto, e la cui bocca bisogna frenare con morso e con briglia (Salmo 32:9). Nello stesso Salmo Dio ci mostra che vuole insegnarci la via per la quale dobbiamo camminare, e basterà un suo sguardo per farcelo capire.


Nel frattempo, la religione dell’uomo continuerà a insistere che bisogna fare di tutto per Dio, quando è lui stesso colui che vuol far tutto per te; anzi, colui che ha già fatto la cosa più difficile: ha inviato e dato suo Figlio a morire per i peccati che tu hai commesso. Questo istinto di Pietro di voler far sembrare devozione tutta quella fiducia in se stesso, non era altro che un tentativo di accontentare il proprio ego, come ha fatto il re Saul nell’Antico Testamento.


Per l’appunto, invece di distruggere completamente il bestiame che era stato catturato dal nemico, conforme a quanto Dio gli aveva prima ordinato, Saul si è giustificato dicendo di aver salvato il meglio degli animali per offrire sacrifici a Dio. E questa è la risposta che ha ricevuto da Dio, tramite il profeta Samuele:


Il Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l'ubbidire alla sua voce? No, l'ubbidire è meglio del sacrificio, dare ascolto vale più che il grasso dei montoni; infatti la ribellione è come il peccato della divinazione, e l'ostinatezza è come l'adorazione degli idoli e degli dèi domestici.(1 Samuele 15:22-23).


Nei prossimi 3 minuti Gesù ci indicherà qual è la beata speranza di coloro che sono già convertiti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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