Alla fine del capitolo 13 del Vangelo di Giovanni possiamo vedere che Gesù,
per così dire, getta un secchio d’acqua
fredda sulla fiducia di Pietro in se stesso, il quale dichiarava che
sarebbe stato capace di tutto pur di rimanere accanto al Signore. Avere
fiducia in se stessi significa dare libero sfogo
al peccato, che è l’indipendenza da Dio.
Dopo aver rivelato ai suoi discepoli che stava
per partire e che in quel momento non potevano seguirlo, Pietro ribatte: “Signore, perché non posso seguirti
ora? Darò la mia vita per
te.”
(Giovanni 13:37). Eh sì, povero Pietro, era testardo come un
mulo e non dissimile da ciascuno di noi. La risposta di
Gesù ci svelerà la stupidità di questa dimostrazione di fiducia in se
stessi: “Darai la
tua vita per me? In verità, in verità ti dico: il gallo non canterà, prima che
tu non mi abbia rinnegato tre volte.”
(Giovanni 13:38).
Dio ci ha creati
per dipendere da lui. Adamo avrebbe potuto vivere
per sempre a fianco di un Dio
pronto a soddisfare tutti i suoi bisogni. Eppure ha voluto essere “come Dio”
(Genesi 3:5): desiderava essere il padrone di se stesso e indipendente
dal suo Creatore. Il peccato di Adamo, cioè tale principio
d’indipendenza, tale fiducia
in se stessi e tale insubordinazione, è radicato nell’anima di ogni
essere umano, compresi
te e me.
La saggezza umana afferma: “Fidati di
te stesso”. Ma Dio ci dice: “Maledetto l'uomo che confida nell'uomo e fa della
carne il suo braccio”
(Geremia 17:5). I tuoi amici ti consigliano: “Segui il tuo cuore”. Ma Dio ci dice: “Il cuore è ingannevole
più di ogni altra cosa e insanabilmente malato”
(Geremia 17:9). Dio disdegna il desiderio d’indipendenza di
chi vuole essere il padrone di se stesso: “Non siate come il cavallo e come il
mulo che non hanno intelletto, e la cui bocca bisogna frenare con
morso e con briglia”
(Salmo 32:9). Nello stesso Salmo Dio ci
mostra che vuole insegnarci la via per la quale dobbiamo camminare, e basterà un suo sguardo
per farcelo capire.
Nel frattempo, la religione dell’uomo continuerà a insistere che bisogna fare di tutto
per Dio, quando è lui stesso colui che vuol far tutto
per te; anzi, colui che ha già fatto la cosa più difficile: ha inviato e dato suo Figlio a morire
per i peccati che tu hai commesso. Questo istinto di Pietro di voler far sembrare devozione tutta quella fiducia in se stesso, non
era altro che un tentativo di accontentare il proprio
ego, come ha fatto il re Saul nell’Antico
Testamento.
Per
l’appunto, invece di distruggere completamente il bestiame che
era stato catturato dal nemico, conforme a
quanto Dio gli aveva prima ordinato, Saul
si è giustificato dicendo di aver salvato il meglio degli animali
per offrire sacrifici a Dio. E questa è la risposta che ha ricevuto da Dio, tramite il
profeta Samuele:
“Il
Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l'ubbidire alla
sua voce? No, l'ubbidire è meglio del sacrificio, dare ascolto
vale più che il grasso dei montoni; infatti la
ribellione è come il peccato della divinazione, e l'ostinatezza è come
l'adorazione degli idoli e degli dèi domestici.”
(1 Samuele 15:22-23).
Nei prossimi 3 minuti Gesù ci indicherà qual è la
beata speranza di coloro che sono già convertiti.