#164 - Gesù nell’Antico Testamento - Giovanni 5:45-47

Qui Gesù non accusa i farisei, anche se lo interrogano e vogliono ucciderlo perché aveva guarito un uomo di sabato. E non ce n’è bisogno giacché c’è un altro che li accusa: Mosè. I giudei dicono di seguire gli scritti di Mosè, cioè i primi cinque libri della Bibbia, conosciuti come la Torah, però sono questi stessi scritti che puntano il dito accusatore contro di loro.


E gli dichiara: “Infatti, se voi credeste a Mosè, credereste anche a me, perché egli ha scritto di me.” (Giovanni 5:46). Ma cosa avrebbe mai scritto Mosè riguardo a Gesù? Eh, molte cose. Il libro della Genesi inizia parlando di Gesù: “Nel principio Dio creò i cieli e la terra.” (Genesi 1:1). Dov’è Gesù in questo versetto? Nella parola “Dio”, traduzione tratta dall’originale ebraico “Elohim”.


Il punto è che “Elohim” è il plurale del singolare “Eloha”, che significa Dio o divinità. Allora perché Mosè ha messo “Elohim”, al plurale, e non “Eloha”, al singolare? Se si facesse una traduzione letterale, sarebbe pressappoco così: “Nel principio le divinità ha creato i cieli e la terra.” Sì, lo so, è sbagliato dire “le divinità ha creato”, però è ciò che troviamo nel testo originale. Sarebbe come se una pluralità di Persone eseguisse un’unica azione di creazione. Hai già sentito parlare di Padre, Figlio e Spirito Santo?


Mosè, ispirato da Dio, continua a indicarci Gesù in vari altri modi nei libri del Pentateuco (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio). Molte cose e personaggi da lui descritti sono tipi o figure di Gesù, a cominciare da Adamo, l’uomo a cui Dio dà il dominio su tutta la sua creazione; oppure quando Dio uccide un animale in Eden, facendo delle tuniche di pelle per vestire Adamo ed Eva dopo la loro caduta: un innocente è morto in questa maniera affinché coprisse la colpa dei peccatori.


Degli altri tipi di Cristo possono essere riconosciuti negli animali e nelle offerte che trovi nella Legge, dataci tramite Mosè, il quale a sua volta è anche una figura di Gesù come liberatore. E ancora prima di lui incontriamo Giuseppe, che è stato venduto come schiavo dai suoi fratelli, ma poi è diventato il viceré di tutto l’Egitto, essendo un magnifico esempio di Cristo. Il tabernacolo, una sorta di tenda che gli ebrei usavano per adorare Dio durante il loro pellegrinaggio nel deserto, è un’altra di queste figure, così come l’arca dell’alleanza. Ecco, adesso il tuo compito sarà quello di leggere l’Antico Testamento cercando di scoprire Gesù nelle sue pagine.


Ci sono inoltre chiari messaggi che annunciano la venuta di Gesù, usciti dalla penna di Mosè, come quelli che compaiono nei capitoli 15 e 18 del Deuteronomio. Tuttavia la questione principale è che Gesù esige coerenza da parte di questi giudei quando afferma: “Infatti, se voi credeste a Mosè, credereste anche a me, perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come crederete alle mie parole?” (Giovanni 5:46-47).


La stessa domanda può essere fatta a coloro che oggi sostengono di essere cristiani e non credono negli scritti di Mosè. Se credi nella teoria dell’evoluzione e non nella creazione descritta da Mosè, come puoi credere a ciò che dice Gesù? Se non credi a ciò che Mosè ha scritto sull’adorazione delle immagini, conforme a Esodo 20:4-5, come puoi credere in Gesù? Se non accetti ciò che Mosè ha detto su chi consulta spiriti o evoca i morti, secondo Deuteronomio 18:10-11, come puoi credere alle parole di Gesù?


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#163 - Quattro testimonianze - Giovanni 5:31-44

Nell’Antico Testamento leggiamo che sono necessari al minimo due testimoni affinché una testimonianza sia valida (Deuteronomio 19:15; I Corinzi 13:1). Ecco perché Gesù afferma che la sua testimonianza non è verace se soltanto lui stesso testimonia di . Così, ci indica almeno quattro testimonianze della sua divinità: Giovanni Battista, le sue stesse opere, il Padre e le Scritture.


Giovanni Battista ha testimoniato della divinità di Gesù quando ha detto: “Colui che viene dopo di me mi ha preceduto, perché era prima di me.” (Giovanni 1:15). Si riferiva non solo al primato di Gesù, ma anche alla sua precedenza nel tempo. Nonostante fosse sei mesi più giovane di Giovanni, Gesù già esisteva prima di lui. Giovanni Battista ha poi aggiunto che “nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, è colui che lo ha fatto conoscere.” (Giovanni 1:18). E Gesù stesso aveva dichiarato: “Chi vede me, vede colui che mi ha mandato” (Giovanni 12:45), e “chi ha visto me, ha visto il Padre” (Giovanni 14:9).


La successiva testimonianza che Gesù ci presenta della sua divinità sono le sue opere, le stesse opere del Padre. Paolo, nella sua prima lettera ai Corinzi, ci dice che i giudei chiedono dei segni visibili del potere di Dio, mentre i greci, o i gentili, cercano la sapienza. Proprio per questo motivo la venuta di Gesù per i giudei è stata accompagnata da opere miracolose della potenza di Dio; Gesù, però, è stato comunque respinto, dimostrandoci che non basta vedere per credere.


In seguito Gesù parla della testimonianza del proprio Padre: “Il Padre, che mi ha mandato, ha egli stesso testimoniato di me; voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto (Giovanni 5:37). Tutto ciò coincide con la testimonianza di Giovanni Battista quando ha affermato che “nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, è colui che lo ha fatto conoscere.”(Giovanni 1:18).


Infine, abbiamo la testimonianza delle Scritture, limitate all’Antico Testamento ai tempi di Gesù. Quei farisei e scribi le investigavano attentamente perché credevano “di aver per mezzo di esse vita eterna” (Giovanni 1:59), senza però accorgersene che esse testimoniavano di Gesù.


Ed ora Gesù ci rivela la vera ragione per non essere stato ricevuto dai giudei: “Ma voi non volete venire a me per avere la vita.” (Giovanni 5:40). Era tutto una questione di volontà, di volerlo, essendo lo stesso ostacolo per ogni essere umano. Noi, per natura, non vogliamo andare a Gesù per avere la vita eterna; ed è stato per questo che un po’ prima Gesù aveva spiegato a Nicodemo che era necessario nascere di nuovo, rinascere dall’alto, che doveva diventare una nuova creatura (Giovanni 3:7).


Poiché non avevano l’amore di Dio in loro, i giudei avrebbero ricevuto chiunque fosse venuto nel suo proprio nome. Amavano se stessi e gli piaceva adulare gli altri uomini, essendo altrettanto adulati da loro. Tutti noi siamo così. Ma Gesù, il quale non era venuto a prendere gloria o applausi come se fosse una qualsiasi celebrità, non interessava a quei farisei, incapaci di percepirlo negli scritti di Mosè.


Per l’appunto, cosa avrebbe mai scritto Mosè di Gesù? Lo vedrai nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#162 - Lo standard di Dio - Giovanni 5:30

Gesù ci dice: “Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo ciò che odo e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà del Padre che mi ha mandato.” (Giovanni 5:30). Quando dichiara che non può far nulla da se stesso, sembra indicare incapacità. Ricordati però che un po’ prima Gesù aveva già rivelato che tutto ciò che il Padre fa, lo fa anche il Figlio (Giovanni 5:19); quindi, qua si tratta di onnipotenza abbinata alla dipendenza.


L’essere umano ha peccato quando ha deciso di essere indipendente da Dio, essendo ciò la sua rovina. Ora abbiamo davanti a noi un Uomo perfetto: Gesù. Così perfetto e così dipendente dal Padre che non c’è nemmeno un millimetro di separazione tra di loro. E se Dio volesse mostrarci come dovrebbe essere l’uomo perfetto, chi pensi che userebbe come prototipo?


Purtroppo non siamo così. Per natura siamo nati separati e indipendenti da Dio. Per quanto la parola “indipendenza” abbia una connotazione positiva nella società odierna, l’essere indipendente da Dio è la peggiore disgrazia che potrebbe capitarci. Se non hai mai capito esattamente il significato della parola “peccato”, eccolo qui: il peccato è l’indipendenza da Dio, è fare la propria volontà.


Basandoci sull’affermazione di Gesù, ci siamo già resi conto che non aveva peccato e che non poteva peccare. Perché peccasse, avrebbe dovuto essere indipendente dal Padre, il che era moralmente impossibile, tanto quanto è fisicamente impossibile che gemelli siamesi camminino in direzioni opposte.


Adesso pensaci: il prototipo, o lo standard, accettato da Dio, affinché qualcuno sia accolto in cielo, è Gesù, l’Uomo perfetto. A meno che tu non sia al 100% come Gesù, per te non ci sarà nessuna possibilità di entrarci. Ecco perché nella lettera ai Romani Paolo afferma che siamo “gratuitamente giustificati per la sua grazia”, di Dio, “mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.” (Romani 3:24). Per essere giustificato, devi avere qualcosa o qualcuno che ti giustifichi.


Quando sostieni un esame di ammissione, il tuo voto è quello che giustificherà o meno la tua approvazione. La scuola stabilisce uno standard che devi raggiungere, per così legittimare la capacità necessaria per studiare lì. L’esame per essere ammesso in cielo non sarà superato se non avrai raggiunto lo standard di Dio che è Gesù, l’Uomo perfetto. Sì, è vero, questo riduce le tue possibilità di ammissione a zero.


Dovrai però essere d’accordo con me sul fatto che sarai immediatamente accettato alla presenza di Dio se il curriculum di Gesù varrà anche per te. Ed è proprio così. Credendo in lui, sei purificato dai tuoi peccati e, come si legge nell’epistola ai Romani, sei gratuitamente giustificato. Dio ti vedrà attraverso Gesù, l’Uomo perfetto. I suoi voti entreranno a far parte del tuo curriculum e sarai approvato.


Tuttavia, oltre a lui stesso, chi testimonia tutto questo di Gesù? Sarà ciò che vedremo nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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