#023 - La priorità - Matteo 8:18-22

Due persone vogliono seguire Gesù: uno scriba, che è un esperto della legge e della religione giudaica, e un discepolo. Probabilmente sono stati entusiasti dei miracoli e delle guarigioni che hanno visto e desiderano essere sempre accanto a Gesù. Il primo dice: “Maestro, io ti seguirò dovunque tu vada” (Matteo 8-19).

Si può notare che sta affermando che seguirà Gesù, e non che sta chiedendogli se potrebbe seguirlo. E neanche esprime un desiderio del tipo: “Voglio seguirti”. No, lui sta dicendo: “Io ti seguirò dovunque tu vada” (Matteo 8-19). Ciò non sarebbe un eccesso di fiducia in se stesso? Penso proprio di sì. Poiché non abbiamo mai più sentito parlare di questo scriba nei vangeli, è probabile che tutta quella sua pronta disposizione sia sparita come un castello di sabbia costruito sulla spiaggia. Sì, loro erano in riva al Mare di Galilea.

La fiducia in se stessi è molto apprezzata nella nostra società ma Dio aborrisce tale comportamento perché porta nel suo seno l’indipendenza, l’autosufficienza e la propria volontà. Nel capitolo 15 del Vangelo di Giovanni, Gesù dice: “Senza di me non potete far nulla”, e l’apostolo Paolo aggiunge: “Dio è quel che opera in voi il volere e l’operare, per la sua benevolenza” (Giovanni 15:5; Filippesi 2:13). Quindi, nelle cose di Dio, tutto ciò che inizia con “auto-” non serve: autoaffermazione, autodeterminazione, autoaiuto, autosufficienza e così via.

Gesù mostra allo scriba che non ha la minima idea di cosa stia chiedendo. Seguire Gesù è spedire i bagagli in cielo e vivere qui in attesa dell’imbarco. Le volpi potrebbero avere le loro tane e gli uccelli i loro nidi, però per Gesù questo mondo non è né una dimora definitiva né un luogo di riposo. E non è nemmeno la destinazione finale del cristiano o un luogo in cui stabilirsi comodamente.

L’altro uomo vuole seguire Gesù ma ha un’altra priorità. “Signore, permettimi d’andare prima a seppellir mio padre” (Matteo 8:21). Il suo problema sta nella sua priorità, nella parola “prima”. Gesù chiede al discepolo di seguirlo e di lasciare che i morti seppelliscano i loro morti. Oltre all’insegnamento sulle priorità, insegna qualcos’altro: in questo mondo ci sono due classi di persone, coloro che si occupano di Gesù, colui che dà la vita, e coloro che si occupano delle cose morte.

Quale di questi due uomini sei tu? Lo scriba sicuro di sé che si aspetta una vita facile seguendo Gesù, oppure l’uomo la cui priorità è un’altra e non Gesù? Le intenzioni possono essere buone, ma dobbiamo capire che Gesù deve essere l’inizio, il mezzo e la fine della vita del cristiano. Deve essere il motivo e l’obiettivo. Non è con la fiducia in se stessi che si segue Gesù, però con la fiducia che arriva dall’alto. Altrimenti basterebbe soltanto una tempesta e... beh, questo è l’argomento dei prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#022 - Salvato per servire - Matteo 8:14-16

Non ottieni la salvezza tramite qualche tipo d’evoluzione spirituale, come alcune persone vogliono credere. Ricordati che l’idea di base della teoria dell’evoluzione è quella della sopravvivenza del più adatto, del più forte. In altre parole, secondo gli evoluzionisti, siamo arrivati al punto in cui siamo soltanto perché il più forte ha mangiato il più debole, ed ha prevalso.

Non c’è niente di più contrario all’essenza del Vangelo. Questo annuncia che il più forte, il Figlio di Dio, si è fatto debole, si è fatto carne, si è fatto servo e si è lasciato mettere in una croce dalle sue stesse creature. Dopo aver raggiunto il livello più basso che un essere umano possa arrivare ‒ la morte ‒ Dio l’ha risuscitato e l’ha esaltato al di sopra di tutti i cieli.

Gesù, quindi, rappresenta quello che Dio fa ai peggiori, e non ai migliori. L’apostolo Paolo spiega, nella sua Prima Lettera ai Corinzi, che Dio non ha scelto i più adatti, i più forti, o i più intelligenti. Dio ha scelto di salvare la spazzatura di questo mondo, gli stolti, i deboli, i perdenti, i peccatori, i malati dell’anima. Così, tutta la gloria della salvezza si dà a Dio, e non ai salvati.

Insomma, questa è l’essenza della grazia. Dio prende l’inutile e l’incapace e li salva. Ma li salva da che cosa? Dal peccato. Ma li salva per che cosa? La storia della guarigione della suocera di Pietro ci dà la risposta.

Prostrata sul letto, con la febbre, la suocera di Pietro non poteva far nulla per se stessa, per Gesù o per la sua famiglia. Gesù arriva, la tocca e la guarisce. Ciò che succede subito dopo è degno di nota: “Ella si alzò e si mise a servirlo” (Matteo 8:15).

Ecco la risposta. Siamo salvati per servire, e non il contrario. La religione umana ti dice che devi servire, devi lavorare e sforzarti per ricevere la guarigione della tua anima, il perdono dei tuoi peccati. La Bibbia ci insegna che non possiamo fare altro oltre a lasciare che Gesù ci tocchi e ci faccia uscire dallo stato di prostrazione in cui il peccato ci ha messi.

Matteo, poi, continua dicendoci che, venuta la sera, molti indemoniati e malati sono stati portati a Gesù, e li ha guariti tutti. In tal modo ha adempiuto quel che è stato detto dal profeta Isaia: “Egli stesso ha preso le nostre infermità, ed ha portato le nostre malattie” (Matteo 8:17). Qualche tempo dopo, sul legno della croce, lui avrebbe portato i nostri peccati nel suo corpo, e lì sarebbe stato castigato per ognuno di loro.

Ora, credendo in Gesù come il tuo Salvatore, sei guarito dai tuoi peccati, purificato e preparato per il cielo. Allora, perché continui ancora qui?  Per servire e per seguire Gesù. Per servire da testimone agli uomini e agli angeli di ciò che Dio può fare ai peccatori perduti come me e come te.
Ma, come si segue Gesù? La risposta è nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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