#241 - Una prenotazione garantita - Giovanni 14:1-2

Gesù ci rivela la meravigliosa prospettiva che hanno tutti quelli che credono in lui come Salvatore. Mentre la religione dell’uomo pone pesanti fardelli sui suoi seguaci, e non gli dà mai la certezza di nulla, il vero vangelo ci indica chiaramente che la salvezza viene attraverso la fede in Gesù. Perciò, prima ancora di discorrere sul futuro eterno e sicuro di chi crede in lui, Gesù comincia parlandoci di fede:


Il vostro cuore non sia turbato; credete in Dio e credete anche in me. Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, ve lo avrei detto; io vado a prepararvi un posto.” (Giovanni 14:1-2).


Innanzitutto il Signore afferma che, se credi in lui, puoi vivere tranquillo e fiducioso, senza la paura di avere una spiacevole sorpresa quando poi partirai da questa vita. Quindi, dovresti fare molta attenzione: se hai ascoltato un vangelo “condizionale”, non hai ancora sentito l’autentico vangelo, che significa “buona novella” ovvero “buona notizia”.


E, di fatto, cos’è un vangelo “condizionale”? È quello che stabilisce delle condizioni affinché tu possa essere salvato. È un vangelo che ti dice che il sacrificio di Cristo non è stato sufficiente per salvarti, e che allora non basta credere in Gesù e nella sua opera sulla croce. È un vangelo pieno di "se" e di "ma", come ad esempio: “se persevererai”, “se frequenterai la chiesa”, “se darai la decima”, “se farai questo o quell’altro”... se, se, se...


Eh già, come qualcuno potrebbe chiamare una roba del genere “buone notizie”? So benissimo che sono un peccatore perduto e un fallito agli occhi di Dio; perciò, come potrebbe Dio aspettarsi che io faccia qualcosa per essere salvato? Come potresti essere certo di avere tutti i tuoi peccati pagati e il completo perdono di Dio se, al momento della tua conversione, ti fosse dato un elenco di azioni che avresti ancora dovuto realizzare? Come Gesù sarebbe potuto morire gridando “È COMPIUTO!” (Giovanni 19:30), se ci fosse stato qualcosa ancora da essere perfezionato da te stesso?


Adesso guarda bene l’ordine sequenziale di questo passaggio sopraccitato: innanzitutto, ci dice che il nostro cuore non sia turbato, e semplicemente di credere in Dio e in Gesù. In seguito, che il Salvatore è già andato a prepararci una stanza nella casa del Padre in cielo. E ce lo assicura quando dichiara: “Se non fosse così, ve lo avrei detto” (Giovanni 14:2). Benedetta disposizione! Gesù ha attraversato la morte e la risurrezione per riservarti un posto in cielo!


Se il cielo fosse un hotel a cinque stelle, la tua fede in Gesù sarebbe la tua prenotazione, il sangue versato sulla croce sarebbe la tua chiave per entrarci, e lo Spirito Santo, che hai ricevuto nell'istante in cui hai creduto, sarebbe la conferma della prenotazione. E ora, cosa manca? Dovrai soltanto attendere il transfer diretto alla tua dimora celestiale e dopo fare il check-in. Ma quale servizio di trasporto sarebbe mai questo? Intanto posso solo dirti che sarà via aerea, però, intanto, lasciamo il resto dei dettagli per i prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#240 - Fiducia in se stessi - Giovanni 13:36-38

Alla fine del capitolo 13 del Vangelo di Giovanni possiamo vedere che Gesù, per così dire, getta un secchio d’acqua fredda sulla fiducia di Pietro in se stesso, il quale dichiarava che sarebbe stato capace di tutto pur di rimanere accanto al Signore. Avere fiducia in se stessi significa dare libero sfogo al peccato, che è l’indipendenza da Dio.


Dopo aver rivelato ai suoi discepoli che stava per partire e che in quel momento non potevano seguirlo, Pietro ribatte: “Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te. (Giovanni 13:37). Eh sì, povero Pietro, era testardo come un mulo e non dissimile da ciascuno di noi. La risposta di Gesù ci svelerà la stupidità di questa dimostrazione di fiducia in se stessi: “Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: il gallo non canterà, prima che tu non mi abbia rinnegato tre volte. (Giovanni 13:38).


Dio ci ha creati per dipendere da lui. Adamo avrebbe potuto vivere per sempre a fianco di un Dio pronto a soddisfare tutti i suoi bisogni. Eppure ha voluto essere “come Dio” (Genesi 3:5): desiderava essere il padrone di se stesso e indipendente dal suo Creatore. Il peccato di Adamo, cioè tale principio d’indipendenza, tale fiducia in se stessi e tale insubordinazione, è radicato nell’anima di ogni essere umano, compresi te e me.


La saggezza umana afferma: “Fidati di te stesso”. Ma Dio ci dice: “Maledetto l'uomo che confida nell'uomo e fa della carne il suo braccio (Geremia 17:5). I tuoi amici ti consigliano: “Segui il tuo cuore”. Ma Dio ci dice: “Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente malato(Geremia 17:9). Dio disdegna il desiderio d’indipendenza di chi vuole essere il padrone di se stesso: “Non siate come il cavallo e come il mulo che non hanno intelletto, e la cui bocca bisogna frenare con morso e con briglia (Salmo 32:9). Nello stesso Salmo Dio ci mostra che vuole insegnarci la via per la quale dobbiamo camminare, e basterà un suo sguardo per farcelo capire.


Nel frattempo, la religione dell’uomo continuerà a insistere che bisogna fare di tutto per Dio, quando è lui stesso colui che vuol far tutto per te; anzi, colui che ha già fatto la cosa più difficile: ha inviato e dato suo Figlio a morire per i peccati che tu hai commesso. Questo istinto di Pietro di voler far sembrare devozione tutta quella fiducia in se stesso, non era altro che un tentativo di accontentare il proprio ego, come ha fatto il re Saul nell’Antico Testamento.


Per l’appunto, invece di distruggere completamente il bestiame che era stato catturato dal nemico, conforme a quanto Dio gli aveva prima ordinato, Saul si è giustificato dicendo di aver salvato il meglio degli animali per offrire sacrifici a Dio. E questa è la risposta che ha ricevuto da Dio, tramite il profeta Samuele:


Il Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l'ubbidire alla sua voce? No, l'ubbidire è meglio del sacrificio, dare ascolto vale più che il grasso dei montoni; infatti la ribellione è come il peccato della divinazione, e l'ostinatezza è come l'adorazione degli idoli e degli dèi domestici.(1 Samuele 15:22-23).


Nei prossimi 3 minuti Gesù ci indicherà qual è la beata speranza di coloro che sono già convertiti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#239 - Amore - Giovanni 13:35

L’amore è tanto antico quanto Dio stesso: è eterno, c’è sempre stato e ci sarà perennemente. L’amore fa parte dell’essenza di Dio. L’apostolo Giovanni dichiara nella sua prima lettera che “Dio è amore” (1 Giovanni 4:8). Ma in che modo l’amore sarebbe potuto esistere prima di tutte le cose? Inoltre, come Dio avrebbe potuto amare quando ancora non c’era nessuno da amare?


Ed è qui che entra la Trinità, una parola usata per spiegare che Dio è uno, però in tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. Questo “un solo Dio” in tre Persone può essere visto chiaramente fin dal libro della Genesi. Lì Dio viene chiamato “Elohim”, un vocabolo ebraico al plurale; e anche quando Adamo è stato creato, Dio parlava al plurale: “Facciamo l’uomo” (Genesi 1:26).


In Giovanni 17 Gesù, il Figlio, dice al Padre: “Mi hai amato prima della fondazione del mondo. (Giovanni 17:24). Infatti, quest’amore era già esercitato nel seno della Trinità, quandotempo né materia esistevano. Nella Bibbia troverai espressioni come “il Padre stesso vi ama” (Giovanni 16:27), “Cristo ha amato la chiesa” (Efesini 5:25) e “l'amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato. (Romani 5:5).


Oltretutto, essendo onnisciente e onnipresente nel tempo e nello spazio, Dio ha potuto amarti da prima ancora che tu fossi concepito. Se mi domanderai quando Dio ha cominciato ad amarti, la risposta corretta sarà “mai”. Non ha mai iniziato ad amarti, perché ti ha sempre amato. Giacché non c’è un'adeguata parola per rivelarci l’infinita grandezza di tale amore, Giovanni dichiara che “Dio ha tanto amato il mondo” (Giovanni 3:16). Qua il mondo sono le persone, e s’impiegano i termini “tanto” o “talmente” poiché è impossibile quantificare quest’amore.


Perciò, se non credi in Gesù come tuo Salvatore, non comprenderai mai il vero significato di un amore che non ha inizio né fine, dato che è eterno. Nella prima lettera di Giovanni leggiamo che amiamo Dio “perché Egli ci ha amati per primo. (1 Giovanni 4:19). Come puoi dire di amare Dio se non hai ancora sperimentato quest’amore credendo in Gesù?


Pronunciandosi appunto su quest’amore, Giovanni ci dice che “l’amore è da Dio”, e che “chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio.” (1 Giovanni 4:7). Ciò equivale a dire che se non sei ancora nato di nuovo, ossia se non sei ancora nato da Dio, potrai amare soltanto con le diverse forme dell’amore naturale, al pari di quello materno, fraterno o erotico. Eppure non saprai mai cosa sia amare con l’amore il quale viene riversato dallo Spirito Santo nei cuori di coloro in cui Egli abita.


E l’apostolo va oltre, scrivendo che “chi non ama [con quest’amore di Dio] non ha conosciuto Dio” (1 Giovanni 4:8). Nel momento in cui nasci di nuovo e sei salvato da Gesù, incominci a godere dei benefici di quest’amore, come ad esempio la sicurezza eterna. Tuttavia, mettiamo che anche dopo esserti convertito, avrai ancora paura di essere condannato. La Bibbia afferma che “nell'amore non c'è paura, anzi l'amore perfetto caccia via la paura, perché la paura ha a che fare con la punizione, e chi ha paura non è perfetto nell'amore.(1 Giovanni 4:18).


Nei prossimi 3 minuti Gesù tirerà un secchio d’acqua fredda sulla fiducia di Pietro in se stesso.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#238 - L’identità del discepolo - Giovanni 13:31-35

L’atmosfera nella stanza cambia con l’uscita di Giuda. Coloro che rimangono sono chiamati “figlioletti” da Gesù, il quale gli rivela cosa sta accadendo dietro le quinte: “Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui.(Giovanni 13:31). Gesù è il Figlio dell’Uomo giacché è Dio in umanità, ed essendo stato “glorificato” è qualcuno grandemente onorato. Il desiderio di Dio riguardo a Gesù è qua considerato come già realizzato, e adesso pure i discepoli lo vengono a sapere.


Quando ha deciso di distruggere Sodoma, pensando fra e , “l’Eterno disse: ‘Celerò io ad Abrahamo quello che sto per fare?’ (Genesi 18:17). No, non avrebbe mai nascosto i suoi piani a qualcuno con cui godeva di comunione. L’avere comunione significa avere cose in comune. L’intero capitolo 18 di Genesi ci mostra che Dio non solo rivela ad Abrahamo ciò che intendeva fare, ma lo ascolta attentamente mentre costui intercede per le persone che vivevano lì.


E Abrahamo ottiene dal Signore la promessa di risparmiare questa città se vi fossero trovati 50 giusti. In seguito, ancora con un gran sentimento d’amore verso i suoi abitanti, riprende la sua intercessione:


Ammesso che a quei cinquanta giusti ne manchino cinque, distruggeresti tu l'intera città per cinque di meno?’. L'Eterno rispose: ‘Se ve ne trovo quarantacinque, non la distruggerò’... ‘Ammesso che in città se ne trovino quaranta?’. E l'Eterno: ‘Non lo farò, per amor dei quaranta’... ‘Ammesso che in città se ne trovino trenta?’. L'Eterno rispose: ‘Non lo farò se ve ne trovo trenta’... ‘Ammesso che in città se ne trovino venti?’. L'Eterno rispose: ‘Non la distruggerò, per amor dei venti... ‘Ammesso che in città se ne trovino dieci?’. L'Eterno rispose: ‘Non la distruggerò per amore dei dieci’(Genesi 18:28-32). Ecco, Abrahamo si ferma quando arriva ai dieci giusti, però mi chiedo se Dio avrebbe davvero distrutto Sodoma casomai il suo servo avesse interceduto fino alla possibilità di esserci soltanto un unico giusto.


Dopo essere stato salvato tramite la fede in Gesù e nel suo sacrificio sulla croce, il credente viene lasciato qui per prendere il posto che Gesù occupava, cioè è chiamato a essere un testimone di Dio in un mondo corrotto dal peccato, e persino a intercedere per la salvezza degli uomini. Questa è la “carta d’identità” di un vero discepolo del Signore: l’amore verso gli esseri umani.


Il vero cristiano ama perché Dio l’ha amato per primo (1 Giovanni 4:19). E vorrebbe che anche altri peccatori fossero salvati, dato che lui stesso, un peccatore, è stato raggiunto dalla misericordia di Dio. L’amore è una conseguenza della salvezza ricevuta, e non il contrario. Le religioni umane pongono l’amore come condizione per ricevere la salvezza. Così facendo, la carità dell’uomo religioso potrebbe sembrare pietà, tuttavia è egoistica: ama il prossimo poiché ritiene che ciò conterà per la sua propria salvezza.


La Legge data a Mosè determinava: “Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico.”. Gesù, però, dice a coloro che sono già salvati: “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano.” (Matteo 5:43-44). E perché mai? Affinché io sia poi salvato? No, ma perché sei già stato salvato e non sei stato trattato da Dio con il rigore che meritavi. Credendo in Gesù, ricevi quanto non meriti: la salvezza. E ti liberi da quanto meriti: la condanna eterna.


Se pensi che l’amore sia quello che vedi nei film e nei romanzi, sarà meglio che tu faccia molta attenzione a ciò che impareremo nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#237 - Tenebre - Giovanni 13:23-30

Dimenticatevi dell’immagine del dipinto il “Cenacolo”, la cosiddetta “Ultima cena”, di Leonardo da Vinci. All’epoca di Gesù, e pertanto dove è vissuto, di solito le persone non si sedevano su delle sedie per mangiare, come d’altronde era l’usanza al tempo di Leonardo; e, inoltre, figuriamoci se si sarebbero messe tutte dallo stesso lato di un tavolo, come se fossero in posa per essere fotografati. Esse si sedevano per terra, su cuscini o panche basse, davanti a un tavolino anch’esso basso. E allora sì, seduto così in diagonale, si sarebbe potuto trovare Giovanni “inclinato sul petto di Gesù”.


Pietro fa segno al discepolo “il quale Gesù amava” di chiedergli chi fosse il traditore. E il Signore glielo rivela, accennandogli che sarebbe colui al quale avrebbe dato “il boccone, dopo averlo intinto”, magari nell’olio d’oliva o nel sugo di quel pasto (Giovanni 13:23-26). Tutto indica che ciò gli è stato detto a bassa voce, giacché nessun altro l’ha ascoltato.


C’è un luogo nel quale possiamo sentire meglio quanto Gesù ha da dirci, e tale posto è ben vicino a lui. Lì ascolteremo quello che gli altri non ascoltano e capiremo quello che gli altri non capiscono. Tutti in quella stanza avevano interpretato il gesto di Gesù come un’espressione del suo apprezzamento verso Giuda, però soltanto Giovanni sapeva che era successo esattamente il contrario.


Fino a quel momento Giuda aveva camminato secondo l’influenza della propria volontà e del diavolo. Ma d’ora in poi Satana avrà il completo controllo su di lui. Il primo Salmo inizia in questo modo: “Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori; né si siede in compagnia degli schernitori.” (Salmo 1:1).


Attenzione, perché esiste un processo: camminare, fermarsi e sedersi. Ogni errore e trasgressione cominciano quando accompagniamo gli empi nelle loro idee e conversazioni, e si evolvono quando ci soffermiamo nelle loro vie. Quando meno ce lo aspettiamo, saremo già seduti nella loro cerchia, essendo uno di loro.


Non possiamo impedire al diavolo di influenzarci attraverso cose, persone o pensieri, ma possiamo evitare di trattenerci su tali cose, persone o pensieri. Infatti, se devierai di un solo grado dalla tua rotta, l’angolo si allargherà sempre di più, finché non ti troverai a chilometri di distanza dalla tua destinazione originale.


Accarezzando i pensieri suggeriti dal diavolo, Giuda finisce per diventare un suo compagno, e ne è totalmente dominato. Poi volta le spalle a Gesù e lascia quella stanza. I discepoli credono che il Signore gli abbia chiesto di andare a comprare qualcosa, o di dare del denaro ai poveri. Il versetto 27 del nostro capitolo 13 del Vangelo di Giovanni afferma invece che sia uscito poiché Satana era entrato in lui; e il versetto 30 termina con queste significative parole: “Ed era notte.”.


Chi volta le spalle alla Luce, ha davanti a solamente fitte tenebre. Se decidi di vivere in base al consiglio degli empi, compreso il tuo stesso consiglio, finirai per essere uno strumento del diavolo senza nemmeno accorgertene. Tuttavia, se rimarrai coricato sul seno di Gesù, in intima comunione con lui, scoprirai cose che molti ignorano.


Nei prossimi 3 minuti Gesù ci svelerà qual è la carta d’identità di un vero discepolo.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#236 - Il falso apostolo - Giovanni 13:18-22

Lavando i piedi ai suoi discepoli, Gesù gli rivela di averlo fatto perché soltanto i loro piedi necessitavano di essere puliti a causa del continuo contatto con questo mondo. Per il resto, erano tutti già stati mondati, giacché rigenerati per mezzo della Parola di Dio (1 Pietro 1:23). Tranne uno: Giuda.


Infatti, qui vediamo un apostolo che aveva ricevuto privilegi uguali agli altri, però sul quale l’acqua della Parola non ha mai avuto alcun effetto. Giuda ha camminato con il Signore, ma aveva un’altra “agenda” in mente. Il suo pensiero e il suo proposito erano focalizzati su ciò che avrebbe potuto lucrare seguendo Gesù.


La fine del capitolo 6, di questo Vangelo di Giovanni, mette in chiaro che Gesù l’aveva scelto pur sapendo quale sarebbe stata la sua intenzione: “Non ho io scelto voi dodici? Eppure, uno di voi è un diavolo!’ Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota, perché questi, uno dei dodici, stava per tradirlo.(Giovanni 6:70-71).


Come quelli descritti in Ebrei 6:4-7, Giuda è stato illuminato, ha gustato il dono celeste e “la buona parola di Dio e le potenze del mondo futuro”, ed è anche stato fatto partecipe dello Spirito Santo. Gli mancava solo di credere, che è la condizione essenziale per essere salvati. Era impossibile che una tale persona fosse riportata un’altra volta al ravvedimento.


Dopo aver lavato i piedi ai suoi discepoli, Giuda compreso, Gesù afferma che lì, tra di loro, c’era un traditore, affinché gli altri potessero identificarlo quando sarebbe arrivato il momento. E cita la profezia del Salmo 41:9, scritta mille anni prima: “Persino il mio intimo amico, su cui facevo affidamento e che mangiava il mio pane, ha alzato contro di me il suo calcagno.”.


Poi Gesù dichiara: “Ve lo dico fin d'ora, prima che accada; affinché quando sarà accaduto, voi crediate che IO SONO.” (Giovanni 13:19). Qua userà un’altra volta l’espressione già usata da Geova per rivelarsi a Mosè: “IO SONO” (Esodo 3:14). Ossia, se tradisci Gesù, tradisci Dio stesso. E chi lo fa, non resta impunito.


I discepoli non hanno idea di chi sia il traditore, e ciò dimostra quanto Giuda fosse simile agli altri apostoli. Nessuno avrebbe sospettato di lui, così come oggi molti non sospettano nemmeno dei lupi travestiti da agnelli, infiltrati nei templi e nei canali radiofonici e televisivi.


Gesù, però, li avverte: “Chi riceve colui che io avrò mandato, riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato. (Giovanni 13:20). Per quanto incredibile possa sembrare, Giuda era stato inviato a predicare la buona novella insieme agli altri dal Signore stesso.


Se ti rifiuti di credere in Gesù a causa dei truffatori che ci sono in giro, predicando il vangelo, sappi che, con Dio, questa scusa non funziona. Sei invitato a credere in Gesù, il Salvatore, e non in colui che annuncia il suo nome. Riferendosi ai falsi predicatori, Paolo ha scritto: “Che importa? Comunque sia, con ipocrisia o con sincerità, Cristo è annunciato; di questo mi rallegro, e mi rallegrerò ancora. (Filippesi 1:18).


Nei prossimi 3 minuti il diavolo entrerà in Giuda.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

Popular Posts