#309 – Il gregge di Dio – Giovanni 21:15-17

Ogni volta che Gesù domanda a Pietro se lo ama, gli fa pure una richiesta. Innanzitutto, gli chiede di nutrire i suoi agnelli. Poi, le sue altre due richieste invece sono dirette alle sue pecore, affinché vengano pascolate e alimentate. Queste sono anche le incombenze di coloro che ricevono dal Signore la responsabilità di prendersi cura del gregge. Gli agnelli sono i più giovani, fragili e teneri, che hanno bisogno di latte. Le pecore sono più grandi. Un pastore o ministro dovrà saper differenziare gli uni dalle altre.

Il significato di queste due parole sopraccitate, cioè ‘pastore’ e ‘ministro’, è stato completamente alterato dalle religioni. Lo stesso è accaduto con il termine ‘chiesa’, che oggigiorno è più applicato a una denominazione religiosa o a un tempio in mattoni che a una riunione di persone, nella sua forma locale, o che al corpo di Cristo, nel suo aspetto universale.

Nella Parola di Dio troviamo tre tipi di ‘pastori’. Il primo è un dono, dato dal Signore. Nella lettera agli Efesini, Paolo afferma che Gesù, dopo essere asceso al cielo, “egli stesso ha dato alcuni come… pastori… per l'edificazione del corpo di Cristo” (Efesini 4:11-12). Questa competenza di ‘pastore’ è universale, per tutto il corpo di Cristo, non limitandosi a un’assemblea locale. E chi ha il dono di ‘pastore’ non sarà per forza un predicatore, giacché il suo ruolo è l’avere cura.

Un altro tipo di ‘pastore’ nella Bibbia è colui che ha le attribuzioni amministrative di un’assemblea locale, il quale però non appare mai al singolare, sempre al plurale: ‘pastori’. Vengono pure chiamati ‘vescovi’, ‘presbiteri’ oppure ‘anziani’. Possono o meno avere il dono di pastore, menzionato in Efesini 4. Sia il ‘pastore’, il dono universale, che i ‘pastori’, nel compito locale di supervisori, non sono mai visti nella Bibbia dirigendo una riunione di cristiani: è lo Spirito Santo che farà uso dei diversi doni presenti. Nelle Scritture non troverai neppure la formazione, l’elezione o l’ordinazione di pastori, e tanto meno attraverso corsi di teologia, congregazioni locali o denominazioni religiose.

Tanto il dono di ‘pastore’ di Efesini 4, quanto la funzione identificata come ‘pastori’, ‘vescovi’, ‘anziani’ o ‘presbiteri’, si esercitano per mezzo del ministero di ciascuno, ossia sono ministri di Dio, e non di una denominazione religiosa qualsiasi. Ugualmente, il vocabolo ‘ministro’ è stato corrotto e trasformato in sinonimo di una posizione di leadership ecclesiastica. Tuttavia, il suo significato è quello di un servo o di uno schiavo, la cui mansione è servire. Pensa al Signore Gesù e avrai l’idea di un Ministro perfetto, che ci insegna: “Se alcuno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti.” (Marco 9:35).

Infine, il terzo tipo di ‘pastore’ è quello che il profeta Ezechiele chiama “pastori… che pascolano se stessi” (Ezechiele 34:2). Così erano i figli di Eli, i quali rubavano le offerte al Signore, o come Diotrefe, che voleva “avere il primato” nella sua congregazione. Sono descritti da Paolo come “amanti di se stessi, avidi di denaro, vanagloriosi, superbi… aventi l'apparenza della pietà, ma avendone rinnegato la potenza” (2 Timoteo 3:1-5). Sì, da questi dobbiamo allontanarci.

Nei prossimi 3 minuti il Signore esaudisce il desiderio di Pietro.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#308 – Una triplice restaurazione – Giovanni 21:15-17

Come ti sentiresti se tu avessi tradito la fiducia del tuo migliore amico e, in cambio, avessi ricevuto da lui solo amore e considerazione? Dopo che Pietro era stato nutrito e riscaldato, Gesù decide di scaldare anche il suo cuore. Il pentimento dell'apostolo era stato riservato, nonostante la sua sincerità. Ora il Signore vuole restaurarlo pubblicamente.

In effetti, nell’originale greco, sono impiegate due parole diverse, ‘agape’ e ‘fileo’, di solito tradotte nelle nostre Bibbie con il verbo generico ‘amare’. Tuttavia, la differenza è significativa, perciò trascrivo sotto il brano con il significato originale, tratto dalla versione Nuova Riveduta (2006):

Quando ebbero fatto colazione, Gesù disse a Simon Pietro: ‘Simone di Giovanni, mi ami più di questi?’ Egli rispose: ‘Sì, Signore, tu sai che ti voglio bene.’ Gesù gli disse: ‘Pasci i miei agnelli.’ Gli disse di nuovo, una seconda volta: ‘Simone di Giovanni, mi ami?’ Egli rispose: ‘Sì, Signore; tu sai che ti voglio bene.’ Gesù gli disse: ‘Pastura le mie pecore.’ Gli disse la terza volta: ‘Simone di Giovanni, mi vuoi bene?’ Pietro fu rattristato che egli avesse detto la terza volta: ‘Mi vuoi bene?’ E gli rispose: ‘Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che ti voglio bene.’ Gesù gli disse: ‘Pasci le mie pecore.’” (Giovanni 21:15-17).

Prima di rinnegare Gesù per tre volte, Pietro voleva sempre apparire più fedele degli altri discepoli, affermando addirittura di essere pronto a morire per lui. La fiducia in se stessi è frutto della carne; pertanto, assicurati di non essere uno di quelli a cui piace mettersi in mostra, vantandosi della propria fede e perseveranza. L’autofiducia nelle cose di Dio generalmente nasconde il sepolcro imbiancato dell’ipocrisia farisaica.

Per affrontare questo atteggiamento di Pietro, Gesù gli chiede se lo ama più degli altri discepoli. Il Signore sa che questo era ciò che c’era nel cuore dell’apostolo quando gli aveva dichiarato di essere disposto a morire per lui, prima di rinnegarlo per tre volte, pensando di essere il migliore di tutti. Qui, però, Pietro non risponde utilizzando il termine ‘agape’, cioè l’amore puro e disinteressato, ma ‘fileo’, l’amore dell’affetto fraterno. Sì, adesso ha imparato a non fidarsi di se stesso. La terza volta sarà Gesù ad adoperare la parola ‘fileo’, e non ‘agape’: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. E subito Pietro riconosce la divinità e l’onniscienza di Gesù: “Signore, tu sai ogni cosa” (Giovanni 21:15-17).

Pietro supera la prova e Gesù lo tratta con grazia. Nel suo ristabilimento viene usata la stessa grazia che cancella la pena nello stagno di fuoco, meritata da ogni peccatore, per dargli un posto nella gloria che non merita. Il Dio della Bibbia è un Dio di perdono e di restaurazione per coloro che credono in Gesù. L’uomo che per ben tre volte aveva negato di conoscere il Signore, non subisce ciò che si meriterebbe, ossia un triplice rimprovero; riceve, invece, ciò che non si merita: la triplice incombenza di prendersi cura degli agnelli e delle pecore del gregge.

Sai qual è la differenza tra un agnello e una pecora? No? Allora dai un’occhiata ai prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#307 – Compagnia, conforto e alimento – Giovanni 21:9-14

Quando i discepoli arrivano alla spiaggia, sono ancora sorpresi dal risultato di aver gettato la rete seguendo le indicazioni del Signore. Lì incontrano appunto Gesù, un falò, pesci sulle braci e del pane. Sei forse uno di quelli che credono che il tuo sostentamento sia il risultato del proprio lavoro e non della divina provvidenza? E se tu fossi nato in Somalia, quali sarebbero state le tue possibilità di svolgere il lavoro che hai oggi?

Dio “fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti” (Matteo 5:45), anche se non lo sanno. Tuttavia, chi ha creduto in Gesù come suo Salvatore, a cui sono stati perdonati tutti i peccati, ed è stato accolto nella famiglia di Dio mediante la fede, dovrebbe almeno riconoscere colui che lo sostiene e che vuole guidare la sua vita. Ecco cosa Gesù aveva insegnato ai suoi discepoli pochi giorni prima: “Senza di me non potete far nulla.” (Giovanni 15:5).

Hai notato che in questo loro incontro è Gesù che provvede a tutto? Le braci, il pesce, il pane e perfino una rete stracarica che li avrebbe sfamati per parecchi giorni. Non andare da Gesù pensando che sarà tramite i tuoi sforzi e le tue offerte che riceverai da lui riposo e sostentamento. Nel Salmo 50 Dio stesso mette in chiaro cosa pensa delle persone che cercano di avvicinarsi a lui attraverso, per così dire, un baratto:

Non prenderò alcun torello dalla tua casa né capri dai tuoi ovili. Mie, infatti, sono tutte le bestie della foresta; mio è il bestiame che sta a migliaia sui monti. Conosco tutti gli uccelli dei monti, e tutto ciò che si muove nei campi è mio. Se avessi fame, non te lo direi; perché il mondo e quanto esso contiene è mio. Mangio forse carne di tori, o bevo sangue di capri? Offri a Dio sacrifici di lode” (Salmo 50:9-14).

Tutto ciò che Dio si aspetta da te è la tua gratitudine, ma prima dovrai avere qualcosa per cui ringraziare. Gesù ci esorta: “Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati, ed io vi darò riposo.” (Matteo 11:28). E negli Atti, Pietro spiega: “E in nessun altro vi è la salvezza, poiché non c'è alcun altro nome sotto il cielo che sia dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati.” (Atti 4:12).

Venite a mangiare” (Giovanni 21:12), invita Gesù. Aveva già preparato tutto: compagnia, conforto e alimento. Lì magari Pietro si sia ricordato di un altro recente falò nel cortile della casa del sommo sacerdote, quando l’apostolo aveva voluto scaldarsi in compagnia dei nemici del Signore. Sì, tutto va storto in compagnia delle persone sbagliate. E tu, continui a illuderti pensando che troverai compagnia, conforto e alimento tra i tuoi amici non credenti? Attenti alla consolazione illusoria dei falò degli uomini! Pietro ha dovuto addirittura negare di conoscere Gesù per non subire il rifiuto dei suoi nemici.

Il desiderio di Pietro di ritornare alla sua vecchia vita, e di così trascinare pure gli altri con sé, potrebbe essere stato il risultato di una questione in sospeso nel suo cuore: fino ad ora non si era ripreso dall’aver fallito giacché aveva rinnegato il Signore per ben tre volte. Insomma, cosa succede quando falliamo? Vedrai la risposta nei prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#306 – “Vado a pescare” – Giovanni 21:1-8

Quando credi in Gesù come tuo Signore e Salvatore, in te inizia una nuova vita. A differenza della religione, la quale si aspetta che tu diventi una persona migliore per essere accettato da Dio, il vangelo insegna che Gesù è venuto per salvare peccatori, non persone buone. L’unica cosa che puoi presentare a Dio, per dimostrare che sei un candidato alla salvezza, sono i tuoi peccati. Ti basterà credere in lui per essere perdonato.

Ma dopo essere stato salvato mediante la fede in Cristo, cosa succede? Un cambio di atteggiamento. Cominci ad apprezzare le cose che non ti piacevano, provando avversione per quelle che anteriormente approvavi. Ora nuovi valori e credenze guideranno la tua vita di figlio di Dio, riconoscendo Gesù come Signore e padrone del tuo essere. E, appunto, nella lettera agli Ebrei si legge che ci occuperemo “di cose migliori e che riguardano la salvezza” (Ebrei 6:9).

Se, però, tu tornassi a vivere esattamente nel modo in cui vivevi in passato? Beh, sembra essere ciò che stavano facendo i discepoli in questo capitolo 21 del Vangelo di Giovanni. Quegli ex pescatori erano stati trasformati, da Gesù, in pescatori di uomini. Avevano ricevuto nuove priorità e una nuova prospettiva; tuttavia, qui non vediamo alcun cambiamento. Continuano ad agire come in precedenza.

Senza rendersi conto di quanta influenza può avere sugli altri, Simon Pietro dice loro: “Io vado a pescare.”. E tutti decidono di seguirlo: salgono sulla barca e riprendono lo stesso stile di vita che avevano prima di conoscere la salvezza. Il risultato è stato una battuta di pesca durata l’intera notte senza un solo pesce. Ecco, noi siamo proprio così, quando ci dimentichiamo che, dopo aver creduto in Gesù, siamo sotto una nuova direzione: “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono diventate nuove.” (2 Corinzi 5:17).

Era già l’alba quando sono rientrati e, pure vedendo qualcuno sulla spiaggia, non lo riconoscono. Quanto più ci allontaniamo da Gesù e dalla comunione con le cose di Dio, tanto più ci diventa difficile discernere che ha qualcosa da dirci. Allora, il Signore gli fa una domanda: “Figlioli, avete qualcosa da mangiare?” (Giovanni 21:5). La risposta è ovvia: “No!”. Qualsiasi vero discepolo di Cristo soffrirà la fame se proverà a vivere lontano da lui, cercando la propria soddisfazione nelle cose della sua vecchia vita.

Erano a meno di cento metri dalla riva e potevano sentire Gesù ordinando loro: “Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete. Essi dunque la gettarono e non potevano più tirarla su per la quantità di pesci.” (Giovanni 21:6). E tu, da quale parte cali la tua rete? Entrambi i lati saranno sbagliati se non sono quelli determinati dalla volontà di Dio. Sì, qua Giovanni identifica subito il Signore sulla spiaggia, e Pietro, proprio del suo stile, si tuffa in acqua andando incontro a Gesù, mentre gli altri arrivano con la barca.

Nei prossimi 3 minuti i discepoli troveranno compagnia, conforto e alimento nella presenza di Gesù.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#305 – Incredulità – Giovanni 20:24-31

Tommaso non era presente alla prima riunione con i discepoli. Dove mai sarebbe finito? Non gli era giunta la notizia delle donne che avevano visto Gesù? Inoltre, nel capitolo 24 del Vangelo di Luca, entrambi i discepoli che il Signore incontra sulla strada di Emmaus sapevano già che esse affermavano di aver visto Cristo risorto. Allora, cosa mai erano andati a fare a Emmaus? In tutti e due i casi la causa è l’incredulità.

Gesù rimprovera quei due, dicendogli: “O insensati e tardi di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno detto! Non doveva il Cristo soffrire tali cose, e così entrare nella sua gloria?” (Luca 24: 25-26). Appunto, non si trattava nemmeno di credere o meno alle donne, però di non credere a tutto ciò che i profeti avevano predetto sulla morte e risurrezione di Cristo, ossia di non credere nella Parola di Dio.

Adesso è il turno di Tommaso, nome che purtroppo oggi è sinonimo di sfiducia e d’incredulità. Dichiara agli altri: “Se io non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi e la mia mano nel suo costato, io non crederò.” (Giovanni 20:25). Una settimana dopo, sempre il primo giorno della settimana, i discepoli sono riuniti nello stesso luogo, incluso Tommaso.

E Gesù appare in mezzo, rivolgendosi subito a lui: “Metti qua il dito e guarda le mie mani; stendi anche la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente.” (Giovanni 20:27). Beh, dinanzi a ciò, Tommaso si scioglie tutto: “Signor mio e Dio mio!” (Giovanni 20:28). Se nella prima riunione dei discepoli abbiamo visto una figura della chiesa, in questa qui Tommaso rappresenta il residuo ebreo che crederà nel Messia dopo il rapimento della chiesa, poiché cerca segni e ha bisogno di vedere per credere.

Il profeta Zaccaria l’aveva già preveduto questo momento: “In quel giorno avverrà che io mi adopererò per distruggere tutte le nazioni che verranno contro Gerusalemme. Riverserò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo Spirito di grazia e di supplicazione; ed essi guarderanno a me, a colui che hanno trafitto” (Zaccaria 12:9-10).

Infatti, il rimprovero a Tommaso continua: “Perché mi hai visto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto.” (Giovanni 20:29). È significativo che il testo prosegua affermando che “Gesù fece ancora molti altri segni in presenza dei suoi discepoli, che non sono scritti in questo libro. Ma queste cose sono state scritte, affinché voi crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome.” (Giovanni 20:30-31).

A quale categoria di persone appartieni? A quella che credono senza vedere, oppure a quella di Tommaso, essendo necessario vedere per credere? Sei soddisfatto semplicemente nel leggere quanto è stato scritto sui miracoli per farci credere, o sei ancora in giro alla ricerca di miracoli inauditi? Non essere Tommaso: “non sii incredulo, anzi credente” nella Parola di Dio.

Ma, anche dopo aver creduto, fai attenzione a non praticare più le stesse cose di prima. Questo è quanto accade ai discepoli nei prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#304 – Il prototipo – Giovanni 20:21-23

Come il Padre ha mandato me, così io mando voi”, precisa Gesù ai discepoli. “E, detto questo, soffiò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo. A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati, e a chi li riterrete, saranno ritenuti.” (Giovanni 20:21-23).

In questa scena sono accadute tre cose. In primo luogo, ai discepoli è stato commissionato di assumere il ruolo di testimonianza di Dio nel mondo. Poi, soffiando su di loro, il Signore determina: “Ricevete lo Spirito Santo” (Giovanni 20:22), dando loro la capacità di svolgere tale compito. Tuttavia, qui il carattere non è lo stesso di Atti 2, quando lo Spirito Santo abiterebbe nella chiesa in modo collettivo, e pure in ogni credente in modo individuale.

Infine, in terzo luogo, Gesù affermerà: “A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati, e a chi li riterrete, saranno ritenuti.” (Giovanni 20:23). Giudizialmente parlando, soltanto Dio può perdonare peccati, ma amministrativamente autorizza i suoi discepoli a farlo. Riesci a capire? Mettiamo che qualcuno ti offenda e poi lo confessi davanti a Dio, garantendogli il perdono, perché “se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.” (1 Giovanni 1:9). Eppure, resterebbe ancora da ristabilire la comunione tra di voi, ed è a questo punto che entrerà in gioco il tuo potere di perdonarlo, non come autorità giudiziaria, però nella sfera dei rapporti umani.

Questa riunione dei discepoli a porte chiuse è un prototipo di ciò che verrebbe ad esistere alcuni giorni dopo: la chiesa di Dio sulla terra. Innanzitutto, Israele smetterebbe di rappresentare Dio in questo mondo. Infatti, la chiesa prenderebbe questo incarico, non essendo più un popolo terrestre, con promesse terrene e benedizioni materiali, come lo era stato Israele, ma un popolo del cielo, con speranze celesti e benedizioni spirituali.

In seguito, Dio manderebbe lo Spirito Santo ad abitare nella chiesa collettivamente, e nei credenti individualmente. E questo sarebbe stato qualcosa di inedito, giacché fino ad allora lo Spirito era ‘con’ i santi; invece, nel periodo della chiesa, sarebbe vissuto ‘nei’ santi. Finalmente, sarebbe stato delegato alla chiesa il potere di perdonare i peccati nell’ambito amministrativo, cioè di “legare” e di “sciogliere”, conforme Matteo 18:18, di introdurre nella comunione qualcuno considerato puro o di escluderne l’impuro. Un esempio? Leggi il capitolo 5 di 1 Corinzi.

Gesù ha celebrato la cena con i suoi discepoli in un cenacolo, una stanza al piano superiore, al di sopra del livello del mondo. Qua la riunione è stata a porte serrate, pertanto la chiesa rimarrebbe separata, e non avrebbe nulla a che fare con la politica, con le organizzazioni e con gli affari del mondo. Starebbe nel mondo, senza essere del mondo. Inoltre, la cosa più importante: Gesù sarebbe in mezzo, essendo l’unico e sufficiente centro di attenzione, e da chi proverrebbe tutta l’autorità nella chiesa. Solo così sarà il Signore di fatto. Ora dimmelo: è quanto succede dove ti riunisci?

Nei prossimi 3 minuti Gesù rimprovererà l’incredulità di coloro che vogliono vedere per credere.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#303 – Gesù in mezzo – Giovanni 20:19-20

Ponendosi in mezzo ai suoi discepoli lì radunati, il Signore impartisce loro una lezione. Presto sarebbe salito al cielo e non avrebbero più potuto contare sulla sua partecipazione fisica e palpabile come in questa riunione. Eppure, ciò nonostante, non sarebbero mai stati senza la sua presenza in mezzo a loro. Infatti, ha promesso: “Poiché dovunque due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro.” (Matteo 18:20).

Sebbene in alcune versioni più moderne della Bibbia si possa leggere “due o tre si riuniscono nel mio nome”, questa non è la forma corretta. Ad esempio, se diciamo “delle arance si riuniscono sulla tavola”, non è lo stesso che affermare “delle arance sono riunite sulla tavola”. Nel primo caso sembrerebbe che le arance avessero in sé qualche potere o iniziativa. Nel secondo, al contrario, qualcosa o qualcuno ha raccolto tali arance, sia un cesto o il padrone di casa.

Le persone nella stragrande maggioranza dei raggruppamenti cristiani odierni meramente “si riuniscono”, ossia si organizzano attorno a un’idea, a una dottrina, a una denominazione religiosa o a un leader. Però, sarebbe la stessa cosa dall’essere riuniti o congregati nel nome di Gesù? È la persona di Cristo la calamita che li attrae? È lui la ragione, la via, il fine del perché essere stati riuniti? La risposta a queste domande dipende da altri ragionamenti.

Se non c’è Gesù nel mezzo – e intendo dire “nel mezzo” come ciò che davvero catalizza le persone affinché siano lì – allora non è una riunione nel suo nome o per lui. Ma cosa mai potrebbe sostituirlo, al punto di attirare qualcuno ad essere presente? Altre, per così dire, “attrazioni”.

Hai già notato quanto divertimento è stato aggiunto alle adunanze cristiane? Spettacoli di gruppi musicali, cantanti, ballerini, predicatori assoldati con compensi milionari per “elettrizzare” la gente, oltre a dei mega show con promesse di guarigioni e miracoli su appuntamento, come se l’agenda di Dio fosse a disposizione di tali organizzatori. È questo che troviamo nella Parola di Dio? Giudica da te.

Qui i discepoli sono isolati dal mondo esterno, con porte e finestre chiuse, mentre Gesù al centro dice: “Pace a voi! E, detto questo, mostrò loro le sue mani e il costato. I discepoli dunque, vedendo il Signore, gioirono.” (Giovanni 20:20). E tu, di cos’altro hai bisogno per rallegrarti? Queste evidenze della sua morte per te, cioè i segni sulle sue mani e sul suo costato, non sono sufficienti a suscitare il tuo interesse? Sarà Gesù colui che è al centro del luogo che frequenti, oppure sarà un dotato oratore, una band o un rituale qualsiasi?

Maria, sorella di Marta e di Lazzaro, ha scelto la parte migliore: Gesù e la sua parola, nient’altro (Luca 10:42). Tutta l’attività di Marta, presumibilmente quella di servirlo, le valse soltanto un rimprovero dal Signore. Sì, lei si stava perdendo la buona parte. Ti succede lo stesso? Ti occupi delle cose di Gesù invece che della sua persona? Forse hai la necessità di vedere qualcosa, come l’eloquenza degli uomini, luci, suoni… Se questo è il tuo caso, non sei il solo: anche Tommaso era così. Tuttavia, non parleremo di Tommaso nei prossimi 3 minuti, bensì del prototipo della chiesa che questo capitolo rappresenta.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#302 – “Pace a voi!” – Giovanni 20:19-21

Ora, la sera di quello stesso giorno, il primo della settimana, mentre le porte del luogo dove erano radunati i discepoli erano serrate per paura dei giudei, Gesù venne e si presentò là in mezzo, e disse loro: «Pace a voi!». E, detto questo, mostrò loro le sue mani e il costato. I discepoli dunque, vedendo il Signore, si rallegrarono.” (Giovanni 20:19-20). È così che Giovanni descrive la prima riunione che hanno avuto con Gesù nel mezzo di loro.

I discepoli avevano paura dei giudei, e non senza ragione. Colui che consideravano il Messia e Re d’Israele era morto, e sentivano la mancanza della sua presenza fisica. Prima si ritenevano al sicuro in compagnia di chi era in grado anche di domare le tempeste; invece adesso sono riuniti con porte e finestre sprangate per impedire a chiunque di entrare. Ma Gesù non è uno qualunque.

Il testo non ci racconta come il Signore è apparso lì dentro senza dover sfondare la porta; tuttavia, il fatto in sé ci spiega molte cose. Questo corpo risuscitato è immune alle limitazioni imposte dalle leggi della fisica. Davanti a loro c’era un Uomo in carne ed ossa che attraversava i muri, o che semplicemente compariva in mezzo a loro con lo stesso tipo di corpo che avranno i salvati risorti. Però con un’eccezione: in cielo soltanto Gesù avrà cicatrici.

La reazione dei discepoli è di gioia. E per la seconda volta Gesù dice loro: “Pace a voi!”, garantendo che non c’è più alcuna possibilità che l’ira divina si abbatta su di loro. Tutto il giudizio di Dio era stato riversato su Gesù. Una volta morto e risuscitato, l’opera era completa. L’apostolo Paolo scrive ai Colossesi spiegandogli chi è Gesù:

Lui è l’amato Figlio, “in cui abbiamo la redenzione per mezzo del suo sangue e il perdono dei peccati. Egli è l'immagine dell'invisibile Dio, il primogenito di ogni creatura, poiché in lui sono state create tutte le cose, quelle che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra, le cose visibili e quelle invisibili… sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui. Egli stesso è il capo del corpo, cioè della chiesa; egli è il principio, il primogenito dai morti, affinché abbia il primato in ogni cosa, perché è piaciuto al Padre di far abitare in lui tutta la pienezza, e, avendo fatta la pace per mezzo del sangue della sua croce, di riconciliare a sé, per mezzo di lui, tutte le cose, tanto quelle che sono sulla terra come quelle che sono nei cieli.” (Colossesi 1:13-20).

Se finora non hai la certezza che i tuoi peccati siano stati perdonati; se per te Gesù non è l’esatta espressione del Dio invisibile; se non credi che ogni cosa è stata creata da Gesù e per Gesù, e che tutto sussiste in lui; se non accetti che in Gesù trovi Dio in tutta la sua pienezza; se non ti rendi conto che è stato il primo a risuscitare di tra i morti poiché aveva già fatto la pace per mezzo del suo sangue versato sulla croce, allora ancora non conosci Gesù.

Prima che arrivino i prossimi 3 minuti, o i prossimi tre battiti del tuo cuore, assicurati di chiedere a Dio il perdono e la salvezza attraverso Gesù. È gratis, giacché il prezzo sarebbe stato troppo alto per te. Ecco perché Gesù l’ha pagato.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#175 - #301 – Il giorno del Signore – Giovanni 20:1-19

Maria Maddalena corre a dire ai discepoli che ha visto il Signore e che lui li ha chiamati “fratelli” e figli di suo Padre. Per un ebreo, il chiamare Dio “Padre” era fuori questione. Sarebbe stata troppa intimità con il Creatore. Tuttavia, Gesù mette in chiaro che chiunque crede in lui è posto nella stessa posizione di totale accettazione di cui lui stesso gode dinanzi al Padre. Altrimenti non ci chiamerebbe “fratelli”.


Mentre leggi la Bibbia, devi sapere che lo Spirito Santo non spreca parole. Se lui dice qualcosa, è meglio accettare, poiché ci sarà una ragione. È proprio il caso del giorno menzionato all’inizio di questo capitolo 20 del Vangelo di Giovanni: “Il primo giorno della settimana”. E pure nel versetto 19: “Ora, la sera di quello stesso giorno, il primo della settimana”. Il “primo giorno della settimana” è quello che oggi chiamiamo domenica.


È stato in questo giorno che Gesù è risorto ed è apparso a Maria Maddalena e alle altre donne, secondo il racconto di Matteo nel capitolo 28 del suo vangelo, e che si è manifestato a Cleopa e all’altro discepolo sulla strada di Emmaus, come ci informa Luca, nel capitolo 24 del suo vangelo, in cui ci parla anche di un’apparizione privata a Simon Pietro (Matteo 28:1-9; Luca 24:13-34).


E, un’altra volta, il Signore si colloca in mezzo ai discepoli riuniti il “primo giorno della settimana”. Poi, negli Atti, Luca ripeterà: “Il primo giorno della settimana, essendosi i discepoli radunati per rompere il pane…” (Atti 20:7). Paulo, nella sua prima lettera ai corinzi, ci insegna: “Ogni primo giorno della settimana, ciascuno metta da parte per conto suo ciò che può in base alle sue entrate”, per aiutare i più bisognosi (1 Corinzi 16:2).


Giovanni chiama il primo giorno della settimana il “giorno del Signore” quando riceve la rivelazione dell’Apocalisse (Apocalisse 1:10). Qui non si tratta del “giorno del Signore” in cui scenderà dal cielo per giudicare le nazioni e, mille anni dopo, per distruggere la terra (2 Pietro 3:10). Nell’originale Giovanni scrive il “giorno del Signore” nello stesso senso della “cena del Signore” (1 Corinzi 11:20), cioè il giorno che appartiene al Signore. Nella Bibbia in inglese è più facile vedere la differenza: il giorno del giudizio è chiamato “the day of the Lord”; il giorno della settimana, invece, citato da Giovanni in Apocalisse, è “the Lord’s day”.


La domenica era un giorno speciale per quei discepoli, in cui il Signore è stato risuscitato e si è presentato nel mezzo di loro. Era il giorno in cui separavano quanto intendevano mettere nella colletta per assistere l’opera del Signore e i fratelli bisognosi nelle loro necessità. Era anche il “giorno del Signore” che si riunivano per celebrare la “cena del Signore”. La domenica non è il sabato della Legge data agli ebrei, ma un giorno speciale per i cristiani. È il primo giorno, l’inizio, “il giorno del Signore”, il giorno che è suo e a Lui deve essere dedicato.


Nei prossimi 3 minuti Gesù garantisce ai suoi discepoli ciò che gli uomini tanto cercano: la pace.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#300 – “Ho visto il Signore!” – Giovanni 20:17-18

Maria Maddalena è sorpresa. Di fronte a Gesù, risuscitato, il suo desiderio è che lui rimanga per sempre sulla terra con i discepoli. Sì, come nei bei tempi, quando camminava accanto a loro insegnandoli, sfamandoli e guarendo la folla. Lei vorrebbe che tutto ciò non finisse mai: vuole tenerselo stretto. Eppure, il Signore l’avverte: “Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre” (Giovanni 20:17).


I discepoli non avrebbero più avuto la compagnia fisica di Gesù in questo mondo, giacché aveva bisogno di ritornare al Padre. Quando è morto, il suo spirito ha fatto ritorno a Dio, compiendo così la promessa che aveva fatto al malfattore morto sulla croce: “Oggi tu sarai con me in paradiso” (Luca 23:43). Ma la sua opera non sarebbe terminata senza la risurrezione, ed è proprio questo il vangelo completo di cui ci parla Paolo:


Ora, fratelli, vi dichiaro l'evangelo che vi ho annunziato… mediante il quale siete salvati, se ritenete fermamente quella parola che vi ho annunziato… cioè che Cristo è morto per i nostri peccati secondo le Scritture, che fu sepolto e risuscitò il terzo giorno secondo le Scritture” (1 Corinzi 15:1-4).


Qualsiasi ‘buona novella’ che non includa la morte di Gesù per i nostri peccati e la sua risurrezione per la nostra giustificazione, non è il vero vangelo, il quale è “la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Romani 1:16). “Se il granel di frumento caduto in terra non muore, rimane solo” (Giovanni 12:24). Tuttavia, lui è morto e ora la casa del Padre sarà piena (Luca 14:23). Infatti, dopo aver completato la sua opera di redenzione, Gesù ha posto nella sua stessa presente posizione, cioè dinanzi al Padre, coloro che vengono salvati da lui.


Se credi in Gesù, è questa l’opera che ti permetterà di presentarti di fronte a Dio purificato, rigenerato e adottato come figlio, e non i tuoi sforzi, la tua carità o la tua costanza. Ti troverai nella stessa posizione occupata da Gesù in questo preciso momento: davanti al Padre. Ti rendi conto? Dio ti guarda come se stesse guardando Gesù: puro, perfetto e immacolato. E non ti vergogni di aver provato a entrare in tale ‘banchetto’ che Dio ti ha preparato portandoti dietro un misero panino ripieno di religione, buone opere e perseveranza?


Il messaggio che il Signore trasmette a Maria Maddalena ci mostra la realtà di questa nuova posizione ricevuta per grazia, e non per merito: “Va' dai miei fratelli e di' loro che io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro.” (Giovanni 20:17). Prima erano stati chiamati servi e amici. Ora, però, li chiama fratelli: hanno ricevuto il posto di figli di Dio e coeredi con Cristo. Se hai già creduto in Gesù, se sei già sicuro del perdono dei tuoi peccati e della vita eterna, allora adesso puoi chiamare Dio "Padre". Solo adesso.


E Maria Maddalena è andata subito a raccontare ogni cosa agli altri discepoli, a cominciare dalla notizia mozzafiato: “Ho visto il Signore!”. E lo vedranno anche loro, ma solo nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#299 – Quale Gesù cerchi? – Giovanni 20:11-16

Mentre Pietro e Giovanni tornano a casa, Maria Maddalena rimane lì davanti al sepolcro vuoto. A differenza di Giovanni, lei non ha ancora capito che Gesù è risorto di tra i morti (Filippesi 3:11). Il suo cuore era tuttora afflitto e angosciato, come quello di ogni persona che comprende che la morte è inevitabile, però non gode della certezza della risurrezione e della vita eterna.


Allora decide di spiare all’interno della tomba anche lei, e così vede due angeli vestiti di bianco, seduti nel luogo dove prima c’era il corpo di Gesù. E le chiedono: “Donna, perché piangi?”, e subito lei risponde loro: “Perché hanno portato via il mio Signore, e io non so dove l’abbiano posto.” (Giovanni 20:13). Maria non si rende conto che si trova di fronte a degli angeli, e non c’è modo di saperlo, infatti. Dopotutto, nella Bibbia, gli unici esseri angelici che appaiono con le ali sono i cherubini e i serafini, due classi speciali di angeli. Gli altri sono sempre stati visti in forma umana, parlando la lingua degli uomini, e non quella degli angeli.


Poi, Maria nota che qualcuno si avvicina, ripetendo costui la medesima domanda fattale dagli angeli: “Donna, perché piangi?”, e aggiungendoci: “Chi cerchi?”. Lei, pensando che fosse l'ortolano, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io lo prenderò».(Giovanni 20:15). Già, non aveva ancora realizzato che stava parlando con Gesù stesso, risuscitato. “Maria!”, le dice, chiamandola per nome.


Sì, soltanto a quel punto lo riconosce. Il modo singolare con cui il Signore la chiama per nome risveglia immediatamente in lei una valanga di emozioni. “Rabboni!” esclama in aramaico, che significa “Maestro”. Beh, non ci vorrà molto tempo perché si accorga che Gesù non è solo il “Maestro” conosciuto da lei e dagli altri. Presto capirà che è il Salvatore, l’Emmanuele, il Figlio di Dio venuto in carne (1 Giovanni 4:3).


E tu, sei forse come Maria, la quale non riconosce Gesù? Cerchi un uomo morto, quando invece vive? O può darsi che tu stia provando a trovare solamente un Gesù che moltiplica i pani, senza comprendere davvero che non è venuto qui per sfamarci ma per portare via i peccati. Oppure sei in cerca di un Gesù guaritore, che ti garantisca qualche anno in più di vita mediocre in questo mondo? Il vero Gesù vuole darti la vita eterna!


O chissà, magari vorresti soltanto un Gesù talismano, per liberarti dai pericoli, dal malocchio e dalla stregoneria. Scherzi, vero? La Parola di Dio assicura a chi crede in Gesù che “né morte né vita né angeli né principati né potenze né cose presenti né cose future, né altezze né profondità, né alcun'altra creatura potrà separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore. (Romani 8:38-39).


Maria cercava un Gesù “Maestro”. E molti la pensano così, credendo che sarà tramite l’apprendimento che si raggiungerà il cielo, ed essendo la salvezza un incessante processo di evoluzione del proprio spirito. Nei prossimi 3 minuti ti vergognerai di aver mai pensato di riuscire a salvarti attraverso i tuoi sforzi, affinché diventassi una persona migliore.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#298 – Il primo – Giovanni 20:3-10

Pietro e Giovanni vengono colti di sorpresa. Maria Maddalena, angosciata e ansimante, arriva dal sepolcro di Gesù dando loro la notizia: il corpo è scomparso. La grande pietra era stata rimossa e la tomba era vuota! Allora tutti e due gli apostoli corrono a scoprire cosa sia successo.


Giovanni è il primo ad arrivare, però non entra nella grotta scavata nella roccia. Sbircia dentro, notando i panni di lino che erano stati arrotolati intorno al corpo di Gesù. Poi arriva Pietro, entra, riconosce le bende e pure il fazzoletto che era stato messo sul volto del Signore. Contrariamente a quanto narra la leggenda della Sacra Sindone, il suo corpo era stato sepolto avvolto in fasce di lino, secondo l’usanza del tempo.


Qualche capitolo prima abbiamo visto la storia della risurrezione di Lazzaro, quando Gesù “gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Allora il morto uscì, con le mani e i piedi legati con fasce e con la faccia avvolta in un asciugatoio. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».” (Giovanni 11:43-44).


Lazzaro, con le mani e i piedi legati da queste bende fatte di tessuto, non era stato capace di liberarsene, anche dopo essere tornato in vita. Aveva avuto bisogno dell’aiuto di altre persone. Se Gesù fosse stato risuscitato allo stesso modo di Lazzaro, chi l’avrebbe mai aiutato a sciogliere tali fasce? A meno che la risurrezione di Gesù non sia stata diversa. E così è stato.


Lazzaro è risuscitato, tuttavia morirebbe di nuovo più avanti. Il suo corpo era lo stesso, solo che guarito e rianimato, ma ancora soggetto a malattie, morte e degenerazione. “Ma ora Cristo è risuscitato da' morti; egli è stato fatto le primizie” della nuova creazione, prototipo di coloro che attendono la risurrezione in un corpo di carne ed ossa, però celeste (1 Corinzi 15:20). Un corpo differente.


E talmente distinto che riusciva ad uscire da quel groviglio di panni di lino senza srotolarli né strapparli. Un corpo così sorprendente al punto da comparire in mezzo ai discepoli in una stanza con porte e finestre chiuse. Eppure, allo stesso tempo così reale che davanti a loro ha mangiato del pesce e del miele. Non era un corpo etereo, uno spirito o un fantasma. Era Gesù stesso, corpo, anima e spirito.


Dopo che Pietro era già dentro al sepolcro, ci entra anche Giovanni, e qui si legge che “vide e credette”(Giovanni 20:8). Cioè? A cosa ha creduto? Lì non c’era niente o nessuno in cui credere, a parte una tomba vuota e dei panni di stoffa! Appunto. Giovanni ha creduto nell’invisibile, ed è dell’invisibile che si occupa la fede. Crediamo in qualcuno che non possiamo vedere, in Gesù, il quale è morto per la nostra salvezza ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione (Romani 4:25).


Ora Giovanni comprende passaggi come il Salmo 16: “Perciò il mio cuore si rallegra, e la mia lingua festeggia; anzi pur la mia carne abiterà in sicurtà. Perciocché tu non lascerai l'anima mia nel sepolcro, e non permetterai che il tuo Santo senta la corruzione della fossa.” (Salmo 16:9-10). Quante volte Gesù aveva parlato della sua morte e resurrezione, non essendo capito dai discepoli? Quante volte hai ascoltato la stessa storia e non l’hai ancora capita?


Nei prossimi 3 minuti Maria Maddalena sente qualcuno che la chiama per nome.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#297 – Maria di Magdala – Giovanni 20:1-2

È l’alba del primo giorno della settimana e Maria Maddalena è già davanti al sepolcro. La morte di Gesù le ha lasciato un’impressione amara, così come alle altre donne che, ai piedi della croce, avevano seguito tutto quanto era accaduto. Gesù è morto, e con lui muoiono le speranze di un futuro luminoso per Israele.


Lei ci arriva mentre è ancora buio. Il Vangelo di Luca menziona anche altre donne dirette al sepolcro in quel giorno; tuttavia, l’evangelista Giovanni nomina solo Maria Maddalena. Forse perché è giunta per prima, oppure perché il racconto è in linea con il carattere di questo Vangelo di Giovanni.


Giovanni è il discepolo amato, quello che aveva l’intimità necessaria per appoggiarsi sul petto di Gesù. Infatti, in questo vangelo, il Signore viene mostrato come il Dio accessibile all’uomo, come colui che è uscito dalla gloria per salvare il peccatore. “Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, è colui che lo ha fatto conoscere.” (Giovanni 1:18).


Intorno a millecinquecento anni prima Mosè era salito sul monte Sinai, che fumava come una gigantesca fornace, per incontrare Dio e per ricevere le tavole della Legge. E, in quell’occasione, chiunque avesse toccato tale monte sarebbe stato messo a morte. La terra tremava forte e una fitta nuvola scendeva sul luogo. Mentre tuoni e lampi squarciavano il cielo, un suono assordante terrorizzava il popolo d’Israele, il quale aspettava nella pianura.


Ed è stato in questo scenario terrificante che Dio ha presentato al popolo lo standard che loro non avrebbero mai raggiunto. “Noi faremo tutto ciò che l'Eterno ha detto” (Esodo 19:8), avevano risposto tutti, nel loro orgoglio e arroganza di cuore. Per circa millecinquecento anni gli ebrei hanno fatto finta di osservare i comandamenti di Dio, i quali servivano soltanto a evidenziare che erano al di fuori degli standard divini. Non che la Legge di Dio sia cattiva, no, anzi, essa è perfetta. Il problema sta nell’uomo.


Ma tutto è cambiato con la venuta del Salvatore: “Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè, ma la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo.” (Giovanni 1:17). Grazia e verità sono i tratti distintivi della presente dispensazione (Efesini 3:2). In Gesù, Dio si lascia toccare. Colui che è divino al 100%, è pure diventato Uomo al 100%. Due nature in uno stesso Essere: il mistero dell’incarnazione.


Maria Maddalena, però, ancora non lo sa. Per lei Gesù è il Messia promesso, colui che avrebbe riportato in Israele la gloria del regno di Salomone, inaugurando un’era di pace e prosperità. Invece, in quel momento, il suo Signore è morto, trovandosi in un sepolcro, sigillato e chiuso da una grossa pietra. Ma, aspetta! La pietra non è più al suo posto! Qualcuno ha violato la sua tomba! Allora lei corre incontro a Pietro e a Giovanni, lanciando l’allarme: “Hanno tolto il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'abbiano messo.” (Giovanni 20:2).


Nei prossimi 3 minuti incontrerai la prima persona che crederà senza vedere.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#296 – Il fine carriera – Giovanni 19:38-42

Il capitolo 19 del Vangelo di Giovanni si conclude con la fine della carriera di tre persone: Gesù, Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo. Gesù termina qua la sua carriera, avendo compiuto l’opera che il Padre gli aveva affidato, ossia di morire come un sacrificio al posto del peccatore. Ma ben presto sarebbe stato risuscitato, salendo poi al cielo, dove permane fino ad oggi.


Durante il processo e la morte di Gesù, gli apostoli hanno evitato qualunque associazione con il condannato. Pietro, in effetti, ha addirittura negato di conoscerlo. Eppure, sarà in questi momenti che vedremo uscire di scena coloro che si vantavano della propria fedeltà, ed apparire al loro posto le persone più improbabili. È quanto accade a questi due uomini: Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo.


Tutti e due avevano una carriera di successo come uomini pubblici e membri del sinedrio, cioè il potere legislativo d’Israele. Erano quelli che oggigiorno chiameremmo senatori; inoltre, Nicodemo apparteneva alla setta dei farisei, i capi religiosi che perseguitavano Gesù.


Prima Nicodemo compare nel capitolo 3 di questo vangelo, parlando con Gesù di notte, come se temesse di essere visto in sua compagnia. Nel capitolo 7 diventa un po’ più audace, difendendo Gesù davanti agli altri senatori e farisei. E adesso lo incontriamo con Giuseppe d’Arimatea, mentre chiede a Pilato di liberare il corpo di Gesù. Chi altro potrebbe farlo? I pescatori Pietro, Giacomo e Giovanni? No, Pilato non avrebbe mai ricevuto, in sua presenza, qualcuno che non fosse del suo livello sociale. Sì, Dio li aveva preparati per questa occasione.


Entrambi erano stati segretamente discepoli di Gesù, è vero, però questo finisce qui. D’ora in poi tutti sapranno che loro sono così dediti a Gesù da non avere più nessuna importanza il fatto di dover seppellire la propria carriera insieme a tale cadavere. E infatti, in seguito, saranno respinti e perseguitati tanto quanto qualsiasi altro cristiano.


Giuseppe gli offre la sua propria tomba. Nicodemo gli porta più di trenta chili di unguenti aromatici. E congiuntamente i due uomini li applicano sul corpo di Gesù, mentre lo avvolgono in panni di lino. La Legge dei giudei considerava immondi coloro che si prendevano cura dei cadaveri; tuttavia, Giuseppe e Nicodemo non badano affatto a questo.


Così pure l’apostolo Paolo, un altro nobile fariseo, un giorno aveva detto addio alla sua carriera, considerando come spazzatura l’intero suo bagaglio sociale e culturale quando l’ha paragonato al privilegio di conoscere Cristo (Filippesi 3). Ora, in cielo, Paolo, Giuseppe e Nicodemo non hanno dubbi: ne è valsa la pena assumere pubblicamente la loro fede in Gesù. Il mondo non era degno di tali uomini e continua ad essere indegno di tutti quelli che prendono posizione per Gesù, a volte a costo della carriera, della famiglia e degli amici, o anche di una relazione affettiva.


Come compito a casa, prova a leggere il capitolo 11 della lettera agli Ebrei, per conoscere alcuni dei milioni di esseri umani che hanno fatto lo stesso, prima ancora che Gesù venisse al mondo. E nei prossimi 3 minuti Maria Maddalena avrà una sorpresa.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#295 – Un Dio propizio – Levitico 16

La tua nuova vita comincia con l’acqua: l’acqua della Parola di Dio. Così è successo, in figura, anche alla festa di nozze a Cana di Galilea, quando Gesù ha ordinato ai servi di riempire d’acqua, fino all’orlo, le giare di pietra. Poi ha trasformato l’acqua in vino. In effetti, vediamo che prima arriva la Parola, in seguito la vita e la gioia.


Tutti coloro che sono stati salvati da Cristo, di ogni epoca, un giorno sapranno che la loro salvezza è stata possibile solo grazie al sangue e all’acqua che sono usciti dal costato ferito di Gesù. Il loro valore e la loro efficacia sono eterni, e soddisfano le sante esigenze di Dio, tanto per quelli che sono vissuti prima quanto dopo la croce. Nell’Antico Testamento Dio aveva già segnalato che la salvezza sarebbe avvenuta proprio così: attraverso il sangue e l’acqua.


Se leggerai il capitolo 8 di Levitico, vedrai che la consacrazione dei sacerdoti cominciava con l’acqua della purificazione, con cui erano lavati. Soltanto dopo c’era il sangue del sacrificio. Acqua e sangue, rappresentando rispettivamente la Parola di Dio, la quale purifica, e il sangue di Cristo, il quale ci permette di avvicinarci a Dio.


Infatti, in Levitico 16, si confermerà questo medesimo ordine: acqua e poi sangue per il sacrificio. Innanzitutto, il sacerdote doveva lavarsi il corpo nell’acqua, prima ancora di indossare le sue vesti di lino. Quindi, un torello era offerto come sacrificio per fare la propiziazione per il sacerdote stesso e per la sua famiglia.


Per comprendere il termine “propiziazione” in modo semplice, dovresti pensare a questa parola come se Dio fosse propizio, cioè favorevole nei tuoi confronti, permettendoti di entrare alla sua presenza senza essere consumato, poiché qualcuno ha già dato la propria vita al posto tuo. E quando troverai il vocabolo “espiazione”, potrai collegarlo all’espressione “capro espiatorio”, che popolarmente viene intesa come qualcuno che si prende la colpa ed è punito in sostituzione del colpevole. Infine, la parola “cospargere” significa, in essenza, “spruzzare” un liquido, in questo caso del sangue con le dita.


Perciò, in tale capitolo, compaiono due capri: l’uno che serve da espiazione per il peccato, e l’altro da capro emissario. L’uno era ucciso, l’altro rilasciato nel deserto. Ma prima di liberarlo, il sacerdote posava le sue mani sulla testa del capro e confessava i suoi peccati e quelli del popolo. Allora, finalmente, il capro era cacciato nel deserto per portare via i peccati.


Te ne sei accorto che questi sacrifici prefiguravano il sacrificio di Cristo, compiuto un’unica volta per togliere i peccati? Gesù è morto sia per assumere la nostra colpa, sia per portare via i nostri peccati, perché non fossero mai più riportati indietro. Il sangue del giovenco morto veniva portato all’interno del tabernacolo e lì cosparso o spruzzato sul coperchio dell’arca dell’alleanza. E come si chiamava questo coperchio? Sì, propiziatorio. Il sangue veniva messo davanti a Dio affinché si ricordasse di essere propizio al peccatore, giacché qualcuno aveva già dato la vita al suo posto.


Dopo aver saputo che Dio aveva già indicato un sostituto per te molto tempo fa, ossia Gesù, come osi voler meritare la tua salvezza con le buone opere o con i tuoi sacrifici? Davvero non l’hai ancora capito?


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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