#316 – Il vero Dio – Luca 1:35

Gabriele non lascia Maria in suspense. Insomma, lei davvero vuole sapere come potrebbe essere una vergine madre e, principalmente, la genitrice di qualcuno così straordinario. L’angelo le spiega l’inspiegabile: “Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà; pertanto, il santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio.” (Luca 1:35).

Provate a immaginare la scena: Maria, una giovane donna qualunque, vivendo a Nazaret, città di cui gli ebrei dicevano che da lì non potrebbe uscire nulla di buono (Giovanni 1:46), essendo fidanzata del giovane Giuseppe, il quale presto saprà che è incinta di un altro. E tutto questo risulterebbe strano anche senza l’informazione che un simile concepimento sarà verginale.

Tuttavia, il soggetto di Dio nella sua Parola non è Maria ma Gesù. Tutto, da Genesi ad Apocalisse, gira attorno a lui, e felici sono coloro che fanno da comparsa negli eventi aventi il Figlio di Dio in qualità di protagonista. Maria è una privilegiata, però non è per mezzo di lei e per lei che Dio ha creato ogni cosa. È stato invece per mezzo di Gesù e per Gesù.

“Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui, e senza di lui nessuna delle cose fatte è stata fatta. In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini” (Giovanni 1:3-4), scrive l’apostolo all’apertura del suo vangelo. Maria è citata per l’ultima volta al principio del libro degli Atti; infatti, dopo non viene più menzionata nelle epistole o nelle lettere degli apostoli.

Il concepimento verginale è una verità fondamentale del cristianesimo e qualsiasi persona o religione che non lo confessi non è da Dio. Si tratta di un avvenimento soprannaturale, esclusivo dello Spirito Santo. Un altro punto importante è che Gesù esisteva già anteriormente. Tale concepimento è soltanto l’inizio della sua storia umana. Giovanni, nel suo vangelo, ci spiega che Gesù “era nel principio con Dio” (Giovanni 1:2), ossia, nell’eternità, e nella sua prima epistola lo chiama “il vero Dio” (1 Giovanni 5:20). In Isaia 9:5, nello stesso versetto in cui si annuncia il suo arrivo come un bambino, viene chiamato “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace.”.

Devi pure capire che Gesù era già Figlio di Dio ancor prima di venire al mondo in un corpo di carne, giacché è una delle tre Persone divine della Trinità, insieme al Padre e allo Spirito Santo. Era Figlio di Dio prima, lo è stato durante la sua vita qui e continua ad esserlo per sempre come Uomo risorto e glorificato. Quando è nato come un essere umano, ha assunto anche i titoli di Figlio dell’Uomo e Figlio di Davide, ascendenza garantita dalla sua stirpe umana.

Nei prossimi 3 minuti vedrai quale è stata la reazione di Maria a tutto ciò.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#315 – Un Dio vicino e accessibile – Luca 1:34; Genesi 18

Maria non si dispera, né dubita, quando sente dalla bocca dell’angelo il seguente messaggio: sarà lei la madre del Figlio di Dio, il futuro Re di un regno senza fine. Dio l’aveva scelta e preparata per tale momento. Avrebbe avuto il privilegio di essere la madre di Gesù, sì, ma prima Dio ha ritenuto opportuno avvertirla dei suoi piani. È così che Dio opera.

Anche se non sempre possiamo conoscere tutti i suoi disegni, o comprendere quelli che siamo già al corrente, a Dio piace comunicare con noi e dirci ciò che pensi sia importante farci sapere. L’ha fatto quando Gesù stesso, molto tempo prima di nascere qui in un corpo di carne, è apparso ad Abraamo in forma umana, essendo accompagnato da due angeli.

Lo scopo del loro incontro era quello di avvisare Abraamo e Sara, con ormai cento e novanta anni d’età rispettivamente, che avrebbero avuto un figlio, nonostante lei fosse stata sterile fino ad allora. Sara non ha potuto trattenersi dal ridere della notizia, venendo rimproverata dal Signore: “Vi è forse qualcosa che sia troppo difficile per l'Eterno?” (Genesi 18:14). La visita, però, non era ancora finita. Abraamo avrebbe avuto anche la prova di quanto il Signore sia vicino e accessibile a coloro che sono suoi e in comunione con lui.

Il Signore disse: Dovrei forse nascondere ad Abraamo quanto sto per fare?” (Genesi 18:17). Ciò che stava per fare era distruggere Sodoma e Gomorra a causa dell’alto livello di malvagità raggiunto dai loro cittadini. Il Signore non solo dà ad Abraamo un’informazione privilegiata, ma gli permette pure di intercedere per la popolazione.

Allora Abraamo si avvicinò e disse: Farai perire il giusto insieme con l'empio? Ammesso che ci siano cinquanta giusti nella città, distruggeresti tu il luogo e non lo risparmieresti per amore dei cinquanta giusti che si trovano nel suo mezzo? Lungi da te il fare tale cosa: far morire il giusto con l'empio, cosicché il giusto sia trattato come l'empio; lungi da te! Il giudice di tutta la terra non farà egli giustizia? L'Eterno disse: Se trovo nella città di Sodoma cinquanta giusti, io risparmierò l'intero luogo per amor loro.” (Genesi 18:23-26).

E poi vediamo che Abraamo comincia a ridurre la quantità delle persone che potrebbero beneficiarsi della sua intercessione - 45, 40, 30, 20 e infine 10 -, sempre ricevendo dal Signore la garanzia che non avrebbe distrutto la città se avesse trovato quel numero di giusti. Purtroppo, per gli abitanti di Sodoma, l’intercessione di Abraamo si è fermata a dieci anime, trovandone Dio soltanto quattro in grado di essere salvate dalla distruzione: Lot, nipote di Abraamo, sua moglie e le sue due figlie.

Confidando nell’angelo Gabriele e nel Dio accessibile che l’aveva inviato per informarla che sarebbe stata la madre del Figlio di Dio, Maria si sente libera di porre la domanda che non vuole tacere: “Come avverrà questo, poiché io non conosco uomo?” (Luca 1:34). Nei prossimi 3 minuti l’angelo le risponderà.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#314 – Una particolare giovane donna – Luca 1:26-33

Zaccaria ed Elisabetta pregavano per avere un figlio e Dio gliel’ha concesso, benché fossero anziani e avessero dei dubbi rispetto alla risposta divina. Ora, invece, la visita dell’angelo non è più ad un vecchio sacerdote nel tempio di Gerusalemme, ma ad una ragazza di nome Maria.

Luca non ci rivela la sua età, però in quell’epoca e in quel luogo le ragazzine dovevano avere almeno dodici anni per poter sposarsi, ed i ragazzi tredici. Maria ne avrà avuti circa tredici. Lei non si era ancora sposata con Giuseppe, essendo soltanto una promessa sposa, cioè, c’era tra loro una sorta di fidanzamento con status di matrimonio, tuttavia senza rapporti sessuali. Maria è la vergine.

Ma perché si dice che lei sia la vergine e non una vergine? Poiché così la chiama Dio nella profezia di Isaia: “Perciò il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio e gli porrà nome Emmanuele.” (Isaia 7:14). Pertanto, settecento anni prima Dio aveva già scelto il grembo in cui suo Figlio avrebbe assunto la forma umana.

Se ne era appunto parlato di lei quando, per la prima volta, il vangelo era stato annunciato nel giardino dell’Eden. In effetti, in Genesi, leggiamo che Dio aveva avvertito Satana: “E io porrò inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei; esso ti schiaccerà il capo, e tu ferirai il suo calcagno.” (Genesi 3:15). Questa donna è Maria e il suo seme è Gesù.

Per questo l’angelo la chiama graziata, ossia favorita dalla grazia. Non la chiama ‘piena di grazia’, come di solito si sente dire, giacché ciò la renderebbe la fonte di grazia, cosa che ovviamente non è.

Ora, immagina di essere una giovane di circa tredici anni che, all’improvviso, vede apparire un uomo a casa sua, affermando di essere un angelo. Come reagiresti? Sicuramente saresti turbata, tale e quale Maria. Gabriele, però, subito la rassicura, spiegandole che aveva trovato grazia presso Dio. Sì, forse sarebbe stata molto più tranquilla se lui non avesse continuato il suo messaggio:

Ed ecco, tu concepirai nel grembo e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo; e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre; e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine.” (Luca 1:31-33).

Come se la presenza di un angelo non fosse già abbastanza sconvolgente per lei, quello che le dice in seguito è incredibile: rimarrà incinta, suo figlio avrà un nome che significa ‘Geova è il Salvatore’, il quale sarà un grande uomo e allo stesso tempo divino: il Figlio dell’Altissimo. Inoltre, assumerà il trono di Davide e il suo regno non finirà mai.

Che Dio abbia dapprima preparato Maria per affrontare questo momento, non ci sono dubbi. Infatti, quale giovane avrebbe mai ricevuto una simile informazione senza poi svenire o disperarsi? Maria non dubita dell’angelo, eppure ha solo una domanda, che gli farà nei prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#313 – Risposta tardiva – Luca 1:5-25

Zaccaria era uno dei sacerdoti che si alternavano nel servizio del tempio di Gerusalemme. Aveva una posizione privilegiata; però, sebbene abbia sempre pregato per avere un figlio, sua moglie Elisabetta era sterile ed entrambi già avanzati in età. Per un ebreo, le cui benedizioni includevano salute, figli e prosperità, la sterilità era motivo di tristezza e disonore.

È successo che, entrando nel tempio per offrire dell’incenso, Zaccaria non avrebbe mai immaginato la sorpresa che lo attendeva: un angelo in piedi alla destra dell’altare dell’incenso. Dopo essersi spaventato tantissimo, l’angelo lo tranquillizza. Si presenta come Gabriele ed annuncia che la sua preghiera era stata ascoltata, perché sua moglie darà alla luce un figlio che si chiamerà Giovanni: sarà grande davanti al Signore e convertirà molti dei figli d’Israele al Signore, loro Dio.

Se tu fossi entrato in un posto che, in realtà, dovrebbe essere deserto, e lì trovassi qualcuno che affermasse di essere un angelo mentre ti facesse sapere che la tua anziana moglie sterile sarebbe rimasta incinta di una celebrità, ci avresti creduto? Beh, nemmeno Zaccaria ci ha creduto e, a causa della sua incredulità, rimarrà muto fino alla nascita del bambino. Infatti, quando dopo lascia il tempio, riuscirà a comunicare soltanto per mezzo di segni e scritti. La sua incredulità, per l’appunto, gli impedirà di parlare liberamente delle grandi cose che Dio aveva preparato per lui.

L’incredulità ci priva di molti privilegi. Per molti anni Zaccaria aveva chiesto tale figlio, è vero, ma proprio ora che Dio gli dice che il suo ordine, per così dire, è in consegna, lui ne dubita? Questo mi fa ricordare di un gruppo di poveri contadini, i quali avevano deciso di pregare insieme per ottenere un po’ di pioggia. E mentre camminavano sotto un cielo azzurro e senza nuvole verso il luogo concordato, si sono messi a prendere in giro la piccola figlioletta di uno di loro, la quale aveva portato con sé un ombrello sottobraccio. Già, lei è stata l’unica a tornare a casa con i vestiti asciutti!

Nella sua lettera, Giacomo scrive: “Molto può la preghiera del giusto, fatta con efficacia. Elia era un uomo sottoposto alle stesse nostre passioni, eppure pregò intensamente che non piovesse, e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. Poi pregò di nuovo, e il cielo diede la pioggia” (Giacomo 5:16-18). Elia era qualcuno esattamente come noi, con difetti, paure e preoccupazioni. Ciò nonostante, ha pregato e Dio l’ha accontentato.

Lo sapevi che, quando preghi, puoi sempre contare su Dio? Comunque, attenzione: Dio non è un qualsiasi maggiordomo sotto il tuo commando. Sì, davvero risponde sempre alle nostre preghiere; tuttavia, ogni tanto la sua risposta è ‘No’! Altre volte capita che nemmeno preghiamo e lui porta avanti lo stesso i suoi piani, giacché è Dio. Ed è quello che farà nei prossimi 3 minuti, mandando il medesimo angelo Gabriele ad una ragazza, poco più di un’adolescente, per avvertirla che avrà un bebè. Eppure, la giovane Maria è nubile e vergine.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#312 – L’ispirazione divina – Luca 1:1-4

La Bibbia non ci dice chi fosse Teofilo, però è facile immaginare che potrebbe essere chiunque, compresi te e me. Questo nome greco è composto da due parole: ‘Teo’, che significa ‘Dio’, e ‘filo’, che vuol dire ‘amico’. Pertanto, se sei amico di Dio, allora Teofilo sei tu. Lo stesso Luca, nel libro degli Atti, continuerà a scrivere a Teofilo, essendo così la continuazione di questo suo vangelo.

La Bibbia è un insieme di libri, ciascuno dei quali ci mostra lo stile peculiare del suo autore umano e dell’ispirazione divina. Dio non ha soppresso le caratteristiche individuali degli strumenti umani da lui ispirati, proprio come qualsiasi musicista non elimina le proprietà dello strumento musicale che suona; e ogni musicista, infatti, sa che pure due strumenti identici possono emettere ognuno un suo suono specifico.

Tale quale un giornalista investigativo, Luca ha fatto delle ricerche accurate, intervistando persone che avevano vissuto con Gesù. Il suo vangelo, il più dettagliato dei quattro, è stato scritto circa 30 anni dopo la morte e la risurrezione di Gesù, quando molti testimoni oculari di tali avvenimenti erano ancora vivi. Sì, il momento era perfetto per evitare la distorsione causata dalla tradizione orale. Dunque, si verrebbe a dimostrare che il testo non è stato ispirato? Al contrario, ciò indicherà che Luca non ci ha trasmesso una leggenda, ma si è basato sui fatti.

La prova di questa ispirazione la si scopre in alcune sue particolarità, impossibili di essere conosciute da Luca o dai suoi intervistati. È il caso dei sentimenti, impressioni ed eventi riservati. Faccio un esempio: come Luca avrebbe potuto sapere che Zaccaria ed Elisabetta “erano entrambi giusti agli occhi di Dio” (Luca 1:6), se Dio stesso non glielo avesse rivelato? Oppure come avrebbe potuto scrivere dell’angoscia di Gesù nella sua preghiera sul Monte degli Ulivi? O del suo sudore, che è divenuto simile a gocce di sangue, e dell’angelo che lo confortava, se i discepoli stavano dormendo e nessun altro l’aveva visto? (Luca 22:43-45)

Inoltre, guarda quanto sono interessanti queste due citazioni di Paolo in 1 Timoteo 5:18: “La Scrittura infatti dice: «Non mettere la museruola al bue che trebbia», ed ancora: «L'operaio è degno del suo salario».”. Qui l’apostolo ha citato prima un passo dell’Antico Testamento (Deuteronomio 25:4), e poi un versetto di Luca 10:7, chiamandoli entrambi “Scrittura”, ossia usando un termine sempre utilizzato per la Parola di Dio. Paolo, il quale aveva cominciato a scrivere le sue lettere poco dopo Luca, chiaramente già attribuiva al suo vangelo lo status di Sacra Scrittura. E altrettanto ha fatto Pietro, nel capitolo 3 della sua seconda lettera, chiamando “Scritture” le lettere di Paolo. (2 Pietro 3:16)

In effetti, credere in Gesù implica, per di più, credere nella Bibbia come essendo la Parola di Dio. Del resto, in quale modo avresti potuto conoscere Gesù se non attraverso la rivelazione fatta ai quattro evangelisti e confermata dalle epistole degli apostoli? Nei prossimi 3 minuti incontreremo Zaccaria.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#311 – LUCA – Luca 1:1-4

Ogni vangelo ci presenta Gesù in un carattere diverso. Matteo ci mostra il Re promesso a Israele, ragion per cui il suo testo è strapieno di espressioni tipo: “si adempì quanto era stato detto dal profeta” (Matteo 27:9). E notiamo che lì la genealogia di Gesù risale solo fino al re Davide. Questo apostolo era stato un esattore di tasse, conoscendo bene le faccende del governo reale, mentre si vedrà nel libro degli Atti che, invece, l’evangelista Marco agisce in qualità di servo degli apostoli: il suo vangelo ci rivela il Servo Gesù. Quindi, non aspettarti di trovare una genealogia sul curriculum di un servo.

Nel vangelo di Giovanni, al contrario, Gesù è il Dio eterno, senza principio né fine, e tuttavia accessibile all’uomo. Giovanni era “il discepolo che egli amava” (Giovanni 19:26), colui che “si era anche posato sul petto di Gesù” (Giovanni 21:20). Infine, adesso abbiamo Luca, un medico, descrivendo Gesù nel modo che solo un tale professionista lo potrebbe fare: come un essere umano. In questo vangelo la genealogia inizia con Adamo, il primo esemplare dell'umanità.

Re, Servo, Uomo e Dio: è così, e in quest'ordine, che Gesù compare nei vangeli. Qualsiasi cosa meno di questo, non proviene da Dio. E a proposito della Scrittura, Luca ci dà un buon indizio su come essa sia stata ispirata. Lui, a differenza degli altri tre evangelisti, apparentemente non aveva avuto nessun contatto diretto con Gesù. Non era un apostolo, come lo erano stati Matteo e Giovanni, eppure Dio ha voluto servirsi di lui per farci conoscere il Figlio eterno di Dio.

Qui i primi quattro versetti ci aiutano a comprendere che i testi ispirati non sono messaggi psicografici o scritti sotto una sorta di trance medianica. Questi scrittori non venivano usati come mere carcasse possedute, giacché avevano il completo controllo delle loro facoltà mentali. Paolo, nella sua prima lettera ai Corinzi, chiarisce che “gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti, perché Dio non è un Dio di confusione, ma di pace” (1 Corinzi 14:32-33).

Chi proferisce qualcosa da parte di Dio – ed è questo il senso del profetizzare – non perde la padronanza di sé, non cambia il tono della sua voce, e nemmeno si dibatte come se fosse un burattino nelle mani di qualche entità spirituale. Tutto ciò lo troverai nei rituali pagani e demoniaci, non nelle cose di Dio. Pertanto, siate consapevoli che non tutto quello che oggi ci viene presentato come essendo proveniente da Dio, sarà veramente proveniente da Dio. L’isteria, la finzione o la possessione demoniaca fanno sì che qualcuno perda il controllo di se stesso e, così facendo, voglia fingere di essere un profeta di Dio.

Dobbiamo essere saggi, prudenti e diligenti per discernere quanto deriva da Dio o meno. Nei prossimi 3 minuti, appunto, Luca lo sarà, mentre racconta a Teofilo questo interessantissimo resoconto della vita di Gesù. Ma, chi è Teofilo? Scoprilo nei prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#310 – Senza fine – Giovanni 21:18-25

Dopo esser stato, per così dire, sottoposto ad esame da Gesù, quando infatti gli aveva chiesto per ben tre volte se lo amava, dandogli chiaramente una triplice responsabilità, Pietro sa che il suo desiderio sarà esaudito. Ma quale desiderio? Quello di morire per il suo Signore. Prima della crocifissione, e prima ancora del suo triplice rinnegamento, Pietro si era detto pronto a morire. Qui Gesù gli assicura che questo succederà, con le seguenti parole:
 
Quando eri giovane, ti cingevi da te e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio, stenderai le tue mani e un altro ti cingerà e ti condurrà là dove tu non vorresti.” E il brano continua: “Or disse questo per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio.” (Giovanni 21:18-19).
 
L’intenzione di Pietro appariva nobile, tuttavia metterla in pratica era fuori dalla sua portata. Altrettanto era accaduto a Mosè: voleva liberare il popolo d’Israele dalla schiavitù, però ha iniziato uccidendo un egiziano. Il suo proposito era buono, eppure non avrebbe mai potuto essere realizzato tramite i suoi sforzi, guidati dalla sua volontà.
 
Dopo aver vissuto quarant’anni alla corte del Faraone, essendo istruito in tutta la sapienza dell’Egitto, Mosè poi è stato costretto a vivere quarant’anni nascosto, per poter imparare a non fidarsi di se stesso. E solo allora avrebbe potuto essere pronto a guidare il popolo in un pellegrinaggio di altri quarant’anni attraverso il deserto, verso la terra di Canaan.
 
Se Pietro fosse morto prima, lo sarebbe stato per la sua propria gloria. Ma ora lui sarà morto per la gloria di Dio. Paolo ha ben espresso quale deve essere il sentimento del cristiano riguardo al glorificare Dio nella vita o nella morte: “Cristo sarà magnificato nel mio corpo, o per vita o per morte. Per me, infatti, il vivere è Cristo, e il morire guadagno.” (Filippesi 1:20-21).
 
Quando Pietro domanda cosa ne sarà di Giovanni, Gesù gli risponde: “Se voglio che lui rimanga finché io venga, che te ne importa?” (Giovanni 21:22). Ciò ha fatto sì che si pensasse che Giovanni non sarebbe morto, però il testo stesso spiega che il Signore non intendeva questo. Giovanni sarebbe rimasto in vita fino al ritorno di Cristo perché gli sarebbe stata mostrata questa riapparizione di Gesù dalla rivelazione dell’Apocalisse. Prima di morire, già in età avanzata, l’apostolo ha avuto il privilegio di vederlo tornare, appunto nella visione che ha ricevuto.
 
Questo vangelo di Giovanni non ha inizio né fine, poiché così è Gesù: Dio eterno. L’aveva cominciato affermando che “tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui (la Parola), e senza di lui nessuna delle cose fatte è stata fatta.” (Giovanni 1:3). E adesso dichiarerà: “Or vi sono ancora molte altre cose che Gesù fece, che se fossero scritte ad una ad una, io penso che non basterebbe il mondo intero a contenere i libri che si potrebbero scrivere.” (Giovanni 21:25).
 
Sarebbe possibile descrivere tutto quanto ha fatto Gesù? No, assolutamente no. Il profeta Isaia l’ha chiamato “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace.” (Isaia 9:5). Il Vangelo di Giovanni ci ha mostrato Gesù: Dio infinito e Uomo accessibile. Cosa aspetti per credere in lui? Cosa aspetti a dedicargli la tua vita?

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#309 – Il gregge di Dio – Giovanni 21:15-17

Ogni volta che Gesù domanda a Pietro se lo ama, gli fa pure una richiesta. Innanzitutto, gli chiede di nutrire i suoi agnelli. Poi, le sue altre due richieste invece sono dirette alle sue pecore, affinché vengano pascolate e alimentate. Queste sono anche le incombenze di coloro che ricevono dal Signore la responsabilità di prendersi cura del gregge. Gli agnelli sono i più giovani, fragili e teneri, che hanno bisogno di latte. Le pecore sono più grandi. Un pastore o ministro dovrà saper differenziare gli uni dalle altre.

Il significato di queste due parole sopraccitate, cioè ‘pastore’ e ‘ministro’, è stato completamente alterato dalle religioni. Lo stesso è accaduto con il termine ‘chiesa’, che oggigiorno è più applicato a una denominazione religiosa o a un tempio in mattoni che a una riunione di persone, nella sua forma locale, o che al corpo di Cristo, nel suo aspetto universale.

Nella Parola di Dio troviamo tre tipi di ‘pastori’. Il primo è un dono, dato dal Signore. Nella lettera agli Efesini, Paolo afferma che Gesù, dopo essere asceso al cielo, “egli stesso ha dato alcuni come… pastori… per l'edificazione del corpo di Cristo” (Efesini 4:11-12). Questa competenza di ‘pastore’ è universale, per tutto il corpo di Cristo, non limitandosi a un’assemblea locale. E chi ha il dono di ‘pastore’ non sarà per forza un predicatore, giacché il suo ruolo è l’avere cura.

Un altro tipo di ‘pastore’ nella Bibbia è colui che ha le attribuzioni amministrative di un’assemblea locale, il quale però non appare mai al singolare, sempre al plurale: ‘pastori’. Vengono pure chiamati ‘vescovi’, ‘presbiteri’ oppure ‘anziani’. Possono o meno avere il dono di pastore, menzionato in Efesini 4. Sia il ‘pastore’, il dono universale, che i ‘pastori’, nel compito locale di supervisori, non sono mai visti nella Bibbia dirigendo una riunione di cristiani: è lo Spirito Santo che farà uso dei diversi doni presenti. Nelle Scritture non troverai neppure la formazione, l’elezione o l’ordinazione di pastori, e tanto meno attraverso corsi di teologia, congregazioni locali o denominazioni religiose.

Tanto il dono di ‘pastore’ di Efesini 4, quanto la funzione identificata come ‘pastori’, ‘vescovi’, ‘anziani’ o ‘presbiteri’, si esercitano per mezzo del ministero di ciascuno, ossia sono ministri di Dio, e non di una denominazione religiosa qualsiasi. Ugualmente, il vocabolo ‘ministro’ è stato corrotto e trasformato in sinonimo di una posizione di leadership ecclesiastica. Tuttavia, il suo significato è quello di un servo o di uno schiavo, la cui mansione è servire. Pensa al Signore Gesù e avrai l’idea di un Ministro perfetto, che ci insegna: “Se alcuno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti.” (Marco 9:35).

Infine, il terzo tipo di ‘pastore’ è quello che il profeta Ezechiele chiama “pastori… che pascolano se stessi” (Ezechiele 34:2). Così erano i figli di Eli, i quali rubavano le offerte al Signore, o come Diotrefe, che voleva “avere il primato” nella sua congregazione. Sono descritti da Paolo come “amanti di se stessi, avidi di denaro, vanagloriosi, superbi… aventi l'apparenza della pietà, ma avendone rinnegato la potenza” (2 Timoteo 3:1-5). Sì, da questi dobbiamo allontanarci.

Nei prossimi 3 minuti il Signore esaudisce il desiderio di Pietro.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#308 – Una triplice restaurazione – Giovanni 21:15-17

Come ti sentiresti se tu avessi tradito la fiducia del tuo migliore amico e, in cambio, avessi ricevuto da lui solo amore e considerazione? Dopo che Pietro era stato nutrito e riscaldato, Gesù decide di scaldare anche il suo cuore. Il pentimento dell'apostolo era stato riservato, nonostante la sua sincerità. Ora il Signore vuole restaurarlo pubblicamente.

In effetti, nell’originale greco, sono impiegate due parole diverse, ‘agape’ e ‘fileo’, di solito tradotte nelle nostre Bibbie con il verbo generico ‘amare’. Tuttavia, la differenza è significativa, perciò trascrivo sotto il brano con il significato originale, tratto dalla versione Nuova Riveduta (2006):

Quando ebbero fatto colazione, Gesù disse a Simon Pietro: ‘Simone di Giovanni, mi ami più di questi?’ Egli rispose: ‘Sì, Signore, tu sai che ti voglio bene.’ Gesù gli disse: ‘Pasci i miei agnelli.’ Gli disse di nuovo, una seconda volta: ‘Simone di Giovanni, mi ami?’ Egli rispose: ‘Sì, Signore; tu sai che ti voglio bene.’ Gesù gli disse: ‘Pastura le mie pecore.’ Gli disse la terza volta: ‘Simone di Giovanni, mi vuoi bene?’ Pietro fu rattristato che egli avesse detto la terza volta: ‘Mi vuoi bene?’ E gli rispose: ‘Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che ti voglio bene.’ Gesù gli disse: ‘Pasci le mie pecore.’” (Giovanni 21:15-17).

Prima di rinnegare Gesù per tre volte, Pietro voleva sempre apparire più fedele degli altri discepoli, affermando addirittura di essere pronto a morire per lui. La fiducia in se stessi è frutto della carne; pertanto, assicurati di non essere uno di quelli a cui piace mettersi in mostra, vantandosi della propria fede e perseveranza. L’autofiducia nelle cose di Dio generalmente nasconde il sepolcro imbiancato dell’ipocrisia farisaica.

Per affrontare questo atteggiamento di Pietro, Gesù gli chiede se lo ama più degli altri discepoli. Il Signore sa che questo era ciò che c’era nel cuore dell’apostolo quando gli aveva dichiarato di essere disposto a morire per lui, prima di rinnegarlo per tre volte, pensando di essere il migliore di tutti. Qui, però, Pietro non risponde utilizzando il termine ‘agape’, cioè l’amore puro e disinteressato, ma ‘fileo’, l’amore dell’affetto fraterno. Sì, adesso ha imparato a non fidarsi di se stesso. La terza volta sarà Gesù ad adoperare la parola ‘fileo’, e non ‘agape’: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. E subito Pietro riconosce la divinità e l’onniscienza di Gesù: “Signore, tu sai ogni cosa” (Giovanni 21:15-17).

Pietro supera la prova e Gesù lo tratta con grazia. Nel suo ristabilimento viene usata la stessa grazia che cancella la pena nello stagno di fuoco, meritata da ogni peccatore, per dargli un posto nella gloria che non merita. Il Dio della Bibbia è un Dio di perdono e di restaurazione per coloro che credono in Gesù. L’uomo che per ben tre volte aveva negato di conoscere il Signore, non subisce ciò che si meriterebbe, ossia un triplice rimprovero; riceve, invece, ciò che non si merita: la triplice incombenza di prendersi cura degli agnelli e delle pecore del gregge.

Sai qual è la differenza tra un agnello e una pecora? No? Allora dai un’occhiata ai prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#307 – Compagnia, conforto e alimento – Giovanni 21:9-14

Quando i discepoli arrivano alla spiaggia, sono ancora sorpresi dal risultato di aver gettato la rete seguendo le indicazioni del Signore. Lì incontrano appunto Gesù, un falò, pesci sulle braci e del pane. Sei forse uno di quelli che credono che il tuo sostentamento sia il risultato del proprio lavoro e non della divina provvidenza? E se tu fossi nato in Somalia, quali sarebbero state le tue possibilità di svolgere il lavoro che hai oggi?

Dio “fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti” (Matteo 5:45), anche se non lo sanno. Tuttavia, chi ha creduto in Gesù come suo Salvatore, a cui sono stati perdonati tutti i peccati, ed è stato accolto nella famiglia di Dio mediante la fede, dovrebbe almeno riconoscere colui che lo sostiene e che vuole guidare la sua vita. Ecco cosa Gesù aveva insegnato ai suoi discepoli pochi giorni prima: “Senza di me non potete far nulla.” (Giovanni 15:5).

Hai notato che in questo loro incontro è Gesù che provvede a tutto? Le braci, il pesce, il pane e perfino una rete stracarica che li avrebbe sfamati per parecchi giorni. Non andare da Gesù pensando che sarà tramite i tuoi sforzi e le tue offerte che riceverai da lui riposo e sostentamento. Nel Salmo 50 Dio stesso mette in chiaro cosa pensa delle persone che cercano di avvicinarsi a lui attraverso, per così dire, un baratto:

Non prenderò alcun torello dalla tua casa né capri dai tuoi ovili. Mie, infatti, sono tutte le bestie della foresta; mio è il bestiame che sta a migliaia sui monti. Conosco tutti gli uccelli dei monti, e tutto ciò che si muove nei campi è mio. Se avessi fame, non te lo direi; perché il mondo e quanto esso contiene è mio. Mangio forse carne di tori, o bevo sangue di capri? Offri a Dio sacrifici di lode” (Salmo 50:9-14).

Tutto ciò che Dio si aspetta da te è la tua gratitudine, ma prima dovrai avere qualcosa per cui ringraziare. Gesù ci esorta: “Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati, ed io vi darò riposo.” (Matteo 11:28). E negli Atti, Pietro spiega: “E in nessun altro vi è la salvezza, poiché non c'è alcun altro nome sotto il cielo che sia dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati.” (Atti 4:12).

Venite a mangiare” (Giovanni 21:12), invita Gesù. Aveva già preparato tutto: compagnia, conforto e alimento. Lì magari Pietro si sia ricordato di un altro recente falò nel cortile della casa del sommo sacerdote, quando l’apostolo aveva voluto scaldarsi in compagnia dei nemici del Signore. Sì, tutto va storto in compagnia delle persone sbagliate. E tu, continui a illuderti pensando che troverai compagnia, conforto e alimento tra i tuoi amici non credenti? Attenti alla consolazione illusoria dei falò degli uomini! Pietro ha dovuto addirittura negare di conoscere Gesù per non subire il rifiuto dei suoi nemici.

Il desiderio di Pietro di ritornare alla sua vecchia vita, e di così trascinare pure gli altri con sé, potrebbe essere stato il risultato di una questione in sospeso nel suo cuore: fino ad ora non si era ripreso dall’aver fallito giacché aveva rinnegato il Signore per ben tre volte. Insomma, cosa succede quando falliamo? Vedrai la risposta nei prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#306 – “Vado a pescare” – Giovanni 21:1-8

Quando credi in Gesù come tuo Signore e Salvatore, in te inizia una nuova vita. A differenza della religione, la quale si aspetta che tu diventi una persona migliore per essere accettato da Dio, il vangelo insegna che Gesù è venuto per salvare peccatori, non persone buone. L’unica cosa che puoi presentare a Dio, per dimostrare che sei un candidato alla salvezza, sono i tuoi peccati. Ti basterà credere in lui per essere perdonato.

Ma dopo essere stato salvato mediante la fede in Cristo, cosa succede? Un cambio di atteggiamento. Cominci ad apprezzare le cose che non ti piacevano, provando avversione per quelle che anteriormente approvavi. Ora nuovi valori e credenze guideranno la tua vita di figlio di Dio, riconoscendo Gesù come Signore e padrone del tuo essere. E, appunto, nella lettera agli Ebrei si legge che ci occuperemo “di cose migliori e che riguardano la salvezza” (Ebrei 6:9).

Se, però, tu tornassi a vivere esattamente nel modo in cui vivevi in passato? Beh, sembra essere ciò che stavano facendo i discepoli in questo capitolo 21 del Vangelo di Giovanni. Quegli ex pescatori erano stati trasformati, da Gesù, in pescatori di uomini. Avevano ricevuto nuove priorità e una nuova prospettiva; tuttavia, qui non vediamo alcun cambiamento. Continuano ad agire come in precedenza.

Senza rendersi conto di quanta influenza può avere sugli altri, Simon Pietro dice loro: “Io vado a pescare.”. E tutti decidono di seguirlo: salgono sulla barca e riprendono lo stesso stile di vita che avevano prima di conoscere la salvezza. Il risultato è stato una battuta di pesca durata l’intera notte senza un solo pesce. Ecco, noi siamo proprio così, quando ci dimentichiamo che, dopo aver creduto in Gesù, siamo sotto una nuova direzione: “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono diventate nuove.” (2 Corinzi 5:17).

Era già l’alba quando sono rientrati e, pure vedendo qualcuno sulla spiaggia, non lo riconoscono. Quanto più ci allontaniamo da Gesù e dalla comunione con le cose di Dio, tanto più ci diventa difficile discernere che ha qualcosa da dirci. Allora, il Signore gli fa una domanda: “Figlioli, avete qualcosa da mangiare?” (Giovanni 21:5). La risposta è ovvia: “No!”. Qualsiasi vero discepolo di Cristo soffrirà la fame se proverà a vivere lontano da lui, cercando la propria soddisfazione nelle cose della sua vecchia vita.

Erano a meno di cento metri dalla riva e potevano sentire Gesù ordinando loro: “Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete. Essi dunque la gettarono e non potevano più tirarla su per la quantità di pesci.” (Giovanni 21:6). E tu, da quale parte cali la tua rete? Entrambi i lati saranno sbagliati se non sono quelli determinati dalla volontà di Dio. Sì, qua Giovanni identifica subito il Signore sulla spiaggia, e Pietro, proprio del suo stile, si tuffa in acqua andando incontro a Gesù, mentre gli altri arrivano con la barca.

Nei prossimi 3 minuti i discepoli troveranno compagnia, conforto e alimento nella presenza di Gesù.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#305 – Incredulità – Giovanni 20:24-31

Tommaso non era presente alla prima riunione con i discepoli. Dove mai sarebbe finito? Non gli era giunta la notizia delle donne che avevano visto Gesù? Inoltre, nel capitolo 24 del Vangelo di Luca, entrambi i discepoli che il Signore incontra sulla strada di Emmaus sapevano già che esse affermavano di aver visto Cristo risorto. Allora, cosa mai erano andati a fare a Emmaus? In tutti e due i casi la causa è l’incredulità.

Gesù rimprovera quei due, dicendogli: “O insensati e tardi di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno detto! Non doveva il Cristo soffrire tali cose, e così entrare nella sua gloria?” (Luca 24: 25-26). Appunto, non si trattava nemmeno di credere o meno alle donne, però di non credere a tutto ciò che i profeti avevano predetto sulla morte e risurrezione di Cristo, ossia di non credere nella Parola di Dio.

Adesso è il turno di Tommaso, nome che purtroppo oggi è sinonimo di sfiducia e d’incredulità. Dichiara agli altri: “Se io non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi e la mia mano nel suo costato, io non crederò.” (Giovanni 20:25). Una settimana dopo, sempre il primo giorno della settimana, i discepoli sono riuniti nello stesso luogo, incluso Tommaso.

E Gesù appare in mezzo, rivolgendosi subito a lui: “Metti qua il dito e guarda le mie mani; stendi anche la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente.” (Giovanni 20:27). Beh, dinanzi a ciò, Tommaso si scioglie tutto: “Signor mio e Dio mio!” (Giovanni 20:28). Se nella prima riunione dei discepoli abbiamo visto una figura della chiesa, in questa qui Tommaso rappresenta il residuo ebreo che crederà nel Messia dopo il rapimento della chiesa, poiché cerca segni e ha bisogno di vedere per credere.

Il profeta Zaccaria l’aveva già preveduto questo momento: “In quel giorno avverrà che io mi adopererò per distruggere tutte le nazioni che verranno contro Gerusalemme. Riverserò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo Spirito di grazia e di supplicazione; ed essi guarderanno a me, a colui che hanno trafitto” (Zaccaria 12:9-10).

Infatti, il rimprovero a Tommaso continua: “Perché mi hai visto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto.” (Giovanni 20:29). È significativo che il testo prosegua affermando che “Gesù fece ancora molti altri segni in presenza dei suoi discepoli, che non sono scritti in questo libro. Ma queste cose sono state scritte, affinché voi crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome.” (Giovanni 20:30-31).

A quale categoria di persone appartieni? A quella che credono senza vedere, oppure a quella di Tommaso, essendo necessario vedere per credere? Sei soddisfatto semplicemente nel leggere quanto è stato scritto sui miracoli per farci credere, o sei ancora in giro alla ricerca di miracoli inauditi? Non essere Tommaso: “non sii incredulo, anzi credente” nella Parola di Dio.

Ma, anche dopo aver creduto, fai attenzione a non praticare più le stesse cose di prima. Questo è quanto accade ai discepoli nei prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#304 – Il prototipo – Giovanni 20:21-23

Come il Padre ha mandato me, così io mando voi”, precisa Gesù ai discepoli. “E, detto questo, soffiò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo. A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati, e a chi li riterrete, saranno ritenuti.” (Giovanni 20:21-23).

In questa scena sono accadute tre cose. In primo luogo, ai discepoli è stato commissionato di assumere il ruolo di testimonianza di Dio nel mondo. Poi, soffiando su di loro, il Signore determina: “Ricevete lo Spirito Santo” (Giovanni 20:22), dando loro la capacità di svolgere tale compito. Tuttavia, qui il carattere non è lo stesso di Atti 2, quando lo Spirito Santo abiterebbe nella chiesa in modo collettivo, e pure in ogni credente in modo individuale.

Infine, in terzo luogo, Gesù affermerà: “A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati, e a chi li riterrete, saranno ritenuti.” (Giovanni 20:23). Giudizialmente parlando, soltanto Dio può perdonare peccati, ma amministrativamente autorizza i suoi discepoli a farlo. Riesci a capire? Mettiamo che qualcuno ti offenda e poi lo confessi davanti a Dio, garantendogli il perdono, perché “se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.” (1 Giovanni 1:9). Eppure, resterebbe ancora da ristabilire la comunione tra di voi, ed è a questo punto che entrerà in gioco il tuo potere di perdonarlo, non come autorità giudiziaria, però nella sfera dei rapporti umani.

Questa riunione dei discepoli a porte chiuse è un prototipo di ciò che verrebbe ad esistere alcuni giorni dopo: la chiesa di Dio sulla terra. Innanzitutto, Israele smetterebbe di rappresentare Dio in questo mondo. Infatti, la chiesa prenderebbe questo incarico, non essendo più un popolo terrestre, con promesse terrene e benedizioni materiali, come lo era stato Israele, ma un popolo del cielo, con speranze celesti e benedizioni spirituali.

In seguito, Dio manderebbe lo Spirito Santo ad abitare nella chiesa collettivamente, e nei credenti individualmente. E questo sarebbe stato qualcosa di inedito, giacché fino ad allora lo Spirito era ‘con’ i santi; invece, nel periodo della chiesa, sarebbe vissuto ‘nei’ santi. Finalmente, sarebbe stato delegato alla chiesa il potere di perdonare i peccati nell’ambito amministrativo, cioè di “legare” e di “sciogliere”, conforme Matteo 18:18, di introdurre nella comunione qualcuno considerato puro o di escluderne l’impuro. Un esempio? Leggi il capitolo 5 di 1 Corinzi.

Gesù ha celebrato la cena con i suoi discepoli in un cenacolo, una stanza al piano superiore, al di sopra del livello del mondo. Qua la riunione è stata a porte serrate, pertanto la chiesa rimarrebbe separata, e non avrebbe nulla a che fare con la politica, con le organizzazioni e con gli affari del mondo. Starebbe nel mondo, senza essere del mondo. Inoltre, la cosa più importante: Gesù sarebbe in mezzo, essendo l’unico e sufficiente centro di attenzione, e da chi proverrebbe tutta l’autorità nella chiesa. Solo così sarà il Signore di fatto. Ora dimmelo: è quanto succede dove ti riunisci?

Nei prossimi 3 minuti Gesù rimprovererà l’incredulità di coloro che vogliono vedere per credere.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#303 – Gesù in mezzo – Giovanni 20:19-20

Ponendosi in mezzo ai suoi discepoli lì radunati, il Signore impartisce loro una lezione. Presto sarebbe salito al cielo e non avrebbero più potuto contare sulla sua partecipazione fisica e palpabile come in questa riunione. Eppure, ciò nonostante, non sarebbero mai stati senza la sua presenza in mezzo a loro. Infatti, ha promesso: “Poiché dovunque due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro.” (Matteo 18:20).

Sebbene in alcune versioni più moderne della Bibbia si possa leggere “due o tre si riuniscono nel mio nome”, questa non è la forma corretta. Ad esempio, se diciamo “delle arance si riuniscono sulla tavola”, non è lo stesso che affermare “delle arance sono riunite sulla tavola”. Nel primo caso sembrerebbe che le arance avessero in sé qualche potere o iniziativa. Nel secondo, al contrario, qualcosa o qualcuno ha raccolto tali arance, sia un cesto o il padrone di casa.

Le persone nella stragrande maggioranza dei raggruppamenti cristiani odierni meramente “si riuniscono”, ossia si organizzano attorno a un’idea, a una dottrina, a una denominazione religiosa o a un leader. Però, sarebbe la stessa cosa dall’essere riuniti o congregati nel nome di Gesù? È la persona di Cristo la calamita che li attrae? È lui la ragione, la via, il fine del perché essere stati riuniti? La risposta a queste domande dipende da altri ragionamenti.

Se non c’è Gesù nel mezzo – e intendo dire “nel mezzo” come ciò che davvero catalizza le persone affinché siano lì – allora non è una riunione nel suo nome o per lui. Ma cosa mai potrebbe sostituirlo, al punto di attirare qualcuno ad essere presente? Altre, per così dire, “attrazioni”.

Hai già notato quanto divertimento è stato aggiunto alle adunanze cristiane? Spettacoli di gruppi musicali, cantanti, ballerini, predicatori assoldati con compensi milionari per “elettrizzare” la gente, oltre a dei mega show con promesse di guarigioni e miracoli su appuntamento, come se l’agenda di Dio fosse a disposizione di tali organizzatori. È questo che troviamo nella Parola di Dio? Giudica da te.

Qui i discepoli sono isolati dal mondo esterno, con porte e finestre chiuse, mentre Gesù al centro dice: “Pace a voi! E, detto questo, mostrò loro le sue mani e il costato. I discepoli dunque, vedendo il Signore, gioirono.” (Giovanni 20:20). E tu, di cos’altro hai bisogno per rallegrarti? Queste evidenze della sua morte per te, cioè i segni sulle sue mani e sul suo costato, non sono sufficienti a suscitare il tuo interesse? Sarà Gesù colui che è al centro del luogo che frequenti, oppure sarà un dotato oratore, una band o un rituale qualsiasi?

Maria, sorella di Marta e di Lazzaro, ha scelto la parte migliore: Gesù e la sua parola, nient’altro (Luca 10:42). Tutta l’attività di Marta, presumibilmente quella di servirlo, le valse soltanto un rimprovero dal Signore. Sì, lei si stava perdendo la buona parte. Ti succede lo stesso? Ti occupi delle cose di Gesù invece che della sua persona? Forse hai la necessità di vedere qualcosa, come l’eloquenza degli uomini, luci, suoni… Se questo è il tuo caso, non sei il solo: anche Tommaso era così. Tuttavia, non parleremo di Tommaso nei prossimi 3 minuti, bensì del prototipo della chiesa che questo capitolo rappresenta.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#302 – “Pace a voi!” – Giovanni 20:19-21

Ora, la sera di quello stesso giorno, il primo della settimana, mentre le porte del luogo dove erano radunati i discepoli erano serrate per paura dei giudei, Gesù venne e si presentò là in mezzo, e disse loro: «Pace a voi!». E, detto questo, mostrò loro le sue mani e il costato. I discepoli dunque, vedendo il Signore, si rallegrarono.” (Giovanni 20:19-20). È così che Giovanni descrive la prima riunione che hanno avuto con Gesù nel mezzo di loro.

I discepoli avevano paura dei giudei, e non senza ragione. Colui che consideravano il Messia e Re d’Israele era morto, e sentivano la mancanza della sua presenza fisica. Prima si ritenevano al sicuro in compagnia di chi era in grado anche di domare le tempeste; invece adesso sono riuniti con porte e finestre sprangate per impedire a chiunque di entrare. Ma Gesù non è uno qualunque.

Il testo non ci racconta come il Signore è apparso lì dentro senza dover sfondare la porta; tuttavia, il fatto in sé ci spiega molte cose. Questo corpo risuscitato è immune alle limitazioni imposte dalle leggi della fisica. Davanti a loro c’era un Uomo in carne ed ossa che attraversava i muri, o che semplicemente compariva in mezzo a loro con lo stesso tipo di corpo che avranno i salvati risorti. Però con un’eccezione: in cielo soltanto Gesù avrà cicatrici.

La reazione dei discepoli è di gioia. E per la seconda volta Gesù dice loro: “Pace a voi!”, garantendo che non c’è più alcuna possibilità che l’ira divina si abbatta su di loro. Tutto il giudizio di Dio era stato riversato su Gesù. Una volta morto e risuscitato, l’opera era completa. L’apostolo Paolo scrive ai Colossesi spiegandogli chi è Gesù:

Lui è l’amato Figlio, “in cui abbiamo la redenzione per mezzo del suo sangue e il perdono dei peccati. Egli è l'immagine dell'invisibile Dio, il primogenito di ogni creatura, poiché in lui sono state create tutte le cose, quelle che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra, le cose visibili e quelle invisibili… sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui. Egli stesso è il capo del corpo, cioè della chiesa; egli è il principio, il primogenito dai morti, affinché abbia il primato in ogni cosa, perché è piaciuto al Padre di far abitare in lui tutta la pienezza, e, avendo fatta la pace per mezzo del sangue della sua croce, di riconciliare a sé, per mezzo di lui, tutte le cose, tanto quelle che sono sulla terra come quelle che sono nei cieli.” (Colossesi 1:13-20).

Se finora non hai la certezza che i tuoi peccati siano stati perdonati; se per te Gesù non è l’esatta espressione del Dio invisibile; se non credi che ogni cosa è stata creata da Gesù e per Gesù, e che tutto sussiste in lui; se non accetti che in Gesù trovi Dio in tutta la sua pienezza; se non ti rendi conto che è stato il primo a risuscitare di tra i morti poiché aveva già fatto la pace per mezzo del suo sangue versato sulla croce, allora ancora non conosci Gesù.

Prima che arrivino i prossimi 3 minuti, o i prossimi tre battiti del tuo cuore, assicurati di chiedere a Dio il perdono e la salvezza attraverso Gesù. È gratis, giacché il prezzo sarebbe stato troppo alto per te. Ecco perché Gesù l’ha pagato.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#175 - #301 – Il giorno del Signore – Giovanni 20:1-19

Maria Maddalena corre a dire ai discepoli che ha visto il Signore e che lui li ha chiamati “fratelli” e figli di suo Padre. Per un ebreo, il chiamare Dio “Padre” era fuori questione. Sarebbe stata troppa intimità con il Creatore. Tuttavia, Gesù mette in chiaro che chiunque crede in lui è posto nella stessa posizione di totale accettazione di cui lui stesso gode dinanzi al Padre. Altrimenti non ci chiamerebbe “fratelli”.


Mentre leggi la Bibbia, devi sapere che lo Spirito Santo non spreca parole. Se lui dice qualcosa, è meglio accettare, poiché ci sarà una ragione. È proprio il caso del giorno menzionato all’inizio di questo capitolo 20 del Vangelo di Giovanni: “Il primo giorno della settimana”. E pure nel versetto 19: “Ora, la sera di quello stesso giorno, il primo della settimana”. Il “primo giorno della settimana” è quello che oggi chiamiamo domenica.


È stato in questo giorno che Gesù è risorto ed è apparso a Maria Maddalena e alle altre donne, secondo il racconto di Matteo nel capitolo 28 del suo vangelo, e che si è manifestato a Cleopa e all’altro discepolo sulla strada di Emmaus, come ci informa Luca, nel capitolo 24 del suo vangelo, in cui ci parla anche di un’apparizione privata a Simon Pietro (Matteo 28:1-9; Luca 24:13-34).


E, un’altra volta, il Signore si colloca in mezzo ai discepoli riuniti il “primo giorno della settimana”. Poi, negli Atti, Luca ripeterà: “Il primo giorno della settimana, essendosi i discepoli radunati per rompere il pane…” (Atti 20:7). Paulo, nella sua prima lettera ai corinzi, ci insegna: “Ogni primo giorno della settimana, ciascuno metta da parte per conto suo ciò che può in base alle sue entrate”, per aiutare i più bisognosi (1 Corinzi 16:2).


Giovanni chiama il primo giorno della settimana il “giorno del Signore” quando riceve la rivelazione dell’Apocalisse (Apocalisse 1:10). Qui non si tratta del “giorno del Signore” in cui scenderà dal cielo per giudicare le nazioni e, mille anni dopo, per distruggere la terra (2 Pietro 3:10). Nell’originale Giovanni scrive il “giorno del Signore” nello stesso senso della “cena del Signore” (1 Corinzi 11:20), cioè il giorno che appartiene al Signore. Nella Bibbia in inglese è più facile vedere la differenza: il giorno del giudizio è chiamato “the day of the Lord”; il giorno della settimana, invece, citato da Giovanni in Apocalisse, è “the Lord’s day”.


La domenica era un giorno speciale per quei discepoli, in cui il Signore è stato risuscitato e si è presentato nel mezzo di loro. Era il giorno in cui separavano quanto intendevano mettere nella colletta per assistere l’opera del Signore e i fratelli bisognosi nelle loro necessità. Era anche il “giorno del Signore” che si riunivano per celebrare la “cena del Signore”. La domenica non è il sabato della Legge data agli ebrei, ma un giorno speciale per i cristiani. È il primo giorno, l’inizio, “il giorno del Signore”, il giorno che è suo e a Lui deve essere dedicato.


Nei prossimi 3 minuti Gesù garantisce ai suoi discepoli ciò che gli uomini tanto cercano: la pace.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#300 – “Ho visto il Signore!” – Giovanni 20:17-18

Maria Maddalena è sorpresa. Di fronte a Gesù, risuscitato, il suo desiderio è che lui rimanga per sempre sulla terra con i discepoli. Sì, come nei bei tempi, quando camminava accanto a loro insegnandoli, sfamandoli e guarendo la folla. Lei vorrebbe che tutto ciò non finisse mai: vuole tenerselo stretto. Eppure, il Signore l’avverte: “Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre” (Giovanni 20:17).


I discepoli non avrebbero più avuto la compagnia fisica di Gesù in questo mondo, giacché aveva bisogno di ritornare al Padre. Quando è morto, il suo spirito ha fatto ritorno a Dio, compiendo così la promessa che aveva fatto al malfattore morto sulla croce: “Oggi tu sarai con me in paradiso” (Luca 23:43). Ma la sua opera non sarebbe terminata senza la risurrezione, ed è proprio questo il vangelo completo di cui ci parla Paolo:


Ora, fratelli, vi dichiaro l'evangelo che vi ho annunziato… mediante il quale siete salvati, se ritenete fermamente quella parola che vi ho annunziato… cioè che Cristo è morto per i nostri peccati secondo le Scritture, che fu sepolto e risuscitò il terzo giorno secondo le Scritture” (1 Corinzi 15:1-4).


Qualsiasi ‘buona novella’ che non includa la morte di Gesù per i nostri peccati e la sua risurrezione per la nostra giustificazione, non è il vero vangelo, il quale è “la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Romani 1:16). “Se il granel di frumento caduto in terra non muore, rimane solo” (Giovanni 12:24). Tuttavia, lui è morto e ora la casa del Padre sarà piena (Luca 14:23). Infatti, dopo aver completato la sua opera di redenzione, Gesù ha posto nella sua stessa presente posizione, cioè dinanzi al Padre, coloro che vengono salvati da lui.


Se credi in Gesù, è questa l’opera che ti permetterà di presentarti di fronte a Dio purificato, rigenerato e adottato come figlio, e non i tuoi sforzi, la tua carità o la tua costanza. Ti troverai nella stessa posizione occupata da Gesù in questo preciso momento: davanti al Padre. Ti rendi conto? Dio ti guarda come se stesse guardando Gesù: puro, perfetto e immacolato. E non ti vergogni di aver provato a entrare in tale ‘banchetto’ che Dio ti ha preparato portandoti dietro un misero panino ripieno di religione, buone opere e perseveranza?


Il messaggio che il Signore trasmette a Maria Maddalena ci mostra la realtà di questa nuova posizione ricevuta per grazia, e non per merito: “Va' dai miei fratelli e di' loro che io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro.” (Giovanni 20:17). Prima erano stati chiamati servi e amici. Ora, però, li chiama fratelli: hanno ricevuto il posto di figli di Dio e coeredi con Cristo. Se hai già creduto in Gesù, se sei già sicuro del perdono dei tuoi peccati e della vita eterna, allora adesso puoi chiamare Dio "Padre". Solo adesso.


E Maria Maddalena è andata subito a raccontare ogni cosa agli altri discepoli, a cominciare dalla notizia mozzafiato: “Ho visto il Signore!”. E lo vedranno anche loro, ma solo nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#299 – Quale Gesù cerchi? – Giovanni 20:11-16

Mentre Pietro e Giovanni tornano a casa, Maria Maddalena rimane lì davanti al sepolcro vuoto. A differenza di Giovanni, lei non ha ancora capito che Gesù è risorto di tra i morti (Filippesi 3:11). Il suo cuore era tuttora afflitto e angosciato, come quello di ogni persona che comprende che la morte è inevitabile, però non gode della certezza della risurrezione e della vita eterna.


Allora decide di spiare all’interno della tomba anche lei, e così vede due angeli vestiti di bianco, seduti nel luogo dove prima c’era il corpo di Gesù. E le chiedono: “Donna, perché piangi?”, e subito lei risponde loro: “Perché hanno portato via il mio Signore, e io non so dove l’abbiano posto.” (Giovanni 20:13). Maria non si rende conto che si trova di fronte a degli angeli, e non c’è modo di saperlo, infatti. Dopotutto, nella Bibbia, gli unici esseri angelici che appaiono con le ali sono i cherubini e i serafini, due classi speciali di angeli. Gli altri sono sempre stati visti in forma umana, parlando la lingua degli uomini, e non quella degli angeli.


Poi, Maria nota che qualcuno si avvicina, ripetendo costui la medesima domanda fattale dagli angeli: “Donna, perché piangi?”, e aggiungendoci: “Chi cerchi?”. Lei, pensando che fosse l'ortolano, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io lo prenderò».(Giovanni 20:15). Già, non aveva ancora realizzato che stava parlando con Gesù stesso, risuscitato. “Maria!”, le dice, chiamandola per nome.


Sì, soltanto a quel punto lo riconosce. Il modo singolare con cui il Signore la chiama per nome risveglia immediatamente in lei una valanga di emozioni. “Rabboni!” esclama in aramaico, che significa “Maestro”. Beh, non ci vorrà molto tempo perché si accorga che Gesù non è solo il “Maestro” conosciuto da lei e dagli altri. Presto capirà che è il Salvatore, l’Emmanuele, il Figlio di Dio venuto in carne (1 Giovanni 4:3).


E tu, sei forse come Maria, la quale non riconosce Gesù? Cerchi un uomo morto, quando invece vive? O può darsi che tu stia provando a trovare solamente un Gesù che moltiplica i pani, senza comprendere davvero che non è venuto qui per sfamarci ma per portare via i peccati. Oppure sei in cerca di un Gesù guaritore, che ti garantisca qualche anno in più di vita mediocre in questo mondo? Il vero Gesù vuole darti la vita eterna!


O chissà, magari vorresti soltanto un Gesù talismano, per liberarti dai pericoli, dal malocchio e dalla stregoneria. Scherzi, vero? La Parola di Dio assicura a chi crede in Gesù che “né morte né vita né angeli né principati né potenze né cose presenti né cose future, né altezze né profondità, né alcun'altra creatura potrà separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore. (Romani 8:38-39).


Maria cercava un Gesù “Maestro”. E molti la pensano così, credendo che sarà tramite l’apprendimento che si raggiungerà il cielo, ed essendo la salvezza un incessante processo di evoluzione del proprio spirito. Nei prossimi 3 minuti ti vergognerai di aver mai pensato di riuscire a salvarti attraverso i tuoi sforzi, affinché diventassi una persona migliore.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#298 – Il primo – Giovanni 20:3-10

Pietro e Giovanni vengono colti di sorpresa. Maria Maddalena, angosciata e ansimante, arriva dal sepolcro di Gesù dando loro la notizia: il corpo è scomparso. La grande pietra era stata rimossa e la tomba era vuota! Allora tutti e due gli apostoli corrono a scoprire cosa sia successo.


Giovanni è il primo ad arrivare, però non entra nella grotta scavata nella roccia. Sbircia dentro, notando i panni di lino che erano stati arrotolati intorno al corpo di Gesù. Poi arriva Pietro, entra, riconosce le bende e pure il fazzoletto che era stato messo sul volto del Signore. Contrariamente a quanto narra la leggenda della Sacra Sindone, il suo corpo era stato sepolto avvolto in fasce di lino, secondo l’usanza del tempo.


Qualche capitolo prima abbiamo visto la storia della risurrezione di Lazzaro, quando Gesù “gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Allora il morto uscì, con le mani e i piedi legati con fasce e con la faccia avvolta in un asciugatoio. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».” (Giovanni 11:43-44).


Lazzaro, con le mani e i piedi legati da queste bende fatte di tessuto, non era stato capace di liberarsene, anche dopo essere tornato in vita. Aveva avuto bisogno dell’aiuto di altre persone. Se Gesù fosse stato risuscitato allo stesso modo di Lazzaro, chi l’avrebbe mai aiutato a sciogliere tali fasce? A meno che la risurrezione di Gesù non sia stata diversa. E così è stato.


Lazzaro è risuscitato, tuttavia morirebbe di nuovo più avanti. Il suo corpo era lo stesso, solo che guarito e rianimato, ma ancora soggetto a malattie, morte e degenerazione. “Ma ora Cristo è risuscitato da' morti; egli è stato fatto le primizie” della nuova creazione, prototipo di coloro che attendono la risurrezione in un corpo di carne ed ossa, però celeste (1 Corinzi 15:20). Un corpo differente.


E talmente distinto che riusciva ad uscire da quel groviglio di panni di lino senza srotolarli né strapparli. Un corpo così sorprendente al punto da comparire in mezzo ai discepoli in una stanza con porte e finestre chiuse. Eppure, allo stesso tempo così reale che davanti a loro ha mangiato del pesce e del miele. Non era un corpo etereo, uno spirito o un fantasma. Era Gesù stesso, corpo, anima e spirito.


Dopo che Pietro era già dentro al sepolcro, ci entra anche Giovanni, e qui si legge che “vide e credette”(Giovanni 20:8). Cioè? A cosa ha creduto? Lì non c’era niente o nessuno in cui credere, a parte una tomba vuota e dei panni di stoffa! Appunto. Giovanni ha creduto nell’invisibile, ed è dell’invisibile che si occupa la fede. Crediamo in qualcuno che non possiamo vedere, in Gesù, il quale è morto per la nostra salvezza ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione (Romani 4:25).


Ora Giovanni comprende passaggi come il Salmo 16: “Perciò il mio cuore si rallegra, e la mia lingua festeggia; anzi pur la mia carne abiterà in sicurtà. Perciocché tu non lascerai l'anima mia nel sepolcro, e non permetterai che il tuo Santo senta la corruzione della fossa.” (Salmo 16:9-10). Quante volte Gesù aveva parlato della sua morte e resurrezione, non essendo capito dai discepoli? Quante volte hai ascoltato la stessa storia e non l’hai ancora capita?


Nei prossimi 3 minuti Maria Maddalena sente qualcuno che la chiama per nome.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

Popular Posts