#257 - Amore senza misura - Giovanni 15:9-13

Nessuno mi ama!”. Penso che lo abbiamo già sperimentato tutti ad un certo punto della nostra vita, vero? C’è d’altronde chi lo adotta come un motto, o una stampella per l’intera esistenza. Sono cuori che vivono ripetendo a se stessi vecchie canzoni, dai cui testi schizzano parole come: “Nessuno mi ama, nessuno mi vuole, nessuno mi chiama amore mio... la vita passa ed io sono senza nessuno, e chi mi abbraccia non mi vuol bene... ecc. ecc.”.


Ok, va bene, supponiamo che tu, che hai tanto amore da dare, non abbia ancora incontrato una persona capace di amarti. L’avrai forse cercata bene? In quale modo si può identificarne una che sarebbe pronta ad amarti con un amore senza misura? Gesù ci dà una dritta preziosa nel Vangelo di Giovanni, capitolo 15, versetto 13: “Nessuno ha amore più grande di questo: dare la propria vita per i suoi amici.. Chi ama davvero, è disposto a rinunciare a tutto in favore dell’essere amato. E persino alla propria vita.


È ora che tu conosca l’amore di Dio e la massima espressione di tale amore: Gesù. Infatti, non è disceso dal cielo simile a un “avatar induistico”, per magari darti l’esempio di come dovresti comportarti. No, niente affatto, ne è disceso per deporre la sua vita su una croce e renderci atti a vivere con lui in cielo. Ed è solamente mediante il sacrificio dell’Agnello di Dio, il quale ha preso il tuo posto facendosi reo e ricevendo in se stesso il pagamento per i peccati che tu hai commesso, che adesso potrai averli tutti perdonati ed essere visto da Dio come una nuova creazione.


Ebbene, la prossima volta, appena comincerai a lagnarti, dichiarando ai quattro venti di non essere amato, fermati e pensa a Gesù. Lui ti ama con un amore che nessun altro sarebbe in grado di esprimere. E quando riterrai che nessuno ti voglia, pensa all’infinita distanza che il Signore ha percorso dalla magnifica gloria a questo mondo in rovina, solo per averti al suo fianco.


E non ti ama con un amore qualsiasi, ma con lo stesso amore divino con cui lui stesso, il Figlio eterno, è stato amato dal Padre: “Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi; dimorate nel mio amore... Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia piena. (Giovanni 15:9-11).


Quando credi in Gesù come tuo Salvatore e Signore, la tua allegria è completa, e la tua “coppa trabocca” (Salmo 23:5). Cominci a vivere in felice comunione con Dio stesso. Se questa non è stata finora la tua esperienza, sarà probabilmente perché non stai compiendo la condizione che Gesù ci ha posto, non per la salvezza, intendiamoci, la quale dipende soltanto dalla fede in lui e nella sua opera. E quale sarebbe mai questa condizione? Sì, l’obbedienza, portandoci alla gioia della comunione. E ce lo spiega così:


Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore... Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. (Giovanni 15:10-12). Cosa?! Dovrei amare come mi ha amato Cristo?! Impossibile, giusto? Quindi, mi raccomando, non cercare nemmeno di trovare in te stesso questo amore senza misura, poiché è con l’amore di Dio che puoi amare le persone. Tuttavia, per farlo, prima è necessario conoscere tale amore, lasciarsi abbracciare da Gesù, colui che ti vuole bene.


Nei prossimi 3 minuti potresti essere promosso.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#256 - Discepolato - Giovanni 15:8

Gesù dichiara: “In questo è glorificato il Padre mio, che portiate molto frutto, e così sarete miei discepoli.(Giovanni 15:8). Ho fatto una ricerca nel Nuovo Testamento per vedere quanti cristiani avrei incontrato che sarebbero stati discepoli di altri cristiani, tuttavia non ne ho trovato nemmeno uno. Tutti erano discepoli di Gesù soltanto, e nessuno di loro aveva discepoli propri, solamente Gesù.


Oggi, nella cristianità, ci sono molti che desiderano dei discepoli unicamente per se stessi, ed altri che si lasciano trasformare in discepoli di uomini. In Atti 20, però, dopo aver avvertito i cristiani di Efeso che i lupi non avrebbero risparmiato il gregge, Paolo li avvisa che alcuni cercherebbero anche di radunare i propri discepoli. Guarda cosa ha detto:


Infatti io so che dopo la mia partenza, entreranno in mezzo a voi dei lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge, e che tra voi stessi sorgeranno degli uomini che proporranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli. (Atti 20:29-30).


L’antidoto contro tutto ciò ci si può leggere nel versetto 32 dello stesso capitolo 20 di Atti: “Ed ora, fratelli, io vi raccomando a Dio e alla parola della sua grazia, che è in grado di edificarvi e di darvi l'eredità in mezzo a tutti i santificati.”. Sarai al sicuro solo se ti sottometterai a Dio e alla sua Parola, senza star sempre lì a correre dietro a una qualunque novità. La seconda lettera a Timoteo ci insegna che negli ultimi giorni gli uomini “non sopporteranno la sana dottrina ma, per prurito di udire, si accumuleranno maestri secondo le loro proprie voglie (2 Timoteo 4:3).


L’apostolo Paolo, nella sua prima epistola ai Corinzi, chiama carnalità la tendenza che abbiamo a identificarci a seconda delle preferenze umane. E afferma: “Ciascuno di voi dice: ‘Io sono di Paolo’, ‘io di Apollo’, ‘io di Cefa’ ed ‘io di Cristo’. Cristo è forse diviso? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete voi stati battezzati nel nome di Paolo?... Quando uno dice: ‘Io sono di Paolo’, e un altro: ‘Io sono di Apollo’, non siete voi carnali? Chi è dunque Paolo e chi è Apollo, se non ministri per mezzo dei quali voi avete creduto, e ciò secondo che il Signore ha dato a ciascuno? (1 Corinzi 1:11-13; 3:4-5).


Considerando che alcuni dicevano di essere di Cristo, come se gli altri non lo fossero, il punto qui sono le divisioni causate da questo tipo di atteggiamento. Seguendo gli uomini, o identificandoci con nomi di uomini oppure di denominazioni religiose create dall’uomo, avremo un comportamento carnale. Il Signore non ha mai identificato i suoi discepoli come membri della religione A, B o C, ma semplicemente “fratelli” (Matteo 23:8).


Nel capitolo 6 di questo vangelo, quando diverse persone hanno smesso di seguire il Signore, dopo aver detto che “la carne non giova a nulla (Giovanni 6:63), Gesù chiede ai discepoli se volessero andarsene anche loro. E Pietro gli risponde: “Signore, da chi ce ne andremo? Tu hai parole di vita eterna. E noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. (Giovanni 6:66-69). Se sei stato salvato da Cristo, e non da un uomo o da una religione, non vorrai essere identificato con tali nomi inventati dagli uomini.


Nei prossimi 3 minuti conoscerai l’amore che c’è sempre stato.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#255 - Tutto quello che vorrai - Giovanni 15:7

Gesù ha promesso a coloro che sono suoi: “Domandate quel che volete e vi sarà fatto.. Forse questo includerebbe prosperità, fortuna nell’amore e buona salute per tutta la vita? Beh, non è proprio così. Leggiamo ora l’intera frase: “Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quel che volete e vi sarà fatto.(Giovanni 15:7).


La prima condizione per ricevere tutto ciò che vuoi, è essere in Cristo, al pari dell’esempio della vite e dei suoi tralci. Soltanto una connessione diretta con lui può farti produrre frutto per Dio. Allora potrai dire con Paolo: “Io sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e quella vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. (Galati 2:20). Non vivrai più per te stesso ma per Dio.


Quando ci convertiamo, stando a quanto ci spiega la Parola di Dio, siamo sotto nuova gestione: “Infatti siete stati comprati a caro prezzo, glorificate dunque Dio nel vostro corpo e nel vostro spirito, che appartengono a Dio. (1 Corinzi 6:20). Pertanto, il nostro corpo e il nostro spirito diventano proprietà esclusiva di Dio, giacché acquisiti con il prezioso sangue di Gesù. Nel nostro vocabolario non ci sarà più posto per frasi come “La vita è mia e faccio quel che mi pare”. Questo era prima, nel tempo in cui obbedivamo alla carne e al diavolo.


E dopo questa prima condizione - “se dimorate in me” - viene la seconda - e le mie parole dimorano in voi”. Ciò significa che devi leggere e ascoltare la Parola di Dio finché tu non ne sia del tutto impregnato, e finché i tuoi pensieri siano formati da essa e non più dalla tua mente naturale, dall’opinione pubblica o da quanto avevi anteriormente imparato.


La Bibbia ci mostra che “le cattive compagnie - o “i discorsi cattivi - “corrompono i buoni costumi. (1 Corinzi 15:33). Parafrasando questo versetto, potremmo affermare dunque che le buone compagnie, o i buoni discorsi, corrompono i cattivi costumi. Se da un lato le amicizie e le conversazioni degli empi sono potenti fino al punto di farti pensare ed agire tale quale un empio, dall’altro anche la comunione con Dio, la preghiera e l’ascolto della Parola hanno il potere di farti pensare ed agire conforme piace a Dio.


Insomma, se sei in Cristo e le sue parole sono in te, tutto quello che vorrai Dio lo farà, perché lo chiederai secondo la mente di Dio. Sarebbe come se lui ti dicesse: “Ma guarda che coincidenza! Quello che mi hai appena domandato è esattamente il prossimo item della mia lista di cose da fare per te!” Prevarrà la sua volontà, e non la tua.


Presumo che avrai già capito quanto siano sbagliati questi predicatori che ti dicono di chiedere a Dio tutto ciò che vuoi, e addirittura di sfidarlo, non è vero? Loro credono che Dio sia il genio della lampada di Aladino, e che non dovrebbe far altro che soddisfare tutti i nostri desideri e capricci. Tali sono gli stessi che nella lettera ai Filippesi vengono chiamati “nemici della croce di Cristo, la cui fine è la perdizione, il cui dio è il ventre e la cui gloria è a loro vergogna; essi hanno la mente rivolta alle cose della terra.” (Filippesi 3:18-19).


Nei prossimi 3 minuti Gesù ci farà comprendere chi sono i discepoli.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#254 - Frutto - Galati 5:22

Molte persone leggono il versetto 22 del capitolo 5 della lettera ai Galati pensando, però, alla parola “frutto” al plurale. Tuttavia guarda bene cosa c’è scritto: “Ma il frutto dello Spirito è: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo.” (Galati 5:22). Ti sei reso conto che “frutto” è al singolare? Il termine compare così pure nel capitolo 15 del Vangelo di Giovanni, quando Gesù dice: “Io sono la vite, voi siete i tralci; chi dimora in me e io in lui, porta molto frutto (Giovanni 15:5).


Le parole amore, gioia, pace, ecc., nell’epistola ai Galati, in realtà sono le qualità del frutto dello Spirito nella vita di colui che crede in Gesù ed è connesso alla vera vite. Forse mi dirai di conoscere un sacco di gente amorevole, paziente, benigna, mansueta ed equilibrata che non ha mai creduto in Gesù. Sì, alcuni di questi attributi si trovano naturalmente negli esseri umani e persino negli animali.


Però qui l’argomento non sono le caratteristiche naturali ma il frutto dello Spirito di Dio, cioè le nove sfaccettature che compongono il carattere cristiano. Le prime tre sono interiori: amore, gioia e pace. Dopo abbiamo altre tre esteriori, dal nostro rapporto con le persone: pazienza, gentilezza e bontà. Le ultime tre, ossia fede, mansuetudine e autocontrollo, parlano della nostra relazione con Dio. Metti tutto questo insieme e avrai l’espressione di com’è Gesù.


E lo stesso apostolo Paolo ci rivela come ha potuto essere in grado di portare frutto: “Io sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e quella vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. (Galati 2:20). Riesci a capire che la vita cristiana non è un elenco di leggi e regole ma la manifestazione, in noi, di quanto Cristo è in se stesso?


Puoi anche avere tali tratti naturali, come l’amore, la pazienza o la mansuetudine, e addirittura svilupparne uno più dell’altro, giacché sono indipendenti. Eppure quando si tratta del frutto dello Spirito in noi, tutti loro formano un insieme armonico, un frutto perfetto. Pensa ora a un mandarino con spicchi di dimensioni diverse e avrai un’aberrazione, non un frutto perfetto. Il frutto dello Spirito nel cristiano porta tutte queste qualità in ugual misura.


Inoltre, devi notare che esiste una grande differenza tra un frutto artificiale, di plastica ed inerte, e un frutto naturale, vivo e profumato. Il primo è prodotto in una fabbrica dallo sforzo umano. L’altro cresce naturalmente, purché riceva di continuo la linfa dall’albero che lo produce. Per te adesso avrà molto più senso ciò che Gesù ha detto prima nel capitolo 15 di Giovanni:


Dimorate in me e io dimorerò in voi; come il tralcio non può da sé portare frutto se non dimora nella vite, così neanche voi, se non dimorate in me. Io sono la vite, voi siete i tralci; chi dimora in me e io in lui, porta molto frutto, poiché senza di me non potete far nulla. (Giovanni 15:4-5).


Nei prossimi 3 minuti: tutto quello che vorrai, Dio lo farà.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#253 - La vera vite - Giovanni 15:1-6

Il Salmo 80:8 dichiara: “Tu portasti fuori dall'Egitto una vite; scacciasti le nazioni e la piantasti.”. Fa attenzione al fatto che una vite è stata piantata nella terra. Più avanti, in Isaia 5:7, leggiamo: “Infatti la vigna del Signore degli eserciti è la casa d'Israele”. È necessario tenerlo presente per poter capire cosa afferma Gesù in questo capitolo 15 del Vangelo di Giovanni. E che dice?


Io sono la vera vite e il Padre mio è l'agricoltore.” (Giovanni 15:1). Israele, che avrebbe dovuto fruttificare in questo mondo, ha fallito nel suo ruolo di vite o di testimone di Dio. Allora Dio l’ha messo da parte e ci ha inviato suo Figlio per occupare detto posto. Mentre era nel mondo, Gesù era la vera vite, l’unico capace di portare frutto.


E qui lui non parla di salvezza, la quale non si ottiene come ricompensa per aver realizzato qualche opera o prodotto qualche frutto. La salvezza la ricevi soltanto gratuitamente, attraverso la fede in Gesù e nella sua opera sulla croce. Quindi, l’argomento in questione è la vita sulla terra, non in cielo. Il Signore parla di frutto o risultato, qualcosa che ha senso solo mentre siamo nel mondo, e non nella gloria.


Poi prosegue, spiegandogli: “Ogni tralcio che in me non porta frutto, [il Padre] lo toglie via(Giovanni 15:2). Colui che soltanto professa di essere in Cristo, ma non è davvero nato di nuovo, ovviamente non fa parte di questa vite. Allora, niente di più logico che tale ramo venga escluso. E ci avvisa: “Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio e si secca; poi questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e sono bruciati. (Giovanni 15:6).


Dopo aver detto che il tralcio che non porta frutto sarà tolto, giacché Dio vuole unicamente l’autentico frutto di una vita nuova, Gesù precisa: “Ogni tralcio che in me non porta frutto, [il Padre] lo toglie via; ma ogni tralcio che porta frutto, lo pota affinché ne porti ancora di più. (Giovanni 15:2). Chiunque abbia mai visto una vite in seguito alla potatura, è sorpreso di come la pianta venga spogliata di foglie e rami superflui. Così, tutto quel che resta sono il tronco principale e alcuni tralci tra i più robusti. Infatti, scompaiono i rami che non servono a nulla, e anche le foglie che compongono la bellezza esterna della pianta. Se tutto ciò non fosse fatto, non ci sarebbe frutto in quella stagione.


Come, però, si puliscono e si potano i rami? Il Signore ci risponde: “Voi siete già mondi a motivo della parola che vi ho annunziata. (Giovanni 15:3). Sì, perché è leggendo la Parola di Dio che il cristiano è tenuto pulito da contaminazioni, apparenze e futilità inutili. Ma non basta leggere la Bibbia. È pure necessario essere in comunione con la vite, da cui proviene la linfa che dà vita ai tralci.


Ed è quanto Gesù ci mostra qua: “Dimorate in me e io dimorerò in voi; come il tralcio non può da sé portare frutto se non dimora nella vite, così neanche voi, se non dimorate in me. Io sono la vite, voi siete i tralci; chi dimora in me e io in lui, porta molto frutto, poiché senza di me non potete far nulla. (Giovanni 15:4-5).


Infine, siccome stiamo parlando di “frutto”, che ne dici di dare un’occhiata alla lettera di Paolo ai Galati per approfondire questo tema? Nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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