#309 – Il gregge di Dio – Giovanni 21:15-17

Ogni volta che Gesù domanda a Pietro se lo ama, gli fa pure una richiesta. Innanzitutto, gli chiede di nutrire i suoi agnelli. Poi, le sue altre due richieste invece sono dirette alle sue pecore, affinché vengano pascolate e alimentate. Queste sono anche le incombenze di coloro che ricevono dal Signore la responsabilità di prendersi cura del gregge. Gli agnelli sono i più giovani, fragili e teneri, che hanno bisogno di latte. Le pecore sono più grandi. Un pastore o ministro dovrà saper differenziare gli uni dalle altre.

Il significato di queste due parole sopraccitate, cioè ‘pastore’ e ‘ministro’, è stato completamente alterato dalle religioni. Lo stesso è accaduto con il termine ‘chiesa’, che oggigiorno è più applicato a una denominazione religiosa o a un tempio in mattoni che a una riunione di persone, nella sua forma locale, o che al corpo di Cristo, nel suo aspetto universale.

Nella Parola di Dio troviamo tre tipi di ‘pastori’. Il primo è un dono, dato dal Signore. Nella lettera agli Efesini, Paolo afferma che Gesù, dopo essere asceso al cielo, “egli stesso ha dato alcuni come… pastori… per l'edificazione del corpo di Cristo” (Efesini 4:11-12). Questa competenza di ‘pastore’ è universale, per tutto il corpo di Cristo, non limitandosi a un’assemblea locale. E chi ha il dono di ‘pastore’ non sarà per forza un predicatore, giacché il suo ruolo è l’avere cura.

Un altro tipo di ‘pastore’ nella Bibbia è colui che ha le attribuzioni amministrative di un’assemblea locale, il quale però non appare mai al singolare, sempre al plurale: ‘pastori’. Vengono pure chiamati ‘vescovi’, ‘presbiteri’ oppure ‘anziani’. Possono o meno avere il dono di pastore, menzionato in Efesini 4. Sia il ‘pastore’, il dono universale, che i ‘pastori’, nel compito locale di supervisori, non sono mai visti nella Bibbia dirigendo una riunione di cristiani: è lo Spirito Santo che farà uso dei diversi doni presenti. Nelle Scritture non troverai neppure la formazione, l’elezione o l’ordinazione di pastori, e tanto meno attraverso corsi di teologia, congregazioni locali o denominazioni religiose.

Tanto il dono di ‘pastore’ di Efesini 4, quanto la funzione identificata come ‘pastori’, ‘vescovi’, ‘anziani’ o ‘presbiteri’, si esercitano per mezzo del ministero di ciascuno, ossia sono ministri di Dio, e non di una denominazione religiosa qualsiasi. Ugualmente, il vocabolo ‘ministro’ è stato corrotto e trasformato in sinonimo di una posizione di leadership ecclesiastica. Tuttavia, il suo significato è quello di un servo o di uno schiavo, la cui mansione è servire. Pensa al Signore Gesù e avrai l’idea di un Ministro perfetto, che ci insegna: “Se alcuno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti.” (Marco 9:35).

Infine, il terzo tipo di ‘pastore’ è quello che il profeta Ezechiele chiama “pastori… che pascolano se stessi” (Ezechiele 34:2). Così erano i figli di Eli, i quali rubavano le offerte al Signore, o come Diotrefe, che voleva “avere il primato” nella sua congregazione. Sono descritti da Paolo come “amanti di se stessi, avidi di denaro, vanagloriosi, superbi… aventi l'apparenza della pietà, ma avendone rinnegato la potenza” (2 Timoteo 3:1-5). Sì, da questi dobbiamo allontanarci.

Nei prossimi 3 minuti il Signore esaudisce il desiderio di Pietro.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#308 – Una triplice restaurazione – Giovanni 21:15-17

Come ti sentiresti se tu avessi tradito la fiducia del tuo migliore amico e, in cambio, avessi ricevuto da lui solo amore e considerazione? Dopo che Pietro era stato nutrito e riscaldato, Gesù decide di scaldare anche il suo cuore. Il pentimento dell'apostolo era stato riservato, nonostante la sua sincerità. Ora il Signore vuole restaurarlo pubblicamente.

In effetti, nell’originale greco, sono impiegate due parole diverse, ‘agape’ e ‘fileo’, di solito tradotte nelle nostre Bibbie con il verbo generico ‘amare’. Tuttavia, la differenza è significativa, perciò trascrivo sotto il brano con il significato originale, tratto dalla versione Nuova Riveduta (2006):

Quando ebbero fatto colazione, Gesù disse a Simon Pietro: ‘Simone di Giovanni, mi ami più di questi?’ Egli rispose: ‘Sì, Signore, tu sai che ti voglio bene.’ Gesù gli disse: ‘Pasci i miei agnelli.’ Gli disse di nuovo, una seconda volta: ‘Simone di Giovanni, mi ami?’ Egli rispose: ‘Sì, Signore; tu sai che ti voglio bene.’ Gesù gli disse: ‘Pastura le mie pecore.’ Gli disse la terza volta: ‘Simone di Giovanni, mi vuoi bene?’ Pietro fu rattristato che egli avesse detto la terza volta: ‘Mi vuoi bene?’ E gli rispose: ‘Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che ti voglio bene.’ Gesù gli disse: ‘Pasci le mie pecore.’” (Giovanni 21:15-17).

Prima di rinnegare Gesù per tre volte, Pietro voleva sempre apparire più fedele degli altri discepoli, affermando addirittura di essere pronto a morire per lui. La fiducia in se stessi è frutto della carne; pertanto, assicurati di non essere uno di quelli a cui piace mettersi in mostra, vantandosi della propria fede e perseveranza. L’autofiducia nelle cose di Dio generalmente nasconde il sepolcro imbiancato dell’ipocrisia farisaica.

Per affrontare questo atteggiamento di Pietro, Gesù gli chiede se lo ama più degli altri discepoli. Il Signore sa che questo era ciò che c’era nel cuore dell’apostolo quando gli aveva dichiarato di essere disposto a morire per lui, prima di rinnegarlo per tre volte, pensando di essere il migliore di tutti. Qui, però, Pietro non risponde utilizzando il termine ‘agape’, cioè l’amore puro e disinteressato, ma ‘fileo’, l’amore dell’affetto fraterno. Sì, adesso ha imparato a non fidarsi di se stesso. La terza volta sarà Gesù ad adoperare la parola ‘fileo’, e non ‘agape’: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. E subito Pietro riconosce la divinità e l’onniscienza di Gesù: “Signore, tu sai ogni cosa” (Giovanni 21:15-17).

Pietro supera la prova e Gesù lo tratta con grazia. Nel suo ristabilimento viene usata la stessa grazia che cancella la pena nello stagno di fuoco, meritata da ogni peccatore, per dargli un posto nella gloria che non merita. Il Dio della Bibbia è un Dio di perdono e di restaurazione per coloro che credono in Gesù. L’uomo che per ben tre volte aveva negato di conoscere il Signore, non subisce ciò che si meriterebbe, ossia un triplice rimprovero; riceve, invece, ciò che non si merita: la triplice incombenza di prendersi cura degli agnelli e delle pecore del gregge.

Sai qual è la differenza tra un agnello e una pecora? No? Allora dai un’occhiata ai prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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