#003 Il precursore del re - Matteo 3:1-12


Te la sentiresti di andare in un deserto per star ad ascoltare un uomo che indossa un abito di peli di cammello? E se tu sapessi che il suo cibo erano locuste e miele selvatico, t’interesserebbe?

Giovanni Battista non è per niente attraente o diplomatico, però è proprio un uomo così che Dio ha scelto per annunciare l’arrivo di un regno che non è della terra ma del cielo, e l’arrivo del suo re, Gesù.

E non ci sono mica soldati in divisa che suonano delle trombe dorate come nelle fiabe, soltanto Giovanni con l’aspetto di un pazzo, eletto per proclamare un messaggio neanche un po’ piacevole: “Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino.” (Matteo 3:2).

Chi lo ascolta e si pente, è battezzato da lui nel fiume Giordano. Tuttavia chi non gli dà retta...

È vero, alcune persone sonosolamente per curiosità e finiscono con l’ascoltare ciò che non vorrebbero ascoltare. Giovanni chiama quei distinti cittadini della società giudaica di “razza di vipere” (Matteo 3:7). Sono loro i farisei e i sadducei.

I farisei professavano una grande devozione alla legge di Mosè ed erano pieni di giustizia propria. Sicuramente c’erano farisei sinceri, che si impegnavano ad avere una vita corretta, ma la sincerità non salva nessuno dai suoi peccati. Se conosci qualcuno il quale crede che la sua vita corretta lo potrà salvare, allora sai già il modo di pensare di un fariseo.

Gli altri bersagli dei rimproveri di Giovanni erano i sadducei, che dubitavano della resurrezione, non credevano all’esistenza degli angeli, all’immortalità dell’anima e al castigo eterno. E oggi, chi sono loro? I razionali, gli scettici, quelli che mettono la loro fiducia nella scienza, nella logica e nella ragione.

Giacché erano i discendenti di Abramo, i farisei e i sadducei credevano che questa particolarità gli avrebbe dato qualche vantaggio rispetto agli altri popoli; per Dio, però, la responsabilità e il pentimento sono questioni individuali.

Giovanni li avvisa che la prova di una conversione genuina la si vede dai frutti: chi veramente crede nella Parola di Dio è nato di nuovo, e questo risulta evidente nella sua vita. Chi non farà buon frutto, avverte Giovanni, sarà tagliato fuori come si taglia un albero, e sarà gettato nel fuoco (Matteo 3:10). Giovanni non misura le proprie parole.

Mentre battezza nelle acque del Giordano tutti quelli che si pentono, annuncia inoltre che quel Gesù, di cui parla, battezzerà alcuni con lo Spirito Santo, ma altri con il fuoco: raccoglierà alcuni nel granaio di Dio, come grano prezioso, ma brucerà altri come paglia inutile.

E tu, chi sei? Il religioso fariseo o lo scettico sadduceo? Spero proprio che tu sia il peccatore pentito. Se sarà così, nei prossimi 3 minuti avrai compagnia.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#002 Di male in peggio - Matteo 2:1-23


Dopo la nascita di Gesù, alcuni uomini saggi dell’Oriente sono arrivati a Gerusalemme chiedendo informazioni circa il Re d’Israele che era venuto al mondo.

Quando il re Erode e gli abitanti di Gerusalemme l’hanno saputo, si sono preoccupati. Anche tu lo saresti se corressi il rischio di dover cedere il tuo governo a un altro.

E il governo della tua vita, lo passeresti a Gesù? Oppure faresti qualsiasi cosa pur di evitarlo? Erode ha deciso che sarebbe necessario eliminare Gesù.

Quei saggi, poi, sono andati a Betlemme con dei regali per il bambino: oro, incenso e mirra, cioè una resina amara che trasuda dalla corteccia di alberi pieni di spine. Così, nonostante la sua perfezione aurea e la sua fragranza divina, Gesù era destinato a provare l’amarezza di una morte infame, inchiodato sul legno di una croce come un criminale qualunque.

Dopo aver incontrato Gesù, i saggi sono tornati al loro paese per un’altra via. Nessuno torna sulla stessa via dopo un incontro simile. E nessuno avrà un tale incontro se non ascolterà la voce di chi ha affermato: “Io son la via (Giovanni 14:6).

Saputo che Erode cercava di far morire il bambino, Giuseppe è fuggito in Egitto portando con Gesù e Maria, e solo dopo la morte di Erode sono ritornati in Israele, venendo ad abitare a Nazaret.

Gesù è stato chiamato Nazareno durante un’epoca in cui, di solito, le persone dicevano che da Nazaret non poteva venire niente di buono.

Che senso ha tutto questo? Dio è nato in una stalla, ha trascorso le sue prime notti in una mangiatoia per il bestiame, vivrà come un rifugiato in esilio e in seguito andrà a finire in un paesino spregevole, abitato da persone ignobili.

Sai cosa significa? Che soltanto chi ha già sperimentato tutto ciò, potrà capire coloro che lo stanno vivendo adesso. Tristezza, disprezzo, persecuzione... le conosci queste cose, vero? E puoi starne certo che Gesù non è venuto qui per svago. Per lui comincia male e poi finisce peggio.

Ora, prova a indovinare in cambio di che cosa o per chi lui l’ha fatto. Sai già la risposta.

Nei prossimi 3 minuti troverai un uomo il cui cibo erano locuste e miele selvatico, e che si vestiva in modo molto singolare.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#001 Non può essere che vero - Matteo 1:1-25


Quale sarebbe il giudeo che in buona coscienza includerebbe due prostitute nella genealogia di Gesù? Matteo l’ha fatto nel primo capitolo del suo Vangelo. Tamar e Rahab erano prostitute.

E c’è anche di più: c’è Ieconia, un re che è stato maledetto dal profeta Geremia; c’è Ruth, una moabita, del popolo nemico d’Israele; c’è il re Salomone, il quale ha avuto mille donne, tra cui una grande parte proveniente dai popoli nemici, essendo pienamente dedito alla loro idolatria. E chi è stato Salomone? Era il figlio di Betsabea, la donna con cui Davide aveva commesso adulterio e il cui marito lo stesso re aveva fatto morire (2 Samuele 12:9). È interessante notare che il suo nome non appare nella genealogia, ma solo il nome di suo marito Uria, colui che era stato tradito.

Se analizzerai bene la vita di ogni persona della lista degli antenati di Gesù, capirai che non si salva nessuno. Oppure addirittura te ne accorgerai che Dio vuole inviarti un messaggio: desidera dirti che sono tali peccatori, per l’appunto, che sarebbero da lui salvati.

La chiave per capire tutto ciò si trova in quello che l’angelo ha rivelato a Giuseppe in un sogno, dopo che lui aveva già scoperto che la sua fidanzata, Maria, era incinta, e che il figlio non era suo. L’angelo gli ha detto: “Ella partorirà un figliuolo, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati.” (Matteo 1:21).

Quell’essere che la vergine portava nel suo grembo era stato generato dallo Spirito Santo e sarebbe chiamato “Dio con noi” (Matteo 1:23). Dio stava per provare cosa significa nascere, vivere e morire come un uomo. Dio stava per sentire nella propria pelle quello che noi sentiamo. Esisterebbe una maggiore empatia?

Ah, me ne ero quasi dimenticato: Matteo, l’autore di questo Vangelo, era un giudeo traditore della patria. Raccoglieva i tributi per darli a Cesare, l’invasore romano. Sarebbe come se un giudeo, ad esempio, stesse lavorando per Hitler durante la seconda guerra mondiale.

Ma la sai una cosa? Questa storia è così incredibile che può solo essere vera. Io ci credo e credo in lui, in Gesù, il Salvatore. Io ho bisogno di crederci, perché sono tanto peccatore quanto Matteo e tutta questa gente. E tu?

Se sarai saggio a sufficienza per darmi la giusta risposta, nei prossimi minuti t’invito a conoscere degli uomini saggi.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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