Ora
Gesù mostrerà alla donna samaritana il “perché” della salvezza di un’anima. Ci
sono fondamentalmente tre modi di affrontare la salvezza: dall’uomo
verso l’uomo, da Dio verso l’uomo e da Dio
verso Dio. Il primo
implicherebbe credere che siamo salvati tramite i nostri meriti e
sforzi, aspirando al proprio beneficio. Inizia dall’uomo e termina
nell’uomo. Dio servirà soltanto
per portarci fortuna o
per non portarci sfortuna, se sarà adeguatamente accontentato.
Il secondo
modo si verifica
quando tu veramente credi in Gesù, ma
solo perché punti alla tua felicità. Pensi davvero che la salvezza venga da Dio, unicamente tramite la fede, ma che Dio esista
per renderti felice, per darti una vita prospera e priva di malattie. Tutto comincia in Dio, tuttavia finisce un’altra
volta nell’uomo. Dio è visto come un tuo servitore che ha l’obbligo di compiacerti.
Il terzo approccio è quello giusto. La salvezza viene esclusivamente da Dio, però non
è per noi stessi che siamo salvati, ma
per essere adoratori. Sicuramente traiamo beneficio da
tutto questo, eppure l’obiettivo è Dio e suo Figlio Gesù, in cui tutte
le cose alla fine convergeranno (Efesini 1:10). Quindi, alla domanda “Perché essere salvati?”, la risposta corretta
è: “Per adorare Dio”.
I samaritani adoravano quel che non conoscevano, nel
posto sbagliato e nel modo sbagliato. Gesù afferma che i giudei adoravano quel che conoscevano “perché la salvezza viene dai giudei” (Giovanni 4:22). Sia chiaro che la salvezza non è “il popolo
ebreo”, ma che è stato da una donna ebrea che è nato il Messia,
Cristo, l’inviato di Dio. Così l’ha voluto Dio, quindi non c’è niente da discutere.
Quando la samaritana gli chiede del Messia, Gesù le
si rivela rispondendo: “Io sono, colui che ti parla.” (Giovanni 4:26). “Io
sono” è la stessa espressione usata dall’Eterno
per rivelarsi a Mosè (Esodo 3:14).
E le dice anche che Dio
cerca adoratori che lo adorino “in spirito e verità”.
Fino a quel momento, adorare “in verità” significava adorare nel Tempio di Gerusalemme e nella maniera determinata da Dio, e non
sul monte Gherizim come facevano i samaritani. Sebbene adorassero “in verità”, i giudei non adoravano in spirito. Nel Vangelo di
Marco 7:6 leggiamo: “Questo popolo
mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da
me.”. Sì, hanno rifiutato il loro Messia.
Oggi tutti quelli che
sono salvati tramite la fede in Gesù hanno lo Spirito
Santo e possono adorare Dio in spirito in qualsiasi
momento e luogo, senza intermediari. Però quando si tratta di adorazione collettiva, se
per caso stai adorando in un tempio e con rituali copiati dall’Antico
Testamento, non stai adorando “in verità”. Se la tua adorazione include elementi culturali, come ad esempio la danza, il
teatro o gli spettacoli, allora avrai inventato il tuo proprio
modo di adorare, come hanno fatto i samaritani.
L’adorare collettivamente “in verità”, è l’adorare “dove due o tre
sono riuniti” nel nome di Gesù (Matteo 18:20), riconoscendo la
sua signoria, e nella maniera descritta dalle lettere degli apostoli, l’unica guida che abbiamo
per l’adorazione post-giudaismo in spirito e verità, oltre allo Spirito
Santo. Il punto culminante di quest’adorazione è la
cena del Signore, e non qualche show con celebrità. Nei prossimi 3 minuti vedremo cosa caratterizza una
vera conversione.