#075 - La giustizia e la grazia - Matteo 20:1-16

Alla fine del capitolo 19 di Matteo i discepoli chiedono cosa otterranno dopo aver lasciato ogni cosa per seguirlo. Gesù promette che coloro che rinunciassero a tutto per seguirlo, riceverebbero cento volte di più, oltre alla vita eterna. Certamente Dio ha una ricompensa per la fedeltà che viene dopo aver creduto in Gesù. Perché se non credi in lui, come potresti seguirlo?

Tuttavia Gesù avverte che “molti primi saranno ultimi; e molti ultimi, primi.” (Matteo 19:30); così, nel capitolo 20, ci mostra il contrasto tra la giustizia e la grazia servendosi di una parabola. Adesso il regno dei cieli è paragonato al proprietario di una vigna che assume dei lavoratori a giornata. Per i primi, che iniziano a lavorare pressappoco alle sei del mattino, conviene di pagare a ognuno una moneta d’argento il giorno, e loro lo accettano. Era un salario minimo sufficiente per acquistare una cesta di alimenti.

Con il passare del giorno, il padrone assume degli altri lavoratori, ma senza precisare quanto avrebbero guadagnato. Dice soltanto che pagherà loro ciò che sarà giusto. Quindi, solo i primi avevano, per così dire, un contratto verbale e formale che determinava l’importo da ricevere.

Alla fine della giornata il proprietario della vigna comincia per primo a pagare gli ultimi arrivati, quelli che erano stati assunti quasi alla fine del giorno lavorativo, dando loro lo stesso pagamento dei primi, che avevano lavorato tutto il giorno. E nessuno si lamenta, tranne i primi lavoratori, ossia gli unici che sapevano quanto avrebbero guadagnato. Avevano ragione di protestare? No.

Il padrone è stato giusto quando ha pagato ciò che era stato concordato con i primi. E non era ingiusto quando pagava agli altri ciò che era necessario per il loro mantenimento. Se avessero ricevuto di meno, i loro figli avrebbero avuto fame. I primi sono stati trattati con giustizia, e gli ultimi trattati con grazia, la quale dà a ognuno conforme al cuore di Dio, e non secondo il merito dell’uomo. Dio ha un gran cuore, colmo di compassione.

Se non capirai questo, sicuramente troverai ingiusto che un assassino, convertito pochi minuti prima della sedia elettrica, riceva lo stesso cielo di qualcuno che ha creduto in Gesù fin da giovane e che ha condotto una vita di devozione a Dio. E sai perché credi che sia ingiusto? Perché ti consideri migliore dell’assassino. Se Dio trattasse tu ed io con giustizia, saremo entrambi condannati, poiché siamo tutti ugualmente peccatori e trasgressori della legge di Dio. Perfino nella legge degli uomini, nonostante le penalità siano diverse, tanto l’omicida quanto un uomo che parcheggi in sosta vietata, saranno entrambi considerati dei trasgressori.

Affinché Dio potesse essere allo stesso tempo giusto e misericordioso, Gesù ha accettato di ricevere sulla croce il castigo per i peccati, tanto dell’assassino quanto di chiunque credesse in lui. Ora Dio può salvare per grazia qualsiasi persona che creda nel suo Figlio Gesù. Ed è di questo sacrificio, un tema ricorrente in tutta la Bibbia, che Gesù torna a parlare con i suoi discepoli nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#074 - Il cammello e l’ago - Matteo 19:23-26

Dopo aver parlato con il giovane milionario del capitolo 19 di Matteo, Gesù spiega che difficilmente un ricco potrà entrare nel regno dei cieli, e continua precisando che “è più facile a un cammello passare per la cruna d’un ago, che ad un ricco entrare nel regno di Dio.” (Matteo 19:24).

Alcuni dicono che qui la parola “cammello” si riferisca proprio all’animale, altri dicono che sia una corda per legare le navi. L’ago, poi, è talvolta interpretato come un ago da cucito, e talvolta come una piccola porta in una muraglia. Qualunque significato abbiano, Gesù rende molto chiaro che sta parlando di qualcosa che è impossibile agli uomini.

Tale affermazione è stata uno shock per i discepoli. Nell’Antico Testamento Dio prometteva di benedire le persone obbedienti con ricchezze e con prosperità, e ora, invece, Gesù dice loro che tutto questo è un ostacolo alla salvezza e alle benedizioni. Come, dunque, può essere così? Semplice. Il ricco tende a fare della ricchezza il suo dio.

Qualsiasi cosa può essere un dio, e l’uomo moderno non è meno idolatra degli antichi, che adoravano idoli di pietra. Se pensi di non poter vivere senza qualcuno, questa persona è il tuo idolo. Se ritieni di non poter essere felice senza quella nuova auto, essa è il tuo idolo “mobile”. Se dipendi dal tuo conto bancario per sentirti sicuro e soddisfatto, il tuo dio è Mammona, il denaro.

Rispondimi sinceramente: non ti senti più fiducioso quando hai dei soldi in tasca? E se riuscirai a essere sempre all’ultima moda, non avrai la sensazione di essere qualcuno? Sì, è proprio così. Nel marketing lo chiamiamo “potere d’acquisto”, e poiché a ogni essere umano piace il potere, è facile accorgersi che quanto più soldi una persona ha, maggiore sarà la sua sensazione di potere, influenza e dominio.

Ma è anche bene capire che nessuna ricchezza ha valore in se stessa. Siamo noi che attribuiamo valore all’argento e all’oro. Alcuni valorizzano tanto la povertà che essa finisce per diventare la loro ricchezza e cominciano a guardare i ricchi con disprezzo. Sicuramente conoscerai qualcuno che crede di essere migliore solo perché è povero. Fa’ attenzione, però: qualsiasi cosa - sia la ricchezza o la povertà, sia la salute o la malattia, sia la forza o la debolezza - che ti dia la sensazione di essere qualcuno, questa cosa sarà il tuo dio.

“Chi dunque può esser salvato?” (Matteo 19:25), gli domandano i discepoli. E Gesù risponde loro: “Agli uomini questo è impossibile; ma a Dio ogni cosa è possibile.” (Matteo 19:26). Questa è l’idea. Non c’è nulla che tu possa avere, essere o fare - ed è ciò che significa “impossibile” - che contribuisca alla tua salvezza. Tutto proviene da Dio affinché la gloria della tua salvezza sia esclusivamente sua. Ora riesci a capire che la salvezza è soltanto per grazia e non per merito? Ed è anche sul principio della grazia che l’imprenditore dei prossimi 3 minuti ricompenserà i suoi lavoratori.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#073 - Il milionario - Matteo 19:16-22

Nel capitolo 19 di Matteo incontreremo un giovane milionario che aveva tutto, tranne la vita eterna. Ecco perché chiede a Gesù: “Maestro, che farò io di buono per avere la vita eterna?” (Matteo 19:16). Domandandogli questo, lui si sbaglia doppiamente, prima perché ha chiamato Gesù “maestro”, poi perché crede che la vita eterna si ottenga facendo il bene.

Il giovane pone Gesù, che è Dio e Uomo, allo stesso livello dei maestri religiosi di Israele. La risposta di Gesù ha l’obiettivo di fargli luce: “Perché m’interroghi tu intorno a ciò che è buono? Uno solo è il buono.” (Matteo 19:17). Appunto, e Dio è proprio lì, davanti al ragazzo. Purtroppo lui non lo capisce, e per questo Gesù continua a testarlo.

Gesù gli dice che se vuole entrare nella vita, dovrà osservare i comandamenti... non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dir falsa testimonianza, onorare i genitori e amare il prossimo come se stesso. Nella legge data a Mosè c’erano 10 comandamenti, ma qui Gesù menziona solo quelli relativi al prossimo, poiché il giovane non era ancora riuscito a riconoscere e ad amare Dio, proprio lì di fronte a lui.

Se ora io ti chiedessi se osservi tutti i comandamenti di questa lista sopraccitata, cosa mi diresti? Potresti affermare di non aver mai mentito, di onorare i tuoi genitori e di amare il prossimo come te stesso? E quando si tratta di uccidere e di rubare, non dimenticarti quello che Gesù ha detto, ossia che basterebbe solo pensarci perché questi peccati fossero versati sul tuo conto. Sai bene che non supereresti questo test a pieni voti, vero? Cosa, però, gli risponde il giovane milionario?

“Tutte queste cose le ho osservate; che mi manca ancora?” (Matteo 19:20). Avresti proprio il coraggio di rispondere così al Creatore e Signore dell’Universo? Il giovane continua a credere che la vita eterna si ottenga tramite un qualsiasi baratto proposto, e che Dio sia obbligato a ricompensarlo. Lui non conosce la grazia di Dio, l’unica maniera per ricevere la vita eterna; non è in grado di ammettere la sua totale incapacità di obbedire ai comandamenti e di mettersi davanti a Dio come un peccatore perduto.

Allora Gesù dà il colpo finale, che ci rivela tutto quanto c’era di sbagliato nelle risposte del ragazzo: “Se vuoi esser perfetto, va’, vendi ciò che hai e dallo ai poveri, ed avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguitami.” (Matteo 19:21). Dopo aver sentito questo, il giovane si è allontanato, triste, perché era milionario.

Lui non amava il prossimo come se stesso e non voleva seguire Gesù. La storia sarebbe stata diversa se avesse ammesso la sua incapacità di obbedire, e se avesse chiesto a Gesù, supplicante, la misericordia e la grazia. Il problema non era la sua ricchezza, ma il suo attaccamento a essa e la sua presunzione nell’affermare di essere capace di amare il prossimo come se stesso. E Gesù continua a parlare dei ricchi nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#072 - Il debito impagabile - Matteo 18:23-35

Nel capitolo 18 di Matteo Gesù paragona il regno dei cieli a un re il cui servitore gli doveva 10 mila talenti. Diecimila talenti sarebbero circa trecentocinquanta tonnellate. Se fossero d’argento, sarebbero circa 120 milioni di dollari; se fossero d’oro, 8 miliardi e mezzo. Sì, Gesù ha voluto mostrare che il debito era impagabile.

Il re ordina che il servitore, sua moglie e i suoi figli siano venduti come schiavi, ma il servitore gli si prostra dinanzi chiedendogli pazienza, e il re, mosso a compassione, cancella il suo debito e lo perdona. Il re di questa parabola è Dio e noi siamo il servitore debitore. Il servitore perdonato, però, non ha apprezzato quanto gli sia stato perdonato dal re e tratta senza misericordia un suo collega, che aveva un debito infinitamente minore. Quando il re lo viene a sapere, consegna l’ingrato servitore ai torturatori fino a quando non avrà pagato l’intero debito.

È importante osservare che qui il contesto ci parla del regno dei cieli, e non del cielo propriamente detto. Come abbiamo già visto prima in questa serie, il regno dei cieli è la sfera di coloro che, in questo mondo, professano soggezione al Re che è in cielo. Così il perdono, tecnicamente parlando, è qui mostrato nel suo carattere governativo, non eterno, e per questo motivo il re della parabola è potuto tornare indietro e cancellare il perdono dato al suo servitore ingrato.

Quando si tratta di perdono eterno, però, chi crede in Gesù come il suo Salvatore è eternamente perdonato dei propri peccati, e questo perdono eterno non corre il rischio di essere cancellato, perché è stato ottenuto per grazia, e non per merito. Nonostante ciò, il credente in Gesù non ha il diritto di vivere qui come gli pare. In questo mondo lui continua soggetto al governo di Dio e al fatto che per ogni azione esiste una reazione.

Ecco perché la Parola di Dio ci dice che “quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà” (Galati 6:7). Per esempio, anche se qualcuno che ha già usato droghe e poi si converte e abbandona il suo vizio, continuerà a essere soggetto al danno recato al proprio corpo. Allo stesso modo, anche il cristiano che non perdona il prossimo, finirà per soffrire nella sua vita qui. Quando nasci di nuovo attraverso la fede in Gesù, diventi un figlio di Dio e così sei da lui trattato, come un figlio. Noi discipliniamo i nostri figli ribelli e Dio fa lo stesso con i suoi figli.

Come fai a sapere se sei un figlio di Dio? Credendo in Gesù, supplicandogli di perdonarti, come ha fatto quel servitore. Se davvero credi in Gesù come il tuo Salvatore, la tua vita ne sarà testimone. La tua bocca parlerà di quanto Dio ha fatto per te e tratterai gli altri con la misericordia con cui sei stato trattato. Saprai perdonare come tu stesso sei stato perdonato. Qui hai conosciuto un servitore che doveva milioni. Nei prossimi 3 minuti incontrerai un giovane milionario.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#071 - Settanta volte sempre - Matteo 18:21-22

L’apostolo Pietro ha un dubbio: “Signore, quante volte, peccando mio fratello contro di me, gli perdonerò io? Fino a sette volte?” (Matteo 18:21). Per comprendere meglio la domanda di Pietro, prima bisogna conoscere il significato dei numeri nella Bibbia.

Il numero uno, evidentemente, significa unità. Il due è il numero di testimoni necessari. Il tre è una testimonianza perfetta, ossia qualcosa di sufficiente in se stesso. Dio è uno, ma è anche costituito da tre Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. Sì, lo so, non si riesce a capire. È Dio!

Il quattro ci parla di simmetria, dei quattro angoli della terra. Il cinque è la responsabilità, è l’azione compiuta dalle cinque dita della mano. Il sei è il numero che non arriva al sette, è incompleto. Il sette, quindi, è qualcosa di completo; appare a profusione nel libro dell’Apocalisse, che completa tutta la rivelazione di Dio.

Per questo Pietro gli chiede se sette volte - un numero completo - siano sufficienti per perdonare qualcuno. Gesù gli risponde che deve perdonare settanta volte sette, che equivale a perdonare settanta volte “sempre”.

Anche questo, però, non è una legge, perché nulla lo è per il cristiano. Nell’Antico Testamento Dio aveva dato i dieci comandamenti e centinaia di precetti che servivano solo a dimostrare che siamo incapaci di soddisfare le aspettative di santità da lui richieste. Allora Dio ci ha rivelato la sua grazia, perdonandoci incondizionatamente.

Ok, mi dirai che sarebbe ingiusto perdonare qualcuno senza una riparazione, senza che paghi per ciò che ha fatto. Ed è corretto, perché è stato proprio quello che Gesù è venuto a pagare, per i peccati del peccatore, affinché il perdono potesse ora essere gratuito. Essendo stato salvato per grazia, che è un favore immeritato, il cristiano può perdonare non per obbligo o per ricevere qualcosa in cambio, ma perché Dio ha fatto lo stesso per lui.

Sei riuscito a capire che il cristiano non vive di leggi o di regole, ma per riflesso? Deve riflettere ciò che vede in Cristo. Quando perdono, lo faccio perché sono stato perdonato. Quando do qualcosa a qualcuno, lo faccio perché Gesù ha rinunciato a tutto per me. Quando amo, lo faccio perché sono stato assurdamente amato.

Non c’è niente che io possa fare affinché Dio mi ami di più, e niente potrebbe farlo amarmi di meno. Perché, quando mi ha incontrato, mi ha amato e mi ha salvato, io ero un peccatore perduto, un suo nemico, una completa rovina. Non sarai perdonato perché amerai Dio tantissimo; sarai perdonato perché tu sei stato amato tantissimo. Il tuo debito è impossibile di essere ripagato con i tuoi mezzi, perché è uguale al debito del servitore nella storia dei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#070 - La pecora smarrita - Matteo 18:11-14

Nella Bibbia anche pochi versetti possono rivelarci grandi storie. È quello che succede con l’esempio della pecora smarrita. Gesù inizia dicendoci che “il Figliuol dell’uomo è venuto a salvare ciò che era perito” (Matteo 18:11). C’è davvero molto in questa frase.

Se, da un lato, il titolo “Figliuol di Dio” ci mostra la sua natura divina, dall’altro il titolo “Figliuol dell’uomo” ci rivela che lui possiede la natura umana, ma senza peccato. Solo qualcuno che fosse veramente umano potrebbe capirci, potrebbe passare quello che noi passiamo, e potrebbe morire al nostro posto.

Siccome tutti noi siamo peccatori, Dio non ha trovato nemmeno un essere umano che potesse fare la parte dell’agnello sacrificale senza difetto, il quale doveva morire al posto del peccatore, così come succedeva, in figura, nei sacrifici dell’Antico Testamento. Ecco, allora, dove entra Gesù, nato per virtù dello Spirito Santo da una donna vergine, quindi umano e divino, ma senza la natura peccaminosa che noi abbiamo ereditato.

Lui non aveva nessun peccato, non ha mai peccato e non avrebbe neanche potuto peccare mai perché gli mancava, per l’appunto, questo principio attivo che è il peccato che abita in noi. Eppure, sulla croce, è stato fatto peccato al nostro posto e ha anche ricevuto su di sé i peccati di quelli che credono in lui, essendo castigato come un sostituto.

Te ne sei accorto che io prima ho parlato del “peccato”, al singolare, e poi dei “peccati”, al plurale? Questo è un argomento che l’apostolo Paolo ci spiega bene nella sua Epistola ai Romani. Sarebbe pressappoco così: un albero di limone produce limoni perché ha la natura di un albero di limone. È impossibile che produca naturalmente altri frutti. Anche quando sarà ancora piccolo, basterà annusare una delle sue foglie per sapere che è un albero di limone.

Siamo così, nati con il “peccato”, al singolare, in noi. Ed è chiamato anche, nella Bibbia, come la vecchia natura, o il vecchio uomo, o la carne. Un neonato è un peccatore, non perché abbia già commesso qualche peccato, ma perché ha in se stesso questo principio attivo. Sarà solo una questione di tempo finché lui cominci a produrre i suoi “limoni”, i “peccati”, al plurale. Quando nasci di nuovo, ricevi una nuova natura da Dio, perfetta, e quando credi in Gesù i tuoi peccati sono tutti perdonati.

Affinché questo succeda, però, dovrai riconoscerti nella pecora smarrita. Il pastore ha cento pecore, ma se soltanto una di queste si smarrisce, lui è disposto a fare tutto ciò che sarà necessario per andare a cercarla. Ricordati che il pastore è il proprietario delle pecore e si prende cura di loro. E, in questo caso, ricordati che il Pastore è già stato una pecora. Il profeta Isaia ci dice che Gesù è stato portato come una pecora muta allo scannatoio (Isaia: 53:7; Atti 8:32). Per te è giunto il momento di lasciarti trovare da Gesù, il buon Pastore. Ci vediamo nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#069 - I grandi piccoli - Matteo 18:1-10

In questo capitolo 18 di Matteo impari come devono comportarsi coloro che appartengono al regno dei cieli. Il regno dei cieli non è il cielo, ma la sfera di quelli che professano soggezione al governo che emana dal cielo, di quelli che fanno parte di un regno il cui Re è assente in questo momento, nei cieli.

I discepoli vogliono sapere chi è il maggiore nel regno dei cieli, e Gesù mostra loro un bambino. Nessuno può davvero entrare nel regno dei cieli - e lui qui sta parlando dei veri convertiti - se non diventerà come un bambino. Nella matematica di Dio abbiamo già visto che il meno vale di più, quando 5 pani hanno alimentato 5 mila persone, e quando 7 pani hanno alimentato 4 mila persone. Adesso, nelle “misure” di Dio, il minore è il maggiore.

Come, però, si può diventare un bambino? Riconoscendosi piccolino, deboluccio, incapace, bisognoso e dipendente all’estremo da qualcuno più grande di te. Gesù non è venuto a salvare i capaci, ma gli incapaci; non è venuto a salvare i giusti, ma i peccatori; non è venuto a salvare i farisei religiosi, ma i pubblicani corrotti; non è venuto a salvare i campioni, ma gli storpi; non è venuto a salvare pregevoli fanciulle ma prostitute.

Sì, certo, Dio ama la bontà, l’integrità e la purezza, ma non sono queste qualità che ci salvano. All’interno siamo tutti uguali - peccatori - e l’unica soluzione per questo è il sangue di Gesù. Dimentica tutto ciò che hai imparato su come andare in cielo in base alle tue conquiste. Le cose di Dio non seguono la logica umana.

Insomma, quale logica c’è in questo Salvatore inchiodato su una croce? Come potrebbe qualcuno, incapace di muovere mani e piedi, salvarti? Eppure, è così che ha fatto Dio. Prima di essere il Leone, Gesù doveva essere l’Agnello, e un Agnello sacrificato.

Se credi veramente in Gesù come essendo il tuo Salvatore, vedrai te stesso su quella croce, perché è proprio lì che ti meritavi di essere, ricevendo il giudizio di Dio, il castigo che era indirizzato a te. Tuttavia, Dio ti ha tanto amato che ha preferito condannare il suo unigenito Figlio, un innocente, Gesù.

Gesù, ai discepoli, parla di alcune cose che ci fanno inciampare: le nostre mani, i nostri piedi e i nostri occhi. Pensiamo subito alle cose brutte che possiamo fare con quello che abbiamo, e veramente è così. Che ne dici, però, di avere a mente anche il fatto che sono queste stesse cose che ci danno la falsa sensazione di poter agire, di poter camminare e di poter vedere, facendoci indipendenti da Dio?

Non dimentichiamoci: Gesù è venuto a salvare gli incapaci, ed è in questa condizione che vuole trovarti. Così come la pecora smarrita dei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#068 - Marionette - Matteo 17:14-23

Ora i discepoli accompagnano Gesù che scende dal monte, dove un po’ prima lui era stato trasfigurato, dando loro una scintilla di ciò che sarà la gloria futura. Tutto quello era reale, ma faceva parte del mondo invisibile, di un’altra dimensione.

Il contrasto tra l’atmosfera che i discepoli avevano appena respirato sul monte e quella che trovano quando scendono giù, è evidente. Un padre disperato si avvicina, chiedendo a Gesù di avere pietà di suo figlio. Questo mondo, immerso nelle tenebre, nel peccato e nella morte, non è una Disneyland.

Anche la vita del cristiano non è libera dalla sofferenza. Tutti hanno problemi. La differenza è che chi ha Cristo, ha una prospettiva eterna e la certezza del suo destino. E vedrà la faccia di Cristo risplendente come il sole e i suoi vestiti candidi come la luce. L’incredulo, no; per lui il futuro è un luogo oscuro e incerto.

Il figlio malato di quell’uomo che cerca Gesù è controllato dal demonio che spesso, infatti, lo lancia nell’acqua e spesso nel fuoco, i due estremi. Il ragazzo viene portato da Gesù ed è subito guarito.

Se non sei ancora andato a Gesù, continuerai a essere gettato da una parte all’altra come succedeva a quel giovane. Ascolta ciò che l’apostolo Paolo ha detto ai cristiani di Efeso mentre gli spiegava che cosa veramente controllava la loro vita prima della loro conversione:

“Voi ch’eravate morti nei vostri falli e nei vostri peccati... seguendo l’andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potestà dell’aria, di quello spirito che opera al presente negli uomini ribelli; nel numero dei quali noi tutti pure, immersi nelle nostre concupiscenze carnali, siamo vissuti altra volta ubbidendo alle voglie della carne e dei pensieri, ed eravamo per natura figliuoli d’ira, come gli altri.” (Efesini 2:1-3).

La tua vita è così? La tua bussola è l’opinione pubblica? Sono i tuoi pensieri che t’indicano la direzione da prendere? E il tuo obiettivo nella vita è di soddisfare i tuoi istinti e le tue voglie come fanno gli animali? La Parola di Dio ci dice che quelli che si trovano in questa condizione sono, in realtà, marionette del principe dei poteri dell’aria.  Chi è questo principe? Ha diversi nomi: Lucifero, Diavolo, Satana...

Lui si diverte a lanciare le persone da una parte all’altra, come faceva con quel giovane. Quando meno te lo aspetti, scopri che non sei arrivato da nessuna parte nel breve spazio di tempo della tua vita. A proposito, quanto tempo pensi che ti resterà da vivere ancora?

Posso dirti una cosa? Se vivi proprio così, sei in pessima compagnia. Chiedi ora a Gesù la stessa cosa che quel padre afflitto gli ha chiesto: “Signore, abbi pietà”. Credi ora in Gesù senza riserve, come un bambino, nei prossimi 3 minuti.
Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#067 - La trasfigurazione - Matteo 17:1-13

La Bibbia, nei testi originali, non era divisa in capitoli e in versetti. Questo è stato fatto dopo, rispettivamente negli anni 1227 e 1551. Quindi, l’ultimo versetto del capitolo 16 del Vangelo di Matteo fa parte della narrazione del capitolo 17.

In quel versetto Gesù assicura i discepoli che alcuni di loro avrebbero provato la morte solo dopo averlo visto nel suo regno. Pietro, Giacomo e Giovanni saranno questi privilegiati: sono condotti sopra un alto monte, e Gesù è trasfigurato davanti a loro. La parola, nell’originale, è metamorfosi.

Lì Pietro, Giacomo e Giovanni vedono come Gesù sarà visto quando verrà in gloria, con la sua faccia risplendente come il sole e i suoi vestiti candidi come la luce. Mosè ed Elia appaiono dinanzi a lui, e i tre conversano sulla morte di Gesù che stava per accadere.

La presenza di Mosè ed Elia prova che coloro che lasciano questo mondo non stanno dormendo, ma continuano ancora vivi e coscienti, oltre a preservare la loro identità individuale. Mosè era morto molti secoli prima, ed Elia era stato rapito in cielo dall’Eterno, senza sperimentare la morte.

Nell’Antico Testamento Mosè è stato impedito di entrare nella terra promessa a causa di una sua disobbedienza a Dio. Gli è stato solo permesso di guardare da lontano la terra dove tanto desiderava entrare. Ora qui lui appare proprio in questa stessa terra promessa in cui prima non era potuto entrare. Dio ha il suo tempo per ogni cosa, anche perché la sua “agenda” non si limita ai pochi anni della nostra vita qua. L’incredulo vive nella disperazione di dover realizzare i suoi piani nel breve spazio di una vita. Il credente in Gesù non ha bisogno di avere tutta questa fretta. La sua prospettiva di vita è eterna.

Immediatamente Pietro si offre di fare tre tende, una per Gesù, un’altra per Mosè e un’altra ancora per Elia, mettendoli, tutti e tre, allo stesso livello. Ma subito una nuvola luminosa li copre e ne esce una voce che dice loro: “Questo è il mio diletto Figliuolo, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo.” (Matteo 17:5).

I discepoli, dopo aver udito tutto ciò, cadono con la faccia a terra e, quando alzano gli occhi, vedono solo Gesù. Mosè ed Elia erano servi di Dio; Gesù è l’unigenito Figlio di Dio, l’unico uomo generato da Dio. Gesù è allo stesso tempo Dio e Uomo, l’espressa immagine della divinità, l’unico senza né principio, né fine. Sarai tu forse uno di quelli che cerca di mettere Gesù sullo stesso piano dei grandi uomini e filosofi della storia dell’umanità?

Per quanto sia stata gratificante l’esperienza dei discepoli davanti a Gesù trasfigurato, ora devono scendere dal monte e affrontare la vita così com’è, con tristezze, con problemi e malattie. Ed è proprio questo che succede nei prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#066 - L’avversario - Matteo 16:21-28

Arriva l’ora della grande rivelazione, il tema principale di tutta la Bibbia. Fin dalla caduta di Adamo, Dio aveva promesso che dalla discendenza della donna sarebbe venuto uno che sarebbe stato ferito dal serpente, ma l’avrebbe vinto. Gesù rivela ai discepoli che dovrà andare a Gerusalemme per soffrire nelle mani del clero, per morire e risorgere il terzo giorno.

Quest’apparente sconfitta culminerebbe con la vittoria della risurrezione, ma sembra che Pietro ancora non lo capisca. Anche se con la migliore delle intenzioni, lui rimprovera Gesù dicendogli che questo assolutamente non gli succederà mai. La sgridata che Gesù gli rivolge è grande quanto la stupidaggine che Pietro aveva appena detto, perciò gli risponde: “Vattene via da me, Satana; tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini.” (Matteo 16:23).

Il Figlio di Dio era venuto per morire e per risuscitare affinché riscattasse l’uomo dal peccato e dalla morte. Qualsiasi persona, filosofia o religione che cerca di negare la morte e la risurrezione di Gesù sta facendo l’opera del diavolo. Lasciatemelo ripetere: chiunque tenti di negare la morte e la risurrezione di Cristo sta facendo l’opera dell’avversario, che è Satana.

Se la tua nozione di cristianesimo si riduce a un insieme di precetti morali, il tuo cristianesimo non è di Dio. Non c’è salvezza senza il sacrificio e la risurrezione dell’Agnello di Dio. Coloro che considerano la morte di Gesù soltanto un esempio di abnegazione, stanno facendo un favore all’avversario.

Satana non vuole che le persone credano che Gesù sia morto per salvarle e che il suo sangue sia in grado di cancellare definitivamente i loro peccati. Il diavolo vuole farci credere che la risurrezione non sia nient’altro che un simbolismo, oppure che il Gesù risuscitato, che i discepoli hanno visto, non fosse nient’altro che una materializzazione del suo spirito.

Niente affatto: Gesù è davvero morto, ha davvero preso la colpa per i peccati di coloro che credono in lui, ha davvero pagato per questo ed è risuscitato il terzo giorno. Il suo corpo fisico è rivissuto ed è salito in cielo, proprio come succederà a quelli che credono in lui, rivivranno.

Oggi in cielo c’è un Uomo perfetto, con un corpo, Gesù risorto. A breve il cielo sarà popolato da esseri umani, non solo in spirito ma con corpi risorti. E tu sarai uno di loro se ora crederai nel Salvatore.

Chi vorrà, in questo mondo, salvare la sua “vituccia”, la perderà. Chiunque, però, sarà disposto a perderla a causa di Gesù, troverà la vera vita, la vita eterna. Nei prossimi 3 minuti Pietro, Giacomo e Giovanni saranno in procinto di vedere una piccola scintilla di quello che sarà questa vita eterna.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#065 - La chiesa - Matteo 16:13-20

Nel capitolo 16 del Vangelo di Matteo, per la prima volta la Bibbia ci parla della chiesa. La chiesa, nella Bibbia, non è mai un’organizzazione religiosa o un edificio di mattoni. La parola significa semplicemente riunione o assemblea, quindi un gruppo di persone, e non un ente legale.

La chiesa è anche un organismo vivo, il corpo di Cristo, in cui i membri hanno bisogno l’uno dell’altro, e mai nessuno di loro può essere amputato. Colui che è il capo del corpo non permetterebbe che ciò accadesse. La chiesa appare pure come la sposa, la moglie di Cristo, un’unione indissolubile.

Nella Bibbia non c’è la “Chiesa A” o la “Chiesa B”, e nessuno dice “io sono A” o “io sono B”. Rispondimi subito: qual era la chiesa dell’apostolo Paolo? Vedi? Esiste solo una chiesa vera, quella che Cristo ha comprato con il suo proprio sangue.

Pensa all’esercito italiano. Ce n’è solo uno, anche se avrà i suoi rappresentanti in diverse città. Nella Bibbia trovi la chiesa a Efeso, la chiesa a Corinto, ecc. È la stessa chiesa in diverse città, come succede con l’esercito italiano. Cambiano le città ma non è mai un altro esercito, indipendente o con un altro nome. Così dovrebbe essere anche la testimonianza della chiesa.

C’è stata una data in cui l’esercito italiano è iniziato, e lo stesso è accaduto all’unica vera chiesa. È stata fondata intorno all’anno 30, e ne fanno parte tutti coloro che credono veramente in Gesù. Qualsiasi chiesa fondata in un’altra data o che non includa tutti quelli salvati da Cristo, non è la chiesa della Bibbia, anche se si possono incontrare molti cristiani genuini nelle loro file. Nessuno può farsi membro della chiesa; è Gesù quello che aggiunge ogni membro al suo corpo.

Non confondere chiesa con cristianità. La cristianità è l’insieme di tutti coloro che si definiscono cristiani, siano veri o meno. La chiesa è il sottoinsieme che include soltanto quelli che sono genuini. Per ora è difficile sapere chi è chi, poiché le zizzanie si mescolano al grano.

La chiesa non ha un nome. Cercare di dare diversi nomi a diversi gruppi di cristiani significa rovinare l’unità che Gesù ha pianificato. Provare a riunire tutte queste diverse organizzazioni come in una coperta patchwork, sarebbe come unire ciò che Dio non ci detto di dividere.

In cielo non ci sono organizzazioni religiose, e i salvati non sono identificati da nomi diversi tra di loro. Hai mai sentito la frase “sia fatta la tua volontà anche in terra com’è fatta nel cielo”? (Matteo 6:10). Già, questa confusione di “chiese” che vedi in giro non ha origini nella Bibbia. Il nemico non risparmia sforzi per rovinare i piani di Dio, e nei prossimi 3 minuti incontrerai Satana infiltrandosi nelle idee di nientemeno che lo stesso apostolo Pietro.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#064 - La rivelazione - Matteo 16:13-20

Il capitolo 16 del Vangelo di Matteo è uno spartiacque nel ministero di Gesù. Ora manca solo l’atto finale per completare il totale rigetto da parte dei giudei verso di lui: che il Messia sia condannato a morte dal suo stesso popolo. Il capitolo 53 del libro del profeta Isaia stava per adempiersi, così Gesù inizia a preparare i suoi discepoli alla scena della croce.

Gesù chiede loro: “Chi dice la gente ch’io sia?” (Marco 8:27). Giovanni Battista, Elia, Geremia o qualche altro profeta risorto, gli rispondono. Poi, vuole sapere l’opinione dei suoi stessi discepoli. Ed è Simone che gli risponde: “Tu sei il Cristo, il Figliuol dell’Iddio vivente” (Matteo 16:16).

Simone non parla da se stesso, ma riceve una rivelazione dal Padre. Gesù è il Messia e Dio Figlio. Nessun uomo può arrivare a questa conclusione, o capirlo, se non tramite una rivelazione divina. Gesù aveva detto, un po’ prima, che “niuno conosce appieno il Figliuolo, se non il Padre” (Matteo 11:27).

Le rivelazioni non si fermano qui. Rivolgendosi a Simone, Gesù gli dice: “Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte dell’inferno non la potranno vincere. Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; e tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto nei cieli.” (Matteo 16:18-19).

C’è molta confusione su questo passaggio perché alcune traduzioni usano la stessa parola per “pietra”, per “sasso” e per “roccia”. In Matteo 16:18, quando Gesù ha detto “su questa pietra”, credo che si riferisse a se stesso, anche conforme all’affermazione di Pietro fatta poco prima nel versetto 16. Così, la cosa migliore che possiamo fare è chiederlo a Pietro, per sapere chi sia davvero questa “pietra”: “Ehi, Pietro, chi pensi che sia la pietra?”

Pietro ci risponde nel capitolo 4 di Atti degli Apostoli: “Egli (Gesù) è la pietra” (Atti 4:11). Poi, nel capitolo 2 della sua prima epistola, Pietro lo chiamerà “pietra vivente”, “pietra riprovata”, “pietra eletta”, “pietra preziosa”, “pietra angolare”, “pietra d’inciampo” e “sasso d’intoppo” (I Pietro 2:4-8). Beh, non vorresti mica discutere con Pietro, vero?

Un’altra rivelazione qui è che Gesù avrebbe edificato la sua chiesa, la sua propria chiesa, il che ci porta a due importanti conclusioni. La prima è che, essendo il verbo al futuro “edificherò” (Matteo 16:18), la chiesa ancora non esisteva, neanche in quel momento. Era qualcosa per il futuro, portandoci al secondo capitolo di Atti, che ti consiglio di leggere.

E c’è di più: Gesù dice “la mia chiesa” (Matteo 16:18), conducendoci alla seconda conclusione. È sua, di nessun altro. Quando senti qualche prete, qualche pastore o qualche leader religioso usare l’espressione “la mia chiesa”, per parlare dell’organizzazione che ha fondato o del luogo in cui si riunisce, quella è la chiesa della persona, e non quella di Gesù. Se vuoi davvero sapere qual è la chiesa di Gesù, non perderti i prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#063 - Farisei e sadducei - Matteo 16:5-12

Gesù arriva dall’altra parte del mar di Galilea, e i suoi discepoli sono preoccupati perché si erano dimenticati di prendere del pane. Gesù li avverte di fare attenzione al lievito dei farisei e dei sadducei, e loro pensano che lui stia parlando del pane.

Allora li rimprovera per la loro mancanza di fede, ricordando loro le due volte in cui aveva moltiplicato il pane. Avevano già visto che con cinque pani erano stati sfamati cinquemila uomini, e che con sette pani erano stati sfamati quattromila uomini, a parte le donne e i bambini. Così, nell’aritmetica di Dio, notiamo che il meno vale di più. Qui però l’argomento non è il lievito del pane, ma l’insegnamento dei farisei e dei sadducei.

I farisei erano estremamente religiosi e legalisti. Nel capitolo 12 del Vangelo di Luca troviamo che il lievito dei farisei è l’ipocrisia. Le persone che colano moscerini, di solito inghiottono cammelli, e vogliono sembrare di essere a digiuno. I farisei erano sepolcri imbiancati, belli fuori ma marci dentro.

I sadducei, a loro volta, erano razionali. Negavano l’esistenza degli angeli e degli spiriti, l’immortalità dell’anima, la risurrezione del corpo e il castigo eterno. Erano gli scettici di quell’epoca, e oggigiorno sarebbero sicuramente i benvenuti nelle università e persino in alcuni corsi di teologia. Tuttavia entrambi erano religiosi e predicavano l’obbedienza ai comandamenti di Dio. Allora, qual è il problema?

Nei vangeli sempre troverai esempi di due persone, o di due cose, o di due situazioni antagoniste rappresentando i salvati e i perduti. Negli esempi e nelle parabole di Gesù, dal punto di vista morale, non è il buono che va in cielo, e non è il cattivo che va all’inferno. È il contrario.

Così, incontriamo, per esempio, il fariseo e il pubblicano: il primo religioso e il secondo corrotto, eppure sarà il secondo a essere giustificato; poi c’è il figlio prodigo e ribelle che è giustificato, mentre suo fratello, che non ha mai lasciato casa sua, che invece non lo è. E abbiamo appena visto l’incredulità dei giudei religiosi, eredi delle promesse di Dio, e la fede della donna cananea, la quale ha accettato di essere paragonata ai cani ed è stata benedetta da Gesù.

Hai già capito qual è il criterio? Gesù è venuto a salvare i peccatori, e non le persone buone. I farisei e i sadducei credevano che potremmo meritarci qualcosa da Dio se agissimo correttamente. Nell’epistola ai Romani, l’apostolo Paolo afferma che Dio giustifica l’empio, non il buono. Quando provi a fare qualcosa per meritarti la salvezza, stai trasformando Dio in un tuo debitore, come se tu dicessi: “Ok, ho fatto la mia parte, ora il Signore faccia la sua”. Se tu conoscessi veramente cosa siamo noi agli occhi di Dio, e chi sia Gesù, non oseresti pensare così. Ma lo scopriremo nei prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#062 - Il segno di Giona - Matteo 16:1-4

Gli increduli farisei e sadducei chiedono a Gesù un segno dal cielo. C’erano fra i giudei queste due sette, dei farisei e dei sadducei, che non concordavano tra di loro ma che si sono unite contro Gesù. Un segno dal cielo? Se hai già letto i vangeli o se hai seguito questa serie fino a qui, sarai d’accordo sul fatto che, a questo punto, ci mancava solo che il cielo cadesse sulle loro teste.

Coloro che sapevano interpretare l’aspetto del cielo per fare le previsioni del tempo, erano incapaci di interpretare i segni dei tempi per identificare colui che era venuto dal cielo.

Tutti i segni di cui avevano bisogno erano davanti a loro, e potevano essere verificati nei libri dei profeti che avevano predetto la venuta di Cristo. Loro assistevano a un replay al contrario. Tutti noi vorremmo viaggiare nel passato per incontrare qualche personaggio dei libri di storia. Ora succedeva l’opposto. Per secoli gli ebrei avevano letto sul Messia nei libri dei profeti e adesso si rifiutavano di credere in lui che era proprio lì, di fronte a loro.

Segni e miracoli non sono sufficienti per cambiare un cuore indurito. Quando non vuoi crederci, non c’è nessun argomento che ti faccia cambiare idea. Perciò non è una questione di evidenze, è una questione di volontà.

C’era ancora un’altra profezia dell’Antico Testamento che stava per essere compiuta, e quegli stessi religiosi avrebbero avuto una parte attiva in essa quando il loro Messia sarebbe stato consegnato a morte. Era ciò che Gesù chiamava il “segno di Giona”, il quale era stato ingoiato da un gran pesce e poi ne era uscito vivo dalle sue viscere. Gesù sarebbe stato inghiottito dalla morte e risusciterebbe il terzo giorno.

Non tutti, però, erano come quei religiosi. Se da un lato trovi l’incredulità e l’opposizione dei giudei religiosi, dall’altro trovi delle persone che aspettavano il Messia e che hanno visto in Gesù la concretizzazione delle loro aspettative.

Alcuni l’hanno intravisto non appena hanno avuto il bambino Gesù tra le braccia. Altri sono andati a confrontare la sua vita e i suoi miracoli con tutto quello che era stato scritto dai profeti dell’Antico Testamento ed hanno creduto in lui. Ed è probabile che qualcuno, più tardi, vedendo quell’uomo insanguinato e inchiodato su una croce come un animale sacrificato, si sia ricordato di quello che aveva detto Giovanni Battista, il precursore del Messia: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!” (Giovanni 1:29).

Ciò che era il compimento degli oracoli di Dio per le persone di allora, oggi per te è storia. Ma il crederci continua a essere una questione di volontà. Tu credi a tante brutte notizie che vedi sui giornali e in tv e non crederai alle buone notizie le quali ti mostrano che Cristo è morto ed è risorto per salvarti? L’essere incredulo non significa non avere una religione. Ci sono molte religioni che conducono le persone all’incredulità perché alimentano i loro fedeli con il lievito. Ed è quello che vedrai nei prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#061 - Briciole - Matteo 15:21:28

Dopo il suo incontro con i farisei, i quali erano dei veri giudei e avevano diritto alle promesse di Dio fatte nell’Antico Testamento, Gesù lascia la terra di Israele e si ritira nelle parti di Tiro e di Sidone. Allora una donna cananea viene fuori e si mette a gridare: “Abbi pietà di me, Signore, figliuol di Davide” (Matteo 15:22). E lei gli chiede di guarire sua figlia.

Figlio di Davide era il titolo che indicava la connessione di Gesù con Israele. Una cananea non poteva chiamarlo così, comportandosi come un’israelita. Uno straniero non può rivendicare diritti che sono esclusivi per i cittadini.

I discepoli vogliono liberarsene, ma Gesù ha altri piani. Prima le spiega che era stato mandato alle pecore perdute d’Israele, e non ai gentili che non facevano parte dell’alleanza di Dio con gli ebrei. Però, anche così, la donna supplica e, lasciando da parte il titolo di “figliuol di Davide”, gli chiede semplicemente: “Signore, aiutami!” (Matteo 15:25).

Gesù vuol vedere fino a che punto lei era disposta ad arrivare pur di salvare sua figlia. Perché pensi che lui sia uscito dalla sua terra se non fosse stato per aiutare uno straniero? Gesù le dice che non è bene prendere il pane dei figlioli e gettarli ai cagnolini. I giudei consideravano i non giudei come essendo cani impuri.

Dio mette alla prova la nostra fede per vedere quanta fiducia in noi stessi ci è ancora rimasta. La donna accetta di essere messa allo stesso livello dei cani, ma afferma che anche i cagnolini mangiano le briciole che cadono dal tavolo dei loro padroni. Ecco, ora Gesù è soddisfatto e le dice: “O donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi.” (Matteo 15:28). Immediatamente sua figlia è guarita.

Non c’è salvezza senza umiliazione. Tu non sarai salvato finché penserai di meritartelo o di avere qualche diritto. Non ce l’hai. Dio vuole salvare perché vuole salvare, non perché tu lo esiga o perché tu faccia qualcosa per meritartelo. Ed è per questa ragione che si chiama grazia, la quale è un favore immeritato. L’ostacolo alla salvezza non è il tuo peccato, ma la tua giustizia.

Se ora la salvezza è un dono, lo è solo perché Cristo è morto sulla croce per pagare i tuoi peccati ed è risuscitato. Finché penserai di essere più di un semplice bastardino, non saprai che cos’è la grazia. Sì, lo so, questo è pessimo per l’ego, ma è anche dall’ego che Gesù vuole liberarti.

Poi, Gesù ritorna nella terra di Israele e incontra di nuovo i religiosi che si considerano giusti e si fidano di se stessi, nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#060 - La tradizione - Matteo 15:1:20

Un noto detto popolare ci dice che dopo la tempesta arriva la calma. Non qui, però. Dopo la tempesta, nel capitolo 14 del Vangelo di Matteo, arriva un altro tsunami di ipocrisie da parte dei farisei religiosi del capitolo 15. Gesù ora ci parla di due ingannatori: la tradizione e il cuore.

L’Antico Testamento insegnava che gli ebrei dovevano praticare riti di purificazione se, ad esempio, fossero stati contaminati dal contatto con un qualsiasi corpo morto o con qualche alimento impuro. Nessuno poteva adorare Dio senza purificarsi. Loro, però, finirono per creare estensioni a questi rituali, aggiungendoci una serie di riti che Dio non aveva mai ordinato.

Il rituale del lavarsi le mani prima di mangiare era uno di quelli che sono stati aggiunti, diventando poi una tradizione e prendendo lo status di Parola di Dio. Oggigiorno ci sono cristiani che seguono le tradizioni dei cristiani del passato e danno loro più importanza che alla Parola di Dio. Vale anche per loro lo stesso rimprovero che Gesù fa qui ai giudei.

Per quanto igienica fosse la tradizione, giacché i giudei non usavano le posate per mangiare, era sbagliato trasformarla in comandamento di Dio. Gesù gli risponde che chiunque segue le tradizioni degli uomini annulla la vera Parola di Dio. E aggiunge: “Ipocriti, ben profetò Isaia di voi quando disse: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il cuor loro è lontano da me.” (Matteo 15:7-8).

Gesù spiega ai farisei che non è quel che entra nella bocca che contamina l’uomo ma quel che ne esce, cioè quello che viene dal cuore, il quale è l’origine dei cattivi pensieri, delle immoralità, delle calunnie... Sono queste cose che rendono l’uomo spiritualmente impuro, e non il fatto di mangiare senza il rituale del lavarsi le mani.

Se la religione che segui si basa sulla tradizione, è probabile che tu sia stato ingannato, com’è successo a me. Quando ho cominciato a controllare sulla Bibbia tutto quello che le religioni professavano, ho scoperto che la religione in cui ero cresciuto aveva trasformato i dieci comandamenti in soltanto nove. Aveva soppresso il secondo comandamento, il quale ci proibisce di fare e di venerare immagini dipinte o scolpite, e aveva diviso l’ultimo comandamento in due, per avere in ogni modo il conto esatto. Era questa la versione che appariva sotto il titolo “I Dieci Comandamenti” nel catechismo che leggevo da bambino.

E c’è un’altra cosa: non devi mai seguire il tuo cuore. La Bibbia ci dice che il cuore è la cosa più ingannevole e corrotta che esista. Sì, lo so che c’è una canzone che s’intitola “Follow your heart”, ossia “Segui il tuo cuore”, e che ci sono tanti scrittori di autoaiuto che ti dicono di credere in te stesso. La tradizione e il cuore sono come i farisei: guide cieche. Vuoi davvero seguire queste cose? Il mio consiglio è: segui l’esempio della donna dei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#059 - La tempesta - Matteo 14:22:33

Nell’ultima parte del capitolo 14 del Vangelo di Matteo Gesù costringe i suoi discepoli a montare in una barca affinché vadano verso l’altra riva del mare di Galilea. E quando arriva la sera, una tempesta si abbatte sulla barca; nel frattempo Gesù, da solo, è su un monte per pregare.

I discepoli lottano contro le onde senza sapere che Gesù è vigile e preoccupato per loro. Perciò li vuole raggiungere, camminando sul mare mosso. Chi aveva già alimentato una folla, non avrebbe neanche bisogno di scendere dal monte per placare questa tempesta. Gesù, però, voleva così assicurarli che lui era a conoscenza della situazione che stavano attraversando, e che teneva il vento sotto controllo e le onde sotto i suoi piedi.

I discepoli lo vedono e gridano. Pensano che sia un fantasma. A questo punto sono più terrorizzati da lui che dalla tempesta, ed è questa la stessa paura di molti: incontrarsi con Gesù. Le persone temono perché si sentono in colpa; ma non è proprio lui, per l’appunto, quello che è venuto qua per assumere le nostre colpe e per pulire il nostro nome presso Dio? Ciò di cui dovresti davvero aver paura, è l’essere lontano da Gesù.

Quando riconosci di essere un peccatore colpevole, che ti meriti la condanna e che non sei in grado di pagare il tuo debito con Dio, stai già cominciando a scendere dalla barca della fiducia in te stesso. Il prossimo passo è credere che ci sia salvezza solo in Gesù; che la sua morte è il compimento della sentenza che tu avresti dovuto ricevere, ma che lui invece l’ha ricevuta al tuo posto.

Credendo in Gesù, i tuoi peccati sono perdonati, la tua colpa è eliminata e il tuo credito recuperato agli occhi di Dio. Dio versa sul tuo conto ciò che vede in Cristo. Tu sei giustificato.

Pietro è audace e dice a Gesù: “Signore, se sei tu, comandami di venir a te sulle acque.” (Matteo 14:28). E Gesù gli risponde: “Vieni!”. Se Gesù ti dice di andare da lui, è perché disporrà quanto sia necessario affinché ciò avvenga. Così com’era impossibile che Pietro potesse camminare sulle acque senza Gesù, così ti sarà impossibile andare da lui se non per mezzo del potere che lui stesso emana.

È impossibile essere cristiani senza Cristo. È impossibile andare a Dio se non attraverso Gesù. Sì, le onde delle circostanze attorno a te possono farti smettere di guardare Gesù, ma sarai sempre a portata di mano se, come ha fatto Pietro, griderai: “Signore, salvami!” (Matteo 14:30). E Pietro continua ancora su quel mare mosso, ma ora la sua mano è al sicuro nella mano di Gesù.

Quando tornano alla barca, la tempesta scompare. E i discepoli adorano Gesù. Hai mai pensato di adorare Gesù, come essendo Dio? È quello che lui è.

La tempesta da affrontare nei prossimi 3 minuti è quella della tradizione religiosa.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#058 - La moltiplicazione del pane - Matteo 14:12:21

Nel capitolo 14 del Vangelo di Matteo i discepoli di Giovanni Battista sono rattristati dalla sua morte e lo vanno a raccontare a Gesù. Questa è la cosa migliore che possiamo fare quando siamo tristi. C’è chi dice che Dio non esista o che non si preoccupi di noi, altrimenti non ci sarebbe tanta sofferenza. Gesù è Dio, e se Dio non se ne importasse, non sarebbe venuto qua per imparare che cos’è il soffrire.

Gesù si reca in un luogo deserto e la folla lo segue. I discepoli si rendono conto che ormai è tardi, e che lì non c’è modo di sfamare così tante persone. Allora suggeriscono a Gesù di mandarle via subito; lui, invece, ordina alla gente di restare, perché sarebbe stata alimentata dai discepoli. Tutto quello che i discepoli hanno ora, per sfamare la folla, sono cinque pani, due pesci e... Gesù!

Loro possono contare su chi ha nutrito per 40 anni gli israeliti nel deserto guidati da Mosè. C’erano allora 600 mila uomini, a parte le donne e i bambini. Ora ci sono soltanto 5 mila uomini, e in tutto circa 10 o 15 mila persone contandosi anche le donne e i bambini.

Dopo aver reso grazie, Gesù comincia a distribuire i pani e i pesci ai discepoli che li spartiscono con le persone. Alla fine ne sovrabbondano dodici ceste piene di pezzi avanzati, e anche la certezza che a Dio sta a cuore ogni nostra necessità. Sempre.

Nell’epistola ai Romani c’è una domanda senza risposta: “Colui che non ha risparmiato il suo proprio Figliuolo, ma l’ha dato per tutti noi, come non ci donerà egli anche tutte le cose con lui?” (Romani 8:32). Sicuramente lo farà, ma a modo suo.

In questo episodio Gesù soddisfa una loro necessità momentanea. E la folla non se ne va via portandosi una cesta di alimenti o dei buoni pasto per il resto del mese. Dio si prende cura di noi secondo i nostri bisogni, affinché la vita del cristiano in questo mondo sia “da fede a fede” (Romani 1:17), un passo dopo l’altro.

Anche il suo tempo è diverso dal nostro. In un altro episodio Gesù, mentre camminava, si è fermato per parlare con una donna malata ormai da dodici anni. Sì, si è fermato invece di correre per salvare una bambina dodicenne che stava per morire (Marco 5:22-36). Un medico avrebbe subito lasciato la donna per ultimo, dando priorità alla ragazzina. Per Gesù, però, il poter guarire la bambina prima o il poter risuscitarla dopo, sarebbe lo stesso.

Nell’agenda di Gesù le priorità sono eterne. E nella tua agenda eterna, è Gesù la tua priorità? In caso contrario, cancella immediatamente tutti i tuoi impegni e scrivici sopra ciò che la Bibbia ti suggerisce: “Eccolo ora il tempo accettevole; eccolo ora il giorno della salvezza!” (II Corinzi 6:2).

Sai già a chi rivolgerti nei momenti di tristezza e di necessità. Nei prossimi 3 minuti imparerai cosa dovrai fare quando arriverà la tempesta.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#057 - La coscienza - Matteo 14:1-11

Il capitolo 14 del Vangelo di Matteo inizia mostrandoci che il re Erode era inquieto dopo aver sentito parlare di Gesù. Questo Erode è il figlio dell’altro re Erode, quello che aveva voluto uccidere Gesù da bambino. Adesso, questo Erode, ordina la prigione di Giovanni Battista, perché il profeta lo accusa di vivere in adulterio con Erodiada, la moglie di suo fratello.

Inizialmente Erode non vuole uccidere Giovanni per paura che il popolo si ribelli. Durante una festa, però, lui è così affascinato dalla danza della figlia di Erodiada che promette pubblicamente di darle tutto quello che avrebbe domandato. Allora lei, spinta da sua madre, gli chiede la testa di Giovanni Battista su un piatto, ed è accontentata.

Erode pensa che Gesù sia Giovanni Battista, ora risorto, e che sia tornato per tormentarlo. La sua coscienza è turbata. Lui aveva già fatto arrestare il profeta per sbarazzarsene della coscienza che era spesso infastidita dalle accuse di adulterio fatte da Giovanni Battista. Adesso anche il rimorso di averlo ucciso, lo perseguita.

Questo, però, è il rimorso di chi è terrorizzato, e non quello che porta al pentimento. Se Erode vivesse oggi, probabilmente cercherebbe un analista per affrontare questo suo sentimento di colpa, invece di riconoscere e di confessare il suo peccato a Dio.

È stato Dio a darci la coscienza, ed essa è utile, ma ci può anche ingannare, poiché è stata corrotta dal peccato congiuntamente al nostro corpo, alla nostra intelligenza, alla nostra volontà, ecc. Non puoi fidarti di lei. È come una sveglia che aiuta a svegliarci, che però può essere spenta se vorremmo continuare a dormire. Hitler è il tipico caso di una persona che ha spento questa sua sveglia.

Nelle sue lettere, l’apostolo Paolo ci parla di una “buona coscienza”, di una “pura coscienza”, di una “coscienza debole”, di una “coscienza cauterizzata”, di una “coscienza contaminata”, di una “cattiva coscienza”, di una “coscienza colpevole”, ecc. Come farai a conoscere la condizione della tua coscienza, se è corretta o si fa gioco di te? Controllando la Bibbia, la Parola di Dio (I Timoteo 1:5; 3:9; I Corinzi 8:10; I Timoteo 4:2; Tito 1:15; Ebrei 10:22; Romani 2:15).

Paolo ha scritto a Timoteo: “Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona.” (II Timoteo 3:16:17).

Quando Erode ha sentito parlare di Gesù, è rimasto agitato e preoccupato. Quando qualcuno che ha già trovato la salvezza in Gesù, sente parlare di lui, ne è felice. Il non credente prova avversione verso Gesù. Il credente prova avversione verso il peccato. Cosa ti succede quando senti parlare di Gesù? Se qualcosa ti affligge, perché non lo dici a Gesù? I discepoli di Giovanni Battista, rattristati dalla sua morte, vanno a raccontarlo a Gesù nei prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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