#309 – Il gregge di Dio – Giovanni 21:15-17

Ogni volta che Gesù domanda a Pietro se lo ama, gli fa pure una richiesta. Innanzitutto, gli chiede di nutrire i suoi agnelli. Poi, le sue altre due richieste invece sono dirette alle sue pecore, affinché vengano pascolate e alimentate. Queste sono anche le incombenze di coloro che ricevono dal Signore la responsabilità di prendersi cura del gregge. Gli agnelli sono i più giovani, fragili e teneri, che hanno bisogno di latte. Le pecore sono più grandi. Un pastore o ministro dovrà saper differenziare gli uni dalle altre.

Il significato di queste due parole sopraccitate, cioè ‘pastore’ e ‘ministro’, è stato completamente alterato dalle religioni. Lo stesso è accaduto con il termine ‘chiesa’, che oggigiorno è più applicato a una denominazione religiosa o a un tempio in mattoni che a una riunione di persone, nella sua forma locale, o che al corpo di Cristo, nel suo aspetto universale.

Nella Parola di Dio troviamo tre tipi di ‘pastori’. Il primo è un dono, dato dal Signore. Nella lettera agli Efesini, Paolo afferma che Gesù, dopo essere asceso al cielo, “egli stesso ha dato alcuni come… pastori… per l'edificazione del corpo di Cristo” (Efesini 4:11-12). Questa competenza di ‘pastore’ è universale, per tutto il corpo di Cristo, non limitandosi a un’assemblea locale. E chi ha il dono di ‘pastore’ non sarà per forza un predicatore, giacché il suo ruolo è l’avere cura.

Un altro tipo di ‘pastore’ nella Bibbia è colui che ha le attribuzioni amministrative di un’assemblea locale, il quale però non appare mai al singolare, sempre al plurale: ‘pastori’. Vengono pure chiamati ‘vescovi’, ‘presbiteri’ oppure ‘anziani’. Possono o meno avere il dono di pastore, menzionato in Efesini 4. Sia il ‘pastore’, il dono universale, che i ‘pastori’, nel compito locale di supervisori, non sono mai visti nella Bibbia dirigendo una riunione di cristiani: è lo Spirito Santo che farà uso dei diversi doni presenti. Nelle Scritture non troverai neppure la formazione, l’elezione o l’ordinazione di pastori, e tanto meno attraverso corsi di teologia, congregazioni locali o denominazioni religiose.

Tanto il dono di ‘pastore’ di Efesini 4, quanto la funzione identificata come ‘pastori’, ‘vescovi’, ‘anziani’ o ‘presbiteri’, si esercitano per mezzo del ministero di ciascuno, ossia sono ministri di Dio, e non di una denominazione religiosa qualsiasi. Ugualmente, il vocabolo ‘ministro’ è stato corrotto e trasformato in sinonimo di una posizione di leadership ecclesiastica. Tuttavia, il suo significato è quello di un servo o di uno schiavo, la cui mansione è servire. Pensa al Signore Gesù e avrai l’idea di un Ministro perfetto, che ci insegna: “Se alcuno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti.” (Marco 9:35).

Infine, il terzo tipo di ‘pastore’ è quello che il profeta Ezechiele chiama “pastori… che pascolano se stessi” (Ezechiele 34:2). Così erano i figli di Eli, i quali rubavano le offerte al Signore, o come Diotrefe, che voleva “avere il primato” nella sua congregazione. Sono descritti da Paolo come “amanti di se stessi, avidi di denaro, vanagloriosi, superbi… aventi l'apparenza della pietà, ma avendone rinnegato la potenza” (2 Timoteo 3:1-5). Sì, da questi dobbiamo allontanarci.

Nei prossimi 3 minuti il Signore esaudisce il desiderio di Pietro.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#308 – Una triplice restaurazione – Giovanni 21:15-17

Come ti sentiresti se tu avessi tradito la fiducia del tuo migliore amico e, in cambio, avessi ricevuto da lui solo amore e considerazione? Dopo che Pietro era stato nutrito e riscaldato, Gesù decide di scaldare anche il suo cuore. Il pentimento dell'apostolo era stato riservato, nonostante la sua sincerità. Ora il Signore vuole restaurarlo pubblicamente.

In effetti, nell’originale greco, sono impiegate due parole diverse, ‘agape’ e ‘fileo’, di solito tradotte nelle nostre Bibbie con il verbo generico ‘amare’. Tuttavia, la differenza è significativa, perciò trascrivo sotto il brano con il significato originale, tratto dalla versione Nuova Riveduta (2006):

Quando ebbero fatto colazione, Gesù disse a Simon Pietro: ‘Simone di Giovanni, mi ami più di questi?’ Egli rispose: ‘Sì, Signore, tu sai che ti voglio bene.’ Gesù gli disse: ‘Pasci i miei agnelli.’ Gli disse di nuovo, una seconda volta: ‘Simone di Giovanni, mi ami?’ Egli rispose: ‘Sì, Signore; tu sai che ti voglio bene.’ Gesù gli disse: ‘Pastura le mie pecore.’ Gli disse la terza volta: ‘Simone di Giovanni, mi vuoi bene?’ Pietro fu rattristato che egli avesse detto la terza volta: ‘Mi vuoi bene?’ E gli rispose: ‘Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che ti voglio bene.’ Gesù gli disse: ‘Pasci le mie pecore.’” (Giovanni 21:15-17).

Prima di rinnegare Gesù per tre volte, Pietro voleva sempre apparire più fedele degli altri discepoli, affermando addirittura di essere pronto a morire per lui. La fiducia in se stessi è frutto della carne; pertanto, assicurati di non essere uno di quelli a cui piace mettersi in mostra, vantandosi della propria fede e perseveranza. L’autofiducia nelle cose di Dio generalmente nasconde il sepolcro imbiancato dell’ipocrisia farisaica.

Per affrontare questo atteggiamento di Pietro, Gesù gli chiede se lo ama più degli altri discepoli. Il Signore sa che questo era ciò che c’era nel cuore dell’apostolo quando gli aveva dichiarato di essere disposto a morire per lui, prima di rinnegarlo per tre volte, pensando di essere il migliore di tutti. Qui, però, Pietro non risponde utilizzando il termine ‘agape’, cioè l’amore puro e disinteressato, ma ‘fileo’, l’amore dell’affetto fraterno. Sì, adesso ha imparato a non fidarsi di se stesso. La terza volta sarà Gesù ad adoperare la parola ‘fileo’, e non ‘agape’: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. E subito Pietro riconosce la divinità e l’onniscienza di Gesù: “Signore, tu sai ogni cosa” (Giovanni 21:15-17).

Pietro supera la prova e Gesù lo tratta con grazia. Nel suo ristabilimento viene usata la stessa grazia che cancella la pena nello stagno di fuoco, meritata da ogni peccatore, per dargli un posto nella gloria che non merita. Il Dio della Bibbia è un Dio di perdono e di restaurazione per coloro che credono in Gesù. L’uomo che per ben tre volte aveva negato di conoscere il Signore, non subisce ciò che si meriterebbe, ossia un triplice rimprovero; riceve, invece, ciò che non si merita: la triplice incombenza di prendersi cura degli agnelli e delle pecore del gregge.

Sai qual è la differenza tra un agnello e una pecora? No? Allora dai un’occhiata ai prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#307 – Compagnia, conforto e alimento – Giovanni 21:9-14

Quando i discepoli arrivano alla spiaggia, sono ancora sorpresi dal risultato di aver gettato la rete seguendo le indicazioni del Signore. Lì incontrano appunto Gesù, un falò, pesci sulle braci e del pane. Sei forse uno di quelli che credono che il tuo sostentamento sia il risultato del proprio lavoro e non della divina provvidenza? E se tu fossi nato in Somalia, quali sarebbero state le tue possibilità di svolgere il lavoro che hai oggi?

Dio “fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti” (Matteo 5:45), anche se non lo sanno. Tuttavia, chi ha creduto in Gesù come suo Salvatore, a cui sono stati perdonati tutti i peccati, ed è stato accolto nella famiglia di Dio mediante la fede, dovrebbe almeno riconoscere colui che lo sostiene e che vuole guidare la sua vita. Ecco cosa Gesù aveva insegnato ai suoi discepoli pochi giorni prima: “Senza di me non potete far nulla.” (Giovanni 15:5).

Hai notato che in questo loro incontro è Gesù che provvede a tutto? Le braci, il pesce, il pane e perfino una rete stracarica che li avrebbe sfamati per parecchi giorni. Non andare da Gesù pensando che sarà tramite i tuoi sforzi e le tue offerte che riceverai da lui riposo e sostentamento. Nel Salmo 50 Dio stesso mette in chiaro cosa pensa delle persone che cercano di avvicinarsi a lui attraverso, per così dire, un baratto:

Non prenderò alcun torello dalla tua casa né capri dai tuoi ovili. Mie, infatti, sono tutte le bestie della foresta; mio è il bestiame che sta a migliaia sui monti. Conosco tutti gli uccelli dei monti, e tutto ciò che si muove nei campi è mio. Se avessi fame, non te lo direi; perché il mondo e quanto esso contiene è mio. Mangio forse carne di tori, o bevo sangue di capri? Offri a Dio sacrifici di lode” (Salmo 50:9-14).

Tutto ciò che Dio si aspetta da te è la tua gratitudine, ma prima dovrai avere qualcosa per cui ringraziare. Gesù ci esorta: “Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati, ed io vi darò riposo.” (Matteo 11:28). E negli Atti, Pietro spiega: “E in nessun altro vi è la salvezza, poiché non c'è alcun altro nome sotto il cielo che sia dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati.” (Atti 4:12).

Venite a mangiare” (Giovanni 21:12), invita Gesù. Aveva già preparato tutto: compagnia, conforto e alimento. Lì magari Pietro si sia ricordato di un altro recente falò nel cortile della casa del sommo sacerdote, quando l’apostolo aveva voluto scaldarsi in compagnia dei nemici del Signore. Sì, tutto va storto in compagnia delle persone sbagliate. E tu, continui a illuderti pensando che troverai compagnia, conforto e alimento tra i tuoi amici non credenti? Attenti alla consolazione illusoria dei falò degli uomini! Pietro ha dovuto addirittura negare di conoscere Gesù per non subire il rifiuto dei suoi nemici.

Il desiderio di Pietro di ritornare alla sua vecchia vita, e di così trascinare pure gli altri con sé, potrebbe essere stato il risultato di una questione in sospeso nel suo cuore: fino ad ora non si era ripreso dall’aver fallito giacché aveva rinnegato il Signore per ben tre volte. Insomma, cosa succede quando falliamo? Vedrai la risposta nei prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#306 – “Vado a pescare” – Giovanni 21:1-8

Quando credi in Gesù come tuo Signore e Salvatore, in te inizia una nuova vita. A differenza della religione, la quale si aspetta che tu diventi una persona migliore per essere accettato da Dio, il vangelo insegna che Gesù è venuto per salvare peccatori, non persone buone. L’unica cosa che puoi presentare a Dio, per dimostrare che sei un candidato alla salvezza, sono i tuoi peccati. Ti basterà credere in lui per essere perdonato.

Ma dopo essere stato salvato mediante la fede in Cristo, cosa succede? Un cambio di atteggiamento. Cominci ad apprezzare le cose che non ti piacevano, provando avversione per quelle che anteriormente approvavi. Ora nuovi valori e credenze guideranno la tua vita di figlio di Dio, riconoscendo Gesù come Signore e padrone del tuo essere. E, appunto, nella lettera agli Ebrei si legge che ci occuperemo “di cose migliori e che riguardano la salvezza” (Ebrei 6:9).

Se, però, tu tornassi a vivere esattamente nel modo in cui vivevi in passato? Beh, sembra essere ciò che stavano facendo i discepoli in questo capitolo 21 del Vangelo di Giovanni. Quegli ex pescatori erano stati trasformati, da Gesù, in pescatori di uomini. Avevano ricevuto nuove priorità e una nuova prospettiva; tuttavia, qui non vediamo alcun cambiamento. Continuano ad agire come in precedenza.

Senza rendersi conto di quanta influenza può avere sugli altri, Simon Pietro dice loro: “Io vado a pescare.”. E tutti decidono di seguirlo: salgono sulla barca e riprendono lo stesso stile di vita che avevano prima di conoscere la salvezza. Il risultato è stato una battuta di pesca durata l’intera notte senza un solo pesce. Ecco, noi siamo proprio così, quando ci dimentichiamo che, dopo aver creduto in Gesù, siamo sotto una nuova direzione: “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono diventate nuove.” (2 Corinzi 5:17).

Era già l’alba quando sono rientrati e, pure vedendo qualcuno sulla spiaggia, non lo riconoscono. Quanto più ci allontaniamo da Gesù e dalla comunione con le cose di Dio, tanto più ci diventa difficile discernere che ha qualcosa da dirci. Allora, il Signore gli fa una domanda: “Figlioli, avete qualcosa da mangiare?” (Giovanni 21:5). La risposta è ovvia: “No!”. Qualsiasi vero discepolo di Cristo soffrirà la fame se proverà a vivere lontano da lui, cercando la propria soddisfazione nelle cose della sua vecchia vita.

Erano a meno di cento metri dalla riva e potevano sentire Gesù ordinando loro: “Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete. Essi dunque la gettarono e non potevano più tirarla su per la quantità di pesci.” (Giovanni 21:6). E tu, da quale parte cali la tua rete? Entrambi i lati saranno sbagliati se non sono quelli determinati dalla volontà di Dio. Sì, qua Giovanni identifica subito il Signore sulla spiaggia, e Pietro, proprio del suo stile, si tuffa in acqua andando incontro a Gesù, mentre gli altri arrivano con la barca.

Nei prossimi 3 minuti i discepoli troveranno compagnia, conforto e alimento nella presenza di Gesù.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#305 – Incredulità – Giovanni 20:24-31

Tommaso non era presente alla prima riunione con i discepoli. Dove mai sarebbe finito? Non gli era giunta la notizia delle donne che avevano visto Gesù? Inoltre, nel capitolo 24 del Vangelo di Luca, entrambi i discepoli che il Signore incontra sulla strada di Emmaus sapevano già che esse affermavano di aver visto Cristo risorto. Allora, cosa mai erano andati a fare a Emmaus? In tutti e due i casi la causa è l’incredulità.

Gesù rimprovera quei due, dicendogli: “O insensati e tardi di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno detto! Non doveva il Cristo soffrire tali cose, e così entrare nella sua gloria?” (Luca 24: 25-26). Appunto, non si trattava nemmeno di credere o meno alle donne, però di non credere a tutto ciò che i profeti avevano predetto sulla morte e risurrezione di Cristo, ossia di non credere nella Parola di Dio.

Adesso è il turno di Tommaso, nome che purtroppo oggi è sinonimo di sfiducia e d’incredulità. Dichiara agli altri: “Se io non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi e la mia mano nel suo costato, io non crederò.” (Giovanni 20:25). Una settimana dopo, sempre il primo giorno della settimana, i discepoli sono riuniti nello stesso luogo, incluso Tommaso.

E Gesù appare in mezzo, rivolgendosi subito a lui: “Metti qua il dito e guarda le mie mani; stendi anche la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente.” (Giovanni 20:27). Beh, dinanzi a ciò, Tommaso si scioglie tutto: “Signor mio e Dio mio!” (Giovanni 20:28). Se nella prima riunione dei discepoli abbiamo visto una figura della chiesa, in questa qui Tommaso rappresenta il residuo ebreo che crederà nel Messia dopo il rapimento della chiesa, poiché cerca segni e ha bisogno di vedere per credere.

Il profeta Zaccaria l’aveva già preveduto questo momento: “In quel giorno avverrà che io mi adopererò per distruggere tutte le nazioni che verranno contro Gerusalemme. Riverserò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo Spirito di grazia e di supplicazione; ed essi guarderanno a me, a colui che hanno trafitto” (Zaccaria 12:9-10).

Infatti, il rimprovero a Tommaso continua: “Perché mi hai visto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto.” (Giovanni 20:29). È significativo che il testo prosegua affermando che “Gesù fece ancora molti altri segni in presenza dei suoi discepoli, che non sono scritti in questo libro. Ma queste cose sono state scritte, affinché voi crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome.” (Giovanni 20:30-31).

A quale categoria di persone appartieni? A quella che credono senza vedere, oppure a quella di Tommaso, essendo necessario vedere per credere? Sei soddisfatto semplicemente nel leggere quanto è stato scritto sui miracoli per farci credere, o sei ancora in giro alla ricerca di miracoli inauditi? Non essere Tommaso: “non sii incredulo, anzi credente” nella Parola di Dio.

Ma, anche dopo aver creduto, fai attenzione a non praticare più le stesse cose di prima. Questo è quanto accade ai discepoli nei prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#304 – Il prototipo – Giovanni 20:21-23

Come il Padre ha mandato me, così io mando voi”, precisa Gesù ai discepoli. “E, detto questo, soffiò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo. A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati, e a chi li riterrete, saranno ritenuti.” (Giovanni 20:21-23).

In questa scena sono accadute tre cose. In primo luogo, ai discepoli è stato commissionato di assumere il ruolo di testimonianza di Dio nel mondo. Poi, soffiando su di loro, il Signore determina: “Ricevete lo Spirito Santo” (Giovanni 20:22), dando loro la capacità di svolgere tale compito. Tuttavia, qui il carattere non è lo stesso di Atti 2, quando lo Spirito Santo abiterebbe nella chiesa in modo collettivo, e pure in ogni credente in modo individuale.

Infine, in terzo luogo, Gesù affermerà: “A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati, e a chi li riterrete, saranno ritenuti.” (Giovanni 20:23). Giudizialmente parlando, soltanto Dio può perdonare peccati, ma amministrativamente autorizza i suoi discepoli a farlo. Riesci a capire? Mettiamo che qualcuno ti offenda e poi lo confessi davanti a Dio, garantendogli il perdono, perché “se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.” (1 Giovanni 1:9). Eppure, resterebbe ancora da ristabilire la comunione tra di voi, ed è a questo punto che entrerà in gioco il tuo potere di perdonarlo, non come autorità giudiziaria, però nella sfera dei rapporti umani.

Questa riunione dei discepoli a porte chiuse è un prototipo di ciò che verrebbe ad esistere alcuni giorni dopo: la chiesa di Dio sulla terra. Innanzitutto, Israele smetterebbe di rappresentare Dio in questo mondo. Infatti, la chiesa prenderebbe questo incarico, non essendo più un popolo terrestre, con promesse terrene e benedizioni materiali, come lo era stato Israele, ma un popolo del cielo, con speranze celesti e benedizioni spirituali.

In seguito, Dio manderebbe lo Spirito Santo ad abitare nella chiesa collettivamente, e nei credenti individualmente. E questo sarebbe stato qualcosa di inedito, giacché fino ad allora lo Spirito era ‘con’ i santi; invece, nel periodo della chiesa, sarebbe vissuto ‘nei’ santi. Finalmente, sarebbe stato delegato alla chiesa il potere di perdonare i peccati nell’ambito amministrativo, cioè di “legare” e di “sciogliere”, conforme Matteo 18:18, di introdurre nella comunione qualcuno considerato puro o di escluderne l’impuro. Un esempio? Leggi il capitolo 5 di 1 Corinzi.

Gesù ha celebrato la cena con i suoi discepoli in un cenacolo, una stanza al piano superiore, al di sopra del livello del mondo. Qua la riunione è stata a porte serrate, pertanto la chiesa rimarrebbe separata, e non avrebbe nulla a che fare con la politica, con le organizzazioni e con gli affari del mondo. Starebbe nel mondo, senza essere del mondo. Inoltre, la cosa più importante: Gesù sarebbe in mezzo, essendo l’unico e sufficiente centro di attenzione, e da chi proverrebbe tutta l’autorità nella chiesa. Solo così sarà il Signore di fatto. Ora dimmelo: è quanto succede dove ti riunisci?

Nei prossimi 3 minuti Gesù rimprovererà l’incredulità di coloro che vogliono vedere per credere.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#303 – Gesù in mezzo – Giovanni 20:19-20

Ponendosi in mezzo ai suoi discepoli lì radunati, il Signore impartisce loro una lezione. Presto sarebbe salito al cielo e non avrebbero più potuto contare sulla sua partecipazione fisica e palpabile come in questa riunione. Eppure, ciò nonostante, non sarebbero mai stati senza la sua presenza in mezzo a loro. Infatti, ha promesso: “Poiché dovunque due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro.” (Matteo 18:20).

Sebbene in alcune versioni più moderne della Bibbia si possa leggere “due o tre si riuniscono nel mio nome”, questa non è la forma corretta. Ad esempio, se diciamo “delle arance si riuniscono sulla tavola”, non è lo stesso che affermare “delle arance sono riunite sulla tavola”. Nel primo caso sembrerebbe che le arance avessero in sé qualche potere o iniziativa. Nel secondo, al contrario, qualcosa o qualcuno ha raccolto tali arance, sia un cesto o il padrone di casa.

Le persone nella stragrande maggioranza dei raggruppamenti cristiani odierni meramente “si riuniscono”, ossia si organizzano attorno a un’idea, a una dottrina, a una denominazione religiosa o a un leader. Però, sarebbe la stessa cosa dall’essere riuniti o congregati nel nome di Gesù? È la persona di Cristo la calamita che li attrae? È lui la ragione, la via, il fine del perché essere stati riuniti? La risposta a queste domande dipende da altri ragionamenti.

Se non c’è Gesù nel mezzo – e intendo dire “nel mezzo” come ciò che davvero catalizza le persone affinché siano lì – allora non è una riunione nel suo nome o per lui. Ma cosa mai potrebbe sostituirlo, al punto di attirare qualcuno ad essere presente? Altre, per così dire, “attrazioni”.

Hai già notato quanto divertimento è stato aggiunto alle adunanze cristiane? Spettacoli di gruppi musicali, cantanti, ballerini, predicatori assoldati con compensi milionari per “elettrizzare” la gente, oltre a dei mega show con promesse di guarigioni e miracoli su appuntamento, come se l’agenda di Dio fosse a disposizione di tali organizzatori. È questo che troviamo nella Parola di Dio? Giudica da te.

Qui i discepoli sono isolati dal mondo esterno, con porte e finestre chiuse, mentre Gesù al centro dice: “Pace a voi! E, detto questo, mostrò loro le sue mani e il costato. I discepoli dunque, vedendo il Signore, gioirono.” (Giovanni 20:20). E tu, di cos’altro hai bisogno per rallegrarti? Queste evidenze della sua morte per te, cioè i segni sulle sue mani e sul suo costato, non sono sufficienti a suscitare il tuo interesse? Sarà Gesù colui che è al centro del luogo che frequenti, oppure sarà un dotato oratore, una band o un rituale qualsiasi?

Maria, sorella di Marta e di Lazzaro, ha scelto la parte migliore: Gesù e la sua parola, nient’altro (Luca 10:42). Tutta l’attività di Marta, presumibilmente quella di servirlo, le valse soltanto un rimprovero dal Signore. Sì, lei si stava perdendo la buona parte. Ti succede lo stesso? Ti occupi delle cose di Gesù invece che della sua persona? Forse hai la necessità di vedere qualcosa, come l’eloquenza degli uomini, luci, suoni… Se questo è il tuo caso, non sei il solo: anche Tommaso era così. Tuttavia, non parleremo di Tommaso nei prossimi 3 minuti, bensì del prototipo della chiesa che questo capitolo rappresenta.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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