#188 - La verità che libera - Giovanni 8:30-32

Quando ascoltano ciò che era stato appena detto da Gesù, molti giudei credono in lui, e si rivolge a loro così: “Se dimorate nella mia parola, siete veramente miei discepoli. (Giovanni 8:31). Capiamoci bene: non sei salvato perché perseveri nella parola di Gesù, però dimori nella sua parola perché sei già stato salvato. Ed è questo che differenzia un vero discepolo da qualcuno che professa di essere cristiano soltanto a parole.


Inoltre, aggiunge: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi. (Giovanni 8:32). Ma come si può essere liberi ponendosi sotto la signoria di Cristo e consegnandogli la guida della propria vita? La libertà non è forse poter avere il libero arbitrio di fare ciò che si vuole, essendo i padroni di noi stessi?


No, affatto, innanzitutto perché è falsa l’idea che qualcuno possa avere il libero arbitrio. Nessuno fa le proprie scelte di libera e spontanea volontà. Adamo sì che ha potuto decidere come agire, noi no. Dalla caduta dell’uomo le nostre scelte sono state dettate dal peccato che c’è in noi. Ecco il motivo per cui Gesù afferma che “chi commette il peccato è schiavo del peccato.” (Giovanni 8:34). Quando pecchi, sei sotto la direzione della tua vecchia natura. Quando credi in Gesù, sei libero.


Tuttavia non sempre il cristiano godrà di questa libertà. Leggendo la lettera ai Romani, vedrai che esiste una progressione. I primi capitoli ci mostrano che nessuno cerca Dio poiché siamo naturalmente peccatori. Pertanto non abbiamo il libero arbitrio di scegliere tra il bene e il male: siamo già nati “preconfiguratiper scegliere il male. Poi, nel capitolo 7, ci sarà rivelato che nella carne, cioè nella nostra natura, non abita alcun bene.


Solo dopo aver ricevuto la nuova vita, attraverso la nuova nascita, inizierai a desiderare il bene, eppure troverai ancora nella tua carne la tendenza a fare il male. Scoprirai di essere un uomo nuovo ma legato al corpo del vecchio uomo. A questo punto l’anima capirà che la sua liberazione è fuori da se stessa, in Gesù, e non nel tentativo di domare la carne tramite i precetti della legge dati a Mosè, e griderà:


O miserabile uomo che sono! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Io rendo grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Io stesso dunque con la mente servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato.” (Romani 7:24-25).


Ed è solamente nel capitolo 8 della lettera ai Romani che Paolo ci spiega come liberarsi dalla legge del peccato e della morte. Quando il cristiano vive nello spirito di Romani 8, ha una vita libera e in comunione con Dio. Quando si ritrova ancora nel capitolo 7, cioè cercando di far obbedire la sua carne alla legge di Dio, vivrà frustrato o addirittura si trasformerà in un ipocrita.


Se siamo in Cristo, siamo veramente liberi e guidati dalla sua parola, applicata dallo Spirito Santo in noi, così come un treno che deve stare sui binari ed essere guidato da loro per poter correre libero. Un treno che corre fuori dai binari non è libero, è un disastro.


Nei prossimi 3 minuti i giudei ribattono di non essere mai stati schiavi.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#187 - Innalzato - Giovanni 8:26-29

Questi versetti ci mostrano chiaramente l’abisso tra Gesù e i giudei. Nulla di ciò che gli dice sembra penetrare nelle loro menti. La loro incredulità li rende impermeabili alla verità. Gesù però afferma che un giorno l’avrebbero capito, anche se non credendoci comunque.


Dichiarandogli che sarà innalzato, Gesù predice la sua morte sulla croce. Già prima, nel capitolo 3 di questo vangelo, aveva usato la medesima espressione, paragonandosi al serpente di bronzo che Mosè aveva innalzato nel deserto. Ora va oltre e gli rivela: “Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora conoscerete che Io Sono (Giovanni 8:28).


In alcune traduzioni si potrà trovare “conoscerete chi Io Sono”, ma il modo giusto è proprio “che Io Sono”, perché qua Gesù adopera di nuovo le stesse parole che aveva utilizzato precedentemente nel versetto 24, usate anche da Geova nell’Antico Testamento nel manifestarsi a Mosè. Nel momento in cui Gesù gli dice “conoscerete”, scarica su di loro la responsabilità di aver conosciuto la verità e di averla deliberatamente scartata.


Quei giudei avrebbero assistito ancora a molti altri miracoli, perfino alla risurrezione di morti, com’è successo a Lazzaro. Inoltre, quando Gesù fosse innalzato, avrebbero visto il giorno trasformarsi in notte, la terra tremando e le rocce spezzandosi. Il velo del tempio si sarebbe squarciato in due, i sepolcri si sarebbero aperti e molti corpi di santi morti sarebbero riportati in vita, entrando a Gerusalemme con lo stupore di molti. (Matteo 27:51-53).


Infine, i giudei avrebbero pure constatato che la tomba di Gesù sarebbe rimasta vuota e che più di cinquecento testimoni avrebbero affermato di averlo incontrato già risorto. Eppure, purtroppo, continuerebbero a essere nemici della verità. Nel suo capitolo 6, la lettera agli Ebrei ci parla di questo tipo di esseri umani:


Quelli infatti che sono stati una volta illuminati, hanno gustato il dono celeste, sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire, se cadono, è impossibile riportarli un'altra volta al ravvedimento, poiché per conto loro crocifiggono nuovamente il Figlio di Dio e lo espongono a infamia. (Ebrei 6:4-6).


In questo passaggio vengono indicati chi sono gli apostati, cioè coloro che partecipano alla verità, la conoscono e la gustano, tuttavia non credono in Gesù. E costoro non rappresentano quei credenti che talvolta magari verranno a inciampare nella loro vita, però persone che sono decadute da questa posizione di grande privilegio. Persone che pur avendo a disposizione tutte le evidenze per credere in Cristo, non lo fanno.


Conosco un europeo che si è autodefinito “postcristiano”. Ciò significa che alcuni avrebbero già superato questa “fase cristiana”, almeno così dicono. Se anche tu sei cresciuto all’ombra del cristianesimo e ti senti talmente evoluto da aver appunto oltrepassato questa fase, ti suggerisco di tornare indietro. C’è più speranza di salvezza per un aborigeno analfabeta sperduto nelle foreste della Nuova Zelanda che per un occidentale illustre e istruito che ha conosciuto il vangelo, ma poi gli ha voltato le spalle.


Nei prossimi 3 minuti Gesù ci parlerà della verità che ci fa liberi.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#186 - L’ora dell’assenza - Giovanni 8:21-25

Per secoli i giudei avevano aspettato l’arrivo del Messia, colui che era stato promesso da Dio per mezzo dei profeti. E tutti i testi dell’Antico Testamento accennavano a lui, sia in forma esplicita sia figuratamente. Adesso finalmente il Messia è proprio lì, davanti a loro.


Purtroppo non lo riconoscono; e peggio ancora, sono determinati a ucciderlo. Eh sì, Gesù lo sa bene che riusciranno a realizzare il loro obiettivo. Per questo ora discorre sulla sua futura assenza, quando quei medesimi giudei lo cercheranno e non lo troveranno, perché là dove va lui, loro non possono venire, gli è impossibile.


I giudei hanno subito pensato che Gesù volesse suicidarsi, però qui si tratta del suo sacrificio, così come della sua risurrezione e ascensione al cielo, il suo luogo d’origine. Se ti sei mai sentito frustrato nel vedere una persona che se ne va per sempre, senza che tu abbia avuto l’opportunità di risolvere qualche contrasto tra di voi, capirai quello che sta succedendo qua.


Gesù gli mostra che il loro rifiuto suggellerà definitivamente il destino di ognuno di loro. Lui sarebbe tornato in cielo e loro sarebbero rimasti in questo mondo finché non fossero morti e poi condannati allo stagno di fuoco. Ma allora cosa dovrebbero fare esattamente per poter evitare tale fine? Il versetto 24 è ben chiaro: “Se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati.” (Giovanni 8:24).


L’espressione “Io Sono” è stata usata da Dio nel momento in cui si è rivelato a Mosè. Quest’ultimo gli ha chiesto chi gli stesse parlando, e la risposta di Dio, in Esodo 3:14, è stata: “Io Sono colui che Sono.”. E dopo ha aggiunto: “Dirai così ai figli d’Israele: L’Io Sono mi ha mandato da voi.”. In questo modo l’“Io Sono” svelava l’essenza di Dio, colui che esiste in se stesso, indipendente dalle cose create. Gesù è l’“Io Sono colui che Sono”, è Dio, quindi anche tu dovresti crederci.


Un altro dettaglio importante in questo passaggio del Vangelo di Giovanni è la differenza tra ciò che Gesù afferma nei versetti 21 e 24, diversità che troverai solo nelle migliori traduzioni della Bibbia. Prima dice ai giudei: “morirete nel vostro peccato”, al singolare; e in seguito: “morirete nei vostri peccati”, al plurale.


Ogni volta che nella Bibbia troviamo la parola “peccato”, al singolare, si allude alla nostra natura peccaminosa, quella che abbiamo ereditato da Adamo. Quando invece tale termine appare al plurale, cioè “peccati”, riguarda i frutti di questa natura, ossia le nostre azioni compiute indipendentemente dalla volontà di Dio. Purtroppo non esiste una soluzione per chi lascia questa vita da colpevole, tanto a causa della sua natura, ovvero dal “peccato”, quanto per via dei suoi atti ribelli, dai “peccati”.


Il destino di quei giudei è stato segnato dal non credere in Gesù come l'“Io Sono”, Dio stesso, colui che ha in sé l’esistenza. Gesù si assenterebbe da loro, e così sarebbero rimasti eternamente assenti da lui. E tu, qual è il tuo destino?


Nei prossimi 3 minuti Gesù si riferirà al giorno in cui sarebbe stato innalzato da quegli stessi giudei che nel momento presente gli parlavano.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#185 - Il luogo del tesoro - Giovanni 8:13-20

A quanto pare gli stessi farisei che poco prima volevano lapidare la donna adultera, adesso tornano ad affrontare Gesù. Si riavvicinano per metterlo a confronto con le sue proprie parole, pronunciate nel capitolo 5, quando aveva così dichiarato: “Se io rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza non è vera. (Giovanni 5:31).


Tale riscontro avviene nel luogo del tesoro, una delle stanze del tempio in cui venivano portate le offerte a Dio; quei farisei invece erano lì per portare soltanto delle accuse contro il Figlio di Dio. In risposta, Gesù innanzitutto gli rivela di essere la luce del mondo. Subito dopo gli dice: “Chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.” (Giovanni 8:12). Ma non solo questo.


La Legge richiedeva che una testimonianza dovesse essere resa da due o più persone, affinché fosse valida. Gesù gli spiegherà allora perché la sua testimonianza sia vera, seppure apparentemente sembrasse essere data da una sola persona: lui stesso.


La prima ragione presentata loro è il fatto di essere onnisciente. Sa da dove è venuto e dove andrà, cose queste che i suoi accusatori ignoravano completamente. E c’è anche qualcosa di sottile in questa sua affermazione, poiché se è venuto al mondo, ciò ci indica la sua preesistenza, la quale nessun altro uomo può avere. Quando si riconosce che Gesù non è soltanto nato in un corpo di carne e ossa, però che è venuto in carne, si riconoscerà la sua divinità.


Poi continua mostrando ai farisei che non hanno l’autorità morale per sottoporlo a giudizio, giacché giudicano secondo la carne, cioè in base agli interessi e ai desideri dell’uomo naturale. Non è stato forse quello che è accaduto quando la donna adultera è stata accusata? Hanno deliberatamente escluso l’uomo adultero dall’accusa di adulterio. Sappiamo bene che dovrebbero esserci due persone affinché simile atto fosse consumato ed esistesse il flagrante che i farisei sostenevano essersi verificato, vero?


Gesù prosegue rivelandogli che la sua testimonianza è corroborata dal Padre suo, il quale lo aveva mandato; quindi non è più esclusivamente la testimonianza di un’unica persona, ma di due persone della divinità. E non erano solamente i suoi miracoli che dimostravano che Gesù fosse il Messia promesso, però anche la voce del Padre venuta dal cielo, in occasione del suo battesimo pubblico, lo aveva già attestato. Purtroppo i farisei non accettano neppure la testimonianza del Padre in quanto non lo conoscono. Proprio così, non conoscono il Padre perché non conoscono Gesù, il Figlio di Dio: “Se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio.” (Giovanni 8:19).


Quello che Gesù afferma qui vale pure per te: è impossibile che qualcuno conosca il Padre senza aver conosciuto Gesù, il Figlio. Nel primo capitolo del Vangelo di Giovanni si può comprendere chiaramente che non basta appartenere alla specie umana per essere figli di Dio e poterlo chiamare Padre. Solo quelli che credono nel Figlio di Dio possono essere chiamati figli di Dio. L’essere figli di Dio è un privilegio riservato unicamente a coloro che hanno già conosciuto Gesù come Signore e Salvatore.


Siccome non era ancora giunta la sua ora, i giudei per il momento non riescono ad arrestarlo. Nei prossimi 3 minuti Gesù ci parlerà di questa sua ora che senz'altro verrà.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#184 - Scarafaggi, ragni e scorpioni - Giovanni 8:12

Il fuggire da Gesù è una reazione naturale di qualsiasi peccatore. È stato così nel giardino di Eden dopo che Adamo ha peccato; e lo stesso succede a me e a te. Siamo come scarafaggi, ragni e scorpioni nascosti sotto una pietra. Quando la si alza e la luce del sole svela il nostro nascondiglio, non ci resta altro che andare di corsa a rintanarci sotto un’altra pietra, al riparo dalla luce.


Scappiamo dalla luce perché essa ci denuncia, rivelando la nostra posizione e condizione. La nostra posizione per natura è di separazione, ribellione e inimicizia contro Dio. La nostra condizione è di peccatori, trasgressori delle leggi divine e degni di condanna. In una tale situazione, che altro dovremmo fare se non correre via?


Così com’è accaduto ai farisei in questo capitolo, la presenza di Gesù non solo rende nota la nostra posizione e condizione, però mette in luce anche la nostra ipocrisia e pretesa di essere in grado di mascherare il nostro stato. È in questo momento che la religione, le buone opere e l’autoaffermazione sono usate per imbiancare questi sepolcri pieni d’iniquità che siamo noi.


Gesù afferma: “Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.” (Giovanni 8:12). Seguendo Gesù ci esponiamo alla luce e lasciamo che essa manifesti ogni nostra immondizia. Ma il fatto di far affiorare tutta questa nostra sporcizia, inquietando le nostre coscienze, non basterà per garantirci la salvezza. I farisei che volevano lapidare l’adultera, avevano le coscienze turbate, tuttavia ciò è servito soltanto per separarli ancor di più da Gesù.


Il rimorso generato da una coscienza colpevole non necessariamente ci avvicinerà a Dio. Caino ha dimostrato questo medesimo tipo di rimorso quando ha confessato il suo peccato a Dio, dichiarando: “Il mio castigo è troppo grande perché io lo possa sopportare. Ecco, tu mi scacci oggi dalla faccia di questo suolo e sarò nascosto dalla tua faccia; e sarò vagabondo e fuggiasco per la terra, e avverrà che chiunque mi troverà mi ucciderà.(Genesi 4:13-14).


Non si era pentito per quello che aveva fatto e perfino si credeva capace di poter decidere lui stesso quale sarebbe stata la sua pena. Dio non aveva mai detto che il suo castigo sarebbe stato più grande di quanto potesse sopportare, né lo aveva espulso da quella terra. Sembrerebbe inoltre molto conveniente per Caino poter dire ora “mi dovrò nascondere lontano da te”, no? Infatti, questo è il desiderio naturale di ogni essere umano: il voler vivere distante da Dio.


Per identico motivo quei farisei si allontanano da Gesù. Vogliono che il contenuto del loro cuore non sia rivelato, dopo essere stati messi sottosopra dalla presenza della luce. E tu, cosa fai quando sei di fronte a Gesù? Resti o fuggi? Nella lettera agli Efesini leggiamo che “tutte le cose, quando sono esposte alla luce, divengono manifeste, poiché tutto ciò che è manifestato, è luce. Perciò la Scrittura dice: Risvegliati, o tu che dormi, risorgi dai morti, e Cristo risplenderà su di te. (Efesini 5:13-14).


Nei prossimi 3 minuti Gesù continuerà ad insegnare in una delle stanze del tempio, la quale ha un nome molto significativo per lezioni così preziose: il luogo del tesoro.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#183 - L’unico posto sicuro - Giovanni 8:1-11

Mentre il capitolo 7 del Vangelo di Giovanni termina indicandoci che ciascuno se n’è andato a casa sua, il capitolo 8 inizia così: “E Gesù se ne andò al monte degli Ulivi. (Giovanni 8:1). Sarà lì che trascorrerà tutta la notte in preghiera. “Le volpi hanno delle tane, e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha neppure dove posare il capo (Matteo 8:20), se non sulla spalla del Padre.


E la mattina presto lo troveremo di nuovo nel tempio di Gerusalemme, insegnando al popolo. Allora gli scribi e i farisei, volendo far cadere Gesù in contraddizione, gli portano una donna “colta in flagrante adulterio (Giovanni 8:4). Gli ricordano che Mosè, nella Legge, ordinava che gli adulteri fossero lapidati a morte, e vogliono conoscere la sua opinione.


Se magari Gesù gli dicesse che la donna non dovrebbe essere lapidata, lo avrebbero accusato di andare contro la Legge mosaica. Se invece sostenesse tale lapidazione, negherebbe di essere il Salvatore, oltre a disprezzare la legge dell’invasore romano, che era il solo a poter condannare qualcuno a morte.


Intanto che parlavano, Gesù, chinatosi, scriveva in terra con il dito. Queste, infatti, saranno le uniche parole stese da Gesù, di proprio pugno, di cui siamo a conoscenza. Eppure sono state cancellate dal vento duemila anni fa. Cosa avrà mai scritto? Nessuno lo sa.


Nell’Antico Testamento incontriamo che Dio ha scritto col suo dito su due tavole di pietra quando ha dato la Legge agli israeliti, non avendo essa lo scopo di salvare ma di condannare. E nel libro di Geremia 17:13 leggiamo: “Quelli che si allontanano da te saranno iscritti sulla polvere, perché hanno abbandonato il Signore, la sorgente delle acque vive.”. Starebbe forse Gesù segnando per terra i nomi di quelli che accusavano questa donna?


La Legge di Mosè comandava che entrambi, l’uomo e la donna, fossero lapidati. Così, affermando che la donna era stata “sorpresa sul fatto”, automaticamente si sono resi colpevoli di trasgredire la Legge, poiché qui gli accusatori stavano incolpando unicamente la donna. Sarebbe forse tra loro stessi l’uomo adultero?


Siccome insistevano, Gesù conferma loro che la Legge dovrà essere applicata, e la donna lapidata, dicendogli: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei. (Giovanni 8:7). Ed essendo accusati dalle loro proprie coscienze colpevoli, si allontanano, a cominciare dal più vecchio, con il più grosso bagaglio di peccati e la più grande reputazione da sostenere. Prima erano arrivati tutti insieme, tuttavia ora vanno via uno per uno, ognuno per .


Alla fine soltanto la donna rimarrà davanti a Gesù, l’unico senza peccato e che potrebbe lapidarla. Questo però lui non lo fa, perché non è venuto per condannare ma per salvare. Sì, un giorno tornerà per giudicare; nel frattempo la parola di salvezza che ha per il peccatore è la stessa che ha rivolto a questa donna: “Neppure io ti condanno; va' e non peccare più. (Giovanni 8:11).


Oggi l’unico posto sicuro dove ogni peccatore può rifugiarsi è alla presenza di Gesù. Quando ti ritrovi di fronte a lui in qualità di reo colpevole, meritevole del giudizio di Dio, è il suo perdono che ricevi, non la sua condanna. Perciò, perché si continua a fuggire da lui come hanno fatto i farisei?


Nei prossimi 3 minuti vedremo perché le persone scappano da Gesù.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#182 - Assumendo la tua fede - Giovanni 7:40-53

Le persone reagiscono in modo diverso riguardo a Gesù. In questo capitolo alcuni affermano che lui sia il Profeta. Forse si saranno ricordati delle parole di Mosè, ripetute poi dall’apostolo Pietro: “Il Signore Dio vostro susciterà per voi un profeta come me in mezzo ai vostri fratelli; ascoltatelo in tutte le cose che egli vi dirà.” (Atti 3:22).


Altri credono che sia il Cristo, il Messia promesso, che libererà il popolo dai suoi nemici. Ma c’è chi non è d’accordo, menzionando che il Cristo sarebbe dovuto nascere a Betlemme di Giudea, non in Galilea, e avrebbe anche dovuto essere discendente del re Davide. Purtroppo ignorano che Gesù sia effettivamente nato a Betlemme e che Maria, sua madre, sia della stirpe del re Davide.


Le guardie che avrebbero dovuto arrestarlo, non osano farlo. “Nessun uomo ha mai parlato come costui (Giovanni 7:46), è la giustificazione che danno ai sacerdoti e ai farisei che li avevano mandati.


E quale sarebbe la tua posizione riguardo a Gesù? Lo consideri un mero profeta, o riconosci che è il Verbo di Dio stesso incarnato? Sarà per te soltanto un liberatore politico, o credi veramente che sia morto per liberarti dal peccato e dalla morte? Spero proprio che tu non sia uno di quelli che desidererebbero vederlo imprigionato affinché smettesse di disturbare la tua coscienza; oppure uno di quelli che vorrebbe prendere le distanze da lui per paura dei danni che questa vicinanza a Gesù potrebbe recare alla tua reputazione, intimorito da ciò che la gente potrebbe pensare di te.


In un altro passaggio Gesù ci avverte: “Perché chi si vergognerà di me e delle mie parole, in mezzo a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo, con i santi angeli. (Marco 8:38). L’atto di credere in Gesù nel tuo cuore, e di confessare pubblicamente la tua fede, è ciò che farà tutta la differenza per te nell’eternità.


Nel versetto 50 troviamo un uomo che più di tutti avrebbe potuto vergognarsi di stare con Gesù. È Nicodemo, il quale un po’ prima, nel capitolo 3, lo aveva incontrato di notte, timoroso di farsi vedere in sua compagnia. Era un uomo ricco e influente, e nella sua posizione di membro del Sinedrio, il potere legislativo e giudiziario dell’epoca, aveva parecchio da perdere. E molto più di te o di me. Eppure ora difenderà Gesù davanti alle autorità, mentre dichiara: “La nostra legge condanna forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che egli ha fatto? (Giovanni 7:51).


Infatti, per questo motivo, i suoi colleghi lo trattano con disprezzo. E alla fine del Vangelo di Giovanni, nel capitolo 19, lo ritroveremo ancora, giacché aiuterà Giuseppe d’Arimatea a togliere il corpo di Gesù dalla croce e a prepararlo per la sepoltura. Sì, nemmeno gli apostoli hanno avuto il coraggio di farlo. Molte persone che parlano della loro propria fede con disinvoltura quando tutto va bene, semplicemente scompaiono al minimo segno di pericolo, poiché temono di perdere quel che possiedono. E quelle che sembrano essere le meno probabili, sono coloro che più riflettono la luce di Gesù nell’oscura notte dell’avversità.


Il nostro capitolo termina così: “E ciascuno se ne tornò a casa sua. (Giovanni 7:53). Beh, tranne Gesù, dato che nei prossimi 3 minuti se ne andrà al monte degli Ulivi, dove passerà tutta la notte all’aperto.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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