#291 - Morire - Giovanni 19:30

Il verbo morire, nel senso della morte di Gesù, dovrebbe essere considerato un verbo difettivo, come, ad esempio, lo sono i verbi addirsi, fervere o prudere: non potrai mai coniugarli alla prima persona, giacché mancano di alcune persone verbali. Così, nonostante siamo capaci di coniugare il verbo morire alla prima persona, in pratica non siamo in grado di morire. Mi spiego meglio.


Una persona può morire a causa di una malattia, di un incidente o di un’azione criminale. Può anche togliersi la vita, diventando un omicida di se stesso, tuttavia non potrà semplicemente morire. Nessuno è atto a fermare il proprio cuore o a disattivare le proprie funzioni cerebrali. Nessuno ha la capacità di rendere il proprio spirito, restituendolo a Dio, tranne Gesù.


Nel capitolo 10 di questo Vangelo di Giovanni, il Signore ci rivela di avere un potere sovrumano: quello di dare la propria vita. Infatti, dichiara: “Per questo mi ama il Padre, perché io depongo la mia vita per prenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la depongo da me stesso; io ho il potere di deporla e il potere di prenderla di nuovo; questo è il comando [o il potere] che ho ricevuto dal Padre mio.”. Sì, i giudei avevano capito molto bene cosa intendesse dire, poiché molti di loro affermavano: “Egli ha un demone ed è fuori di sé.” (Giovanni 10:17-20).


Gesù aveva sia il potere di deporre la sua vita – di morire effettivamente in prima persona – sia quello di risuscitare. Di questo primo potere il Signore si avvale sulla croce, eppure non risorge da se stesso dal sepolcro. Sarà Dio a farlo, riconoscendo così che il suo sacrificio ha di fatto adempiuto ogni giustizia. Perché Gesù vive, chi crede in lui può avere la certezza, non solo di essere già stato giudicato in Cristo, ma di avere in lui la garanzia della risurrezione.


Ovviamente tutto ciò è possibile soltanto attraverso la fede, la quale “è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono.”. Non sei salvato tramite la ragione, ma per aver toccato l’invisibile. “Per fede [e non per scienza] intendiamo che l'universo è stato formato per mezzo della parola di Dio, sì che le cose che si vedono non vennero all'esistenza da cose apparenti… Per fede Noè, avvertito divinamente di cose che ancora non si vedevano [la pioggia e il diluvio], e mosso da santo timore, preparò per la salvezza della sua famiglia l'arca… Per fede Abraamo, quando fu chiamato, ubbidì per andarsene verso il luogo che doveva ricevere in eredità; e partì non sapendo dove andava… Ora senza fede è impossibile piacergli, perché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che egli è il rimuneratore di quelli che lo cercano.”  (Ebrei 11).


Adesso lo sai già: se vuoi ricevere il perdono dei tuoi peccati e se vuoi che il tuo debito verso Dio venga saldato, senza dover affrontare il giudizio finale, dovrai credere in Gesù, cioè, dovrai esercitare fede in lui e nella sua Parola. Non c’è proprio un altro modo. E questo è l’unico che dà a Dio, e non a te, tutto il merito della tua salvezza.


Nei prossimi 3 minuti, sangue ed acqua usciranno dal corpo di Gesù.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#290 - “È compiuto” - Giovanni 19:30

Queste sono state le ultime parole di Gesù sulla croce: “È compiuto”. E il testo continua: “E, chinato il capo, rese lo spirito.(Giovanni 19:30). È molto importante comprendere la singolarità di queste due frasi, “è compiuto” e “rese lo spirito”, giacché sono cose che non si potranno mai dire di alcun uomo, soltanto di Gesù.


Il senso di “è compiuto” è quello di un qualcosa già risolto, essendo la stessa parola greca usata per indicare un debito saldato. Insomma, il Signore sta dichiarando che è tutto finito, che il debito è stato estinto, mettendo fine alla questione. Più nessuno potrà richiedere un debito ormai pagato, e nessuno potrà condannare un ex detenuto che ha già scontato tutta la sua pena.


Ma quale debito avrebbe avuto Gesù da dover pagarlo sulla croce? E che pena di morte era questa che ha adempiuto pienamente? Sì, il mio debito e la mia pena. Morendo sulla croce, colui che non aveva peccato, che non ha mai peccato e che era incapace di peccare, è stato fatto peccato al posto mio. Proprio lì, i miei peccati sono stati messi su di lui, e Dio l’ha giudicato come se stesse giudicando me.


Se io dovessi incontrare Dio, senza aver creduto in Cristo, sicuramente la mia destinazione finale sarebbe lo stagno di fuoco: una condanna eterna di dolore e stridore di denti. E io stesso non avrei potuto far niente per alleviare tale situazione, poiché si tratta di un’esigenza giudiziaria. Il buon comportamento di un criminale durante la sua vita intera non diminuisce la gravità del suo crimine, e dovrà essere senz’altro giudicato.


Io, un peccatore perduto, potrei essere salvato solo se qualcuno, senza alcuna macchia di peccato, assumesse la mia colpa e prendesse il mio posto nel giudizio. Questo è quanto ha fatto il Salvatore, in caso contrario neppure un’unica persona avrebbe mai potuto essere perdonata e salvata eternamente. Ecco perché posso avere la certezza che tutti i miei peccati sono già stati giudicati: Gesù li ha presi su di sé quando ancora nemmeno esistevo.


Il valore della croce si estende in entrambe le direzioni della storia dell’umanità: verso il passato e verso il futuro. Coloro che sono morti prima della croce, credendo che Dio, nella sua grazia e misericordia, avrebbe fatto qualcosa a beneficio del peccatore, sono stati salvati dall’opera di Cristo al Calvario. Quelli che sono venuti dopo la croce e hanno creduto che Dio avesse già provveduto l’Agnello per il sacrificio, essendo lì portato a termine, vengono salvati mediante la stessa opera di redenzione.


Chi continua a cercare di ottenere la salvezza facendo affidamento sulla propria religione, carità od opere di giustizia, non potrà mai ottenere il perdono. Ed è semplice capirlo: credi che il perdono sia qualcosa da meritare, o qualcosa che la parte offesa ti concede solamente per grazia e misericordia?


Così è la salvezza di colui che crede in Gesù. Ciò che meritavi – il castigo eterno – la misericordia di Dio non te lo dà. Ciò che non meritavi - la salvezza eterna – la grazia di Dio te la dà. Per questo si chiama grazia, altrimenti si chiamerebbe debito.


Nei prossimi 3 minuti scoprirai perché solo Gesù era capace di morire. 

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#289 - “Ho sete” - Giovanni 19:28-29

Sulla croce Gesù soffre come uomo. Ferito e disidratato, chiede dell’acqua. “Ho sete” (Giovanni 19:28), dirà il creatore dell’universo, dei fiumi e degli oceani. Nel suo camminare sulla terra, il Signore ha nutrito, guarito e portato ristoro a molte persone; tuttavia, non ha mai fatto qualcosa a beneficio proprio. Il Salmo 22 ci descrive tale momento: “Il mio vigore si è inaridito come un coccio d'argilla e la mia lingua è attaccata al mio palato; tu mi hai posto nella polvere della morte. (Salmo 22:15).


L’apostolo Giovanni, nel capitolo 1 di questo vangelo, afferma che “tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui”. E la lettera agli Ebrei ci insegna che Gesù “sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza” (Ebrei 1:3). Nel libro di Giobbe è colui che “ha aperto un canale per le straripanti acque e la via al tuono dei fulmini, per far piovere su una terra disabitata, su un deserto, dove non c'è alcun uomo, per dissetare le solitudini desolate, e far germogliare e crescere l'erba” (Giobbe 38:25-27). Eppure, qui il Salvatore non devierà nemmeno una sola goccia sulle sue labbra inaridite.


Lo stesso capitolo 38 di Giobbe ci rivela che agli empi è negata la luce di Dio. Pertanto, “venuta l’ora sesta, si fecero tenebre per tutta la terra, infino all’ora nona” (Marco 15:33). La santità di Dio non può avere comunione con il peccato, ed è per questa ragione che Gesù ha dovuto soffrire da solo e senza luce. Niente descrive la sua sofferenza in modo così grafico come questo passaggio profetico del libro delle Lamentazioni, il quale ci parla del giudizio che sta ricevendo da Dio stesso:


Io sono l'uomo che ha visto l'afflizione sotto la verga del suo furore. Egli mi ha guidato e mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce. Sì, contro di me egli ha volto ripetutamente la sua mano tutto il giorno. Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle, ha frantumato le mie ossa. Ha costruito bastioni contro di me, mi ha circondato di amarezza e di affanno. Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi, come i morti da lungo tempo. Mi ha costruito attorno un muro, perché non esca; ha reso pesante la mia catena. Anche quando grido e chiedo aiuto a gran voce, egli rifiuta di ascoltare la mia preghiera. Egli ha sbarrato le mie vie con pietre tagliate, ha reso i miei sentieri tortuosi. Egli è stato per me come un orso in agguato, come un leone in luoghi nascosti. Ha deviato le mie vie, mi ha dilaniato e mi ha reso desolato. Ha teso il suo arco e mi ha fatto il bersaglio delle sue frecce. Ha fatto penetrare nel mio cuore le frecce della sua faretra. Sono diventato lo scherno di tutto il mio popolo, la sua canzone di tutto il giorno. Mi ha saziato di amarezza, mi ha fatto bere assenzio. Mi ha spezzato i denti con la ghiaia, mi ha coperto di cenere. Hai allontanato la mia anima dalla pace, ho dimenticato il benessere. Ho detto: «È scomparsa la mia fiducia e la mia speranza nell'Eterno». Ricordati della mia afflizione e del mio vagare, dell'assenzio e dell'amarezza. L'anima mia se ne ricorda del continuo ed è abbattuta dentro di me.” (Lamentazioni 3:1-20).


In risposta alla sua richiesta di acqua, i soldati gli danno dell’aceto, compiendosi pienamente ancora un’altra delle profezie dell’Antico Testamento. E sai perché Gesù ha tanto patito sulla croce? Sì, per salvare te e me. So che lì ha pagato per i miei peccati. Anche per i tuoi?


Nei prossimi 3 minuti Gesù offrirà la sua vita in sacrificio per il peccato.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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