#294 – Carne o spirito – Giovanni 19:31-37

Negli ultimi 3 minuti abbiamo visto che la salvezza ha origine in Dio, e non nell’uomo. È Dio colui che purifica, trasforma e dona lo Spirito Santo. E tutto ciò grazie al sangue e all’acqua usciti dal corpo morto di Gesù. Ora, osserva quello che Gesù dice a Nicodemo nel capitolo 3 del Vangelo di Giovanni:


In verità, in verità ti dico che, se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio… se uno non è nato d'acqua e di Spirito… ciò che è nato dalla carne è carne; ma ciò che è nato dallo Spirito è spirito” (Giovanni 3:3-6). Poiché tutto nella vita inizia con una nascita, così anche la nuova vita che hai in Cristo: “Dovete nascere di nuovo.” (Giovanni 3:7).


Se hai seguito gli ultimi 3 minuti, avrai notato che prima arriva l’acqua della purificazione e, soltanto dopo, Dio dà un nuovo cuore e una nuova natura, la quale è celeste. Intanto la carne resta la stessa, incapace di migliorare. “Ciò che è nato dalla carne è carne”, afferma Gesù, però “ciò che è nato dallo Spirito è spirito”. Allora comincerai a convivere con due nature diverse: quella vecchia, appunto incapace di migliorare giacché totalmente rovinata, e quella nuova, altrettanto incapace di migliorare perché venuta da Dio, quindi perfetta.


Se non manterrai mortificata la vecchia natura, considerandosi che la croce le ha posto fine (Galati 5:24), continuerai ad avere cattivi pensieri e il desiderio di peccare. E per non dare occasione alla vecchia natura, sarà necessario camminare nello Spirito, che è la forza trainante della nuova natura. Proseguirai in questo modo fino al giorno della risurrezione, quando finalmente potrai vivere in un corpo simile a quello di Gesù.


Tuttavia, di quale acqua Gesù sta parlando a Nicodemo, mentre usa le parole “nato da acqua”? Sicuramente non si riferisce al battesimo, il quale simboleggia la morte e non la vita. Sì, allude all’acqua della purificazione, come quella che è uscita dal costato ferito del Signore. In Efesini 5:26-27 troviamo che Gesù ha dato se stesso per la Chiesa, “per santificarla, avendola purificata col lavacro dell'acqua per mezzo della parola, per far comparire la chiesa davanti a sé gloriosa, senza macchia o ruga o alcunché di simile, ma perché sia santa ed irreprensibile.”.


Dunque, non c’è dubbio che l’acqua che ti lava e ti purifica, applicata dallo Spirito Santo alla tua anima, sia la Parola di Dio. Inoltre, essa ti rigenera, preparandoti alla vita nuova: “Perché siete stati rigenerati non da un seme corruttibile, ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio vivente e che dura in eterno.” (1 Pietro 1:23).


Ebrei 10:22 ci ricorda l’accesso del credente alla presenza di Dio, senza essere giudicato o consumato dalla sua santità: “Accostiamoci con cuore sincero, in piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi per purificarli da una cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura.”. Bene, adesso sai già cos’è l’acqua pura. E che invece vuol dire “cuori aspersi”? Lo vedremo nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#293 - Dio purifica, trasforma e dona lo Spirito - Ezechiele 36:23-33

Se leggerai il capitolo 36 del libro di Ezechiele, versetti da 23 a 33, potrai conoscere la promessa di salvezza per Israele. Lì troviamo il modo in cui Dio salva, il quale è identico anche per te e per me. Si nota pure che tutto è compiuto da Dio stesso.


Prima si verifica il riconoscimento del peccato e Dio entra in scena, separando colui che vuole salvare. Il passaggio dice: “Vi prenderò dalle nazioni”, le quali hanno profanato il santo nome di Dio. E il versetto 25 ci aggiunge: “Spanderò quindi su di voi acqua pura e sarete puri; vi purificherò da tutte le vostre impurità”.


Inoltre, Dio continua: “Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio Spirito e vi farò camminare nei miei statuti, e voi osserverete e metterete in pratica i miei decreti… voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. Vi libererò da tutte le vostre impurità”  (Ezechiele 36:26-29).


Come si può vedere, ogni cosa è opera esclusivamente di Dio, non dell’uomo. L’essere umano riceve da Dio una nuova prospettiva, nuovi sentimenti, nuovi desideri. E non finisce qui: “Allora vi ricorderete delle vostre vie malvagie e delle vostre azioni che non erano buone e diventerete ripugnanti ai vostri stessi occhi per le vostre iniquità e le vostre abominazioni… nel giorno in cui vi purificherò da tutte le vostre iniquità…” (Ezechiele 36:31-33).


Dunque, attenzione all’ordine: Dio purifica - “Spanderò quindi su di voi acqua pura” -; Dio trasforma - “Vi darò un cuore di carne” -; e Dio dà lo Spirito Santo - “Metterò dentro di voi il mio Spirito”. Allora sì, la tua vita cambierà e inizierai a pensare e ad agire come qualcuno della famiglia di Dio: Io “vi farò camminare nei miei statuti… voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio”. Comincerai a provare disgusto per il peccato: “Diventerete ripugnanti ai vostri stessi occhi… nel giorno in cui vi purificherò…”.


Poi Dio ci spiega perché si comporta così: “Non per riguardo a voi, io agisco - dice il Signore Dio - sappiatelo bene.” (Ezechiele 36:32). Infatti, tutto quanto opera in te è in virtù della sua propria gloria, ed è appunto su questo che si basa la tua sicurezza. Dio ti salva per la sua reputazione, non per chi sei. Tu ed io siamo peccatori e ci meritiamo soltanto la condanna eterna a causa dei nostri peccati.


A tal punto, dopo averti salvato, Dio non ti perderà per nulla. Ricordati: è in gioco la sua reputazione! Nessuno potrà strapparti dalle mani di Dio: né il diavolo, né i tuoi peccati, né te stesso. E Gesù lo conferma: “Io do loro la vita eterna e non periranno mai, e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti; e nessuno le può rapire dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo uno.” Giovanni 10:28-30).


Beh, lo capirai meglio nei prossimi 3 minuti, quando scoprirai che la tua salvezza viene realizzata dall’alto verso il basso, cioè dal cielo alla terra: da Dio a te. 

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#292 – Il fianco ferito - Giovanni 19:31-37

Nonostante stiano per uccidere un innocente, i giudei cercano di farlo rispettando la loro propria versione della Legge di Mosè. Decidono di togliere i corpi dalla croce per evitare che rimangano lì il sabato. Tuttavia, in Deuteronomio 21, la Legge stabiliva che chiunque fosse morto appeso al legno, avrebbe dovuto essere sepolto lo stesso giorno, indipendentemente dal fatto che fosse sabato o meno.


Così, provvedono ad accelerare la morte dei condannati, ma ciò non avverrà con un colpo di grazia alla testa: le loro gambe vengono fracassate. Due o tre colpi di mazza schiacciano le loro ossa, impedendo loro di reggersi in piedi. Sostenuti soltanto per le braccia, e incapaci di respirare, inizia una nuova agonia: la morte per asfissia.


Le ossa di Gesù, però, non sono state rotte, perché era già morto. Quindi, i giudei se ne sono resi conto del significato di tale fatto? Quando Dio ha istituito la Pasqua, dopo aver liberato gli israeliti dall’Egitto, ha ordinato che nessun osso dell’agnello sacrificato fosse spezzato. E qui, appunto, Gesù viene sacrificato con tutte le sue ossa intatte.


Per assicurarsi che Gesù fosse morto, il soldato conficca una lancia nel suo cadavere: sangue e acqua fuoriescono dalla ferita. Se sei già sicuro di essere pronto per incontrare Dio, e questo non per i tuoi propri meriti, sappi che sono l’acqua e il sangue di un corpo morto a darti questo privilegio.


Nel Salmo 51, il re Davide prende coscienza del suo peccato - l’adulterio e la morte del marito tradito – riconoscendosi sporco e incapace di cancellare le sue trasgressioni:


Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua benignità; per la tua grande compassione cancella i miei misfatti. Lavami completamente dalla mia iniquità e purificami dal mio peccato. Poiché riconosco i miei misfatti, e il mio peccato mi sta sempre davanti. Ho peccato contro di te, contro te solo, e ho fatto ciò che è male agli occhi tuoi, affinché tu sia riconosciuto giusto quando parli e retto quando giudichi. Ecco, io sono stato formato nell'iniquità, e mia madre mi ha concepito nel peccato. Ma a te piace la verità che risiede nell'intimo, e m'insegni la sapienza nel segreto del cuore. Purificami con issopo, e sarò mondo; lavami, e sarò più bianco della neve. Fammi sentire gioia e allegrezza; fa' che le ossa che hai spezzato festeggino. Nascondi la tua faccia dai miei peccati e cancella tutte le mie iniquità. O Dio, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito saldo.” (Salmo 51:1-10).


Se vuoi vivere eternamente in cielo, dovrai riconoscere la perdizione che esiste dentro di te: il peccato che ti corrode. Gesù ha detto che non era venuto “a chiamare a ravvedimento i giusti, ma i peccatori” (Luca 5:32). Ti consideri giusto? Allora non contare sulla salvezza che Gesù ci offre. Ti riconosci peccatore? Allora è per te che Gesù è morto.


Ma cosa significano il sangue e l’acqua che sono usciti dal corpo di Gesù? Guarda i prossimi 3 minuti… e anche gli altri.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#291 - Morire - Giovanni 19:30

Il verbo morire, nel senso della morte di Gesù, dovrebbe essere considerato un verbo difettivo, come, ad esempio, lo sono i verbi addirsi, fervere o prudere: non potrai mai coniugarli alla prima persona, giacché mancano di alcune persone verbali. Così, nonostante siamo capaci di coniugare il verbo morire alla prima persona, in pratica non siamo in grado di morire. Mi spiego meglio.


Una persona può morire a causa di una malattia, di un incidente o di un’azione criminale. Può anche togliersi la vita, diventando un omicida di se stesso, tuttavia non potrà semplicemente morire. Nessuno è atto a fermare il proprio cuore o a disattivare le proprie funzioni cerebrali. Nessuno ha la capacità di rendere il proprio spirito, restituendolo a Dio, tranne Gesù.


Nel capitolo 10 di questo Vangelo di Giovanni, il Signore ci rivela di avere un potere sovrumano: quello di dare la propria vita. Infatti, dichiara: “Per questo mi ama il Padre, perché io depongo la mia vita per prenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la depongo da me stesso; io ho il potere di deporla e il potere di prenderla di nuovo; questo è il comando [o il potere] che ho ricevuto dal Padre mio.”. Sì, i giudei avevano capito molto bene cosa intendesse dire, poiché molti di loro affermavano: “Egli ha un demone ed è fuori di sé.” (Giovanni 10:17-20).


Gesù aveva sia il potere di deporre la sua vita – di morire effettivamente in prima persona – sia quello di risuscitare. Di questo primo potere il Signore si avvale sulla croce, eppure non risorge da se stesso dal sepolcro. Sarà Dio a farlo, riconoscendo così che il suo sacrificio ha di fatto adempiuto ogni giustizia. Perché Gesù vive, chi crede in lui può avere la certezza, non solo di essere già stato giudicato in Cristo, ma di avere in lui la garanzia della risurrezione.


Ovviamente tutto ciò è possibile soltanto attraverso la fede, la quale “è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono.”. Non sei salvato tramite la ragione, ma per aver toccato l’invisibile. “Per fede [e non per scienza] intendiamo che l'universo è stato formato per mezzo della parola di Dio, sì che le cose che si vedono non vennero all'esistenza da cose apparenti… Per fede Noè, avvertito divinamente di cose che ancora non si vedevano [la pioggia e il diluvio], e mosso da santo timore, preparò per la salvezza della sua famiglia l'arca… Per fede Abraamo, quando fu chiamato, ubbidì per andarsene verso il luogo che doveva ricevere in eredità; e partì non sapendo dove andava… Ora senza fede è impossibile piacergli, perché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che egli è il rimuneratore di quelli che lo cercano.”  (Ebrei 11).


Adesso lo sai già: se vuoi ricevere il perdono dei tuoi peccati e se vuoi che il tuo debito verso Dio venga saldato, senza dover affrontare il giudizio finale, dovrai credere in Gesù, cioè, dovrai esercitare fede in lui e nella sua Parola. Non c’è proprio un altro modo. E questo è l’unico che dà a Dio, e non a te, tutto il merito della tua salvezza.


Nei prossimi 3 minuti, sangue ed acqua usciranno dal corpo di Gesù.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#290 - “È compiuto” - Giovanni 19:30

Queste sono state le ultime parole di Gesù sulla croce: “È compiuto”. E il testo continua: “E, chinato il capo, rese lo spirito.(Giovanni 19:30). È molto importante comprendere la singolarità di queste due frasi, “è compiuto” e “rese lo spirito”, giacché sono cose che non si potranno mai dire di alcun uomo, soltanto di Gesù.


Il senso di “è compiuto” è quello di un qualcosa già risolto, essendo la stessa parola greca usata per indicare un debito saldato. Insomma, il Signore sta dichiarando che è tutto finito, che il debito è stato estinto, mettendo fine alla questione. Più nessuno potrà richiedere un debito ormai pagato, e nessuno potrà condannare un ex detenuto che ha già scontato tutta la sua pena.


Ma quale debito avrebbe avuto Gesù da dover pagarlo sulla croce? E che pena di morte era questa che ha adempiuto pienamente? Sì, il mio debito e la mia pena. Morendo sulla croce, colui che non aveva peccato, che non ha mai peccato e che era incapace di peccare, è stato fatto peccato al posto mio. Proprio lì, i miei peccati sono stati messi su di lui, e Dio l’ha giudicato come se stesse giudicando me.


Se io dovessi incontrare Dio, senza aver creduto in Cristo, sicuramente la mia destinazione finale sarebbe lo stagno di fuoco: una condanna eterna di dolore e stridore di denti. E io stesso non avrei potuto far niente per alleviare tale situazione, poiché si tratta di un’esigenza giudiziaria. Il buon comportamento di un criminale durante la sua vita intera non diminuisce la gravità del suo crimine, e dovrà essere senz’altro giudicato.


Io, un peccatore perduto, potrei essere salvato solo se qualcuno, senza alcuna macchia di peccato, assumesse la mia colpa e prendesse il mio posto nel giudizio. Questo è quanto ha fatto il Salvatore, in caso contrario neppure un’unica persona avrebbe mai potuto essere perdonata e salvata eternamente. Ecco perché posso avere la certezza che tutti i miei peccati sono già stati giudicati: Gesù li ha presi su di sé quando ancora nemmeno esistevo.


Il valore della croce si estende in entrambe le direzioni della storia dell’umanità: verso il passato e verso il futuro. Coloro che sono morti prima della croce, credendo che Dio, nella sua grazia e misericordia, avrebbe fatto qualcosa a beneficio del peccatore, sono stati salvati dall’opera di Cristo al Calvario. Quelli che sono venuti dopo la croce e hanno creduto che Dio avesse già provveduto l’Agnello per il sacrificio, essendo lì portato a termine, vengono salvati mediante la stessa opera di redenzione.


Chi continua a cercare di ottenere la salvezza facendo affidamento sulla propria religione, carità od opere di giustizia, non potrà mai ottenere il perdono. Ed è semplice capirlo: credi che il perdono sia qualcosa da meritare, o qualcosa che la parte offesa ti concede solamente per grazia e misericordia?


Così è la salvezza di colui che crede in Gesù. Ciò che meritavi – il castigo eterno – la misericordia di Dio non te lo dà. Ciò che non meritavi - la salvezza eterna – la grazia di Dio te la dà. Per questo si chiama grazia, altrimenti si chiamerebbe debito.


Nei prossimi 3 minuti scoprirai perché solo Gesù era capace di morire. 

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#289 - “Ho sete” - Giovanni 19:28-29

Sulla croce Gesù soffre come uomo. Ferito e disidratato, chiede dell’acqua. “Ho sete” (Giovanni 19:28), dirà il creatore dell’universo, dei fiumi e degli oceani. Nel suo camminare sulla terra, il Signore ha nutrito, guarito e portato ristoro a molte persone; tuttavia, non ha mai fatto qualcosa a beneficio proprio. Il Salmo 22 ci descrive tale momento: “Il mio vigore si è inaridito come un coccio d'argilla e la mia lingua è attaccata al mio palato; tu mi hai posto nella polvere della morte. (Salmo 22:15).


L’apostolo Giovanni, nel capitolo 1 di questo vangelo, afferma che “tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui”. E la lettera agli Ebrei ci insegna che Gesù “sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza” (Ebrei 1:3). Nel libro di Giobbe è colui che “ha aperto un canale per le straripanti acque e la via al tuono dei fulmini, per far piovere su una terra disabitata, su un deserto, dove non c'è alcun uomo, per dissetare le solitudini desolate, e far germogliare e crescere l'erba” (Giobbe 38:25-27). Eppure, qui il Salvatore non devierà nemmeno una sola goccia sulle sue labbra inaridite.


Lo stesso capitolo 38 di Giobbe ci rivela che agli empi è negata la luce di Dio. Pertanto, “venuta l’ora sesta, si fecero tenebre per tutta la terra, infino all’ora nona” (Marco 15:33). La santità di Dio non può avere comunione con il peccato, ed è per questa ragione che Gesù ha dovuto soffrire da solo e senza luce. Niente descrive la sua sofferenza in modo così grafico come questo passaggio profetico del libro delle Lamentazioni, il quale ci parla del giudizio che sta ricevendo da Dio stesso:


Io sono l'uomo che ha visto l'afflizione sotto la verga del suo furore. Egli mi ha guidato e mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce. Sì, contro di me egli ha volto ripetutamente la sua mano tutto il giorno. Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle, ha frantumato le mie ossa. Ha costruito bastioni contro di me, mi ha circondato di amarezza e di affanno. Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi, come i morti da lungo tempo. Mi ha costruito attorno un muro, perché non esca; ha reso pesante la mia catena. Anche quando grido e chiedo aiuto a gran voce, egli rifiuta di ascoltare la mia preghiera. Egli ha sbarrato le mie vie con pietre tagliate, ha reso i miei sentieri tortuosi. Egli è stato per me come un orso in agguato, come un leone in luoghi nascosti. Ha deviato le mie vie, mi ha dilaniato e mi ha reso desolato. Ha teso il suo arco e mi ha fatto il bersaglio delle sue frecce. Ha fatto penetrare nel mio cuore le frecce della sua faretra. Sono diventato lo scherno di tutto il mio popolo, la sua canzone di tutto il giorno. Mi ha saziato di amarezza, mi ha fatto bere assenzio. Mi ha spezzato i denti con la ghiaia, mi ha coperto di cenere. Hai allontanato la mia anima dalla pace, ho dimenticato il benessere. Ho detto: «È scomparsa la mia fiducia e la mia speranza nell'Eterno». Ricordati della mia afflizione e del mio vagare, dell'assenzio e dell'amarezza. L'anima mia se ne ricorda del continuo ed è abbattuta dentro di me.” (Lamentazioni 3:1-20).


In risposta alla sua richiesta di acqua, i soldati gli danno dell’aceto, compiendosi pienamente ancora un’altra delle profezie dell’Antico Testamento. E sai perché Gesù ha tanto patito sulla croce? Sì, per salvare te e me. So che lì ha pagato per i miei peccati. Anche per i tuoi?


Nei prossimi 3 minuti Gesù offrirà la sua vita in sacrificio per il peccato.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#288 - Giovanni si prende cura di Maria - Giovanni 19:25-27

Diverse donne sono vicine alla croce, inclusa Maria, la madre di Gesù; accanto a lei c’è Giovanni, l’autore del vangelo. Osservando il trattamento che c’era tra Gesù e i suoi discepoli, dovremmo guardarci dall’errore di adottare titoli spirituali o ecclesiastici senza alcuna base biblica.


Gesù chiama Dio ‘Padre’, però non fa lo stesso con Giuseppe, il suo padre adottivo. Maria è chiamata dai discepoli ‘madre di Gesù’, tuttavia mai ‘madre di Dio’. Gesù, a sua volta, non la chiama ‘madre’ ma ‘donna’, un’espressione equivalente a ‘signora’. E addirittura, dopo che i giudei affermano che il potere di Gesù verrebbe dal principe dei demoni, lui rompe i suoi legami naturali con Israele.


Lo notiamo chiaramente quando gli dicono che sua madre e i suoi fratelli lo stavano cercando. La sua risposta sarà: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”, e indicando i discepoli, dichiara: “Ecco mia madre e i miei fratelli. Poiché chiunque fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, mi è fratello, sorella e madre. (Matteo 12:46-50). L’ultimo riferimento a Maria lo si legge nel capitolo 1 del libro degli Atti. Infatti, non è poi menzionata nelle epistole, che sono le lettere contenenti la dottrina degli apostoli per la Chiesa.


I discepoli non si chiamavano fra di loro ‘padre’, ma troviamo Giovanni e Paolo riferendosi ai loro figli nella fede come ‘figlioletti’, appunto coloro ai quali avevano predicato il vangelo. E questo modo di rivolgersi a loro era a senso unico, giacché Gesù stesso aveva ordinato: “E non chiamate alcuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è vostro Padre, colui che è nei cieli. (Matteo 23:9). Il cattolicesimo, invece, fa l’opposto, adottando per i suoi leader il titolo reverenziale di ‘padre’, dal latino ‘pater’, in evidente disobbedienza al comando del Signore. Utilizza anche il termine ‘monsignore’, di origine francese, ossia ‘mio signore’. Eppure, Paolo ci insegna: “Per noi c'è un solo Dio, il Padre… e un solo Signore, Gesù Cristo (1 Corinzi 8:6).


Inoltre, osserviamo che Gesù veniva chiamato ‘Signore’ dai suoi discepoli, e mai ‘amico’. Soltanto lui li poteva chiamare ‘amici’, giustamente per aver rivelato loro cose che solo un amico dovrebbe sapere. E non lo chiamano neanche ‘Padre’ o ‘Re’, non essendo questo il nostro rapporto con lui. È Re per Israele, mentre per la Chiesa è Signore. Il poter capire tali differenze ci aiuta a comprendere meglio la Parola di Dio.


Sulla croce Gesù si preoccupa di Maria. “Donna, ecco tuo figlio!”, le dice, alludendo a Giovanni. E ancora: “Ecco tua madre!”, ora dicendolo al discepolo. “E da quel momento il discepolo l'accolse in casa sua. (Giovanni 19:26-27), in una palese indicazione che sarà l’apostolo ad accudire Maria, e non il contrario. Ed entrambi potevano contare su Gesù in cielo, il quale si prendeva cura di loro. Questo accesso era già stato concesso quando aveva detto: “Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati, ed io vi darò riposo. (Matteo 11:28). In cerca di un perpetuo aiuto, è a Gesù che pure noi dobbiamo rivolgerci.


Nei prossimi 3 minuti Gesù farà una richiesta.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#287 - Il sorteggio - Giovanni 19:23-24

Entro pochi minuti Gesù sarà il bersaglio di tutta l’ira divina contro il peccato. Sta per morire al posto del peccatore, soffrendo un’eternità nello stagno di fuoco condensata in tre ore. E quando avrà finito, Dio ne sarà soddisfatto, risuscitandolo per la nostra giustificazione. Lui è il primo di una nuova creazione.

 

Infatti, siccome per mezzo di un uomo [Adamo] è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo [Gesù] è venuta la risurrezione dei morti. Perché, come tutti muoiono in Adamo, così tutti saranno vivificati in Cristo, ma ciascuno nel proprio ordine: Cristo la primizia, poi coloro che sono di Cristo alla sua venuta. (1 Corinzi 15:21-23).

 

Il primo uomo, Adamo, divenne anima vivente; ma l'ultimo Adamo è Spirito che dà la vita… Il primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre; il secondo uomo, che è il Signore, è dal cielo. Qual è il terrestre tali sono anche i terrestri; e qual è il celeste, tali saranno anche i celesti. E come abbiamo portato l'immagine del terrestre, porteremo anche l'immagine del celeste.” (1 Corinzi 15:45-49).

 

Dopo aver peccato, Adamo ed Eva ne hanno avuto la prima prova: il rendersi conto di essere nudi. Gesù era svestito quando è stato crocifisso, ed è in questa condizione, cioè senza cinture fatte con foglie di fico, senza tuniche di pelle, né i propri vestiti, che sarà il sostituto del peccatore per ricevere il giusto pagamento per il peccato, in umiliazione e in vergogna, senza alcuna protezione contro il fuoco del giudizio che sta per abbattersi su di lui.

 

Nel frattempo, i soldati sorteggiano tra di loro i suoi pochi indumenti. Ignorano, però, che stanno adempiendo la profezia del Salmo 22:18 che afferma: “Spartiscono fra loro le mie vesti e tirano a sorte la mia tunica.”.

 

Probabilmente, chissà, tali uomini avrebbero poi voluto venderli. Infatti, non sono differenti dalle persone che oggi usano le cose di Gesù per arricchirsi. Un giorno gli diranno: “Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato nel tuo nome, e nel tuo nome scacciato demoni e fatte nel tuo nome molte opere potenti?”, ma il Signore risponderà loro: “Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità.” (Matteo 7:22-23).

 

Forse questi soldati volevano sfruttare il potere che prima il popolo aveva visto uscire da quegli abiti: “E dovunque egli giungeva… la gente… lo pregava di poter toccare almeno il lembo del suo vestito; e tutti quelli che lo toccavano erano guariti.” (Marco 6:56). E tu, quando ti avvicini a Gesù, sei interessato solo alla tua salute?

 

Il Vangelo di Giovanni è l’unico in cui troviamo descritto che “la tunica era senza cuciture, tessuta d'un sol pezzo da cima a fondo.” (Giovanni 19:23). Ogni vangelo ci presenta Gesù in un modo diverso: in Matteo è il Re, in Marco il Servo, in Luca l’Uomo e in Giovanni, Dio. La tunica “senza cuciture, tessuta d’un solo pezzo”, simboleggia la perfezione divina di Gesù. È l’Uomo perfetto, “senza cuciture”, è Dio.

 

Nei prossimi 3 minuti Maria verrà affidata alle cure di Giovanni.

 


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#286 - ‘The End’ - Giovanni 19:16-22

Gesù viene portato fuori dalla città e inchiodato su una croce. E la profezia di Isaia, riguardo ai suoi compagni di morte, si compie: “È stato annoverato fra i malfattori (Isaia 53:12). Pilato ordina che vi sia messa un’iscrizione con la ‘scheda giudiziaria’ di Gesù in greco, latino ed ebraico, mostrando a tutti il motivo della sua condanna: “Gesù il Nazareno, il Re dei Giudei. (Giovanni 19:19). L’esecuzione, pertanto, è universale.


Qui il greco è la lingua della cultura, della scienza, delle arti, dello sport e del commercio globale. Il latino, dell’invasore romano, è la lingua del potere civile, militare e giudiziario. Infatti, fino ad oggi, il diritto romano viene ancora studiato nelle scuole. L’ebraico è la lingua della religione dell’uomo nel suo stato naturale. Insomma, l’intera civiltà partecipa a tale esecuzione,  essendo realizzata da lei medesima.


Allo stesso tempo questa scritta annuncia che l’unico crimine, per il quale il Signore viene condannato, sarà quello di essere chi è veramente: il Re dei giudei. Loro, però, gli danno una croce per trono e spine per corona. Un giorno Gesù ritornerà per regnare per mille anni su questo stesso popolo d’Israele che l’ha rigettato, e anche su tutti i gentili, cioè non giudei, che saranno sulla terra.


Ma la sua missione qua non si limita ad essere il Messia e il Re dei giudei. Gesù sta per compiere un’opera di valore eterno: togliere il peccato del mondo e salvare il peccatore. Pietro, in una delle sue lettere, lo chiama “l’Agnello senza difetto e senza macchia, preconosciuto prima della fondazione del mondo, ma manifestato negli ultimi tempi (1 Pietro 1:19-20).


Prima dell’esistenza del mondo, o che Adamo fosse formato “dalla polvere della terra” e poi rovinato dal peccato, Gesù era già preparato per essere l’Agnello sacrificato. Sì, il rimedio al peccato era pronto persino anteriormente all’arrivo dell’epidemia! Ciò nonostante, le persone tuttora continuano a cercare la salvezza in cose apparse solo dopo la genesi del creato. E quali sarebbero? Beh, una tra queste è la religione.


La religione è il tentativo di riconnettere l’uomo a Dio attraverso gli sforzi umani, come compensazione per il peccato. La carità, le buone opere o le penitenze sono alcune delle sue risorse. Un altro tentativo sarà cercare la salvezza in un’istituzione, sia chiamata ‘chiesa’ o altro, oppure in qualche uomo o idolo. Eppure, la domanda è semplice: queste cose esistevano prima della fondazione del mondo? No? Allora, non servono a niente.


Dio non vuole ricollegare proprio nulla, e neppure riportarci allo stato di Adamo. Desidera porre fine al primo uomo, appunto Adamo, e inaugurare una nuova creazione in Gesù. “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura (2 Corinzi 5:17). Sulla croce Dio chiude una tappa. E lì non è soltanto Gesù che viene crocifisso, ma pure l’uomo, il mondo e il peccato muoiono con lui. La croce è il punto finale dove la vecchia creazione lascia il posto alla nuova. Per questo, sulla croce, il Signore dice: “È compiuto.” (Giovanni 19:30).


Nei prossimi 3 minuti assisteremo ad un sorteggio ai piedi della croce.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#285 - Vieni, Signor Gesù! - Giovanni 19:13-16

Pilato ha già deciso: non intende scambiare l’amicizia temporanea di Cesare con la compagnia eterna di Gesù. I giudei gridano istericamente “Crocifiggilo!”, avendo ormai stabilito da che parte stare. Quando Pilato gli chiede: “Crocifiggerò il vostro re?”, la risposta unanime dei sacerdoti sarà: “Noi non abbiamo altro re che Cesare.(Giovanni 19:15). Sì, al posto del Messia atteso da secoli, preferiscono scegliere il dittatore romano.


Molti di loro sarebbero ancora vivi, circa trent’anni dopo, durante la distruzione di Gerusalemme fatta dagli stessi romani. Il Tempio, rivestito all’interno di legno e d’oro, sarebbe stato dato alle fiamme e poi smantellato, pietra per pietra, affinché gli invasori potessero raschiare l’oro fuso. E Gesù li aveva precedentemente avvertiti: “Non resterà qui pietra su pietra (Matteo 24:2). Rifiutando il loro Messia e Re in cambio dell’illusione di grandezza e di gloria che l’Impero Romano incuteva nella mente dei popoli conquistati, i giudei hanno perso tutto.


Comunque, dimmi: qual è il tuo ‘Cesare’? Oggi l’Europa, l’antico Impero Romano che ritorna dalle ceneri, attende un leader che ristabilisca le sue speranze di grandezza e di gloria. La Bibbia ci dice che verrà, però non è lui che aspetto. E tu?


La speranza del cristiano è chiara: aspira a stare con Gesù, e non all’arrivo dell’anticristo, della tribolazione o delle catastrofi globali. Ecco le ultime parole del Signore in Apocalisse 22:20: “Sì, vengo presto!”. E la reazione di coloro che sono suoi sarà: “Sì, vieni, Signore Gesù!”. Ai suoi tempi, Paolo sperava già che il Signore venisse per rapire la sua Chiesa. L’apostolo include se stesso in tale avvenimento quando dice: “Noi viventi, che saremo rimasti, saremo rapiti assieme a loro sulle nuvole, per incontrare il Signore nell'aria (1 Tessalonicesi 4:15-18).


Ma quando tutto ciò succederà? La lettera agli Ebrei ci risponde: “Ancora un poco, infatti, un poco appena” (Ebrei 10:37). In greco il termine usato ‘micron’ compare con il significato di ‘attimo’. Almeno così sembrerà a quelli che saranno con Cristo. L’attesa apparirà insignificante davanti alla visione di colui per il quale e attraverso il quale tutte le cose esistono. Nella sua lettera ai Corinzi, Paolo si inserisce un’altra volta tra questi che verranno rapiti: “In un momento, in un batter d'occhio… noi saremo trasformati (1 Corinzi 15:52).


Beh, non avrebbe precisato ‘noi’ se credesse che prima il vangelo avrebbe dovuto essere predicato in tutto il mondo, o che prima dovesse arrivare “una tribolazione così grande, quale non vi fu mai dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà (Matteo 24:21), o che prima l’anticristo si sarebbe manifestato. Ha detto ‘noi’ perché essere rapito per stare con Gesù era il primo evento nella sua lista di cose da compiersi.


E tu, cosa stai aspettando? La tua agenda è la Bibbia, il calendario azteco o Nostradamus? Il tuo biglietto d’imbarco è previsto per tra un batter d’occhio, un anno o un decennio? Sarai sorpreso quando “il giorno del Signore verrà come un ladro di notte” (1 Tessalonicesi 5:2), in qualità di guasta feste, oppure sei in attesa dello Sposo, con le stesse aspettative di una sposa?


Nei prossimi 3 minuti Gesù sarà ‘schedato’ in greco, latino ed ebraico.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#284 - Nel fuoco incrociato - Giovanni 19:1-12

Due uomini si ritrovano coinvolti in un fuoco incrociato. Uno è Gesù, aggredito da ogni parte: dal popolo, dal clero e dai soldati. Subito dopo sarebbe rimasto intrappolato in un altro fuoco incrociato: la croce. Le sue creature continuerebbero ad attaccarlo da un lato, mentre Dio lo attaccherebbe dall’altro, castigandolo per peccati non commessi.


Nel capitolo 50 di Isaia, il Signore stesso descrive, in forma profetica, il momento in cui viene coronato di spine e vestito del manto purpureo di un re: “Ho presentato il mio dorso a chi mi percuoteva e le mie guance a chi mi strappava la barba; non ho nascosto il mio volto all'ignominia e agli sputi. (Isaia 50:6).


Prima di farsi trafiggere le mani e i piedi dai chiodi, Gesù ha dovuto permettere, per così dire, che Dio gli ‘forasse le orecchie’. Nel capitolo 21 del libro di Esodo, la Legge determinava che uno schiavo ebreo sarebbe rimasto sottomesso al suo padrone soltanto durante sei anni. Al settimo, diventerebbe libero. Tuttavia, anche se avesse ricevuto una moglie dal suo signore, e lei gli avesse dato dei figli, solo lui sarebbe liberato.


C’era, però, una maniera per dimostrarle il suo amore: basterebbe rifiutare questa libertà. E affinché ciò accadesse, il suo padrone avrebbe dovuto condurlo davanti ai giudici, accostare il suo orecchio allo stipite della porta, forandolo con una punta di metallo. Tale legno rimarrebbe marcato e l’orecchio dello schiavo forato. Avrebbe portato per sempre sul suo corpo il segno del suo amore verso la sua sposa.


Nel Salmo 40, Gesù parla profeticamente al Padre: “Tu non prendi piacere né in sacrificio né in offerta; mi hai forato le orecchie.”. Per amore della sua sposa, la Chiesa, Cristo si è fatto servo, disponendosi a morire. Nello stesso Salmo, continua dicendo: “Dio mio, io prendo piacere nel fare la tua volontà (Salmo 40:6-8). Ecco perché in questo vangelo vediamo un Salvatore sereno e tranquillo in mezzo a frustate, pugni e sputi. Sa che è volontà del Padre che lui dia la sua vita in sacrificio al posto del peccatore.


Pilato, invece, è angosciato. Per ben tre volte aveva detto di non trovare nessuna colpa in quell’Uomo, ed aveva cercato di far cambiare idea ai giudei. Pure sua moglie l’aveva avvertito di “non avere nulla a che fare con quel giusto”, poiché aveva molto sofferto in sogno a causa sua (Matteo 27:19). E il terrore di Pilato aumenterà ancor di più quando gli accusatori affermeranno che Gesù si è dichiarato Figlio di Dio. “Di dove sei tu?”, gli domanda Pilato, senza ricevere risposta. Allora, l’orgoglio di Pilato gli dà alla testa: “Non sai che io ho il potere di crocifiggerti e il potere di liberarti?”. Beh, adesso Gesù gli risponde: “Tu non avresti alcun potere su di me se non ti fosse dato dall'alto”  (Giovanni 19:9-11).


Sì, Pilato è terrorizzato, ma il grido dei giudei è decisivo: “Se liberi costui, tu non sei amico di Cesare (Giovanni 19:12). Lui, di sicuro, non intendeva correre questo rischio, per quanto la sua coscienza gli dicesse di fare il contrario.


Nei prossimi 3 minuti toccherà a me chiederti: ‘Qual è il tuo Cesare?

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#283 - Di sangue in sangue - Esodo 12

Adamo ed Eva, dopo aver peccato e aver perso la loro innocenza, sono presenti quando Dio sacrifica un animale per vestirli con tuniche di pelle. Il sangue di un animale innocente sparso a favore del peccatore permetteva a Dio di continuare ad agire in grazia verso l’umanità. Abele, nei tempi della coscienza, ne era consapevole, poiché ha compiuto pure lui un sacrificio di sangue, il quale è stato accettato da Dio.


Poi Noè dà inizio all’era del governo umano, versando il sangue nel sacrificio di quadrupedi e uccelli che aveva portato con sé nell’arca a tale scopo. Anche all’epoca di Abraamo, la promessa fattagli era associata al sacrificio, ma del figlio stesso del patriarca, sostituito all’ultimo momento da un montone. La grazia di Dio sarebbe dunque rimasta a disposizione dell’uomo, sempre collegata al sangue di animali innocenti sacrificati al posto del peccatore.


In seguito, troveremo i discendenti di Abraamo fatti schiavi in Egitto, e chiamati ‘Israele’. Questo è stato il nome che Dio ha designato a Giacobbe, nipote di Abraamo, affinché fosse il patriarca di una nazione alla quale è stata rivelata la Legge. E la dispensazione della Legge comincia ugualmente con il versamento del sangue di animali sacrificati nelle case degli israeliti ancora in Egitto, per proteggerli dal giudizio che sarebbe caduto sui primogeniti di quella terra.


Dio stava mettendo gli uomini alla prova per vedere se fossero capaci di vivere secondo gli standard divini. La verità è che la Legge non è mai stata osservata da nessuno, eccetto Gesù. E la ragione è semplice: chi avesse trasgredito un qualsiasi comandamento, sarebbe stato colpevole dell’intera Legge, essendo che uno di questi semplicemente vietava all’uomo di concupire. Beh, prova a smettere di pensare al peccato e ti ritroverai subito a peccare col pensiero, vero?


Prima della formazione della Chiesa, in nessun tempo un popolo era stato così privilegiato come Israele. E mai prima d’ora l’essere umano aveva affrontato Dio nel modo in cui lo stava facendo proprio questo stesso popolo, condannando a morte il loro Messia. La dispensazione della Legge è continuata fino a quando Gesù non ha pagato per la trasgressione della medesima Legge, tuttavia non per lui, ma per la nazione di Israele. Nel capitolo 11 del Vangelo di Giovanni leggiamo che tutto ciò è stato profetizzato dal sommo sacerdote Caifa:


Conviene per noi che un sol uomo muoia per il popolo e non perisca tutta la nazione.” E Giovanni continua, spiegandoci che “egli non disse questo da se stesso; ma, essendo sommo sacerdote in quell'anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione, e non solo per la nazione, ma anche per raccogliere in uno i figli di Dio dispersi.” (Giovanni 11:50-52).


Adesso, non più con il sangue di animali però di suo proprio Figlio, Dio può occuparsi dell’uomo in pura grazia, appunto nell'attuale dispensazione che porta tale nome: “Or la legge intervenne affinché la trasgressione abbondasse; ma dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata, affinché come il peccato ha regnato nella morte, così anche la grazia regni per la giustizia a vita eterna per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.” (Romani 5:20-21).


Nei prossimi 3 minuti Gesù resterà preso nel fuoco incrociato.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#282 - Una nuova chance - Genesi 7 a 11

Dio ha deciso di dare all’umanità un’altra opportunità, ricominciando quasi da capo mediante Noè, e aprendo così il periodo che potremmo chiamare ‘governo umano’. A Noè è stata data autorità sui suoi simili, incluso il potere di condannare a morte chiunque versasse il sangue del suo prossimo. E questo non è mai stato revocato da Dio.


Quando sono usciti dall’arca, Noè e i suoi figli hanno trovato un mondo differente da prima. L’aspettativa di vita, che entro poche generazioni scenderebbe a centoventi anni, continuerebbe a diminuire, fino a raggiungere mediamente trent’anni. Infatti, è stato soltanto nel XX secolo che la medicina ha invertito la tendenza corrente, ed oggi l’età media si aggira intorno ai settant’anni, circa novecento anni in meno dell’età di Matusalemme, il nonno di Noè.


In questa diversa realtà, Dio ha dato loro l’uso della carne come cibo e, di conseguenza, gli animali hanno cominciato ad avere paura e a fuggire dagli uomini, fatto che anteriormente non accadeva. E ogni cosa andava bene finché Noè, il primo governatore di questi nuovi tempi, “avendo bevuto del vino, si ubriacò” (Genesi 9:21), cadendo in disgrazia. Come sempre succede nelle varie dispensazioni, tutto inizia bene ma finisce male. Infatti, i discendenti di Noè lo confermeranno, basta leggere il capitolo 11 di Genesi.


Già, lì li troviamo pretenziosi, dichiarandosi i padroni del mondo, ed affermando: “Orsù, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo, e facciamoci un nome, per non essere dispersi sulla faccia di tutta la terra. (Genesi 11:4). Tuttavia Dio, parlando alla prima persona del plurale giacché è un’azione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, dichiara:


Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti la medesima lingua; e questo è quanto essi hanno cominciato a fare; ora nulla impedirà loro di condurre a termine ciò che intendono fare. Orsù, scendiamo laggiù e confondiamo la loro lingua, affinché l'uno non comprenda più il parlare dell'altro. (Genesi 11:6-7). E il racconto biblico prosegue:Così l'Eterno li disperse di là sulla faccia di tutta la terra, ed essi cessarono di costruire la città. Perciò a questa fu dato il nome di Babele [che significa ‘confusione’], perché l'Eterno colà confuse la lingua di tutta la terra, e di là l'Eterno li disperse sulla faccia di tutta la terra.” (Genesi 11:8-9).


Insomma, l’uomo aveva fallito nell’era dell’innocenza, della coscienza e pure del governo umano. Quindi, a questo punto, Dio chiamerà qualcuno per uscirne fuori dall’idolatria regnante, la quale devastava il mondo di allora, dandogli una promessa. Abramo, nome che vuol dire ‘padre esaltato’, più tardi sarà chiamato Abraamo, cioè ‘padre di una moltitudine’. Dio gli promette una terra, Canaan, e una posterità, però non senza sacrificio. Prefigurando quello che Dio stesso avrebbe fatto secoli dopo con suo Figlio, ad Abraamo è stato chiesto di sacrificare Isacco, suo figlio, in olocausto a Dio (Genesi 22:2).


Tutto ciò aveva lo scopo di mettere alla prova la fede di Abraamo, nel senso che avrebbe dovuto credere che Dio avrebbe anche riportato in vita suo figlio dai morti. Una volta soddisfatto, Dio interromperà tale sacrificio e gli mostrerà un montone da uccidere al posto di Isacco. Anni più tardi, il sacrificio del Figlio di Dio non sarebbe stato affatto interrotto. L’Agnello di Dio avrebbe dovuto morire davvero.


Nei prossimi 3 minuti Dio darà ancora un’occasione a un popolo testardo e ostinato: Israele.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#281 - Viaggio nel tempo - Genesi 5 e 6

La terra prima del diluvio è l’invidia di qualsiasi autore di letteratura fantasy. Era un pianeta completamente diverso. Infatti, non pioveva: “Ma dalla terra saliva un vapore che irrigava tutta la superficie del suolo.” (Genesi 2:6). Le condizioni atmosferiche, la radiazione solare e un minore degrado genetico permettevano alla sua popolazione vegetariana di vivere per quasi mille anni! Sì, vegetariana, giacché la carne sarebbe stata data come cibo soltanto dopo il diluvio.


Alla vigilia del diluvio il numero di persone nel mondo avrebbe potuto essere uguale o maggiore di quello attuale. Basta fare i conti per capirlo. C’era un’unica civiltà, un’unica lingua e un unico continente. L’aspettativa di vita era misurata in centinaia di anni e si trasmettevano verbalmente, e di prima mano, secoli di conoscenza. Il padre e il nonno di Noè erano contemporanei di Adamo, il quale ha raccontato loro cosa era accaduto nell’Eden. Ecco perché non c’era idolatria prima del diluvio. Tutti sapevano che Dio era reale però, nonostante ciò, cercavano di sostituirlo con le capacità umane, come fanno gli umanisti moderni.


Nell’Eden Satana era stato avvertito che un discendente della donna gli avrebbe schiacciato la testa (Genesi 3:15), e allora ha escogitato un piano per corrompere la stirpe umana. Così, i suoi angeli caduti hanno abbandonato il loro stato naturale, assumendo la forma umana e fecondando donne che hanno generato degli esseri ibridi e potenti, conosciuti come “nephilim” o “giganti”. Ora sai da dove provengono le antiche leggende dei titani e dei semidei. Sì, non sono leggende, sono veramente esistiti.


Tra questi abitanti secolari, i quali convivevano con giganti dai poteri visti solo nei libri di fantascienza, Dio era riconosciuto e rispettato da pochi. Anzi, direi pochissimi, se si considera che solamente Noè, sua moglie, figli e nuore, cioè otto anime, hanno creduto nella Parola di Dio sulla distruzione del mondo. Sono stati gli unici a entrare nell’immensa arca piena di animali, la cui porta è stata chiusa dall’esterno da Dio stesso.


Per oltre cent’anni Noè ha annunciato pubblicamente sia il giudizio di Dio che la salvezza per fede (Genesi 6:3). Gesù, in Spirito, predicava attraverso Noè a coloro che più tardi avrebbero avuto il loro spirito in prigione, appunto per aver rifiutato la Parola di Dio (1 Pietro 3:19). Per essere salvati, sarebbe stato sufficiente credere nella sua Parola e rimanere nel luogo stabilito da Dio: l’arca. Tuttavia, questo richiedeva fede, poiché l’arca era stata costruita sulla terraferma e in un’epoca in cui nessuno sapeva ancora cosa fosse la pioggia, figuriamoci un diluvio.


Oggi Dio ci avverte che questo mondo sarà un’altra volta distrutto, ma dal fuoco. E che adesso la salvezza è in una Persona, Gesù, il Figlio di Dio, l’unico sul quale il fuoco del giudizio divino è già caduto. Per essere salvati da un’alluvione, sarebbe necessario galleggiare, vero? Per essere salvati dal fuoco, si dovrebbe restare dove esso ha già bruciato.


Nei prossimi 3 minuti l’uomo troverà altri modi di sfuggire a Dio.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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