#142 - Il vento invisibile - Giovanni 3:8-13

Se Gesù ha usato l’acqua per simboleggiare l’azione della Parola di Dio nella nuova nascita, ora usa il vento come figura di chiunque è nato dallo Spirito Santo. Ricordati che sta parlando di una nuova nascita spirituale, generata dall’alto verso il basso, da Dio all’uomo, e non di una rinascita della vecchia vita naturale che portiamo in noi, e nemmeno del vecchio corpo della carne. “Quel che è nato dalla carne, è carne; e quel che è nato dallo Spirito, è spirito” (Giovanni 3:6), perciò non pensare neanche per un momento ad una presunta reincarnazione.


La nuova nascita è un atto sovrano di Dio, e non una decisione dell’essere umano; senza di lui è impossibile all’uomo credere in Gesù. In Efesini 2:1 Paolo ci spiega che gli uomini sono spiritualmente morti nei loro falli e nei loro peccati. Prova a mettere una tonnellata di pietre su un uomo morto e vedrai che non succederà proprio niente. Non ne sentirà il peso, non sarà capace di spostarlo e nemmeno vorrà farlo. Lui è morto.


Si deve guardare all’essere umano come essendo spiritualmente morto e così si capirà perché non sente questa tonnellata di peccati che grava su di lui, non avendo nessuna voglia di avvicinarsi a Dio. E non riesce a farlo né una cosa né l’altra. Ci vuole un intervento divino che inietti vita in quest’uomo morto per fargli sentire il peso dei suoi peccati, e allora sì invocherà Dio per avere liberazione. Come succede tutto ciò? Nessuno lo sa, nessuno l’ha mai visto.


Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né d’onde viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito.” (Giovanni 3:8). Questo è quanto possiamo capire della nuova nascita. La sua azione è così invisibile come il vento, tuttavia possiamo vedere i risultati in chi è nato di nuovo. Il cambiamento è reale. Nicodemo, però, continua a pensare che Gesù stia parlando di un evento fisico, che può essere analizzato dalla logica razionale di una mente naturale, ma si sbaglia.


Lui continua a non capire e riceve, per così dire, una bella sgridata: “Tu sei il dottor d’Israele e non sai queste cose?” (Giovanni 3:10). La risposta più semplice è “No”, perché Nicodemo deve ancora nascere di nuovo. Beh, lui è capace almeno di comprendere che il Messia dovrà venire e stabilire il suo Regno, ma non sa come ciò accadrà, o come un’anima sarà trasformata per poter partecipare a questo Regno. Così, Gesù deve mettere da parte il Regno e altre cose terrene, e parlargli adesso delle cose celesti. Chi, però, avrebbe l’autorità per parlare delle cose celesti?


Soltanto qualcuno proveniente dal cielo, che avesse libero transito tra il cielo e la terra, che avesse il potere di salirci di propria iniziativa sempre che lo desiderasse, senza essere portato da nessuno. Qualcuno preesistente, che non solo fosse nato qui, ma che fosse sceso dal cielo per nascere qui... insomma, qualcuno che fosse Dio onnipresente, per essere in cielo e allo stesso tempo davanti a Nicodemo. Perché “nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo: il Figliuol dell’uomo che è nel cielo.” (Giovanni 3:13). Nei prossimi 3 minuti impareremo il significato del serpente di rame, la cui storia Nicodemo conosce già dall’Antico Testamento.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#141 - Acqua e Spirito - Giovanni 3:5-7

Gesù dice a Nicodemo che nessuno può entrare nel Regno di Dio se non è nato d’acqua e di Spirito. Che acqua sarà mai questa? Nel primo capitolo di questo Vangelo di Giovanni abbiamo imparato che nessuno nasce di nuovo, e diventa figlio di Dio, per consanguineità, o tramite l’intervento di qualche persona o di sua propria volontà (Giovanni 1:12-13). Si tratta di un processo soprannaturale che trascende l’atto del volere umano. L’acqua qui non è il battesimo, il quale avviene sempre conforme alla volontà di chi battezza o di chi è battezzato. Ma allora, che acqua è questa?


Intanto, diamo un’occhiata ad altri versetti che ci parlano di purificazione e anche della nuova nascita, della nuova vita o della nuova creazione, per identificare ciò che qui viene rappresentato dalla parola “acqua”.


Efesini 5:25-26: “Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, affin di santificarla, dopo averla purificata col lavacro dell’acqua mediante la Parola.”.


Giacomo 1:18: “Egli ci ha di sua volontà generati mediante la parola di verità, affinché siamo in certo modo le primizie delle sue creature.”.


I Pietro 1:23: “Poiché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, mediante la parola di Dio vivente e permanente.”.


Il modo in cui il Signore si serve di esempi del mondo naturale per insegnare le verità spirituali, è sorprendente. Due cose sono essenziali per l’esistenza della vita sul nostro pianeta. La prima è l’acqua e la seconda è l’intervento divino, perché solo Dio è l’autore della vita. E non è diverso nella nuova nascita; infatti, niente di meglio dell’acqua per simboleggiare la Parola di Dio.


Eccovi, in seguito, alcune caratteristiche dell’acqua naturale, i cui potere e azione ci fanno ricordare la Parola di Dio.


La maggior parte del pianeta è coperta dall’acqua, ed è accessibile a tutti. Sebbene sia impossibile definirne il sapore, l’acqua rinfresca, rinvigorisce e soddisfa. È un solvente universale che diluisce, lava e purifica. Anche se apparentemente fragile, le sue gocce sono in grado di perforare la più dura roccia, il suo flusso dissolve le montagne e le sue correnti modellano i continenti. In essa si trova la più grande quantità di vita della Terra, e questa stessa vita è formata principalmente da acqua. Gran parte scorre nascosta agli occhi dell’uomo, nei fiumi sotterranei, nella linfa che dà vita alle piante e nel sangue che circola nelle nostre vene. Senza l’acqua non c’è vita; senza la Parola di Dio non c’è vita nuova.


Giovanni stesso, nella sua prima epistola, afferma che Gesù “è colui che è venuto con acqua e con sangue” (I Giovanni 5:6), riferendosi all’acqua e al sangue che sono usciti dal suo costato forato sulla croce dalla lancia del soldato (Giovanni 19:34). Quello è il sangue che toglie i nostri peccati, e quella è l’acqua che ci purifica. Oltre all’acqua, Gesù gli parla anche dell’azione dello Spirito Santo nella nascita spirituale. Dato che Nicodemo ancora non sembra capire, avremo bisogno di altri 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#140 - Nicodemo - Giovanni 3:1-4

Se la religione fosse sufficiente per salvare qualcuno, Nicodemo non avrebbe avuto bisogno di parlare con Gesù. Lui era un uomo religioso, un’autorità nel giudaismo, ma va a trovarlo di notte. In una società ancora senza l’elettricità, uscire la notte per incontrare uno sconosciuto era insolito, a meno che tu non volessi essere visto dai tuoi amici. Forse è stato questo il caso di Nicodemo.


Ai sacerdoti, ai farisei e ai sadducei non è piaciuta per niente questa situazione. Prima era apparso quel tizio di nome Giovanni che battezzava e annunciava l’arrivo dell’Agnello di Dio. Poi viene Gesù, compiendo miracoli e attirando le folle. Il clero odia la concorrenza, anche se proviene da Dio stesso, venuto al mondo in forma umana.


Nonostante la sua religione, Nicodemo sente che gli manca qualcosa. Chiama Gesù Maestro, non sapendo ancora che è davanti a colui che il profeta Isaia indicava che sarebbe chiamato “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace” (Isaia 9:5). Considerare Gesù soltanto un maestro o uno spirito evoluto, così come oggi alcuni preferiscono chiamarlo, sarebbe, ad esempio, come congratularsi con Albert Einstein per aver saputo sommare due più due. Gesù è Dio e come tale deve essere riconosciuto e adorato.


La risposta di Gesù sembra non avere nulla a che fare con l’inizio del discorso di Nicodemo, ma non è così. Subito dopo essere stato lodato come maestro, Gesù dichiara: “In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio.” (Giovanni 3:3). In altre parole, se Nicodemo volesse parlargli, dovrebbe essere su un altro livello. Prima di poter comprendere la sfera in cui Gesù operava, Nicodemo avrebbe avuto bisogno di ricevere una nuova vita, di essere trasformato in una nuova creazione. Dovrebbe nascere di nuovo, nascere dall’alto, nascere da Dio.


Così, Gesù usa l’esempio della nascita naturale. Prima di nascere, sicuramente tu non avevi la minima idea di cosa ci fosse fuori da quel tuo piccolo mondo, in cui hai trascorso i nove mesi di gestazione. Inoltre, la tua generazione e la tua nascita non sono mai dipese da te, ma dai tuoi genitori. Tutte le decisioni e tutti gli sforzi sono stati presi da altri, e non da te. Sei stato un agente passivo durante l’intero processo. Ciò che Gesù intende dire è che, sebbene sia necessario che Nicodemo nasca di nuovo per vedere il regno di Dio, non potrebbe farlo da se stesso, così come è impossibile che qualcuno decida da solo di nascere in questo mondo.


A questo punto Nicodemo capisce ancora meno di quanto ne capisse prima, quando aveva cominciato a parlare con Gesù. Non riesce a pensare fuori dagli schemi delle cose naturali, per questo gli domanda come sia possibile che qualcuno possa “entrare una seconda volta nel seno di sua madre e nascere?” (Giovanni 3:4). Gesù, però, gli risponde che non sta parlando di una nascita naturale, e perciò non si tratta di tornare nel grembo materno o di reincarnarsi, come credono alcune persone. Bisogna nascere dall’acqua e dallo Spirito Santo. Ne avrai già sentito parlare dello Spirito Santo, ma di quale acqua Gesù ci parla qui? Questo sarà quello che vedrai nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#139 - Profittatori - Giovanni 2:12-25

È probabile che molti di coloro che avevano partecipato alla festa di nozze in Cana di Galilea, fossero tre anni dopo, durante la condanna di Gesù, tra quelli che griderebbero: “Crocifiggilo! Crocifiggilo!” (Luca 23:21). Molti sono stati alimentati, guariti e liberati da lui, ma non tutti si sono veramente convertiti al Salvatore. L’Epistola agli Ebrei ci segnala qualcosa al riguardo.


Lì c’è scritto che: “Quelli che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste e sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire, se cadono, è impossibile rinnovarli da capo a ravvedimento.” (Ebrei 6:4). Non ci dice che hanno creduto in Gesù, ma solo che godevano i privilegi della sua presenza come dei veri e propri profittatori.


È il caso dei giudei di quell’epoca. Hanno avuto il privilegio di vedere e di sperimentare tutto ciò, eppure si sono rifiutati di credere nel Messia che era proprio lì in mezzo a loro. Nella continuazione del capitolo, Gesù va al Tempio di Gerusalemme e trova la casa di Dio trasformata in una casa di mercato. Non è da oggi che la religione attira i profittatori. Le condizioni di quel popolo e della sua religione non erano molto diverse da quelle che incontri oggi nella cristianità. Come ci ricorda il proverbio, “l’apparenza inganna”.


In particolare vorrei richiamare la tua attenzione sulla fine del capitolo due di Giovanni. Gesù ha fatto molti miracoli a Gerusalemme e molti di coloro che avevano visto quei segni, hanno creduto nel suo nome. Questo capitolo, però, termina così: “Ma Gesù non si fidava di loro, perché conosceva tutti, e perché non aveva bisogno della testimonianza d’alcuno sull’uomo, poiché egli stesso conosceva quello che era nell’uomo.” (Giovanni 2:24-25).


E cosa c’è nell’uomo? Sì, il desiderio di approfittarsi di Dio e di manipolarlo a suo piacimento. Se stai cercando Gesù solo per ottenere benefici per la tua salute, per le tue finanze o per la tua vita sentimentale, ancora non hai capito chi è lui, e che cosa è venuto a fare qui. È venuto a morire al tuo posto affinché tu potessi avere tutti i tuoi peccati perdonati. È venuto a riscattarti dal peccato, dalla morte e da Satana. È venuto per trasformarti in un adoratore, adorando Dio in spirito e in verità per tutta l’eternità, perché era proprio questo il proposito iniziale di Dio per gli esseri umani. Tutto ciò è per Dio, e non per me o per te, anche se possiamo essere stati benedetti in tutto ciò.


Andare a Gesù per risolvere qualche problema personale non è molto diverso da quello che fanno i pagani con i loro talismani, idoli e guru. La vera fede non cerca i doni di Dio, ma il Dio dei doni. La vera fede considera Gesù non un’inesauribile cornucopia piena di salute, ricchezze e felicità, ma l’Agnello di Dio, colui in cui, alla fine, tutte le cose convergeranno. Tutto questo non ti è molto chiaro? Nessun problema, va comunque a Gesù, esattamente come sei, con i tuoi dubbi e con le tue domande, così come farà Nicodemo nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#138 - Il primo miracolo - Giovanni 2:1-11

Il primo miracolo di Gesù, quando trasforma l’acqua in vino in una festa di matrimonio, può essere anche visto come il primo miracolo che lui fa nella vita di una persona. E guarda quante cose interessanti si possono trovare nel capitolo due del Vangelo di Giovanni, a partire dall’espressione “tre giorni dopo”, essendo le stesse parole usate quando si parlerà poi della risurrezione di Gesù, come ad esempio nel Vangelo di Marco 9:31. Questo e il prossimo capitolo ci parlano dell’acqua, un simbolo della Parola di Dio, come l’origine della nuova vita, la vita che è compatibile con la risurrezione.


I giudei erano soliti tenere delle grandi giare o pile di pietra per immagazzinare l’acqua destinata ai rituali di purificazione. Gesù ordina ai servi di riempire d’acqua i sei recipienti che c’erano sul posto, ciascuno con circa cento litri. Miracolosamente l’acqua si trasforma in seicento litri di vino della migliore qualità. Il verso undici di questo capitolo ci dice chiaramente che questo è stato il primo miracolo fatto da Gesù, quindi se hai già sentito parlare di qualche miracolo compiuto nella sua infanzia o adolescenza, puoi essere certo che si tratta di pura invenzione.


Siamo come quei recipienti di pietra: induriti e vuoti della vera gioia. Prima o poi l’allegria naturale che il mondo ci offre sempre finisce, come il vino della festa. Ma la gioia soprannaturale che Dio dona a quelli che credono in Gesù, è eterna. Hai già sperimentato questo primo miracolo nella tua vita? Ti sei mai lasciato riempire fino all’orlo d’acqua, figura qui della Parola di Dio?


Se è così, questa Parola che hai sentito da qualche parte sarà trasformata da Gesù in vita e in allegria. Un cambiamento letteralmente dall’acqua al vino, soprannaturale, radicale, completo. Anche se all’esterno sembrerai lo stesso vaso di pietra rozzo e grezzo, all’interno sarà già accaduto un miracolo che ti avrà dato vita, e vita eterna, oltre alla gioia di sapere che i tuoi peccati sono stati tutti pagati da Gesù sulla croce.


Nessuno vede la trasformazione in atto all’interno di quei grandi recipienti. Il modus operandi di Dio è oltre la nostra visione e comprensione. Anche la Parola di Dio opera così, dentro di noi. Nell’Epistola agli Ebrei c’è scritto che “la parola di Dio è vivente ed efficace, e più affilata di qualunque spada a due tagli, e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolle; e giudica i sentimenti ed i pensieri del cuore.” (Ebrei 4:12).


Questa Parola si riassume nella seguente dichiarazione dell’apostolo Paolo, quando afferma che: “Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito; che risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture” (I Corinzi 15:3-4). E tu, ci credi? Se davvero ci credi, il primo miracolo nella tua vita sarà questa trasformazione realizzata da Dio. Se hai, però, inseguito Gesù alla ricerca di altri miracoli, forse è di te che lui parlerà nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#137 - La richiesta di Maria - Giovanni 2:1-11

Alcuni leggono il capitolo due del Vangelo di Giovanni e ne ricavano la seguente conclusione: Maria ha chiesto a Gesù di risolvere il problema della mancanza di vino, quindi qualunque cosa domandiamo a Maria, lei la rivolgerà a suo figlio e lui compirà la volontà di sua madre. Ma forse lei qui gli chiede qualcosa? No.


Maria semplicemente gli fa notare che il vino era finito. Sebbene avesse potuto desiderare che Gesù facesse qualcosa al riguardo, non glielo chiede esplicitamente. Gesù, a sua volta, dice a Maria: “Che v’è fra me e te, o donna?” (Giovanni 2:4). La parola “donna” usata da lui non è irrispettosa ma equivale a “signora”, ossia “Signora Maria”, come si direbbe oggi. Però l’espressione “che v’è fra me e te?” rende chiaro che Maria non ha alcuna influenza su Gesù e sul suo ministero.


In un’altra occasione i discepoli avvertono Gesù che sua madre e i suoi fratelli lo stavano cercando per parlargli. E lui gli risponde: “Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli?” E poi continua dicendo: “chiunque avrà fatta la volontà del Padre mio che è nei cieli, esso mi è fratello e sorella e madre.” (Matteo 12:48-50). Il suo ministero non era soggetto a vincoli naturali di parentela, ma esclusivamente alla volontà di Dio Padre.


Fra tutte le donne, Maria era stata “l’elettaper portare nel suo grembo il Figlio di Dio, generato dallo Spirito Santo. La sua missione, però, non va oltre, e non la trovi mai come mediatrice tra gli uomini e Gesù. Qualsiasi informazione su Maria che vada al di là di quello che c’è scritto nella Parola di Dio, sarà un’invenzione umana.


Nel Nuovo Testamento ci sono solo una ventina di riferimenti a Maria, mentre il nome di Gesù compare quasi mille volte. Ed è questo stesso Gesù che ci dice: “Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi darò riposo.” (Matteo 11:28). Come si può disprezzare un invito del genere e osare andare da Maria o da chiunque altro nel momento del bisogno?


Non pensare che si stia qua mancando di rispetto alla memoria di Maria. Ti sto soltanto dicendo di concentrarti su colui che Dio, i profeti e gli apostoli hanno concentrato la loro attenzione: su Gesù. Non si trova nessun accenno a Maria nelle lettere degli apostoli. Se mai ci fosse stata qualche importante dottrina relativa a lei, non credi che Paolo e gli altri apostoli ce ne avrebbero parlato?


Nel nostro capitolo Maria dice, solo ai servi, di fare tutto ciò che Gesù gli avrebbe detto, e questo sì che è un saggio consiglio. Maria è stata salvata da Gesù, l’unico senza peccato, è morta e ora è in cielo, in spirito, in attesa della risurrezione, con tutti quelli che hanno creduto in Gesù in tutte le epoche. Chiedere qualcosa a lei o a qualunque altra persona già deceduta, è invocare i morti, essendo un atteggiamento condannato fermamente dalla Bibbia (Deuteronomio 18:11). Rispetti e ammiri Maria? Allora segui il suo consiglio: guarda solo Gesù e fa’ quello che ti dice lui. E nei prossimi 3 minuti lui ordinerà ai servitori di riempire d’acqua le pile.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#136 - La festa di nozze - Giovanni 2:1-11

Se gli uomini volessero inventare una storia per raccontare che Dio è venuto al mondo in forma umana, sceglierebbero sicuramente un miracolo straordinario per inaugurare la sua carriera qui. Sarebbe qualcosa come, ad esempio, guarire un’intera città da un’epidemia, o distruggere l’esercito nemico con un fulmine, o addirittura mettersi a volare davanti a tutti.

Questo vangelo, però, ci sorprende per il modo in cui presenta l’inizio del ministero dei segni e dei miracoli di Gesù. Chi oserebbe mai immaginare che Dio, nel farsi uomo, avrebbe cominciato il suo percorso di segni e miracoli risolvendo un problema del catering a una festa di matrimonio? Infatti, il capitolo due del Vangelo di Giovanni ci dice che è stato esattamente questo il primo miracolo di Gesù.

Lui non lo inizia guarendo i malati, dando da mangiare agli affamati o scacciando i demoni, anche se poi farà tutto ciò in altre occasioni. Gesù avvia il suo ministero in una festa di nozze trasformando l’acqua in vino. Che cosa intende dirci Dio con tale gesto? Eh, molte cose.

Innanzitutto che il suo ministero è diverso da quello di Mosè, attraverso il quale Dio aveva dato la Legge agli ebrei. Mosè ha trasformato l’acqua in sangue e morte, ma qui Gesù trasforma l’acqua in vino. Il Salmo 104:14-15 afferma che Dio è chi “fa germogliar l’erba per il bestiame e le piante per il servizio dell’uomo, facendo uscir dalla terra il nutrimento, e il vino che rallegra il cuor dell’uomo, e l’olio che gli fa risplender la faccia, e il pane che sostenta il cuore dei mortali.” Sì, il vino è un simbolo di allegria.

Il ministero di Gesù comincia in una festa gioiosa, perché sarà precisamente così anche il suo completamento in cielo. Sai cosa succede nel capitolo 19 dell’Apocalisse, quando i salvati da Gesù lo incontrano? Esatto, una festa di nozze! Ecco cosa c’è scritto: “Rallegriamoci e giubiliamo e diamo a lui la gloria, poiché son giunte le nozze dell’Agnello, e la sua sposa s’è preparata; e le è stato dato di vestirsi di lino fino, risplendente e puro” (Apocalisse 19:7-8). In Apocalisse la sposa è la Chiesa, cioè l’insieme di tutti quelli che sono stati salvati da Gesù fin dalla discesa dello Spirito Santo, registrata nel capitolo due degli Atti degli Apostoli.

Tutto inizia e termina con una festa di matrimonio. E questa, del Vangelo di Giovanni, non è ancora la festa di nozze di Gesù, per questo dice a sua madre che la sua ora non era ancora venuta. Eppure considera quest’evento così importante da compiere lì il suo primo miracolo: trasforma l’acqua in vino, simbolo dell’allegria dell’uomo. Quando il maestro di tavola assaggia l’acqua che era diventata vino, chiama subito lo sposo e si congratula con lui per aver lasciato per ultimo il vino migliore. È vero, avrebbero potuto informare il maestro di tavola di aver complimentato lo sposo sbagliato ed anche che, riguardo alla qualità del vino, lui non aveva ancora visto niente!

Nei prossimi 3 minuti ci aspettano altre lezioni sul primo miracolo di Gesù.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#135 - Il problema di Natanaele - Giovanni 1:45-51

Provando la gioia di un credente appena convertito, Filippo va a raccontare le buone notizie a Natanaele. I nuovi convertiti sono i più appassionati dell’evangelizzazione. Si dovrà notare, però, che il messaggio di Filippo non è del tutto corretto. Lui dice di aver “trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge, ed i profeti: Gesù figliuolo di Giuseppe, da Nazaret.” (Giovanni 1:45).

Gesù non era di Nazaret ma di Betlemme, e non era il figlio biologico di Giuseppe, perché era stato generato dallo Spirito Santo. Anche senza sapere tutto di Gesù, Filippo è stato usato da Dio per portare la buona novella a Natanaele. Se hai appena incontrato il Salvatore, non intimidirti credendo di poter parlare su di lui soltanto dopo aver conosciuto molto bene la Bibbia. I sacerdoti studiavano le Scritture ogni giorno e si vantavano di conoscerle, eppure hanno crocifisso il Messia.

Se sei orgoglioso del tuo bagaglio biblico e disprezzi il nuovo convertito che parla di Gesù in modo zoppicante e poco ortodosso, fa’ attenzione, poiché “la conoscenza gonfia” (I Corinzi 8:1). Si dovrebbe invece aiutare costui a comprendere meglio le Scritture, come hanno fatto Priscilla e Aquila nel libro degli Atti degli Apostoli con l’eloquente Apollo (Atti 18:26), un giovane fervente di spirito ma con poca conoscenza di Gesù. Non si dovrebbe demotivare qualsiasi nuovo convertito perché c’è già qualcuno che lo fa di continuo: Satana.

E, appunto, il problema di Natanaele è proprio quello di saperne più di Filippo, il che lo fa agire con disprezzo e con sdegno. Natanaele sapeva che il Messia dovrebbe venire da Betlemme. “Può forse venire qualcosa di buono da Nazaret?” (Giovanni 1:46), ironizza, mettendo in imbarazzo Filippo. L’ironia e il sarcasmo sono atteggiamenti di persone che si considerano superiori. Valendosi della sua conoscenza delle Scritture per ridicolizzare il messaggio portato da Filippo, Natanaele sta, per così dire, cuocendo “il capretto nel latte di sua madre” (Esodo 34:26). Questa espressione dell’Antico Testamento indicava che ciò che Dio aveva creato per nutrire i piccoli non dovrebbe mai essere utilizzato per ucciderli.

Filippo fa bene a non discutere, e semplicemente lo invita: “Vieni a vedere.”. È questa la strada da seguire. “Gustate e vedete quanto l’Eterno è buono! Beato l’uomo che confida in lui.”, ci dice il Salmo 34:8. E tu, prova a credere in Gesù. Sì, Natanaele accetta l’invito ed è portato da Gesù, che gli rivela i dettagli del suo carattere e gli dice di averlo visto prima, seduto sotto il fico. Il Signore sa chi siamo e dove siamo, e questo lo impressiona, cominciando subito a chiamare Gesù Maestro, Figlio di Dio e Re d’Israele.

Tuttavia non illuderti, pensando che un incontro personale con Gesù sia la fine della storia. È soltanto l’inizio. “Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, tu credi?”, gli domanda. Gesù garantisce a Natanaele che avrebbe visto cose maggiori di queste, come “il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figliuol dell’uomo.” (Giovanni 1:50-51). Il cielo aperto è la visione riservata a tutti coloro che credono in Gesù, e sarà anche la tua aspettativa se crederai in lui. L’incredulo, però, quando lascerà questa vita, avrà solo una fossa aperta e il pozzo dell’abisso dinanzi a sé. Nei prossimi 3 minuti, in una festa, cominciano i miracoli di Gesù.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#134 - Portando la buona novella - Giovanni 1:40-45

La Bibbia non è un libro di norme di condotta o di consigli, sebbene ci troverai anche delle norme di condotta e dei buoni consigli. La Bibbia è una storia. Ci mostra da dove siamo venuti, cosa ci è andato storto, come Dio l’ha risolto e dove stiamo andando. Non si tratta, però, della nostra storia e non ne siamo l’argomento principale. L’intera Bibbia esiste soltanto per parlarci di Gesù ed è lui il tema centrale.

Nonostante ci si possano trovare regole e consigli nella Bibbia, quando si arriva ai vangeli, si scopre che l’obiettivo di Dio era comunicarci una notizia, una buona novella. La differenza tra un libro di regole di condotta e una notizia è enorme. Potrai comprare, ad esempio, dei libri di ricette per imparare a fare qualche piatto, e se seguirai correttamente le istruzioni, alla fine il tuo palato ne sarà soddisfatto.

Il giornale, invece, lo compri per sapere quello che è già successo. Non l’hai fatto tu ciò che c’è scritto lì, tutto è accaduto altrove e con altri protagonisti. Tuttavia le conseguenze di qualche notizia potrebbero raggiungerti. Il vangelo è il giornale di Dio. La buona notizia è che Dio ha già risolto per sempre la questione del peccato, condannando Gesù a morte al nostro posto. Il vangelo non mi dice quello che io devo fare, ma mi racconta quello che Dio ha già fatto.

Andrea va alla ricerca della sua famiglia, non con una ricetta o un elenco di cose che loro avrebbero dovuto fare, ma con una notizia che era troppo bella per tenersela solo per sé. Andrea trova per primo suo fratello Simone e annuncia: “Abbiamo trovato il Messia!” (Giovanni 1:41).

Quello che succede subito dopo è una lezione per tutti noi. Andrea porta Simone da Gesù e, in questo incontro, Simone riceve un nuovo nome. Gesù gli dice: “Tu sei Simone, il figliuol di Giovanni; tu sarai chiamato Cefa” (Giovanni 1:42), che significa pietra, o Pietro, come usiamo dire. È semplice così, senza una lista di cose da fare, senza condizioni, senza maggiori indugi. Il vangelo ci presenta Gesù e ci dice chi è lui.

Nell’Antico Testamento ci sono più di 400 profezie che ci parlano del Messia e, qualche tempo dopo, anche Andrea e Pietro avrebbero scoperto che tutte si sarebbero adempite in Gesù, principalmente quando l’hanno visto già risuscitato. Oggi abbiamo davanti a noi la testimonianza completa, così come abbiamo i titoli dei giornali che ci raccontano le cose già successe. A seconda della notizia che esce sul giornale, potresti subire gravi conseguenze se tu non credessi a quanto c’è scritto.

Pietro crede nella buona novella e ha un incontro personale con Gesù. Anche Filippo, che era della stessa città di Andrea e Pietro, viene chiamato da Gesù. E dopo lui stesso trasmetterà questa bella notizia a Natanaele che, però, ne dubita. Forse avrai lo stesso problema di Natanaele riguardo a Gesù. Qual era il suo problema? Lo vedremo nei prossimi 3 minuti.
Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#133 - Seguendo Gesù - Giovanni 1:37-39

Il messaggio di Giovanni Battista aveva fatto centro. Due dei suoi propri discepoli lo lasciano per seguire Gesù. E questo dovrebbe essere il ruolo di tutti quelli che parlano di Cristo: presentare il Salvatore e poi abbandonare la scena. L’intera Bibbia ci indica Gesù, ed è in lui che si compiono tutti i disegni di Dio. Voler stare tra il peccatore e Gesù, come un intermediario, un mediatore o un sacerdote, sarebbe usurpare una posizione che non spetta all’uomo.

Sarà facile identificare se un’opera proviene da Dio oppure no. Tutto ciò che glorifica qualcosa o qualcuno che non sia Cristo è del mondo, dell’uomo e della carne. Dobbiamo essere attratti da Cristo e convinti dallo Spirito Santo, così com’è successo a questi due discepoli. Alcuni anni dopo l’apostolo Paolo avrebbe rimproverato i cristiani di Corinto perché stavano diventando seguaci di uomini, pure di lui (I Corinzi 1:12-13). Se è Gesù che t’interessa, la persona che ti condurrà da lui non sarà importante. Sarà solo una voce o uno strumento usato da Dio.

Gesù vede i due che lo stavano seguendo e gli chiede: “Che cercate?” (Giovanni 1:38). È evidente che colui che conosce tutte le cose non ignora i nostri desideri, ma il Signore vuole che tu gli dica esattamente quello che stai cercando. Gesù ti fa la stessa domanda oggi e la tua risposta rivelerà se sei interessato alle benedizioni, oppure a chi benedice.

A differenza di molti che seguivano Gesù soltanto in cerca di cibo, di guarigione o di conforto in qualche tribolazione, questi due aspirano a un’intima comunione con colui che chiamano Rabbi o Maestro. Vogliono sapere dove Gesù dimori, perché desiderano essere dove si trova lui. “Venite e vedrete.” (Giovanni 1:39), è la risposta di Gesù. Che immenso privilegio poter ascoltare dalla bocca di Gesù l’invito a seguirlo e a stare dove lui sta! Sebbene oggi Gesù non sia più visibile, la sua promessa di essere presente dove due o tre sono riuniti nel suo nome rimane comunque valida (Matteo 18:20).

Il piano di Dio per te è semplice: sei stato creato da lui, sei chiamato a credere in Gesù per essere salvato e trasformato in un adoratore, e dovrai partire, da un momento all’altro, per stare con lui in cielo. Dall’inizio alla fine Dio vuole che tu stia con lui, che tu abbia comunione con lui e che tu possa godere della sua presenza che, per il credente in Gesù, comincia già in questa vita. Tutto il resto è privo di senso quando ci rendiamo conto di cosa dovesse significare per quei due uomini tali momenti trascorsi con Gesù, il Creatore stesso dell’universo.

Il nome di uno di loro era Andrea, il quale, subito dopo, sarebbe stato chiamato apostolo. Non sentiamo parlare di lui quasi mai, e probabilmente anche non sentiremo mai parlare degli uomini e delle donne che si godono i luoghi di comunione più vicini a Gesù. Andrea, però, non vuole usufruire di tutto questo da solo. Nei prossimi 3 minuti lui porterà la buona notizia a quelli che gli sono più prossimi: i suoi familiari.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#132 - L’agnello che toglie il peccato - Giovanni 1:19-36

È bastato solo che Giovanni, il Battista, cominciasse a dire alle persone di pentirsi, giacché il Messia era arrivato, per far venire da Gerusalemme una commissione composta da sacerdoti e da leviti, volendo sapere chi mai fosse costui. Quando esiste un clero, esso s’infastidisce se scopre che Dio sta agendo senza la sua autorizzazione. Giovanni gli confessa di non essere il Messia, né Elia resuscitato o reincarnato, né il profeta previsto da Mosè.

Giovanni non voleva attirare l’attenzione su di sé. A quel tempo gli schiavi avevano il compito di sciogliere i legacci dei sandali del loro padrone al suo arrivo, eppure Giovanni afferma: “Nel mezzo di voi è presente uno che voi non conoscete... al quale io non son degno di sciogliere il legaccio dei calzari.” (Giovanni 1:26-27). Sì, lui si considerava meno di uno schiavo, e le persone non dovrebbero occuparsi di lui, ma di Gesù.

Giovanni Battista è la voce che grida nel deserto. La sua missione è esortare il popolo a prepararsi a ricevere il Messia. Quelli che si pentono, sono da lui battezzati, come prova esteriore di un pentimento interiore. E qua non si tratta del battesimo cristiano.

Oggi, ogni persona che crede in Gesù è ugualmente una voce. La voce è il mezzo che trasporta la Parola. A differenza di Giovanni, che predicava il pentimento e che annunciava l’arrivo del Messia, il cristiano predica la grazia di Dio e annuncia che il Salvatore è già venuto. Giovanni chiedeva alle persone di pentirsi e di purificarsi per poi ricevere il Messia. Oggi il vangelo ci invita a credere in Gesù e a lasciarsi purificare da lui. Giovanni predicava una condizione. Il vangelo della grazia predica una soluzione. Prima il messaggio era: “Se sei già preparato, vieni a Gesù”; adesso, però, è: “Se sei un peccatore, vieni a Gesù”.

Il giorno dopo, leggiamo che Giovanni annuncia loro: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!” (Giovanni 1:29). Sorprendendo i giudei, che attendevano un Messia e Re potente e conquistatore, Giovanni gli rivela che Gesù sarebbe dovuto morire in sacrificio. Gli agnelli sacrificati in Israele non erano la soluzione per il peccato, avevano soltanto prefigurato il vero Agnello. Devi capire che “il peccato” è la radice, il principio attivo, e “i peccati” sono i frutti, le conseguenze.

Gesù, quando è morto sulla croce, prese su di sé i peccati - al plurale - di quelli che hanno creduto in lui in tutte le epoche, prima e dopo la sua venuta: sia per coloro che credevano che Dio provvederebbe a un agnello in futuro, sia per le persone di oggi le quali credono che Dio abbia già provveduto all’agnello. Gesù, sulla croce, ha anche tolto il peccato - al singolare - del mondo, cioè ha restaurato le fondamenta della creazione stessa. Innanzitutto la sua morte doveva risolvere la questione del peccato per quanto riguarda Dio, e poi doveva risolvere il problema dell’uomo. Anche se nessuno fosse stato salvato, l’opera di Cristo avrebbe comunque rimosso il peccato del mondo. Essa è la base eterna per i nuovi cieli e la nuova terra, ancora futuri. Gesù ha già tolto il peccato del mondo e ha già mondato i peccati dei peccatori che credono in lui come Salvatore, e solo di questi. Sarai tu uno di loro?

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#131 - Grazia e verità - Giovanni 1:17-18

Quando Dio si è manifestato a Mosè sul monte Sinai per consegnargli la Legge, i Dieci Comandamenti, lo scenario era terrificante. L’intera montagna era fumante e tremava forte; tutti udivano i tuoni e vedevano i lampi che squarciavano il cielo (Esodo 19:18 e 20:18). Chiunque avesse solo osato toccare il monte sarebbe immediatamente messo a morte. Nel frattempo, Dio scriveva la sua Legge su delle tavole dure, letteralmente di pietra.

Forse un’immagine di un Dio così severo non ti piacerà affatto, e forse crederai che Dio debba essere tutto amore. La legge di Dio, però, che richiedeva rigorosamente una vita corretta, rivelava la giustizia di un Dio santo, il quale non può tollerare il peccato. E se non ti piace l’idea di un Dio talmente irato, come ti sentiresti tu, ad esempio, se per caso un pedofilo molestasse tua figlia di tre anni? Se tu, che sei peccatore e imperfetto, sicuramente ne saresti indignato, perché pensi che un Dio santo, giusto e perfetto non possa provare lo stesso?

I comandamenti della Legge di Dio rivelavano la giustizia di Dio, ma non davano all’uomo il potere di vivere conforme a tali precetti. La Legge aveva soltanto il potere di condannare. Avere di fronte a sé la Legge è come trovarsi dentro a un enorme camion bloccato in una strada molto stretta, essendo tu il conducente e potendo solo star lì fermo a guardare il cartello davanti a te, indicandoti che sei contromano. Oltre a sapere che sei un trasgressore della legge e che non hai il potere di manovrare il tuo camion, non potrai fare nient’altro.

Nell’Antico Testamento Dio si è rivelato in giustizia. In Cristo Dio si è rivelato in grazia. Contrariamente a quello che succedeva a chi toccasse il fumante monte Sinai, qualsiasi persona poteva toccare Gesù senza essere consumato. Vedrai sempre un contrasto tra il modo in cui Dio tratta l’uomo secondo la Legge dell’Antico Testamento e secondo la grazia rivelata in Gesù. La Legge condanna; la grazia perdona. La Legge esige che l’uomo sia giusto; la grazia giustifica l’uomo. La Legge richiede buone opere; la grazia richiede fede. La Legge benedice i buoni; la grazia salva gli empi. La Legge si aspetta che tu riceva delle benedizioni tramite il merito; la grazia è un favore immeritato. Non per niente l’Antico Testamento termina con la parola “maledizione”, e il Nuovo Testamento con la parola “grazia”.

Tuttavia la grazia ci è stata data solo perché Gesù, l’unico perfetto al 100% conforme alla Legge, ha voluto ricevere in se stesso la condanna che la Legge esigeva da chi la trasgredisse: la morte. Nel morire sulla croce come sostituto del peccatore, ricevendo il giudizio di Dio, Gesù ha compiuto la sentenza che era stata determinata per il peccatore. Chi crede in Cristo è già stato condannato per procura. Ora sì, la grazia può manifestarsi senza calpestare la giustizia. E non è stata solo la grazia che si è manifestata in Gesù, ma anche la verità; essa non solo si trovava in lui, ma lui stesso è la verità. Quindi, non troverai mai la verità se non avrai un incontro con Gesù.

Credendo in Gesù sei perdonato di tutti i tuoi peccati e giustificato, cioè considerato giusto agli occhi di Dio. “Va bene, puoi andare”, è quello che ti dice il perdono di Dio. “Va bene, puoi venire”, è quello che ti dice la giustificazione di Dio. Quando il giudice ti apre la porta della cella per liberarti, hai il perdono. Quando ricevi un attestato d’idoneità e di virtù, hai la giustificazione. Tutto ciò si riassume in una parola: salvezza. Nei prossimi 3 minuti conoscerai l’Agnello che toglie il peccato del mondo.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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