#331 – Credere, aspettare e servire – Luca 2:36-39

Proprio come è successo alla prima venuta di Gesù, anche oggi sono pochi quelli che lo aspettano veramente. La maggior parte dei cristiani pensa che si verificheranno vari eventi prima dell’arrivo di Cristo per regnare in questo mondo come, ad esempio, la predicazione del vangelo del regno su tutta la terra, la tribolazione o la comparsa dell’anticristo. È una minoranza ad attendere ‘soltanto’ il Signore, che discenderà dal cielo da un momento all’altro per incontrare la sua chiesa nell’aria. Simile prospettiva era già presente nella vita dell’apostolo Paolo, includendosi tra i viventi che sarebbero stati trasformati e rapiti sulle nuvole insieme ai risuscitati (1 Tessalonicesi 4:15-18).

In questo capitolo 2 di Luca, vediamo che non è il re d’Israele, nel comfort del suo palazzo, ad aspettare il Messia, ma gli umili pastori che dormono all’aperto. Nel tempio di Gerusalemme, non è il clero ad attendere il sommo Pastore (1 Pietro 5:4), ma gli anziani Simeone e Anna, in continua vigilia. E non è in una casa prospera che il Salvatore viene al mondo, ma tra due giovani così poveri che non possono nemmeno permettersi un agnello per il sacrificio.

Qui, infatti, ognuno rappresenta una caratteristica di coloro che adesso hanno l’aspettativa del ritorno del Signore. Innanzitutto, abbiamo Giuseppe e Maria, che cercano di obbedire alle Scritture. Essendo giudei, la loro responsabilità era quella di adempiere alla Legge dell’Antico Testamento. Oggi il cristiano non ha una Legge da seguire, però la completa Parola di Dio, che include la dottrina degli apostoli (Atti 2:42). Il vero cristiano ha lo Spirito Santo abitando in lui (Romani 8:9), per applicare la Parola sotto forma di edificazione, esortazione e consolazione. Per i cristiani, l’Antico Testamento non è un elenco di regole come lo era per gli ebrei ma, piuttosto, contiene principi, tipi e figure che li aiutano a comprendere il Nuovo Testamento.

Mentre Giuseppe e Maria sono impegnati ad osservare le Scritture, i pastori credono a ciò che gli dice l’angelo. Ci vuole fede per intravedere in un povero bambino, che dorme in una mangiatoia, il Messia e Re liberatore d’Israele. E Simeone? È per noi un esempio della pazienza di qualcuno che spera senza mai arrendersi e la cui perseveranza viene ricompensata. Così come la vedova Anna, pure lei in attesa, la quale per oltre ottant’anni è stata una presenza costante nel tempio di Gerusalemme, servendo Dio giorno e notte. Obbedire alle Scritture, credere, aspettare e servire: tali sono le particolarità di chi attende il Signore.

Tuttavia, qua c’è un fatto curioso: perché Luca, ispirato dallo Spirito Santo, si sarebbe preso la briga di specificare che Anna era “della tribù di Aser” (Luca 2:36)? La risposta si trova nei prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#330 – La spada – Luca 2:33-35

Giuseppe e Maria si meravigliano delle promesse che Dio ha per i gentili e per i giudei riguardo a questo bambino. Le parole, però, che ora sgorgano dalla bocca di Simeone, ispirate dallo Spirito Santo, sono gravi e tristi. Questo stesso bambino sarebbe stato destinato a essere la causa tanto della caduta quanto dell’ascesa di molti in Israele.

La presenza di Gesù avrebbe messo alla prova l’umanità. Coloro che superbamente gli avrebbero resistito, sarebbero stati puniti per la loro incredulità. E questa ‘fila’, per così dire, sarebbe stata capeggiata soprattutto dal clero. Allo stesso tempo, invece, gli umili, pentiti dei loro peccati e riconoscendo Gesù come loro Salvatore, sarebbero stati benedetti. Addirittura i ladri, le prostitute e gli esattori di tasse convertiti farebbero parte di tale gruppo.

Il Signore sarebbe stato anche un segno di contraddizione o pietra d’inciampo per molti (1 Pietro 2:7), poiché la sua santa e immacolata presenza avrebbe creato, di per sé, un contrasto con il peccato e con l’empietà dell’uomo. Gli esseri umani non avrebbero potuto sopportare una simile luce, mettendo a nudo la sporcizia dei loro cuori; dunque, si sarebbero rivoltati contro Gesù.

Maria non sarebbe uscita indenne da tutto ciò, perché una spada le avrebbe trafitto l’anima quando avrebbe visto il suo amato figlio inchiodato a una croce pari a qualsiasi criminale. In quel momento, tutte le speranze che lui fosse davvero il Messia e il liberatore, sarebbero state scosse, come sarebbe pure accaduto agli altri discepoli.

La presenza di Gesù, la Parola divina fatta carne, sarebbe stata una spada affilata per chiunque fosse entrato in contatto con lui: “La parola di Dio, infatti, è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a due tagli e penetra fino alla divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, ed è in grado di giudicare i pensieri e le intenzioni del cuore. E non vi è alcuna creatura nascosta davanti a lui, ma tutte le cose sono nude e scoperte agli occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto.” (Ebrei 4:12-13).

Da quando Simeone ha detto queste parole (Luca 2:34-35), nulla è cambiato rispetto alle persone. Non esiste una posizione neutrale se si tratta di Gesù. O credi in lui come Salvatore amorevole e misericordioso, e godi del perdono dei tuoi peccati già adesso, oppure dovrai incontralo come giudice giusto e implacabile. La decisione viene presa qui e ora, giacché nessuno sa cosa ci riserva il prossimo battito del nostro cuore, casomai ci sarà.

Nei prossimi 3 minuti scoprirai che stesse facendo Anna nel tempio di Gerusalemme.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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