Nell’Antico
Testamento leggiamo che sono
necessari al minimo due testimoni affinché una testimonianza sia valida
(Deuteronomio 19:15; I Corinzi 13:1). Ecco perché Gesù afferma che la
sua testimonianza non è verace se soltanto lui stesso testimonia di
sé. Così, ci indica almeno quattro testimonianze della
sua divinità: Giovanni Battista, le sue stesse opere, il
Padre e le Scritture.
Giovanni Battista ha testimoniato della divinità di Gesù
quando ha detto: “Colui che viene dopo di
me mi ha preceduto, perché
era prima di me.” (Giovanni 1:15).
Si riferiva non solo al primato di Gesù, ma anche alla
sua precedenza nel tempo. Nonostante fosse sei mesi più giovane di Giovanni, Gesù già esisteva
prima di lui. Giovanni Battista ha poi aggiunto che “nessuno ha mai
visto Dio; l’unigenito Figlio, che è nel
seno del Padre, è colui che lo ha fatto conoscere.” (Giovanni 1:18). E Gesù stesso aveva dichiarato: “Chi vede
me, vede colui che mi ha
mandato” (Giovanni 12:45), e “chi ha
visto me, ha
visto il Padre” (Giovanni 14:9).
La successiva testimonianza che Gesù ci presenta della
sua divinità sono le sue opere, le stesse opere del
Padre. Paolo, nella sua
prima lettera ai Corinzi, ci dice che i
giudei chiedono dei segni visibili del potere di Dio, mentre i greci, o i
gentili, cercano la sapienza. Proprio
per questo motivo la venuta di Gesù
per i giudei è stata accompagnata da opere
miracolose della potenza di Dio; Gesù, però, è stato comunque respinto,
dimostrandoci che non
basta vedere per credere.
In seguito Gesù parla della testimonianza del proprio
Padre: “Il
Padre, che mi ha
mandato, ha egli stesso testimoniato di me; voi non avete mai udito la
sua voce, né avete visto il suo volto”
(Giovanni 5:37). Tutto ciò coincide con la testimonianza di Giovanni Battista
quando ha affermato che “nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Figlio, che è nel
seno del Padre, è colui che lo ha fatto conoscere.”(Giovanni 1:18).
Infine, abbiamo la testimonianza delle Scritture, limitate all’Antico
Testamento ai tempi di Gesù. Quei farisei e scribi le investigavano attentamente perché credevano “di aver
per mezzo di esse vita
eterna” (Giovanni 1:59), senza però accorgersene che
esse testimoniavano di Gesù.
Ed
ora Gesù ci rivela la vera ragione
per non essere stato ricevuto dai giudei: “Ma voi non volete venire a
me per avere la vita.” (Giovanni 5:40).
Era tutto una questione di volontà, di volerlo, essendo lo stesso ostacolo
per ogni essere umano. Noi, per natura, non vogliamo andare a Gesù
per avere la vita eterna; ed è stato
per questo che un po’ prima Gesù aveva spiegato a Nicodemo che
era necessario nascere di nuovo, rinascere dall’alto, che doveva diventare una nuova creatura (Giovanni 3:7).
Poiché non avevano l’amore di Dio in
loro, i giudei avrebbero ricevuto chiunque fosse venuto nel suo proprio
nome. Amavano se stessi e gli piaceva adulare gli altri uomini, essendo altrettanto adulati da
loro. Tutti noi siamo così. Ma Gesù, il quale non
era venuto a prendere gloria o applausi come se fosse una
qualsiasi celebrità, non interessava a quei farisei, incapaci di
percepirlo negli scritti di Mosè.
Per
l’appunto, cosa avrebbe mai scritto Mosè di Gesù? Lo vedrai nei prossimi 3 minuti.