#267 - Ce l’hai un avvocato? - Giovanni 17:1

Se hai già creduto in Gesù come tuo Salvatore, cioè se hai già ricevuto da Dio il perdono dei tuoi peccati, riconoscendo che Gesù ti ha sostituito nel giudizio, proprio adesso ci sono due in cielo che discorrono continuamente di te. Sì, sono instancabili nel compito di commentare con Dio tutto ciò che ti riguarda. Ed essi sono Gesù e Satana.


Se finora non ti sei convertito a Cristo, non devi preoccuparti di Satana, poiché lui non sprecherà fiato per sparlare di qualcuno che ha ancora tra le sue grinfie. Però in tale caso, in aggiunta, non avrai un avvocato, ossia Gesù, intercedendo per te presso il Padre. In cielo il Signore parla bene di coloro che ha salvato. Satana invece ne parla male.


In Apocalisse 12:10 Satana è chiamato “l'accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte.”. Infatti, nei primi capitoli del libro di Giobbe, il diavolo appare in cielo accusandolo. Ed è stato anche nei luoghi celesti che il diavolo ha conteso e disputato con l’arcangelo Michele per scoprire dove Dio aveva nascosto il corpo di Mosè (Giuda 1:9). Forse Satana avrebbe voluto trasformare le ossa del patriarca d’Israele in oggetti d’idolatria, e pure la sua tomba in un luogo di pellegrinaggi. Di solito al diavolo piace intrattenere le persone religiose con qualsiasi cosa, tranne che con Gesù stesso.


Ma mentre Satana incolpa i salvati davanti a Dio, Gesù al contrario intercede per loro. La preghiera che fa nel capitolo 17 del Vangelo di Giovanni è un prototipo dell’intercessione che sta compiendo in questo esatto momento “alla destra di Dio” (1 Pietro 3:22). Potrai senz’altro notare che non proferisce nessuna parola contro i suoi discepoli. E oggi, in ugual modo, parla altrettanto bene di me al Padre, senza menzionare i miei errori e le mie cadute. Come succede in questo capitolo, in cielo Cristo non intercede affinché io riceva onori mondani o beni materiali, ma supplica che io sia tenuto separato dal mondo. La prosperità che vuole per me è quella spirituale, l’unica che dura un’eternità.


In questo passaggio del vangelo il Signore inizia la sua intercessione mentre è ancora nel mondo, indicando loro che era giunta la sua ora di morire, ma pensando immediatamente ai discepoli. Anche di fronte alla prospettiva di una morte orribile e del giudizio di Dio che cadrebbe su di sé, Gesù si occupa dei suoi. Questo è l’amore vero, che non cerca i propri interessi, però quelli della persona amata.


Così, prega il Padre di glorificarlo nella morte, che include l’essere risuscitato e seduto “alla destra del trono della Maestà nei cieli” (Ebrei 8:1). Nessuno potrebbe togliergli la vita; lui l’avrebbe data spontaneamente, e sebbene avesse il potere di riaverla, non lo avrebbe usato: avrebbe lasciato tutto alla discrezione del Padre. In Giovanni 10:18, riguardo alla sua vita, Gesù afferma: “Nessuno me la toglie, ma la depongo da me stesso; io ho il potere di deporla e il potere di prenderla di nuovo; questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio.”.


Dopo aver pregato il Padre di glorificarlo, Gesù gli chiede di avere anche a lui l’opportunità di glorificare il Padre tramite la sua morte e risurrezione. E come sarebbe possibile farlo? Guarda nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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