Ogni volta che Gesù domanda a Pietro se lo ama, gli fa pure una
richiesta. Innanzitutto, gli chiede di nutrire i suoi agnelli. Poi, le
sue altre due richieste invece sono dirette alle sue pecore, affinché
vengano pascolate e alimentate. Queste sono anche le
incombenze di coloro che ricevono dal Signore la responsabilità di
prendersi cura del gregge. Gli agnelli sono i più giovani, fragili e
teneri, che hanno bisogno di latte. Le pecore sono più grandi. Un
pastore o ministro dovrà saper differenziare gli uni dalle
altre.
Il significato di queste due parole sopraccitate, cioè ‘pastore’ e
‘ministro’, è stato completamente alterato dalle religioni. Lo stesso è
accaduto con il termine ‘chiesa’, che oggigiorno è più applicato a una
denominazione religiosa o a un tempio in mattoni
che a una riunione di persone, nella sua forma locale, o che al corpo
di Cristo, nel suo aspetto universale.
Nella Parola di Dio troviamo tre tipi di ‘pastori’. Il primo è un dono,
dato dal Signore. Nella lettera agli Efesini, Paolo afferma che Gesù,
dopo essere asceso al cielo, “egli stesso ha dato alcuni come… pastori… per l'edificazione del corpo di Cristo” (Efesini
4:11-12). Questa competenza di ‘pastore’ è universale, per tutto il
corpo di Cristo, non limitandosi a un’assemblea locale. E chi ha il dono
di ‘pastore’ non sarà per forza un predicatore, giacché il suo ruolo è
l’avere cura.
Un altro tipo di ‘pastore’ nella Bibbia è colui che ha le attribuzioni
amministrative di un’assemblea locale, il quale però non appare mai al
singolare, sempre al plurale: ‘pastori’. Vengono pure chiamati
‘vescovi’, ‘presbiteri’ oppure ‘anziani’. Possono o
meno avere il dono di pastore, menzionato in Efesini 4. Sia il
‘pastore’, il dono universale, che i ‘pastori’, nel compito locale di
supervisori, non sono mai visti nella Bibbia dirigendo una riunione di
cristiani: è lo Spirito Santo che farà uso dei diversi
doni presenti. Nelle Scritture non troverai neppure la formazione,
l’elezione o l’ordinazione di pastori, e tanto meno attraverso corsi di
teologia, congregazioni locali o denominazioni religiose.
Tanto il dono di ‘pastore’ di Efesini 4, quanto la funzione identificata
come ‘pastori’, ‘vescovi’, ‘anziani’ o ‘presbiteri’, si esercitano per
mezzo del ministero di ciascuno, ossia sono ministri di Dio, e non di
una denominazione religiosa qualsiasi. Ugualmente,
il vocabolo ‘ministro’ è stato corrotto e trasformato in sinonimo di
una posizione di leadership ecclesiastica. Tuttavia, il suo significato è
quello di un servo o di uno schiavo, la cui mansione è servire. Pensa
al Signore Gesù e avrai l’idea di un Ministro
perfetto, che ci insegna: “Se alcuno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti.” (Marco 9:35).
Infine, il terzo tipo di ‘pastore’ è quello che il profeta Ezechiele chiama “pastori… che pascolano se stessi” (Ezechiele 34:2). Così erano i figli di Eli, i quali rubavano le offerte al Signore, o come Diotrefe, che voleva “avere il primato”
nella sua congregazione. Sono descritti da Paolo come “amanti di se stessi, avidi di denaro, vanagloriosi, superbi… aventi l'apparenza della pietà, ma avendone rinnegato la potenza” (2 Timoteo 3:1-5). Sì, da questi dobbiamo allontanarci.
Nei prossimi 3 minuti il Signore esaudisce il desiderio di Pietro.
Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)