#159 - Dalla morte alla vita - Giovanni 5:25

Se Gesù ci dice che “chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Giovanni 5:24), ciò significa che questa persona deve essere già morta. E lo è, altrimenti non ci sarebbe nessuna logica il dover passare dalla morte alla vita. Sì, Gesù ci parla della morte spirituale.


Nel versetto 25 afferma che “l’ora viene, anzi è già venuta, che i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l’avranno udita, vivranno.” Quindi questo tempo è adesso, e qua ci parla della condizione spirituale di ogni essere umano: “morti nei falli e nei peccati”, come Paolo ci spiega molto bene nel capitolo 2 della sua epistola agli Efesini.


Quando Dio ha comandato ad Adamo di non mangiare del frutto di un determinato albero nel giardino dell’Eden, la questione non riguardava il frutto oppure l’albero, ma piuttosto colui che gli aveva dato quell’ordine. La disubbidienza lo porterebbe alla morte, la quale è la separazione dalla vita e dalla sua fonte, che è Dio. E siccome Adamo ed Eva hanno mangiato del frutto, la morte è entrata nella creazione. Entrambi e tutti i loro discendenti sono morti.


In un primo senso, questa morte è stata la separazione da Dio, ed è avvenuta immediatamente dopo la loro disubbidienza. Poi sarebbe arrivata anche la morte fisica, un’altra separazione, questa volta dal corpo, con il suo conseguente degrado dovuto alla mancanza di vita. Così, tutti gli esseri umani nascono separati da Dio, in cui c’è la vita, e sono soggetti alla morte fisica.


Ti sei mai fermato a pensare che, per Adamo, non avrebbe nessun senso dirgli che sarebbe morto se mangiasse del frutto? La morte era sconosciuta nel giardino dell’Eden e Adamo non aveva mai visto una creatura morta. Perciò Dio non si aspettava che Adamo lo ubbidisse per paura della possibilità di morire. Dio si aspettava che Adamo lo ubbidisse per causa di quello che lui è: Dio.


Allo stesso modo, non è per via del terrore dell’inferno che devi credere in Gesù. E non è neanche a causa della prospettiva di essere benedetto e di andare a vivere in cielo che dovresti credere in lui. Ambedue i motivi sono egocentrici. Perché se crederai solo per sfuggire al dolore dell’inferno o per ottenere il piacere del cielo, starai comunque pensando a te stesso e perdendo di vista il fatto che dovresti credere in Gesù per quello che lui è: Dio.


Il poter scampare all’inferno e ottenere il cielo sono conseguenze della conversione, tuttavia non devono essere il suo motivo. La ragione della tua conversione, o almeno quello che ti dovrebbe spingere in questa direzione, deve essere Gesù stesso. Se il tuo motivo è evitare la sofferenza dell’inferno e ricevere beatitudini celesti, Gesù per te sarà solo il tuo mezzo, però non il tuo obiettivo e fine ultimo. In fondo, volendo soltanto sfuggire all’inferno e riuscire ad avere la vita eterna, non stai puntando a Gesù. Il problema è che non c’è vita al di fuori di Gesù, ed è proprio quello che vedremo nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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