Se Gesù ci dice che “chi ascolta la mia parola
e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita
eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla
morte alla vita” (Giovanni 5:24), ciò significa che questa persona deve essere già
morta. E lo è, altrimenti non ci sarebbe nessuna logica il dover passare dalla
morte alla vita. Sì, Gesù ci parla della morte spirituale.
Nel versetto 25 afferma che “l’ora viene, anzi è già
venuta, che i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l’avranno udita, vivranno.” Quindi questo
tempo è adesso, e qua ci parla della condizione spirituale di ogni essere umano: “morti nei falli e nei peccati”, come Paolo ci spiega molto bene nel capitolo 2 della
sua epistola agli Efesini.
Quando
Dio ha comandato ad Adamo di non mangiare del frutto di un determinato
albero nel giardino dell’Eden, la questione non riguardava il frutto
oppure l’albero, ma piuttosto colui che gli aveva dato quell’ordine. La
disubbidienza lo porterebbe alla
morte, la quale è la separazione dalla vita e dalla
sua fonte, che è Dio. E siccome Adamo ed Eva hanno mangiato del frutto, la
morte è entrata nella creazione. Entrambi e tutti i
loro discendenti sono morti.
In un
primo senso, questa
morte è stata la separazione da Dio, ed è avvenuta immediatamente dopo la
loro disubbidienza. Poi sarebbe arrivata anche la
morte fisica, un’altra separazione, questa volta dal
corpo, con il suo conseguente degrado
dovuto alla mancanza di vita. Così, tutti gli esseri umani nascono
separati da Dio, in cui c’è la vita, e
sono soggetti alla morte fisica.
Ti sei mai fermato a pensare che,
per Adamo, non avrebbe nessun senso dirgli che sarebbe
morto se mangiasse del frutto? La morte
era sconosciuta nel giardino dell’Eden e Adamo non aveva mai
visto una creatura morta. Perciò Dio non
si aspettava che Adamo lo ubbidisse per paura della possibilità di morire. Dio
si aspettava che Adamo lo ubbidisse
per causa di quello che lui è: Dio.
Allo stesso
modo, non è per via del terrore dell’inferno che
devi credere in Gesù. E non è neanche a causa della prospettiva di essere benedetto e di andare a vivere in cielo che dovresti credere in lui. Ambedue i motivi
sono egocentrici. Perché se crederai solo
per sfuggire al dolore dell’inferno o
per ottenere il piacere del cielo, starai comunque pensando a
te stesso e perdendo di vista il fatto che dovresti credere in Gesù
per quello che lui è: Dio.
Il poter scampare all’inferno e ottenere il cielo
sono conseguenze della conversione, tuttavia non devono essere il suo
motivo. La ragione della tua conversione, o
almeno quello che ti dovrebbe spingere in questa direzione, deve essere
Gesù stesso. Se il tuo
motivo è evitare la sofferenza dell’inferno e ricevere beatitudini celesti, Gesù
per te sarà
solo il tuo mezzo, però non il tuo obiettivo e fine ultimo. In fondo, volendo soltanto sfuggire all’inferno e riuscire ad avere la vita eterna, non stai puntando a Gesù. Il
problema è che non c’è vita al di fuori di Gesù, ed è proprio quello che vedremo nei prossimi 3 minuti.