#265 - L’ora del saluto - Giovanni 16:27-32

Di solito cose importanti vengono menzionate al momento di un addio, e non è diverso in questo capitolo. Parlando del tempo in cui avrebbero avuto lo Spirito Santo in loro, cioè il nostro tempo, Gesù afferma: “In quel giorno chiederete nel mio nome”; e ci aggiunge: “Non vi dico che io pregherò il Padre per voi (Giovanni 16:26). Mentre era qui, il Signore pregava il Padre per i discepoli. Ma molto presto loro stessi pregherebbero il Padre per sé stessi.


E poi continua, mostrandoci una verità fondamentale della fede cristiana: “Io sono proceduto dal Padre e sono venuto nel mondo; di nuovo lascio il mondo e torno al Padre. (Giovanni 16:28). Tale versetto smonta del tutto ogni credenza che considera Gesù un mero uomo, e soltanto spiritualmente più evoluto. In verità, lui non è stato creato, come è successo a noi. È uscito dal Padre. Ciò significa che Gesù coesisteva con il Padre nell’eternità ancor prima di assumere la forma umana alla nascita virginale (Matteo 1:23).


Paolo, scrivendo a Timoteo, mette in chiaro chi fosse davvero colui che era entrato nel mondo: “Dio è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato tra i gentili, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria. (1 Timoteo 3:16). Le fondamenta del cristianesimo poggiano sul fatto che Gesù è sia Dio che Uomo: è tanto divino quanto il Padre e lo Spirito Santo, ed è tanto umano quanto lo siamo noi, a eccezione del peccato.


Infatti, adesso dichiara ai suoi discepoli che lascerà il mondo e tornerà al Padre, rivelandogli in seguito che lo avrebbero abbandonato nelle sue ore più buie. Tuttavia, non sarebbe rimasto solo, poiché il Padre sarebbe stato con lui. E questo è un altro mistero della Trinità. Sulla croce Gesù è stato abbandonato da Dio, perché “lo ha fatto diventare peccato per noi” (2 Corinzi 5:21). Dio non avrebbe potuto avere comunione con il peccato: lui è luce e la luce si sarebbe spenta nelle tre ore di tenebre, quando il giudizio divino si sarebbe abbattuto su Gesù (1 Giovanni 1:5).


Adempiendo la profezia del Salmo 22:1, Gesù grida: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?. Abraamo ha accompagnato suo figlio Isacco fino all’altare per l’olocausto, e così ha fatto il Padre con Gesù, il Figlio (Genesi 22:7-8). Ma nel caso del Signore non ci sarebbe stato nessun agnello a sostituirlo: Gesù, l’Agnello di Dio, è stato la vittima. È stato abbandonato da Dio, eppure confortato dal Padre: “Sarò con lui quando sarà in distretta (Salmo 91:15).

 

Come sarà mai possibile? Dio abbandona Gesù, però il Padre no? Sembrerebbe una contraddizione, invece non lo è. È soltanto il nostro limite umano alla comprensione dell’intimità delle cose di Dio che ci fa ragionare così. Qua Gesù dice chiaramente ai discepoli: “Ecco l'ora viene, anzi è già venuta, in cui sarete dispersi, ciascuno per conto suo, e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. (Giovanni 16:32). E così è stato, anche al momento del suo grido: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?. Dio lontano, il Padre vicino.


Forse lo potrai capire meglio nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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