Nonostante Gesù predicasse pubblicamente, le autorità non sono mai riuscite ad arrestarlo. Le occasioni non sono mancate, come in questo stesso vangelo di Giovanni, nei capitoli 8 e 10, quando i giudei cercano di lapidarlo, però senza successo, “perché non era ancora venuta la sua ora” (Giovanni 8:20). La morte di Gesù era nei piani eterni di Dio; quindi, sarebbe potuta avvenire solo quando Dio così lo determinasse.
Ora
il Signore si lascia legare dalle guardie, che lo conducono da Anna, il
quale anteriormente aveva ricoperto la carica
di sommo sacerdote. Anzitutto Gesù dovrà essere giudicato dalle
autorità religiose, e soltanto dopo verrà consegnato all’autorità
civile. Poiché erano sotto il dominio romano, i giudei non avevano il
potere di condannare qualcuno a morte.
Tale
dettaglio è interessante perché, secoli prima, era stato profetizzato
che il Messia d’Israele sarebbe stato crocifisso
secondo l’usanza romana, e non lapidato, che era il tipo di esecuzione
imposta dalla legge giudaica. Pertanto, era necessario che la nazione
d’Israele fosse nella condizione in cui si trovava qui, soggetta a un
invasore gentile, cioè non ebreo, affinché si
adempissero le profezie sulla morte del Salvatore.
Ecco cosa leggiamo nel Salmo 22: “Mi
hanno forato le mani e i piedi”
(Salmo 22:16),
ossia me le hanno trapassate, attraversate. Ed anche il profeta Zaccaria l’aveva predetto: “Ed
essi guarderanno a me, a colui che hanno trafitto”
(Zaccaria 12:10). In ugual modo Isaia, aggiungendoci il motivo della sua morte: “Ma egli è stato trafitto per
le nostre trasgressioni”
(Isaia 53:5).
Nella sua lettera ai Galati, capitolo 3:13, l’apostolo Paolo fa riferimento alla seguente citazione del capitolo 21 di
Deuteronomio: “È maledetto da Dio chi è appeso ad un legno”
(Deuteronomio 21:23). Come, però, potrebbe Gesù sulla croce essere
maledetto da Dio? Giacché proprio lì è stato fatto peccato per noi. Dio
non poteva avere alcun legame con il peccato, allora non solo l’ha
abbandonato “appiccato al
legno”, ma l’ha considerato pure maledetto, gettando su di lui il fuoco del giudizio contro il peccato.
Ciò
che Gesù ha sofferto per mano degli uomini non è dissimile dalle
torture che molti prigionieri hanno già ricevuto nel
corso della storia. Tuttavia, quanto ha subito per mano di Dio è
ineguagliabile: è la somma di tutte le paure che atterriscono ogni
peccatore che dovrà presentarsi davanti a Dio con i suoi peccati per
ricevere il giudizio. In Gesù questo terrore, sofferenza
e dolore sono stati moltiplicati dal peccato del mondo e dal peccato di
coloro che sarebbero salvati dal Signore, elevati all’ennesima potenza
dell’eternità.
I “giudici” Anna, Caiafa e Pilato non avrebbero potuto nemmeno lontanamente immaginare che
Gesù stesse per essere giudicato con ancora maggior rigore e severità da Dio stesso. E neanche potevano presumere che quel “reo”, così debole e umile, in futuro tornerà in questo mondo ma come Giudice per giudicarli, e tutti quelli
che non avranno i loro peccati pagati da Gesù sulla croce.
Nei prossimi 3 minuti saranno svelati i temperamenti di Pietro e di Giovanni.