Si inizia il processo di Gesù. Due discepoli lo seguono nell’incertezza di quel che accadrà. Uno di loro è Pietro, e forse l’altro sarà Giovanni, l’autore del vangelo. Quest’ultimo era noto al sommo sacerdote, poiché entra nel suo cortile con Gesù, uscendone poi soltanto per andare a prendere Pietro, che non ce l’aveva fatta a entrare.
Ognuno
di noi nasce con uno specifico tipo di temperamento che fa parte della
nostra identità. Giovanni sembra essere un
uomo docile e affabile, che ama e riesce ad essere prontamente amato.
Pietro, invece, è impulsivo e diretto. Sono caratteristiche umane che
possono essere sotto il controllo dello Spirito oppure dei sensi, a
volte chiamati “carne”
nella Bibbia (Galati 5:17). Come tu ed io, Pietro e Giovanni erano
peccatori per natura, e tutto in essi, incluso il loro temperamento, era
stato corrotto dal peccato.
Giovanni,
dal carattere mite, è più diplomatico e capace di conquistare amicizie,
consentendogli una maggiore libera circolazione,
come appunto in casa del sommo sacerdote. Infatti, persone accessibili
hanno un più ampio accesso dovunque. Al contrario, Pietro è all’estremo
opposto. È un soggetto che s’impazientisce facilmente, utilissimo per
comandare un battaglione, per lavorare come
caposquadra o per essere il primo a gettarsi nel mare per incontrare il
Signore (Giovanni 21:7). Tuttavia, è improbabile che ottenga un lavoro
nelle pubbliche relazioni. Pietro e Giovanni sono sempre stati così, e
queste particolarità li rendono individui,
ciascuno con le proprie generalità. Allora, il problema non è il loro
temperamento, però ciò che lo controlla.
Gli
esseri umani attraversano diverse fasi - infanzia, adolescenza ed età
adulta - senza perdere la propria identità. In
qualsiasi periodo ogni persona pensa e agisce in modo differente ma è
sempre lo stesso essere umano, e non perderà mai questa sua essenza.
Dopo aver creato l’uomo, “Dio
vide tutto ciò che aveva fatto, ed ecco, era molto buono.” (Genesi
1:31). Se così non fosse, Gesù non sarebbe venuto in un corpo umano.
Eppure, a differenza di Gesù, tutti noi abbiamo una natura peccaminosa
che ci incita a peccare. Però sei tu, come un essere responsabile, che
pecchi quando ti lasci influenzare da essa, e
ne dovrai rendere conto.
Il
fatto è che, se non ti sei ancora convertito a Gesù, hai unicamente la
carne per gestirti, potendo essere governato
solo da essa e dai pensieri, tale quale un burattino di Satana. Colui
che è nato da Dio per fede in Gesù, oltre a questa stessa natura vecchia
e decaduta ne ha anche un’altra, santa e perfetta che proviene da Dio.
Quando lasci la vecchia carne in carica, pecchi.
Quando ti lasci condurre dallo Spirito Santo, agisci secondo la volontà
di Dio.
Il lasciarsi guidare dai sensi è stato il problema di Eva nell’Eden: “l'albero era buono
da mangiare”, “era piacevole agli occhi” e “desiderabile per
rendere uno intelligente”
(Genesi 3:6). C’era l’appello sensoriale al corpo, all’anima e allo
spirito, e lei
ha ceduto. Quando ci si arrende a quanto è sensoriale, pecchiamo. Nella
lettera dell’apostolo Giuda troviamo la caratteristica degli uomini
empi: sono “sensuali” (versetto 18 e 19). Come animali irrazionali, sono diretti dai sensi,
e non dallo Spirito di Dio (2 Pietro 2:12).
Nei prossimi 3 minuti il temperamento intrepido di Pietro viene messo alla prova.