Dopo esser stato, per così dire, sottoposto ad esame da Gesù, quando
infatti gli aveva chiesto per ben tre volte se lo amava, dandogli
chiaramente una triplice responsabilità, Pietro sa che il suo desiderio
sarà esaudito. Ma quale desiderio? Quello di morire
per il suo Signore. Prima della crocifissione, e prima ancora del suo
triplice rinnegamento, Pietro si era detto pronto a morire. Qui Gesù gli
assicura che questo succederà, con le seguenti parole:
“Quando eri giovane, ti cingevi da te e andavi dove volevi; ma quando
sarai vecchio, stenderai le tue mani e un altro ti cingerà e ti
condurrà là dove tu non vorresti.” E il brano continua: “Or disse questo per indicare con quale morte egli avrebbe
glorificato Dio.” (Giovanni 21:18-19).
L’intenzione di Pietro appariva nobile, tuttavia metterla in pratica era
fuori dalla sua portata. Altrettanto era accaduto a Mosè: voleva
liberare il popolo d’Israele dalla schiavitù, però ha iniziato uccidendo
un egiziano. Il suo proposito era buono, eppure
non avrebbe mai potuto essere realizzato tramite i suoi sforzi, guidati
dalla sua volontà.
Dopo aver vissuto quarant’anni alla corte del Faraone, essendo istruito
in tutta la sapienza dell’Egitto, Mosè poi è stato costretto a vivere
quarant’anni nascosto, per poter imparare a non fidarsi di se stesso. E
solo allora avrebbe potuto essere pronto a
guidare il popolo in un pellegrinaggio di altri quarant’anni attraverso
il deserto, verso la terra di Canaan.
Se Pietro fosse morto prima, lo sarebbe stato per la sua propria gloria.
Ma ora lui sarà morto per la gloria di Dio. Paolo ha ben espresso quale
deve essere il sentimento del cristiano riguardo al glorificare Dio
nella vita o nella morte: “Cristo sarà magnificato
nel mio corpo, o per vita o per morte. Per me, infatti, il vivere è Cristo, e il morire guadagno.” (Filippesi 1:20-21).
Quando Pietro domanda cosa ne sarà di Giovanni, Gesù gli risponde: “Se voglio che lui rimanga finché io venga, che te ne importa?” (Giovanni
21:22). Ciò ha fatto sì che si pensasse che Giovanni non sarebbe morto,
però il testo stesso spiega che il Signore
non intendeva questo. Giovanni sarebbe rimasto in vita fino al ritorno
di Cristo perché gli sarebbe stata mostrata questa riapparizione di Gesù
dalla rivelazione dell’Apocalisse. Prima di morire, già in età
avanzata, l’apostolo ha avuto il privilegio di vederlo
tornare, appunto nella visione che ha ricevuto.
Questo vangelo di Giovanni non ha inizio né fine, poiché così è Gesù: Dio eterno. L’aveva cominciato affermando che “tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui (la Parola), e senza di lui nessuna delle cose fatte è stata fatta.” (Giovanni 1:3).
E adesso dichiarerà: “Or vi sono ancora molte altre cose che Gesù
fece, che se fossero scritte ad una ad una, io penso che non basterebbe
il mondo intero a contenere i libri che si potrebbero scrivere.” (Giovanni 21:25).
Sarebbe possibile descrivere tutto quanto ha fatto Gesù? No, assolutamente no. Il profeta Isaia l’ha chiamato “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace.” (Isaia 9:5). Il Vangelo di Giovanni ci ha mostrato Gesù: Dio infinito
e Uomo accessibile. Cosa aspetti per credere in lui? Cosa aspetti a dedicargli la tua vita?
Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)