Quando Gesù compie dodici anni, si reca a Gerusalemme con la sua
famiglia, come d’altronde ogni anno. Era questo l’unico luogo
autorizzato dalle Scritture in cui gli ebrei avrebbero dovuto celebrare
la Pasqua. Il Vangelo di Luca è quello che fornisce il maggior
numero di dettagli sui primi anni di Gesù, e qui questa particolare
circostanza ci è di grande insegnamento.
Dopo la celebrazione, Giuseppe e Maria si avviano con un gruppo di amici
e familiari per tornare a casa, ignari del fatto che Gesù era stato
lasciato indietro. Continuano a camminare spensierati, perché ritengono
che il ragazzo sia con i suoi parenti e amici
nella carovana; però, quando si rendono conto che è scomparso, decidono
di rientrare a Gerusalemme. Purtroppo, ci metteranno altri tre giorni
prima di trovarlo nel Tempio.
E attenzione: ora c’è una lezione preziosa da imparare per coloro che
già credono in Gesù e pensano che stare insieme ai fratelli in Cristo
sia la stessa cosa che essere in comunione con Gesù. Non è proprio così
che funziona. Per quanto importante sia la comunione
con i nostri fratelli, nulla sostituisce la nostra comunione personale
alla presenza del Signore, cioè quando io, individualmente, mi occupo di
lui e della sua Parola tramite meditazioni, preghiere e ringraziamenti.
A Giuseppe e a Maria è bastato soltanto un giorno per perdere il
contatto con Gesù, ma ci sono voluti ben tre giorni per ristabilirlo. Lo
stesso vale per noi. È molto facile lasciarci sfuggire la comunione con
Gesù, mentre invece è difficile ripristinarla.
Provvidenzialmente, anche in tale caso, possiamo contare sulla grazia e
sulla compassione di Dio.
“E avvenne che, tre giorni dopo, lo trovarono nel tempio, seduto in
mezzo ai dottori, intento ad ascoltarli e a far loro domande. E tutti
quelli che l'udivano, stupivano della sua intelligenza e delle sue
risposte.” (Luca 2:46-47).
Alcune persone citano questo passaggio per affermare che Gesù stesse
insegnando ai dottori d’Israele; tuttavia, ciò sarebbe fuori luogo,
poiché sono i più giovani che dovrebbero essere istruiti dagli anziani.
Qua ci è detto semplicemente che li ascoltava, che
poneva loro delle domande e rispondeva se gli chiedevano qualcosa,
stupendo tutti con le sue risposte e il suo intendimento.
Gli ultimi versetti di questo capitolo dimostrano che, pur essendo Dio,
Gesù è visto, oltretutto, anche come un essere umano perfetto,
sottomesso ai suoi genitori e alle autorità del suo tempo. Nella sua
umanità, “cresceva in sapienza, in statura e in grazia
davanti a Dio e agli uomini.” (Luca 2:51-52). Eppure, il modo in
cui risponde a sua madre, dopo che lei l’aveva rimproverato, ci rivelerà
di più. E questo sarà l’argomento dei prossimi 3 minuti.
Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)