Parlando con la donna
samaritana, seduto presso il pozzo, Gesù ci fa capire che l’acqua naturale ottenuta con lo sforzo umano,
per soddisfare le necessità dell’uomo, è effimera. I suoi benefici
sono di breve durata, non
sono permanenti. D’altra parte, l’acqua
viva che lui ci offre diventa, in quelli che la ricevono, una sorgente “che zampilla
per la vita eterna”, cioè non
solo per questa vita e
per i suoi bisogni transitori.
Il punto è che non
si riesce ad avere l’acqua viva con la fatica umana, con tecniche di meditazione o con un cambiamento di atteggiamento. È un
dono, grazia di Dio, richiedendoci
innanzitutto il riconoscimento della nostra incapacità di ottenerla da
noi stessi, e poi non soltanto di chiederla, ma di chiederla alla
persona giusta: Gesù.
Ed è ciò che fa questa donna: “Signore, dammi di quest’acqua, affinché io non abbia
più sete e non venga più fin qui ad attingere.” (Giovanni 4:15). Nonostante riconosca la
sua necessità e si rivolga alla persona giusta,
lei continua a confondere le cose naturali con quelle spirituali.
Quando credi in Gesù, non ti è donato un pozzo o un
oceano, ma una fonte d’acqua viva che sgorga continuamente. Lo Spirito
Santo di Dio viene ad abitare in te, divenuto possibile
solo grazie alla morte di Gesù sulla croce,
quando ha sopportato il giudizio che tu meritavi a
causa dei tuoi peccati.
Quando
la samaritana gli chiede quest’acqua
viva, Gesù le rivela qualcosa in più. Finora hai imparato che la salvezza e le vere benedizioni spirituali non
si ottengono con il proprio sforzo. Anche che i
loro benefici sono eterni e non
si limitano ai nostri bisogni temporanei; e che la fonte legittima di questa salvezza, e delle benedizioni che la accompagnano, è Gesù. Infine, che
devi chiedere la cosa giusta alla persona giusta. Sebbene la donna sia consapevole della
sua necessità e della sua incapacità di aiutare se stessa, le
manca ancora una cosa: la coscienza di peccato.
Ed è
per questo che Gesù le dice di andare a chiamare suo marito, rispondendogli
lei che non ce l’aveva. Colui che conosce tutte le cose, le rivela ciò che
lei sapeva già: ne aveva avuti cinque di uomini e quello attuale non
era suo marito. Tutti noi siamo “donne con brocche vuote”, immersi nel peccato e facendo di tutto
per essere felici. Tuttavia, a ogni tentativo affondiamo un po’ di più e ne usciamo da ogni esperienza con un vuoto ancora maggiore. Eccola lì, così vergognosa della
sua condizione che va al pozzo a mezzogiorno, come leggiamo in Giovanni 4:6.
Qual è l’importanza dell’ora qui registrata?
L’andare a prendere l’acqua
era un’attività per le donne, che di solito
si recavano al pozzo la mattina presto; ma poi non c’era più nessuno. La
samaritana avrebbe forse scelto quest’orario, appunto
quando il posto
era vuoto, perché si vergognava della
sua situazione? Qualunque sia stato il suo
motivo, lei adesso era da
sola con Gesù, ed è così che riceviamo la salvezza, in un incontro personale con lui, senza intermediari e senza distrazioni.
Quando, però, il peccato della donna viene a galla,
lei userà lo stesso argomento che noi adoperiamo quando ci confrontiamo con il nostro peccato. Quale sarebbe quest’argomento? Lo vedrai nei prossimi 3 minuti.