Dopo aver guarito l’uomo che da trentotto anni
si trovava infermo, Gesù gli dice di prendere il suo lettuccio,
sul quale giaceva, e di uscire da lì camminando. Quando i giudei religiosi vedono che quest’uomo se lo portava
via, lo rimproverano fortemente.
Vogliono sapere perché ha trasgredito il comandamento del sabato, che
vietava di trasportare qualsiasi cosa o di fare qualsiasi lavoro in
questo giorno.
E costui gli risponde che lo stesso uomo che lo aveva guarito, gli aveva detto che poteva
andarsene, portandosi il lettuccio. Lui non sapeva chi fosse quell’uomo, ma poi rivede Gesù nel tempio. Beh, questo ha
senso. Quando ci ricordiamo che l’obiettivo di Dio nel salvare qualcuno è renderlo un adoratore, il fatto che quest’uomo, già guarito,
si sia recato al tempio,
era una chiara testimonianza della sua effettiva trasformazione.
Nel capitolo 9 del libro degli Atti, il Signore ordina ad Anania di andare ad incontrarsi
con Saulo, l’implacabile persecutore dei cristiani che si
era appena convertito a Cristo.
Per identificarlo, Gesù dice ad Anania: “Alzati e recati nella strada detta Diritta, e
cerca in casa di Giuda un uomo di
Tarso di nome Saulo, che sta pregando” (Atti
9:11). La preghiera era una caratteristica della
sua conversione.
La
prima reazione di chi si converte a
Cristo è cercare Dio in preghiera, ringraziamenti e adorazione, perché Dio ci ha creati
per avere comunione con lui. E la vera conversione ha anche altri risultati: amiamo la
sua Parola, vogliamo fare la sua opera e siamo avversi al peccato. Tuttavia tutte queste cose
sono solo i vagoni che accompagnano la
locomotiva di una salvezza già compiuta. Quell’uomo non
era andato al tempio per essere guarito. Ci
era andato perché era già stato guarito.
Ovviamente insieme ai benefici vengono le responsabilità, perciò Gesù dice all’uomo:
“Ecco,
tu sei stato guarito; non peccare più affinché non ti avvenga di peggio.”
(Giovanni 5:14). Non afferma esattamente cosa potrebbe essere questo qualcosa “di peggio”, però mette in evidenza due cose. Innanzitutto che lo
standard di santità stabilito da Dio è
sempre assoluto. Non gli dice “cerca di non peccare” o “non peccare molto”, ma semplicemente “non peccare più”. In secondo luogo, che il peccato
sempre porta con
sé delle brutte conseguenze.
Sebbene un
vero credente non possa perdere la sua salvezza, potrà perdere la comunione, l’allegria, la salute e perfino la propria vita come conseguenza del peccato. Dio è un
Padre che disciplina ogni figlio disubbidiente. Nonostante tali riprensioni ci sembrino severe, se fossero valutate in una prospettiva
eterna, farebbero meno male di qualsiasi ciabattata ricevuta da piccoli. E puoi scommetterci che “ogni correzione (di Dio)
infatti, sul momento, non sembra essere
motivo di gioia, ma di tristezza” (Ebrei 12:11).
Più tardi, l'uomo che era stato guarito, rivela ai religiosi giudei che il
nome del suo guaritore è Gesù. Allora vanno da Gesù
per protestare, perché guariva di sabato; e quello che
Gesù gli risponde va oltre l’immaginazione di qualunque giudeo. Lo
scoprirai nei prossimi 3 minuti.