Gesù
torna a Canaan, il luogo dove aveva trasformato l’acqua in vino, ma questa
volta il clima non è di
festa. Lì trova un
padre afflitto, il cui figlio è sull’orlo della morte nella città di Cafarnao, a 38 chilometri di distanza. L’uomo, un ufficiale del re, insiste perché Gesù vada a Cafarnao
prima che il bambino muoia.
Allora Gesù fa il seguente commento: “Se non
vedete segni e miracoli, voi non credete.” (Giovanni 4:48). All’inizio è con una fede di seconda
categoria che quest’uomo va da Gesù, cioè con la stessa fede di Tommaso che ha bisogno di vedere
per credere. Ma Gesù guarisce sia il figlio dell’ufficiale sia la
sua fede. “Va’, tuo figlio vive” (Giovanni 4:50), dice all’uomo, che crede subito alle sue parole.
Il giorno dopo, mentre quest’ufficiale arrivava a Cafarnao, i suoi servi gli vanno incontro
per avvisarlo che suo figlio era già guarito. E scoprirà che ciò
era accaduto esattamente all’una del pomeriggio del giorno precedente, ossia la stessa
ora in cui Gesù gli aveva detto che suo figlio
era guarito. Però, cosa avrà fatto quest’uomo dall’una del pomeriggio del giorno
prima fino al giorno seguente,
quando poi è tornato a Cafarnao?
Se ci fosse andato a piedi, sarebbe arrivato a
casa prima delle
nove di sera di quello stesso giorno. Dato che era
un nobile, avrebbe potuto ottenere una cavalcatura o una carrozza e
sarebbe riuscito a tornare a Cafarnao addirittura nel pomeriggio. E
siccome non aveva un cellulare
per chiamare, e poter così scoprire se suo
figlio fosse stato davvero guarito, ci può essere soltanto una
spiegazione possibile legata alla
sua mancanza di fretta: la sua fede.
Quando
ha trasferito il problema di suo figlio a Gesù, non c’era più
motivo di preoccuparsi. Per fede quest’uomo sapeva che non
era necessario che Gesù stesse accanto al bambino
per guarirlo, giacché per Dio lo spazio e il
tempo non sono un
problema. Gesù non ha bisogno di essere soggetto alle leggi della fisica che reggono l’universo che lui stesso ha creato e che sostiene “con la parola della
sua potenza” (Ebrei 1:3). Alcuni giorni
prima un altro uomo, Nicodemo, aveva potuto scoprire che Gesù non
solo aveva il libero transito tra il cielo e la terra, ma che mentre gli parlava qui, sulla
terra, il “Figlio dell’uomo” era anche in cielo (Giovanni 3:13).
La
vera fede non è limitata ai sensi perché penetra
nella sfera in cui Dio agisce, cioè in una dimensione molto al di là di
quella che potremmo percepire. Quello che vedi, ascolti o senti
potrebbe non esistere più,
poiché il tuo cervello ci mette almeno una frazione di secondo per ricevere ed elaborare tali informazioni.
In termini cosmici tutto ciò è ancora più chiaro. Il sole che vedi adesso, ad esempio,
potrebbe aver cessato di esistere otto minuti e diciotto secondi fa, essendo questo il
tempo impiegato dalla sua luce
per percorrere i 150 milioni di chilometri che lo separano dalla
terra. Oppure se guarderai la stella più vicina, dopo il sole, la vedrai come appariva quattro anni fa e non com’è
ora. E in questo esatto momento questa stessa stella non è più nemmeno nello stesso
posto, in cielo, dove avrai prima puntato il tuo telescopio. Così, pensi ancora che abbia
senso credere a quello che vedi? Nei
prossimi 3 minuti conosceremo un uomo che i miracoli li poteva vedere,
tuttavia senza mai riuscire ad avere
quanto desiderava.