L’atmosfera nella stanza cambia con l’uscita di Giuda.
Coloro che rimangono sono chiamati “figlioletti” da Gesù, il quale gli rivela cosa sta accadendo dietro le quinte: “Ora
il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui.”
(Giovanni 13:31). Gesù è il Figlio dell’Uomo giacché è Dio in umanità, ed essendo
stato “glorificato” è qualcuno grandemente
onorato. Il desiderio di Dio riguardo a Gesù è qua considerato come già
realizzato, e adesso pure i discepoli lo vengono a sapere.
Quando
ha deciso di distruggere Sodoma, pensando fra sé e
sé, “l’Eterno disse: ‘Celerò io ad Abrahamo quello che sto
per fare?’”
(Genesi 18:17). No, non avrebbe mai nascosto i suoi piani a qualcuno
con cui godeva di comunione. L’avere comunione significa avere cose in
comune. L’intero capitolo 18 di Genesi ci
mostra che Dio non solo rivela ad Abrahamo ciò che intendeva fare, ma lo ascolta attentamente mentre costui intercede
per le persone che vivevano lì.
E Abrahamo ottiene dal Signore la
promessa di risparmiare questa città se vi fossero trovati 50 giusti. In seguito, ancora con un gran
sentimento d’amore verso i suoi abitanti, riprende la
sua intercessione:
“‘Ammesso
che a quei cinquanta giusti ne manchino cinque, distruggeresti tu l'intera città
per cinque di meno?’. L'Eterno rispose: ‘Se ve ne trovo quarantacinque, non la distruggerò’... ‘Ammesso che in
città se ne trovino quaranta?’. E l'Eterno: ‘Non lo farò,
per amor dei quaranta’... ‘Ammesso che in città se ne trovino trenta?’. L'Eterno rispose: ‘Non lo farò se ve ne trovo trenta’... ‘Ammesso che in
città se ne trovino venti?’. L'Eterno rispose: ‘Non la distruggerò,
per amor dei venti... ‘Ammesso che in città se ne trovino dieci?’. L'Eterno rispose:
‘Non la distruggerò per amore dei dieci’”
(Genesi 18:28-32). Ecco, Abrahamo
si ferma quando arriva ai dieci giusti, però
mi chiedo se Dio avrebbe davvero distrutto Sodoma casomai il suo
servo avesse interceduto fino alla possibilità di esserci soltanto un unico giusto.
Dopo essere stato salvato tramite la fede in Gesù e nel suo sacrificio sulla croce,
il credente viene lasciato qui per prendere il
posto che Gesù occupava, cioè è chiamato a essere un testimone di Dio in un mondo corrotto dal peccato, e persino a intercedere
per la salvezza degli uomini. Questa è la “carta d’identità” di un
vero discepolo del Signore: l’amore verso gli esseri umani.
Il
vero cristiano ama perché Dio l’ha amato
per primo (1
Giovanni 4:19). E vorrebbe che anche altri peccatori fossero salvati,
dato che lui stesso, un peccatore, è stato raggiunto dalla misericordia
di Dio. L’amore è una conseguenza della salvezza
ricevuta, e non il contrario. Le religioni umane pongono l’amore come
condizione
per ricevere la salvezza. Così facendo, la carità dell’uomo
religioso potrebbe sembrare pietà, tuttavia è egoistica:
ama il prossimo poiché ritiene che ciò conterà
per la sua propria salvezza.
La Legge
data a Mosè determinava: “Ama
il tuo prossimo e odia il tuo nemico.”. Gesù, però, dice
a coloro che sono già salvati: “Amate i vostri nemici e pregate
per quelli che vi perseguitano.”
(Matteo 5:43-44). E perché mai? Affinché io sia poi salvato? No, ma
perché sei già stato salvato e non sei stato trattato da Dio con il
rigore che meritavi. Credendo in Gesù, ricevi
quanto non meriti: la salvezza. E ti liberi da
quanto meriti: la condanna eterna.
Se pensi che l’amore sia quello che vedi nei film e nei romanzi, sarà meglio che
tu faccia molta attenzione a ciò che impareremo nei prossimi 3 minuti.