Dopo aver giudicato Gesù, senza però che siano riusciti ad accusarlo di nient’altro che non fosse la verità, i sacerdoti decidono di mandarlo da Pilato, il governatore romano. La scena appare bizzarra perché rappresenta bene come agiscono le persone religiose e zelanti, eppure lontane da Dio. I giudei che accompagnano Gesù non entrano nella residenza di Pilato per non essere contaminati dal male che c’era nelle abitazioni dei non giudei. Del resto, erano nel periodo della Pasqua e volevano continuare a partecipare alle celebrazioni, mantenendosi puliti da qualsiasi impurità.
Beh,
sarebbe comico se non fosse tragico: nel medesimo momento in cui
compiono i loro obblighi religiosi, consegnano a
morte il Figlio di Dio stesso. Questo è un classico esempio di quando
la responsabilità morale viene travolta dai riti della tradizione.
Mentre evitano di rendersi impuri, non entrando nella casa di un giudice
romano e umano, diventano dei sudici colpevoli
dell’assassinio del divino Giudice di tutti gli uomini! Quali pareti
potrebbero essere più immonde di quelle del loro proprio cuore? Anzi, a
dire il vero, sarebbe stato Pilato colui che avrebbe dovuto temere di
ricevere tali mostri a casa sua, e non il contrario.
Ma ecco qui un individuo altrettanto empio, che esce dal pretorio verso i giudei per incontrarli all’esterno, giacché non
voleva dispiacergli. “Quale accusa portate contro quest'uomo?”
(Giovanni 18:29), domanda loro. E gli rispondono che Gesù è un
criminale e merita di morire, sentenza questa che soltanto l’invasore
romano avrebbe potuto pronunciare. In effetti, l’accusa che i giudei
hanno contro di lui ha due aspetti. Innanzitutto, quello
religioso: deve morire per aver bestemmiato, dichiarandosi il Cristo,
il Figlio di Dio, e facendosi così uguale a Dio. Il secondo è l’aspetto
civile: Gesù affermava di essere il re dei giudei, e chiunque avesse
tali pretese sarebbe visto dall’Impero romano
come reazionario e degno di morte.
Già,
Pilato si sente chiaramente infastidito dall’obbligo di dover giudicare
un uomo in cui non vede alcun crimine, consapevole
dell’intrigo dei giudei. Nel dialogo che segue, Gesù dichiarerà che il
suo regno non è di questo mondo, dove comunque è disceso “per rendere testimonianza alla verità”
(Giovanni 18:37). Tutti coloro che sono per la verità, ascoltano
la sua voce. Ed è qua che la sorte di Pilato viene sigillata: lui non è
per la verità e non vuole esserlo. Infatti, quando chiede a Gesù: “Che cosa è la verità?” (Giovanni 18:38), non attende la sua risposta. Gli volta le spalle
e si rivolge ai giudei, con i quali vuole rimanere in buoni rapporti. Pilato è un politico.
In
un ultimo tentativo di liberare Gesù dalla morte, si offre di adempiere
l’usanza di rilasciare un condannato per la
Pasqua, una specie di indulto governativo. Tuttavia, i giudei non
vogliono che Gesù venga condonato. Preferiscono che Pilato conceda la
libertà a un bandito, Barabba. E Gesù? Che sia crocifisso! Se hai già
sentito la frase “La voce
del popolo è la voce di Dio”, sappi che non c’è nella Bibbia. In
questa elezione democratica, avvenuta duemila anni fa, la voce del
popolo vota per Barabba.
Nei prossimi 3 minuti l’umanità rivelerà quale sia la sua reale intenzione nei confronti di Dio: farlo fuori.