#279 - Dare le spalle alla Verità - Giovanni 18:28-40

Dopo aver giudicato Gesù, senza però che siano riusciti ad accusarlo di nient’altro che non fosse la verità, i sacerdoti decidono di mandarlo da Pilato, il governatore romano. La scena appare bizzarra perché rappresenta bene come agiscono le persone religiose e zelanti, eppure lontane da Dio. I giudei che accompagnano Gesù non entrano nella residenza di Pilato per non essere contaminati dal male che c’era nelle abitazioni dei non giudei. Del resto, erano nel periodo della Pasqua e volevano continuare a partecipare alle celebrazioni, mantenendosi puliti da qualsiasi impurità.


Beh, sarebbe comico se non fosse tragico: nel medesimo momento in cui compiono i loro obblighi religiosi, consegnano a morte il Figlio di Dio stesso. Questo è un classico esempio di quando la responsabilità morale viene travolta dai riti della tradizione. Mentre evitano di rendersi impuri, non entrando nella casa di un giudice romano e umano, diventano dei sudici colpevoli dell’assassinio del divino Giudice di tutti gli uomini! Quali pareti potrebbero essere più immonde di quelle del loro proprio cuore? Anzi, a dire il vero, sarebbe stato Pilato colui che avrebbe dovuto temere di ricevere tali mostri a casa sua, e non il contrario.


Ma ecco qui un individuo altrettanto empio, che esce dal pretorio verso i giudei per incontrarli all’esterno, giacché non voleva dispiacergli. “Quale accusa portate contro quest'uomo? (Giovanni 18:29), domanda loro. E gli rispondono che Gesù è un criminale e merita di morire, sentenza questa che soltanto l’invasore romano avrebbe potuto pronunciare. In effetti, l’accusa che i giudei hanno contro di lui ha due aspetti. Innanzitutto, quello religioso: deve morire per aver bestemmiato, dichiarandosi il Cristo, il Figlio di Dio, e facendosi così uguale a Dio. Il secondo è l’aspetto civile: Gesù affermava di essere il re dei giudei, e chiunque avesse tali pretese sarebbe visto dall’Impero romano come reazionario e degno di morte.


Già, Pilato si sente chiaramente infastidito dall’obbligo di dover giudicare un uomo in cui non vede alcun crimine, consapevole dell’intrigo dei giudei. Nel dialogo che segue, Gesù dichiarerà che il suo regno non è di questo mondo, dove comunque è disceso “per rendere testimonianza alla verità” (Giovanni 18:37). Tutti coloro che sono per la verità, ascoltano la sua voce. Ed è qua che la sorte di Pilato viene sigillata: lui non è per la verità e non vuole esserlo. Infatti, quando chiede a Gesù: “Che cosa è la verità?” (Giovanni 18:38), non attende la sua risposta. Gli volta le spalle e si rivolge ai giudei, con i quali vuole rimanere in buoni rapporti. Pilato è un politico.


In un ultimo tentativo di liberare Gesù dalla morte, si offre di adempiere l’usanza di rilasciare un condannato per la Pasqua, una specie di indulto governativo. Tuttavia, i giudei non vogliono che Gesù venga condonato. Preferiscono che Pilato conceda la libertà a un bandito, Barabba. E Gesù? Che sia crocifisso! Se hai già sentito la frase “La voce del popolo è la voce di Dio”, sappi che non c’è nella Bibbia. In questa elezione democratica, avvenuta duemila anni fa, la voce del popolo vota per Barabba.


Nei prossimi 3 minuti l’umanità rivelerà quale sia la sua reale intenzione nei confronti di Dio: farlo fuori.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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