#334 – Uno spirito di infermità – Luca 2:48-52

Giuseppe e Maria rimangono perplessi quando incontrano Gesù, appena dodicenne, che conversa con i maestri della religione giudaica nel tempio di Gerusalemme. E sua madre lo rimprovera: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo!” (Luca 2:48). La risposta del Signore è piena di significato:

Perché mi cercavate? Non sapevate che io dovevo trovarmi nella casa del Padre mio?”. In altre versioni, leggiamo: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Luca 2:49). Queste parole assumono un significato ancora maggiore quando si è consapevoli che mai nessun giudeo oserebbe chiamare Dio ‘Padre’.

Questi versetti sfatano le teorie che parlano di Gesù come se fosse soltanto una persona qualsiasi, il quale dai dodici ai trent’anni sarebbe vissuto tra gli esseni, o addirittura che si fosse recato in India per imparare tutto ciò che sapeva! Qui lo vediamo a dodici anni, non solo mentre stupisce i sapienti d’Israele con le sue risposte e con la sua comprensione delle Scritture, ma anche conscio di essere il Figlio di Dio venuto al mondo per prendersi cura degli interessi del Padre.

Quando osserviamo che Giuseppe e Maria “non compresero le parole che aveva detto loro” (Luca 2:50), ci accorgiamo che finora non sapevano chi fosse veramente Gesù e quale posto avrebbe avuto nel futuro di Israele. Qua Maria può essere vista come una figura del popolo di Israele nella sua incredulità. Proprio come in seguito sarebbe accaduto pure ai sacerdoti e ai farisei, lei rifiuta l’idea che il tempio sia il luogo in cui Gesù dovrebbe trovarsi. Tale incredulità degli ebrei, in qualità di nazione, li avrebbe portati a non riconoscere il loro Re e Messia, e a non dargli nemmeno il posto che gli spettava di diritto.

Da qualche parte, lì vicino, una donna verrà colta da uno spirito di infermità, che la lascerà curva e malata per ben diciotto anni. E Gesù, per diciotto anni, appunto, scomparirà dalle pagine di questo Vangelo, per poi tornarci trentenne, guarendo questa stessa donna nel capitolo 13 di Luca. La donna e la sua malattia sono un’immagine della condizione di Israele, nel tempo presente, del suo rifiuto del Messia. Paolo ce lo rivela nel capitolo 11 della sua lettera ai Romani, discorrendo sugli ebrei:

Dio ha dato loro uno spirito di torpore, occhi per non vedere e orecchie per non udire, fino a questo giorno… Siano gli occhi loro oscurati perché non vedano e rendi curva la loro schiena per sempre.” (Romani 11:8-10). Tuttavia, Israele sarà guarito solamente in futuro, quando Cristo ritornerà, essendo accolto da un residuo debole e disprezzato, simile a quello formatosi da Simeone e Anna.

Nei prossimi 3 minuti, una voce griderà nel deserto.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#333 – Alla ricerca di Gesù – Luca 2:40-47

Quando Gesù compie dodici anni, si reca a Gerusalemme con la sua famiglia, come d’altronde ogni anno. Era questo l’unico luogo autorizzato dalle Scritture in cui gli ebrei avrebbero dovuto celebrare la Pasqua. Il Vangelo di Luca è quello che fornisce il maggior numero di dettagli sui primi anni di Gesù, e qui questa particolare circostanza ci è di grande insegnamento.

Dopo la celebrazione, Giuseppe e Maria si avviano con un gruppo di amici e familiari per tornare a casa, ignari del fatto che Gesù era stato lasciato indietro. Continuano a camminare spensierati, perché ritengono che il ragazzo sia con i suoi parenti e amici nella carovana; però, quando si rendono conto che è scomparso, decidono di rientrare a Gerusalemme. Purtroppo, ci metteranno altri tre giorni prima di trovarlo nel Tempio.

E attenzione: ora c’è una lezione preziosa da imparare per coloro che già credono in Gesù e pensano che stare insieme ai fratelli in Cristo sia la stessa cosa che essere in comunione con Gesù. Non è proprio così che funziona. Per quanto importante sia la comunione con i nostri fratelli, nulla sostituisce la nostra comunione personale alla presenza del Signore, cioè quando io, individualmente, mi occupo di lui e della sua Parola tramite meditazioni, preghiere e ringraziamenti.

A Giuseppe e a Maria è bastato soltanto un giorno per perdere il contatto con Gesù, ma ci sono voluti ben tre giorni per ristabilirlo. Lo stesso vale per noi. È molto facile lasciarci sfuggire la comunione con Gesù, mentre invece è difficile ripristinarla. Provvidenzialmente, anche in tale caso, possiamo contare sulla grazia e sulla compassione di Dio.

E avvenne che, tre giorni dopo, lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, intento ad ascoltarli e a far loro domande. E tutti quelli che l'udivano, stupivano della sua intelligenza e delle sue risposte.” (Luca 2:46-47).

Alcune persone citano questo passaggio per affermare che Gesù stesse insegnando ai dottori d’Israele; tuttavia, ciò sarebbe fuori luogo, poiché sono i più giovani che dovrebbero essere istruiti dagli anziani. Qua ci è detto semplicemente che li ascoltava, che poneva loro delle domande e rispondeva se gli chiedevano qualcosa, stupendo tutti con le sue risposte e il suo intendimento.

Gli ultimi versetti di questo capitolo dimostrano che, pur essendo Dio, Gesù è visto, oltretutto, anche come un essere umano perfetto, sottomesso ai suoi genitori e alle autorità del suo tempo. Nella sua umanità, “cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini.” (Luca 2:51-52). Eppure, il modo in cui risponde a sua madre, dopo che lei l’aveva rimproverato, ci rivelerà di più. E questo sarà l’argomento dei prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#332 – Il luogo scelto da Dio – Luca 2:36-39

Nell’Antico Testamento, Dio ha stabilito un luogo in cui il popolo d’Israele avrebbe dovuto adorare e offrire sacrifici. Gli israeliti non dovevano adorare Dio dove gli paresse o come i pagani adoravano i loro idoli. Il capitolo 12 del libro di Deuteronomio conteneva istruzioni specifiche:

Lo cercherete nel luogo che l'Eterno, il vostro Dio, sceglierà fra tutte le vostre tribù, per mettervi il suo nome… Allora ci sarà un luogo che l'Eterno, il vostro Dio, sceglierà per far dimorare il suo nome e là porterete tutto ciò che vi comando: i vostri olocausti e i vostri sacrifici, le vostre decime, le offerte elevate delle vostre mani e tutte le offerte scelte… Guardati bene dall'offrire i tuoi olocausti in ogni luogo che vedi; ma nel luogo che l'Eterno sceglierà in una delle tue tribù…” (Deuteronomio 12:4-14).

Questo luogo sarebbe Gerusalemme e il tempio costruito da Salomone. Dopo la morte di Salomone, il regno si è diviso in due: Giuda e Israele. Il figlio di Salomone, Roboamo, ha regnato su Giuda, il regno formato dalle tribù di Giuda e Beniamino, con sede a Gerusalemme. L’altro regno, formato dalle altre dieci tribù, viene chiamato Israele, di cui Geroboamo era il re e la sua capitale Samaria.

Per impedire alle dieci tribù di andare a Gerusalemme per adorare nell’unico vero luogo, Geroboamo ha costruito due santuari ‘pirata’: uno a Dan, nel nord di Israele, e l’altro a Betel, nel sud. Negli anni successivi, sia Giuda che Israele hanno abbandonato le Scritture, voltando le spalle a Dio. Questo finché non è apparso Ezechia, il pio re di Giuda, che ha riaperto il tempio e ripristinato il culto al Signore.

Lui sapeva che, agli occhi di Dio, Israele era un unico popolo. Pertanto, quando ha riattivato la celebrazione della Pasqua, ha inviato dei messaggeri anche alle dieci tribù di Israele, invitandole a recarsi nel luogo in cui Dio aveva posto il suo nome: “I corrieri passarono quindi di città in città nel paese di Efraim e Manasse fino a Zabulon; ma la gente li derideva e si faceva beffe di loro.” (2 Cronache 30:10).

Anni dopo, gli assiri hanno invaso Samaria, catturando le dieci tribù, che sono scomparse mescolandosi con altri popoli. Il popolo che vediamo ai tempi dei vangeli, e che oggi conosciamo come Israele, è composto soltanto dalle tribù di Giuda e Beniamino. Allora, cosa ci faceva Anna, la quale apparteneva alla tribù di Aser, nel tempio in questo secondo capitolo del Vangelo di Luca?

Quando i messaggeri di Ezechia hanno invitato le dieci tribù a celebrare la Pasqua, “alcuni uomini di Aser, di Manasse e di Zabulon si umiliarono e vennero a Gerusalemme.” (2 Cronache 30:11). Anna doveva essere una discendente di questi aseriti, rimasti nel luogo scelto da Dio e sfuggiti così alla cattività assira e alla perdita dell’identità come popolo di Dio. Infatti, lei aveva buone ragioni per considerare il tempio un luogo sicuro, ed è lì che nei prossimi 3 minuti troveremo Gesù dodicenne.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#331 – Credere, aspettare e servire – Luca 2:36-39

Proprio come è successo alla prima venuta di Gesù, anche oggi sono pochi quelli che lo aspettano veramente. La maggior parte dei cristiani pensa che si verificheranno vari eventi prima dell’arrivo di Cristo per regnare in questo mondo come, ad esempio, la predicazione del vangelo del regno su tutta la terra, la tribolazione o la comparsa dell’anticristo. È una minoranza ad attendere ‘soltanto’ il Signore, che discenderà dal cielo da un momento all’altro per incontrare la sua chiesa nell’aria. Simile prospettiva era già presente nella vita dell’apostolo Paolo, includendosi tra i viventi che sarebbero stati trasformati e rapiti sulle nuvole insieme ai risuscitati (1 Tessalonicesi 4:15-18).

In questo capitolo 2 di Luca, vediamo che non è il re d’Israele, nel comfort del suo palazzo, ad aspettare il Messia, ma gli umili pastori che dormono all’aperto. Nel tempio di Gerusalemme, non è il clero ad attendere il sommo Pastore (1 Pietro 5:4), ma gli anziani Simeone e Anna, in continua vigilia. E non è in una casa prospera che il Salvatore viene al mondo, ma tra due giovani così poveri che non possono nemmeno permettersi un agnello per il sacrificio.

Qui, infatti, ognuno rappresenta una caratteristica di coloro che adesso hanno l’aspettativa del ritorno del Signore. Innanzitutto, abbiamo Giuseppe e Maria, che cercano di obbedire alle Scritture. Essendo giudei, la loro responsabilità era quella di adempiere alla Legge dell’Antico Testamento. Oggi il cristiano non ha una Legge da seguire, però la completa Parola di Dio, che include la dottrina degli apostoli (Atti 2:42). Il vero cristiano ha lo Spirito Santo abitando in lui (Romani 8:9), per applicare la Parola sotto forma di edificazione, esortazione e consolazione. Per i cristiani, l’Antico Testamento non è un elenco di regole come lo era per gli ebrei ma, piuttosto, contiene principi, tipi e figure che li aiutano a comprendere il Nuovo Testamento.

Mentre Giuseppe e Maria sono impegnati ad osservare le Scritture, i pastori credono a ciò che gli dice l’angelo. Ci vuole fede per intravedere in un povero bambino, che dorme in una mangiatoia, il Messia e Re liberatore d’Israele. E Simeone? È per noi un esempio della pazienza di qualcuno che spera senza mai arrendersi e la cui perseveranza viene ricompensata. Così come la vedova Anna, pure lei in attesa, la quale per oltre ottant’anni è stata una presenza costante nel tempio di Gerusalemme, servendo Dio giorno e notte. Obbedire alle Scritture, credere, aspettare e servire: tali sono le particolarità di chi attende il Signore.

Tuttavia, qua c’è un fatto curioso: perché Luca, ispirato dallo Spirito Santo, si sarebbe preso la briga di specificare che Anna era “della tribù di Aser” (Luca 2:36)? La risposta si trova nei prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#330 – La spada – Luca 2:33-35

Giuseppe e Maria si meravigliano delle promesse che Dio ha per i gentili e per i giudei riguardo a questo bambino. Le parole, però, che ora sgorgano dalla bocca di Simeone, ispirate dallo Spirito Santo, sono gravi e tristi. Questo stesso bambino sarebbe stato destinato a essere la causa tanto della caduta quanto dell’ascesa di molti in Israele.

La presenza di Gesù avrebbe messo alla prova l’umanità. Coloro che superbamente gli avrebbero resistito, sarebbero stati puniti per la loro incredulità. E questa ‘fila’, per così dire, sarebbe stata capeggiata soprattutto dal clero. Allo stesso tempo, invece, gli umili, pentiti dei loro peccati e riconoscendo Gesù come loro Salvatore, sarebbero stati benedetti. Addirittura i ladri, le prostitute e gli esattori di tasse convertiti farebbero parte di tale gruppo.

Il Signore sarebbe stato anche un segno di contraddizione o pietra d’inciampo per molti (1 Pietro 2:7), poiché la sua santa e immacolata presenza avrebbe creato, di per sé, un contrasto con il peccato e con l’empietà dell’uomo. Gli esseri umani non avrebbero potuto sopportare una simile luce, mettendo a nudo la sporcizia dei loro cuori; dunque, si sarebbero rivoltati contro Gesù.

Maria non sarebbe uscita indenne da tutto ciò, perché una spada le avrebbe trafitto l’anima quando avrebbe visto il suo amato figlio inchiodato a una croce pari a qualsiasi criminale. In quel momento, tutte le speranze che lui fosse davvero il Messia e il liberatore, sarebbero state scosse, come sarebbe pure accaduto agli altri discepoli.

La presenza di Gesù, la Parola divina fatta carne, sarebbe stata una spada affilata per chiunque fosse entrato in contatto con lui: “La parola di Dio, infatti, è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a due tagli e penetra fino alla divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, ed è in grado di giudicare i pensieri e le intenzioni del cuore. E non vi è alcuna creatura nascosta davanti a lui, ma tutte le cose sono nude e scoperte agli occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto.” (Ebrei 4:12-13).

Da quando Simeone ha detto queste parole (Luca 2:34-35), nulla è cambiato rispetto alle persone. Non esiste una posizione neutrale se si tratta di Gesù. O credi in lui come Salvatore amorevole e misericordioso, e godi del perdono dei tuoi peccati già adesso, oppure dovrai incontralo come giudice giusto e implacabile. La decisione viene presa qui e ora, giacché nessuno sa cosa ci riserva il prossimo battito del nostro cuore, casomai ci sarà.

Nei prossimi 3 minuti scoprirai che stesse facendo Anna nel tempio di Gerusalemme.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#329 – Simeone – Luca 2:21-32

Nella lettera ai Galati, Paolo scrive che “quando è venuto il compimento del tempo, Dio ha mandato suo Figlio, nato da donna, sottoposto alla legge, perché riscattasse quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l'adozione.” (Galati 4:4-5). Nell’annunciare la nascita di Gesù ai pastori, l’angelo proclama che la buona novella era “per tutto il popolo” (Luca 2:10), cioè il popolo d’Israele, e non “per tutte le genti”.

Il Vangelo di Giovanni ci dice che Gesù “è venuto in casa sua” (il popolo d’Israele), ma quando “i suoi non lo hanno ricevuto”, Dio estese la portata della sua grazia, e “a tutti coloro che lo hanno ricevuto, egli ha dato l'autorità di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome” (Giovanni 1:11-12). Ecco perché vediamo Maria e Giuseppe adempiere i precetti della Legge: circoncidono Gesù l’ottavo giorno ed eseguono il rito della purificazione di Maria quaranta giorni dopo il parto. L’offerta di purificazione fatta rivelerà la loro povertà; infatti, la coppia offre solo due giovani colombi, e non un agnello di un anno, che sarebbe stata l’offerta richiesta dalla Legge per chi avesse avuto risorse.

Seguendo ancora il rituale ebraico, Maria e Giuseppe presentano il bambino al tempio di Gerusalemme, ignari del fatto che erano attesi lì. Simeone, uno dei pochi che aspettavano la venuta del Messia, era stato avvisato dallo Spirito Santo che “non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore” (Luca 2:25-26). E lo stesso Spirito lo spinge ad andare al tempio proprio nell’ora in cui Maria e Giuseppe sarebbero arrivati con il bambino. Così, prendendo il bambino tra le sue braccia, Simeone profetizza:

Ora, Signore, lascia che il tuo servo muoia in pace secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza che tu hai preparato davanti a tutti i popoli; luce per illuminare le genti”, cioè, descrive il tempo presente, nel quale Gesù dona la salvezza a tutti coloro che credono, portandoli con sé quando verrà a rapire la sua chiesa. Poi Simeone prosegue: “e gloria del tuo popolo Israele”, riferendosi qui al ritorno di Gesù per liberare il popolo d’Israele e regnare su di esso (Luca 2:27-32).

La venuta di Cristo avviene per fasi: prima, Gesù “venne fra la sua gente”, però non l’hanno accolto. Allora, Dio raduna un popolo composto da ebrei e gentili, che chiama chiesa, il cui periodo potrebbe concludersi in qualsiasi momento con il ritorno segreto di Gesù nel rapimento. Da quel punto in poi, Dio tornerà ad occuparsi del popolo d’Israele oramai in grande tribolazione, per salvare un residuo e per compiere tutte le promesse che gli aveva fatto nell’Antico Testamento, introducendolo nel suo regno di mille anni di giustizia e di pace sulla terra, mentre la chiesa sarà già in cielo.

Nei prossimi 3 minuti Maria scoprirà che una spada le trafiggerà l’anima.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#328 – L’impatto di ‘Dio con noi’ – Luca 2:15-20

Il mondo non sarà più lo stesso da questo momento in poi, e tre cose segneranno l’arrivo di Gesù sul pianeta Terra. Innanzitutto, i cieli si riempiranno di gioia perché Dio è venuto tra noi in forma umana. Gli umili pastori sono avvolti dallo splendore della gloria di Dio e una moltitudine dell’esercito celeste prorompe in lode, dicendo: “Gloria a Dio nei luoghi altissimi” (Luca 2:14).

Più tardi, l’apostolo Giovanni avrebbe detto: “Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della Parola della vita (e la vita è stata manifestata e noi l'abbiamo vista e ne rendiamo testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e che è stata manifestata a noi), quello che abbiamo visto e udito, noi ve lo annunziamo” (1 Giovanni 1:1-3).

Il secondo effetto è che il male e il peccato, che hanno rovinato la creazione di Dio, hanno i giorni contati. Dio non viene in gloria, e per vendicarsi del peccatore, ma come un bambino indifeso, nato povero, che porta salvezza, misericordia e grazia a un mondo irrimediabilmente colpevole. “Poiché Dio ha riconciliato il mondo con sé in Cristo, non imputando agli uomini i loro falli” (2 Corinzi 5:19). E gli angeli continuano, proclamando: “…pace in terra”.

La terza conseguenza della presenza del Figlio di Dio nel mondo è la rivelazione del suo affetto verso le sue creature: “pace… agli uomini che egli gradisce”. Dio ama l’umanità, e il libro dei Proverbi lo esprime in questo modo: “Mi rallegravo nella parte abitabile del mondo e trovavo il mio diletto con i figli degli uomini.” (Proverbi 8:31). Il Salmo 85 riassume l’esito di questa visita così illustre: “La benignità e la verità si sono incontrate; la giustizia e la pace si sono baciate. La verità germoglierà dalla terra e la giustizia guarderà dal cielo. Sì, l'Eterno darà ciò che è bene, e la nostra terra produrrà il suo frutto. La giustizia camminerà davanti a lui e preparerà la via ai suoi passi.” (Salmo 85:10-13).

Tutto ciò è rappresentato in questo bambino, inosservato agli occhi del mondo, però acclamato dagli abitanti del cielo. Ci è voluta la fede dei poveri pastori per poter vedere la grandiosità di tale evento. “Andiamo fino a Betlemme”, dicono i pastori, “per vedere ciò che è avvenuto e che il Signore ci ha fatto conoscere. Andarono quindi in fretta e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino, che giaceva in una mangiatoia. Dopo averlo visto, divulgarono quanto era stato loro detto a proposito di quel bambino. E tutti coloro che li udirono si meravigliarono delle cose raccontate loro dai pastori.” (Luca 2:15-18).

Nei prossimi 3 minuti conoscerai Simeone.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#327 – In una mangiatoia – Luca 2:8-14

In questo capitolo 2 del Vangelo di Luca siamo stati trasportati dalle ricche stanze reali di Cesare Augusto, a Roma, a una squallida stalla a Betlemme, dove una povera coppia depone in una mangiatoia il neonato Gesù, “perché non c'era posto per loro nell'albergo.” (Luca 2:7). Ora veniamo condotti in campagna, da alcuni pastori di pecore che, di turno di notte, sarebbero i meno qualificati in questa professione.

Un angelo del Signore si presentò loro e la gloria del Signore risplendette intorno a loro”, il quale gli ha detto: “Vi annunzio una grande gioia che tutto il popolo avrà; poiché oggi nella città di Davide è nato per voi un Salvatore, che è Cristo, il Signore. E questo vi servirà di segno: Voi troverete un bambino fasciato, coricato in una mangiatoia.”. Allora “ad un tratto si unì all'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio, dicendo: Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini, su cui si posa il suo favore.” (Luca 2:9-14).

L’annuncio della venuta del Figlio di Dio sul pianeta Terra in forma umana non è stato comunicato al clero, però a uomini semplici che avevano nel petto un cuore da bambino per credere nelle cose di Dio. Come mai? Perché il clero giudeo attendeva la venuta del Messia in potenza e gloria, e non credeva che il Salvatore del mondo potesse entrare in scena sotto forma di un “fanciullino fasciato, coricato nella mangiatoia”.

Se cerchi la verità, sappi che non è nelle mani dei leader religiosi. Sono troppo impegnati con i loro dogmi, le loro posizioni e i loro ruoli per credere nella semplicità della Parola di Dio, o per riconoscere che la verità è data ai semplici. La conoscenza di Dio non proviene dalle facoltà di teologia, ma da ciò che lo Spirito Santo insegna attraverso i diversi doni concessi alla chiesa.

In 1 Corinzi 14:26-40 troviamo chiare istruzioni su come i cristiani dovrebbero riunirsi: “Quando vi riunite… parlino due o tre profeti, e gli altri giudichino. Ma se è rivelata qualcosa ad uno che è seduto, si taccia il precedente. Tutti, infatti, ad uno ad uno, potete profetizzare affinché tutti imparino e tutti siano incoraggiati.”. Si può notare che non c’è un leader a capo della congregazione, poiché è lo Spirito Santo che dirige la riunione e distribuisce i doni come desidera. Ma dimmi: per caso succede tutto questo dove ti riunisci? Se così non fosse, sarebbe meglio scegliere l’ordine indicata da Dio invece dell’organizzazione determinata dall’uomo.

Nei prossimi 3 minuti scoprirai cosa accade quando Gesù entra nel mondo e nella vita delle persone.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#326 – Non c’era posto – Luca 2:6-7

Prima abbiamo visto come Dio ha condotto, a suo piacimento, il governante più potente della terra, affinché Maria potesse trovarsi nella città predetta dal profeta per la nascita di Gesù. Se, da un lato, Dio manipola i re perché realizzino i suoi propositi, dall’altro, chiama i disprezzati a far parte della sua famiglia. Ed è per questo che Giacomo dice: “Non ha Dio scelto i poveri del mondo, perché siano ricchi in fede ed eredi del regno, che egli ha promesso a coloro che lo amano?” (Giacomo 2:5).

Chi è veramente povero non ha nulla a cui aggrapparsi nel giorno del bisogno: non fa affidamento sui propri beni, sulla propria giustizia, sulle proprie buone opere o su qualche altra capacità che possa impiegare come moneta di scambio per la propria salvezza. Dio non vuole i benestanti ma i bisognosi; non cerca i sani ma i malati; non è colpito dalla saggezza delle persone, perché vuole i pazzi. Rivolgendosi ai cristiani riuniti nella città di Corinto, l’apostolo Paolo scrive:

Riguardate infatti la vostra vocazione, fratelli, poiché non ci sono tra di voi molti savi secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili, ma Dio ha scelto le cose stolte del mondo per svergognare le savie; e Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; e Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose spregevoli e le cose che non sono per ridurre al niente quelle che sono, affinché nessuna carne si glori alla sua presenza.” (1 Corinzi 1:26-29).

Giuseppe e Maria erano poveri, ed è per questa ragione che non riescono a trovare un luogo disponibile a Betlemme. Senza soldi, potere o influenza, possono soltanto mettere il neonato Gesù in una mangiatoia usata per nutrire il bestiame. Luca ci spiega il motivo: “Perché non c'era posto per loro nell'albergo.” (Luca 2:7). Duemila anni fa Dio è venuto al mondo in forma umana e non vi ha trovato posto.

Da allora niente è cambiato. Non illuderti quando osserverai la varietà di religioni, cattedrali e monumenti creati dall’uomo: nel mondo ancora non c’è posto per Gesù. Criticando i farisei, che adoravano e servivano Mammona, il ‘dio denaro’, Gesù afferma: “Voi siete quelli che giustificate voi stessi davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori; poiché ciò che è grandemente stimato tra gli uomini è cosa abominevole davanti a Dio.” (Luca 16:15).

Se stai cercando Gesù tra coloro che parlano sempre di soldi e inseguono la prosperità, sei nel posto sbagliato. E ripeto: “Non ha Dio scelto i poveri del mondo, perché siano ricchi in fede ed eredi del regno, che egli ha promesso a coloro che lo amano?” (Giacomo 2:5). Infatti, in questi luoghi dove si ambisce la ricchezza, non c’è spazio per Gesù.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#325 – Betlemme – Luca 2:1-5

Maria ha creduto alle parole dell’angelo secondo cui Emmanuele, ovvero “Dio con noi”, sarebbe uscito dal suo grembo. Infatti, anche senza aver avuto rapporti sessuali, era rimasta incinta dopo che lo Spirito Santo era sceso su di lei e la potenza dell’Altissimo l’aveva coperta con la sua ombra. Il bambino, chiamato dall’angelo “Figlio di Dio”, è stato chiamato “Signore” da Elisabetta.

Maria ed Elisabetta conoscono la promessa fatta dal profeta Isaia: “Perciò il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio e gli porrà nome Emmanuele” o “Dio con noi” (Isaia 7:14). E lo stesso profeta l’aveva predetto: “Poiché un bambino ci è nato… e sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace. Non ci sarà fine all'incremento del suo impero e pace sul trono di Davide e sul suo regno, per stabilirlo fermamente e rafforzarlo mediante il giudizio e la giustizia, ora e sempre.” (Isaia 9:5-6).

Dove, però, sarebbe nato il bambino? Maria lo sa, giacché il profeta Michea aveva già avvertito: “Ma tu, o Betlemme Efrata, anche se sei piccola fra le migliaia di Giuda, da te uscirà per me colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini sono dai tempi antichi, dai giorni eterni.” (Michea 5:2). Perciò Maria sarebbe rimasta incinta anche se vergine, suo figlio sarebbe stato “Dio con noi”, il quale avrebbe assunto il trono di Davide, e avrebbe instaurato un regno di pace senza fine. Poiché è Dio, esiste “dai giorni eterni”.

Ma aspetta! Il profeta Michea aveva detto che il Messia sarebbe nato a “Betlemme”?! Maria viveva a Nazaret, a 150 chilometri di distanza, ossia un mese di cammino. O il bambino non era il Messia promesso a Israele, oppure sarebbe dovuto succedere qualcosa affinché questa giovane incinta arrivasse al momento e nel luogo previsti per il parto. Ed è quello che è accaduto, come leggiamo nel primo versetto del capitolo 2 di Luca:

Ora, in quei giorni fu emanato un decreto da parte di Cesare Augusto, che si compisse il censimento di tutto l'impero… E tutti andavano a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Or anche Giuseppe uscì dalla città di Nazaret della Galilea, per recarsi in Giudea nella città di Davide, chiamata Betlemme, perché egli era della casa e della famiglia di Davide, per farsi registrare con Maria” (Luca 2:1-5).

Il libro di Proverbi ci dice che “Il cuore del re in mano all'Eterno è come i corsi d'acqua; lo dirige dovunque egli vuole.” (Proverbi 21:1). Nemmeno l’imperatore romano sapeva di essere una marionetta nelle mani di Dio. E tutto ciò vale ancora oggi per ogni governante, indipendentemente da quanto creda di avere il controllo.

Nei prossimi 3 minuti Giuseppe e Maria scopriranno che non c’è posto per Gesù in questo mondo.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#324 – Lasciati indietro – 2 Tessalonicesi 2:10-12

Negli ultimi 3 minuti ho parlato della chiusura della finestra di opportunità che è il tempo della chiesa in questo mondo. Non appena l’ultimo membro del corpo di Cristo sarà stato aggiunto, Gesù ritornerà per coloro che gli appartengono. Al momento del rapimento della chiesa il Signore scenderà tra le nuvole per incontrare i suoi nell’aria, a metà strada verso il cielo (1 Tessalonicesi 4:17). E solo sette anni dopo, nella sua gloriosa venuta per instaurare il Regno, poserà i suoi piedi sul Monte degli Ulivi (Zaccaria 14:4).

Il rapimento è il segnale affinché l’orologio profetico torni ad operare. Le profezie dell’Antico Testamento si fermano alla morte del Messia e alla distruzione del tempio e della città di Gerusalemme. Nel capitolo 9 del libro del profeta Daniele mancavano soltanto sette anni al ritorno del Messia per regnare; tuttavia sono già trascorsi ormai più di duemila anni da allora. Ecco perché il periodo della chiesa è una parentesi nella profezia; infatti, è una lacuna di cui gli antichi profeti non erano a conoscenza che ci sarebbe stata. Ora, però, tu lo sai.

Nei sette anni successivi al rapimento avviene ciò che troviamo in Daniele 9:27, e pure dal capitolo 4 dell’Apocalisse in poi. Il tempio viene ricostruito, l’anticristo viene rivelato, il fedele residuo d’Israele viene perseguitato e martirizzato, mentre altri vengono preservati per entrare nel regno millenario e terreno di Cristo.

Questa sarà l’epoca in cui il vangelo del Regno verrà predicato fino ai confini della terra, prima che giunga la fine. Ed è quanto appare in Matteo 24, quando il rimanente giudeo che avrà perseverato fino alla fine potrà entrare sano e salvo nel regno. È il momento nel quale il Signore verrà a giudicare le nazioni, come descritto nel capitolo 25 di Matteo. Le “pecore”, ovvero quelli che hanno accolto e protetto il residuo degli ebrei fedeli, avranno il privilegio di partecipare al regno sulla terra. I “capri”, che hanno perseguitato tali “minimi fratelli” di Gesù, saranno uccisi. Ma in quale gruppo sarà inserito colui che ha ascoltato il vangelo ed è stato lasciato indietro nel rapimento? Sì, nel gruppo dei “capri”.

Nel secondo capitolo di 2 Tessalonicesi ci è spiegato che questi “hanno rifiutato di amare la verità per essere salvati. E per questo Dio manderà loro efficacia di errore, perché credano alla menzogna, affinché siano giudicati tutti quelli che non hanno creduto alla verità” (2 Tessalonicesi 2:10-12). Per chi oggi ascolta il vangelo e non crede, il rapimento sarà come la morte: porrà fine alla possibilità di essere salvato. Solamente coloro che non hanno mai sentito parlare del vangelo potranno credere in questo periodo; gli altri crederanno alla menzogna dell’anticristo. Quindi, se stai pensando di prendere una decisione dopo il rapimento, non illuderti. Dio ti costringerà a credere alla menzogna, poiché hai rifiutato la verità.

Nei prossimi 3 minuti torneremo al Vangelo di Luca per scoprire in che modo Dio risolverà il problema di Gesù, che deve nascere a Betlemme.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#323 – La Parentesi – 1 Tessalonicesi 4:16-17

Nel primo capitolo del suo vangelo l’apostolo Giovanni afferma che “la legge è stata data per mezzo di Mosè, ma la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo.” (Giovanni 1:17). Perciò, ci svela un nuovo modo in cui Dio interagisce con l’uomo; infatti, dentro questo periodo, vediamo qualcosa che non c’era nell’Antico Testamento e nemmeno nei vangeli: la chiesa.

In Matteo 16 Gesù ci ha rivelato che avrebbe edificato la chiesa in un tempo fino ad allora futuro. Pertanto, la chiesa non esisteva all’epoca dei vangeli, quando il giudaismo era ancora in vigore. Se tu fossi stato un discepolo del Signore, avresti partecipato a tutte le attività, le feste e le usanze dell’ebraismo. Se uomo, saresti stato circonciso, saresti andato al tempio di Gerusalemme, avresti offerto sacrifici di animali, avresti pagato le decime, non avresti mangiato carne di maiale, non avresti lavorato di sabato, ecc. Insomma, non saresti stato un cristiano, ma un ebreo.

Tuttavia, nel capitolo 2 degli Atti tutto cambia, giacché lo Spirito Santo viene a dimorare sulla terra: nella chiesa, collettivamente, e in ogni credente individualmente. Così come il Figlio di Dio non aveva mai vissuto in questo mondo prima, lo stesso accade allo Spirito Santo. Con la morte, la risurrezione e l’ascensione di Gesù, il Consolatore è potuto discendere, come era stato promesso, per abitare presso gli uomini, essendo qualcosa di inedito, senza precedenti. Dio metteva da parte la nazione di Israele per occuparsi di un nuovo popolo, ossia la chiesa, formata da ebrei e da gentili convertiti a Cristo. In passato, Dio aveva riconosciuto l’esistenza di due tipi di persone: ebrei e gentili. Ora ne riconosce tre: giudei, gentili e la chiesa di Dio (1 Corinzi 10:32).

L’apostolo Paolo, a cui era stato affidato questo segreto, e che nessuno dei profeti dell’Antico Testamento aveva previsto, ha anche ricevuto da Dio la rivelazione che Israele sarebbe stato lasciato in sospeso per un certo periodo. Questa, appunto, è la parentesi, l’intervallo in cui l’orologio profetico si è fermato fino alla fine del tempo della chiesa sulla terra. Paolo ce ne parla nella lettera ai Romani: “Perché non voglio, fratelli, che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi in voi stessi, che ad Israele è avvenuto un indurimento parziale finché sarà entrata la pienezza dei gentili” (Romani 11:25).

Quando l’ultimo membro sarà stato aggiunto al corpo, il quale è la chiesa, la “totalità dei gentili” sarà stata raggiunta, e Cristo porterà la sua chiesa in cielo. “Perché il Signore stesso con un potente comando, con voce di arcangelo e con la tromba di Dio discenderà dal cielo, e quelli che sono morti in Cristo risusciteranno per primi; poi noi viventi, che saremo rimasti, saremo rapiti assieme a loro sulle nuvole, per incontrare il Signore nell'aria; e così saremo sempre col Signore.” (1 Tessalonicesi 4:16-17).

Cosa, però, succederà a coloro che saranno lasciati indietro in questo rapimento? È quanto vedremo nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#322 – Dispensazioni – 2 Timoteo 2:15

La parola greca usata per il termine ‘dispensazione’ significa letteralmente ‘gestione di una casa’ o ‘economia’. Nella Bibbia, il suo senso è: la maniera in cui Dio si rapporta all’uomo in modi diversi nelle differenti epoche storiche. Nel giardino di Eden Dio ha interagito con l’essere umano in uno stato di innocenza (Genesi 2:25). Adamo ed Eva erano tenuti a obbedire ad un solo ordine, essendoci una pena in caso di inadempienza. E hanno fallito giacché hanno dubitato di Dio, dando credito a Satana.

In seguito alla sua caduta, l’uomo smette di essere innocente, diventando responsabile. Pertanto, Dio comincia a trattarlo in base alla sua conoscenza del bene e del male, che aveva appunto iniziato ad avere, nonostante fosse incapace di evitare il male e non avesse il potere di fare il bene. Proprio come era successo alla dispensazione dell’innocenza, la dispensazione della coscienza ugualmente cadrà in rovina. La degradazione delle sue creature arriva a un punto tale che Dio dovrà distruggere il mondo con un diluvio (Genesi 7:7).

L’unica famiglia salvata è stata quella di Noè, che inaugura la dispensazione del governo, essendo lui la prima persona ad essere investita da Dio dell’autorità di giudicare i suoi simili e di applicare la pena di morte quando necessario. Ma anche tale dispensazione va in rovina. La torre che gli uomini costruiscono a Babele attira il giudizio di Dio, il quale confonde la loro lingua e li disperde (Genesi 11:8).

Poi è venuta la dispensazione della promessa, nel momento in cui Dio comanda ad Abramo di lasciare il paese dei caldei e di recarsi in una terra che gli sarebbe stata data in eredità. Per fede soltanto, Abramo parte, però senza sapere quale sarebbe stato il suo destino (Ebrei 11:8). E allo stesso modo delle altre, pure questa dispensazione della promessa finisce in rovina, essendo i suoi discendenti ridotti alla schiavitù in Egitto.

Dopo essere stati liberati dalla schiavitù, gli israeliti ricevono la dispensazione della Legge, che si basava su causa ed effetto: fai questo e vivrai; fai quest’altro e morirai; obbedisci e sarai benedetto; disobbedisci e sarai maledetto (Deuteronomio 30:19). Ancora una volta l’uomo fallisce, principiando allora Dio la dispensazione della grazia (Efesini 3:2), quando ci invia suo Figlio. Con la venuta di Gesù, “Dio ha riconciliato il mondo con sé in Cristo, non imputando agli uomini i loro falli” (2 Corinzi 5:19).

La storia dell’uomo sulla terra termina con la dispensazione del Regno di Cristo durante il millennio. È anche chiamata la “dispensazione della pienezza dei tempi” (Efesini 1:10). Se i profeti dell’Antico Testamento avessero considerato tutta la storia dell’umanità pari ad una linea orizzontale su un foglio di carta, non avrebbero comunque visto una parte che era loro nascosta. Sarebbe come se il foglio fosse stato piegato giustamente nella dispensazione della grazia di Dio. E quanto è rimasto occulto ai profeti dell’Antico Testamento, sarà ciò che scopriremo nei prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#321 – Dissezionando la Parola – 2 Timoteo 2:15

La lode di Zaccaria, padre di Giovanni Battista, non ha alcun senso per chi non è ebreo, discendente di israeliti e viva nell’attesa dell’instaurazione del Regno promesso al re Davide, con la distruzione dei loro nemici. Per chi non è nato in Israele, essendo discendente di europei, africani, asiatici, ecc. e non avendo sangue ebraico, le parole di Zaccaria suonano come una lettera spedita all’indirizzo sbagliato.

Quando l’apostolo Paolo ha scritto al giovane Timoteo, gli ha detto qualcosa di molto importante: “Sforzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità.” (2 Timoteo 2:15). Il verbo ‘tagliare’, che leggiamo in questa versione della Bibbia, ha nel greco originale il significato di ‘sezionare’. Già, proprio come fa un medico legale con il suo bisturi, separando e identificando ogni organo e la sua funzione nel corpo.

Infatti, dobbiamo fare lo stesso con la Parola di Dio, dividendo, differenziando e identificando ogni brano per applicarlo correttamente. E ciò si può fare chiedendosi: Cosa ha detto Dio? A chi l’ha detto? Quando? Dove? In quali circostanze? A quale scopo? A quale popolo, epoca e luogo?

Molte persone, ad esempio, cercano di adattare delle cose al cristianesimo, le quali sono state dette esplicitamente nel contesto del giudaismo. Il risultato è la confusione di dottrine e chiese che puoi trovare nella cristianità, oltre ad una moltitudine di anime deluse perché le promesse che hanno letto nell’Antico Testamento, o persino nei Vangeli, non hanno funzionato per loro. Beh, non hanno funzionato, in realtà, perché non erano per loro!

Il cristiano deve imparare a ‘maneggiare’ la parola della Verità, e a comprendere come suddividere la storia dell’umanità, affinché capisca come ogni cosa si inserisca nelle differenti dispensazioni. In Efesini 3:2, appunto, si parla della “dispensazione della grazia di Dio”. Il verbo ‘dispensare’ significa concedere qualcosa a determinate condizioni. Ed è proprio quanto ha fatto Dio con gli uomini: in diversi momenti della storia ha concesso loro situazioni, responsabilità e promesse specifiche, trattandoli in modo distinto in ogni dispensazione.

Nei prossimi 3 minuti faremo alcune ‘incisioni’ nella Parola di Dio per identificare le principali dispensazioni o modi in cui Dio interagisce con gli esseri umani.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#320 – La lode di Zaccaria – Luca 1:57-68

Elisabetta dà alla luce un figlio e i suoi parenti e vicini credono che si chiamerà Zaccaria, dal nome di suo padre. L’ottavo giorno, però, Elisabetta rivela loro che il suo nome sarà Giovanni. Allora, “domandarono con cenni a suo padre, come voleva che lo si chiamasse.” (Luca 1:62).

Zaccaria era rimasto muto per la sua incredulità quando l’angelo gli aveva annunciato che Elisabetta gli avrebbe dato un figlio nella sua vecchiaia. Infatti, qui i suoi parenti si mettono a parlare a gesti per chiedergli il nome del bambino, il che fa pensare che lui sia anche diventato sordo. L’incredulità non solo ti impedisce di parlare di Dio, ma pure di ascoltare ciò che Dio vuole dirti.

Così, Zaccaria dovrà scrivere su una tavoletta che il nome di suo figlio sarà Giovanni, ponendo fine alla sua incredulità e accettando quanto Dio aveva preparato per lui. Ora, pieno dello Spirito Santo, inizia a discorrere su quello che Dio ha fatto. Di solito, in questi casi, si proferirebbero parole di gratitudine solamente per quel suo bambino; tuttavia, Zaccaria comincia ad esaltare soprattutto un’altra persona: Gesù, il Cristo, il Messia promesso a Israele.

Sebbene Gesù fosse ancora nel grembo di Maria, Zaccaria usa i verbi al passato, come se tutto fosse ormai accaduto. Soltanto lo Spirito Santo può darci questa prospettiva, guardando le future promesse di Dio come talmente reali da essere già ritenute compiute.

Zaccaria loda Dio “perché ha visitato e compiuto la redenzione per il suo popolo… ha suscitato una potente salvezza nella casa di Davide suo servo, come egli aveva dichiarato per bocca dei suoi santi profeti fin dai tempi antichi, perché fossimo salvati dai nostri nemici… per usare misericordia verso i nostri padri e ricordarsi del suo santo patto, il giuramento fatto ad Abrahamo, nostro padre…” (Luca 1:68-73).

Ehi ma… aspetta un attimo: cosa ho io a che fare con il popolo di Israele, di cui Zaccaria ne fa parte? Cosa mi importa di quanto dicevano gli antichi profeti di un popolo del Medio Oriente? Di quali nemici sta parlando? Se il nome di Zaccaria fosse ‘Ching Ling’, e al posto di ‘Israele’ ci fosse scritto ‘Cina’, le sue parole avrebbero senso per te? A meno che non siamo israeliti, il che non è il mio caso, niente di tutto questo ha senso per chi appartiene ad un altro popolo, con un’altra storia, altre tradizioni e altri antenati.

Certamente ciò di cui parla Zaccaria non è indirizzato a me, e lo capirai meglio quando analizzeremo la Bibbia nei prossimi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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