#298 – Il primo – Giovanni 20:3-10

Pietro e Giovanni vengono colti di sorpresa. Maria Maddalena, angosciata e ansimante, arriva dal sepolcro di Gesù dando loro la notizia: il corpo è scomparso. La grande pietra era stata rimossa e la tomba era vuota! Allora tutti e due gli apostoli corrono a scoprire cosa sia successo.


Giovanni è il primo ad arrivare, però non entra nella grotta scavata nella roccia. Sbircia dentro, notando i panni di lino che erano stati arrotolati intorno al corpo di Gesù. Poi arriva Pietro, entra, riconosce le bende e pure il fazzoletto che era stato messo sul volto del Signore. Contrariamente a quanto narra la leggenda della Sacra Sindone, il suo corpo era stato sepolto avvolto in fasce di lino, secondo l’usanza del tempo.


Qualche capitolo prima abbiamo visto la storia della risurrezione di Lazzaro, quando Gesù “gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Allora il morto uscì, con le mani e i piedi legati con fasce e con la faccia avvolta in un asciugatoio. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».” (Giovanni 11:43-44).


Lazzaro, con le mani e i piedi legati da queste bende fatte di tessuto, non era stato capace di liberarsene, anche dopo essere tornato in vita. Aveva avuto bisogno dell’aiuto di altre persone. Se Gesù fosse stato risuscitato allo stesso modo di Lazzaro, chi l’avrebbe mai aiutato a sciogliere tali fasce? A meno che la risurrezione di Gesù non sia stata diversa. E così è stato.


Lazzaro è risuscitato, tuttavia morirebbe di nuovo più avanti. Il suo corpo era lo stesso, solo che guarito e rianimato, ma ancora soggetto a malattie, morte e degenerazione. “Ma ora Cristo è risuscitato da' morti; egli è stato fatto le primizie” della nuova creazione, prototipo di coloro che attendono la risurrezione in un corpo di carne ed ossa, però celeste (1 Corinzi 15:20). Un corpo differente.


E talmente distinto che riusciva ad uscire da quel groviglio di panni di lino senza srotolarli né strapparli. Un corpo così sorprendente al punto da comparire in mezzo ai discepoli in una stanza con porte e finestre chiuse. Eppure, allo stesso tempo così reale che davanti a loro ha mangiato del pesce e del miele. Non era un corpo etereo, uno spirito o un fantasma. Era Gesù stesso, corpo, anima e spirito.


Dopo che Pietro era già dentro al sepolcro, ci entra anche Giovanni, e qui si legge che “vide e credette”(Giovanni 20:8). Cioè? A cosa ha creduto? Lì non c’era niente o nessuno in cui credere, a parte una tomba vuota e dei panni di stoffa! Appunto. Giovanni ha creduto nell’invisibile, ed è dell’invisibile che si occupa la fede. Crediamo in qualcuno che non possiamo vedere, in Gesù, il quale è morto per la nostra salvezza ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione (Romani 4:25).


Ora Giovanni comprende passaggi come il Salmo 16: “Perciò il mio cuore si rallegra, e la mia lingua festeggia; anzi pur la mia carne abiterà in sicurtà. Perciocché tu non lascerai l'anima mia nel sepolcro, e non permetterai che il tuo Santo senta la corruzione della fossa.” (Salmo 16:9-10). Quante volte Gesù aveva parlato della sua morte e resurrezione, non essendo capito dai discepoli? Quante volte hai ascoltato la stessa storia e non l’hai ancora capita?


Nei prossimi 3 minuti Maria Maddalena sente qualcuno che la chiama per nome.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#297 – Maria di Magdala – Giovanni 20:1-2

È l’alba del primo giorno della settimana e Maria Maddalena è già davanti al sepolcro. La morte di Gesù le ha lasciato un’impressione amara, così come alle altre donne che, ai piedi della croce, avevano seguito tutto quanto era accaduto. Gesù è morto, e con lui muoiono le speranze di un futuro luminoso per Israele.


Lei ci arriva mentre è ancora buio. Il Vangelo di Luca menziona anche altre donne dirette al sepolcro in quel giorno; tuttavia, l’evangelista Giovanni nomina solo Maria Maddalena. Forse perché è giunta per prima, oppure perché il racconto è in linea con il carattere di questo Vangelo di Giovanni.


Giovanni è il discepolo amato, quello che aveva l’intimità necessaria per appoggiarsi sul petto di Gesù. Infatti, in questo vangelo, il Signore viene mostrato come il Dio accessibile all’uomo, come colui che è uscito dalla gloria per salvare il peccatore. “Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, è colui che lo ha fatto conoscere.” (Giovanni 1:18).


Intorno a millecinquecento anni prima Mosè era salito sul monte Sinai, che fumava come una gigantesca fornace, per incontrare Dio e per ricevere le tavole della Legge. E, in quell’occasione, chiunque avesse toccato tale monte sarebbe stato messo a morte. La terra tremava forte e una fitta nuvola scendeva sul luogo. Mentre tuoni e lampi squarciavano il cielo, un suono assordante terrorizzava il popolo d’Israele, il quale aspettava nella pianura.


Ed è stato in questo scenario terrificante che Dio ha presentato al popolo lo standard che loro non avrebbero mai raggiunto. “Noi faremo tutto ciò che l'Eterno ha detto” (Esodo 19:8), avevano risposto tutti, nel loro orgoglio e arroganza di cuore. Per circa millecinquecento anni gli ebrei hanno fatto finta di osservare i comandamenti di Dio, i quali servivano soltanto a evidenziare che erano al di fuori degli standard divini. Non che la Legge di Dio sia cattiva, no, anzi, essa è perfetta. Il problema sta nell’uomo.


Ma tutto è cambiato con la venuta del Salvatore: “Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè, ma la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo.” (Giovanni 1:17). Grazia e verità sono i tratti distintivi della presente dispensazione (Efesini 3:2). In Gesù, Dio si lascia toccare. Colui che è divino al 100%, è pure diventato Uomo al 100%. Due nature in uno stesso Essere: il mistero dell’incarnazione.


Maria Maddalena, però, ancora non lo sa. Per lei Gesù è il Messia promesso, colui che avrebbe riportato in Israele la gloria del regno di Salomone, inaugurando un’era di pace e prosperità. Invece, in quel momento, il suo Signore è morto, trovandosi in un sepolcro, sigillato e chiuso da una grossa pietra. Ma, aspetta! La pietra non è più al suo posto! Qualcuno ha violato la sua tomba! Allora lei corre incontro a Pietro e a Giovanni, lanciando l’allarme: “Hanno tolto il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'abbiano messo.” (Giovanni 20:2).


Nei prossimi 3 minuti incontrerai la prima persona che crederà senza vedere.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#296 – Il fine carriera – Giovanni 19:38-42

Il capitolo 19 del Vangelo di Giovanni si conclude con la fine della carriera di tre persone: Gesù, Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo. Gesù termina qua la sua carriera, avendo compiuto l’opera che il Padre gli aveva affidato, ossia di morire come un sacrificio al posto del peccatore. Ma ben presto sarebbe stato risuscitato, salendo poi al cielo, dove permane fino ad oggi.


Durante il processo e la morte di Gesù, gli apostoli hanno evitato qualunque associazione con il condannato. Pietro, in effetti, ha addirittura negato di conoscerlo. Eppure, sarà in questi momenti che vedremo uscire di scena coloro che si vantavano della propria fedeltà, ed apparire al loro posto le persone più improbabili. È quanto accade a questi due uomini: Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo.


Tutti e due avevano una carriera di successo come uomini pubblici e membri del sinedrio, cioè il potere legislativo d’Israele. Erano quelli che oggigiorno chiameremmo senatori; inoltre, Nicodemo apparteneva alla setta dei farisei, i capi religiosi che perseguitavano Gesù.


Prima Nicodemo compare nel capitolo 3 di questo vangelo, parlando con Gesù di notte, come se temesse di essere visto in sua compagnia. Nel capitolo 7 diventa un po’ più audace, difendendo Gesù davanti agli altri senatori e farisei. E adesso lo incontriamo con Giuseppe d’Arimatea, mentre chiede a Pilato di liberare il corpo di Gesù. Chi altro potrebbe farlo? I pescatori Pietro, Giacomo e Giovanni? No, Pilato non avrebbe mai ricevuto, in sua presenza, qualcuno che non fosse del suo livello sociale. Sì, Dio li aveva preparati per questa occasione.


Entrambi erano stati segretamente discepoli di Gesù, è vero, però questo finisce qui. D’ora in poi tutti sapranno che loro sono così dediti a Gesù da non avere più nessuna importanza il fatto di dover seppellire la propria carriera insieme a tale cadavere. E infatti, in seguito, saranno respinti e perseguitati tanto quanto qualsiasi altro cristiano.


Giuseppe gli offre la sua propria tomba. Nicodemo gli porta più di trenta chili di unguenti aromatici. E congiuntamente i due uomini li applicano sul corpo di Gesù, mentre lo avvolgono in panni di lino. La Legge dei giudei considerava immondi coloro che si prendevano cura dei cadaveri; tuttavia, Giuseppe e Nicodemo non badano affatto a questo.


Così pure l’apostolo Paolo, un altro nobile fariseo, un giorno aveva detto addio alla sua carriera, considerando come spazzatura l’intero suo bagaglio sociale e culturale quando l’ha paragonato al privilegio di conoscere Cristo (Filippesi 3). Ora, in cielo, Paolo, Giuseppe e Nicodemo non hanno dubbi: ne è valsa la pena assumere pubblicamente la loro fede in Gesù. Il mondo non era degno di tali uomini e continua ad essere indegno di tutti quelli che prendono posizione per Gesù, a volte a costo della carriera, della famiglia e degli amici, o anche di una relazione affettiva.


Come compito a casa, prova a leggere il capitolo 11 della lettera agli Ebrei, per conoscere alcuni dei milioni di esseri umani che hanno fatto lo stesso, prima ancora che Gesù venisse al mondo. E nei prossimi 3 minuti Maria Maddalena avrà una sorpresa.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#295 – Un Dio propizio – Levitico 16

La tua nuova vita comincia con l’acqua: l’acqua della Parola di Dio. Così è successo, in figura, anche alla festa di nozze a Cana di Galilea, quando Gesù ha ordinato ai servi di riempire d’acqua, fino all’orlo, le giare di pietra. Poi ha trasformato l’acqua in vino. In effetti, vediamo che prima arriva la Parola, in seguito la vita e la gioia.


Tutti coloro che sono stati salvati da Cristo, di ogni epoca, un giorno sapranno che la loro salvezza è stata possibile solo grazie al sangue e all’acqua che sono usciti dal costato ferito di Gesù. Il loro valore e la loro efficacia sono eterni, e soddisfano le sante esigenze di Dio, tanto per quelli che sono vissuti prima quanto dopo la croce. Nell’Antico Testamento Dio aveva già segnalato che la salvezza sarebbe avvenuta proprio così: attraverso il sangue e l’acqua.


Se leggerai il capitolo 8 di Levitico, vedrai che la consacrazione dei sacerdoti cominciava con l’acqua della purificazione, con cui erano lavati. Soltanto dopo c’era il sangue del sacrificio. Acqua e sangue, rappresentando rispettivamente la Parola di Dio, la quale purifica, e il sangue di Cristo, il quale ci permette di avvicinarci a Dio.


Infatti, in Levitico 16, si confermerà questo medesimo ordine: acqua e poi sangue per il sacrificio. Innanzitutto, il sacerdote doveva lavarsi il corpo nell’acqua, prima ancora di indossare le sue vesti di lino. Quindi, un torello era offerto come sacrificio per fare la propiziazione per il sacerdote stesso e per la sua famiglia.


Per comprendere il termine “propiziazione” in modo semplice, dovresti pensare a questa parola come se Dio fosse propizio, cioè favorevole nei tuoi confronti, permettendoti di entrare alla sua presenza senza essere consumato, poiché qualcuno ha già dato la propria vita al posto tuo. E quando troverai il vocabolo “espiazione”, potrai collegarlo all’espressione “capro espiatorio”, che popolarmente viene intesa come qualcuno che si prende la colpa ed è punito in sostituzione del colpevole. Infine, la parola “cospargere” significa, in essenza, “spruzzare” un liquido, in questo caso del sangue con le dita.


Perciò, in tale capitolo, compaiono due capri: l’uno che serve da espiazione per il peccato, e l’altro da capro emissario. L’uno era ucciso, l’altro rilasciato nel deserto. Ma prima di liberarlo, il sacerdote posava le sue mani sulla testa del capro e confessava i suoi peccati e quelli del popolo. Allora, finalmente, il capro era cacciato nel deserto per portare via i peccati.


Te ne sei accorto che questi sacrifici prefiguravano il sacrificio di Cristo, compiuto un’unica volta per togliere i peccati? Gesù è morto sia per assumere la nostra colpa, sia per portare via i nostri peccati, perché non fossero mai più riportati indietro. Il sangue del giovenco morto veniva portato all’interno del tabernacolo e lì cosparso o spruzzato sul coperchio dell’arca dell’alleanza. E come si chiamava questo coperchio? Sì, propiziatorio. Il sangue veniva messo davanti a Dio affinché si ricordasse di essere propizio al peccatore, giacché qualcuno aveva già dato la vita al suo posto.


Dopo aver saputo che Dio aveva già indicato un sostituto per te molto tempo fa, ossia Gesù, come osi voler meritare la tua salvezza con le buone opere o con i tuoi sacrifici? Davvero non l’hai ancora capito?


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#294 – Carne o spirito – Giovanni 19:31-37

Negli ultimi 3 minuti abbiamo visto che la salvezza ha origine in Dio, e non nell’uomo. È Dio colui che purifica, trasforma e dona lo Spirito Santo. E tutto ciò grazie al sangue e all’acqua usciti dal corpo morto di Gesù. Ora, osserva quello che Gesù dice a Nicodemo nel capitolo 3 del Vangelo di Giovanni:


In verità, in verità ti dico che, se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio… se uno non è nato d'acqua e di Spirito… ciò che è nato dalla carne è carne; ma ciò che è nato dallo Spirito è spirito” (Giovanni 3:3-6). Poiché tutto nella vita inizia con una nascita, così anche la nuova vita che hai in Cristo: “Dovete nascere di nuovo.” (Giovanni 3:7).


Se hai seguito gli ultimi 3 minuti, avrai notato che prima arriva l’acqua della purificazione e, soltanto dopo, Dio dà un nuovo cuore e una nuova natura, la quale è celeste. Intanto la carne resta la stessa, incapace di migliorare. “Ciò che è nato dalla carne è carne”, afferma Gesù, però “ciò che è nato dallo Spirito è spirito”. Allora comincerai a convivere con due nature diverse: quella vecchia, appunto incapace di migliorare giacché totalmente rovinata, e quella nuova, altrettanto incapace di migliorare perché venuta da Dio, quindi perfetta.


Se non manterrai mortificata la vecchia natura, considerandosi che la croce le ha posto fine (Galati 5:24), continuerai ad avere cattivi pensieri e il desiderio di peccare. E per non dare occasione alla vecchia natura, sarà necessario camminare nello Spirito, che è la forza trainante della nuova natura. Proseguirai in questo modo fino al giorno della risurrezione, quando finalmente potrai vivere in un corpo simile a quello di Gesù.


Tuttavia, di quale acqua Gesù sta parlando a Nicodemo, mentre usa le parole “nato da acqua”? Sicuramente non si riferisce al battesimo, il quale simboleggia la morte e non la vita. Sì, allude all’acqua della purificazione, come quella che è uscita dal costato ferito del Signore. In Efesini 5:26-27 troviamo che Gesù ha dato se stesso per la Chiesa, “per santificarla, avendola purificata col lavacro dell'acqua per mezzo della parola, per far comparire la chiesa davanti a sé gloriosa, senza macchia o ruga o alcunché di simile, ma perché sia santa ed irreprensibile.”.


Dunque, non c’è dubbio che l’acqua che ti lava e ti purifica, applicata dallo Spirito Santo alla tua anima, sia la Parola di Dio. Inoltre, essa ti rigenera, preparandoti alla vita nuova: “Perché siete stati rigenerati non da un seme corruttibile, ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio vivente e che dura in eterno.” (1 Pietro 1:23).


Ebrei 10:22 ci ricorda l’accesso del credente alla presenza di Dio, senza essere giudicato o consumato dalla sua santità: “Accostiamoci con cuore sincero, in piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi per purificarli da una cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura.”. Bene, adesso sai già cos’è l’acqua pura. E che invece vuol dire “cuori aspersi”? Lo vedremo nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#293 - Dio purifica, trasforma e dona lo Spirito - Ezechiele 36:23-33

Se leggerai il capitolo 36 del libro di Ezechiele, versetti da 23 a 33, potrai conoscere la promessa di salvezza per Israele. Lì troviamo il modo in cui Dio salva, il quale è identico anche per te e per me. Si nota pure che tutto è compiuto da Dio stesso.


Prima si verifica il riconoscimento del peccato e Dio entra in scena, separando colui che vuole salvare. Il passaggio dice: “Vi prenderò dalle nazioni”, le quali hanno profanato il santo nome di Dio. E il versetto 25 ci aggiunge: “Spanderò quindi su di voi acqua pura e sarete puri; vi purificherò da tutte le vostre impurità”.


Inoltre, Dio continua: “Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio Spirito e vi farò camminare nei miei statuti, e voi osserverete e metterete in pratica i miei decreti… voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. Vi libererò da tutte le vostre impurità”  (Ezechiele 36:26-29).


Come si può vedere, ogni cosa è opera esclusivamente di Dio, non dell’uomo. L’essere umano riceve da Dio una nuova prospettiva, nuovi sentimenti, nuovi desideri. E non finisce qui: “Allora vi ricorderete delle vostre vie malvagie e delle vostre azioni che non erano buone e diventerete ripugnanti ai vostri stessi occhi per le vostre iniquità e le vostre abominazioni… nel giorno in cui vi purificherò da tutte le vostre iniquità…” (Ezechiele 36:31-33).


Dunque, attenzione all’ordine: Dio purifica - “Spanderò quindi su di voi acqua pura” -; Dio trasforma - “Vi darò un cuore di carne” -; e Dio dà lo Spirito Santo - “Metterò dentro di voi il mio Spirito”. Allora sì, la tua vita cambierà e inizierai a pensare e ad agire come qualcuno della famiglia di Dio: Io “vi farò camminare nei miei statuti… voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio”. Comincerai a provare disgusto per il peccato: “Diventerete ripugnanti ai vostri stessi occhi… nel giorno in cui vi purificherò…”.


Poi Dio ci spiega perché si comporta così: “Non per riguardo a voi, io agisco - dice il Signore Dio - sappiatelo bene.” (Ezechiele 36:32). Infatti, tutto quanto opera in te è in virtù della sua propria gloria, ed è appunto su questo che si basa la tua sicurezza. Dio ti salva per la sua reputazione, non per chi sei. Tu ed io siamo peccatori e ci meritiamo soltanto la condanna eterna a causa dei nostri peccati.


A tal punto, dopo averti salvato, Dio non ti perderà per nulla. Ricordati: è in gioco la sua reputazione! Nessuno potrà strapparti dalle mani di Dio: né il diavolo, né i tuoi peccati, né te stesso. E Gesù lo conferma: “Io do loro la vita eterna e non periranno mai, e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti; e nessuno le può rapire dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo uno.” Giovanni 10:28-30).


Beh, lo capirai meglio nei prossimi 3 minuti, quando scoprirai che la tua salvezza viene realizzata dall’alto verso il basso, cioè dal cielo alla terra: da Dio a te. 

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

#292 – Il fianco ferito - Giovanni 19:31-37

Nonostante stiano per uccidere un innocente, i giudei cercano di farlo rispettando la loro propria versione della Legge di Mosè. Decidono di togliere i corpi dalla croce per evitare che rimangano lì il sabato. Tuttavia, in Deuteronomio 21, la Legge stabiliva che chiunque fosse morto appeso al legno, avrebbe dovuto essere sepolto lo stesso giorno, indipendentemente dal fatto che fosse sabato o meno.


Così, provvedono ad accelerare la morte dei condannati, ma ciò non avverrà con un colpo di grazia alla testa: le loro gambe vengono fracassate. Due o tre colpi di mazza schiacciano le loro ossa, impedendo loro di reggersi in piedi. Sostenuti soltanto per le braccia, e incapaci di respirare, inizia una nuova agonia: la morte per asfissia.


Le ossa di Gesù, però, non sono state rotte, perché era già morto. Quindi, i giudei se ne sono resi conto del significato di tale fatto? Quando Dio ha istituito la Pasqua, dopo aver liberato gli israeliti dall’Egitto, ha ordinato che nessun osso dell’agnello sacrificato fosse spezzato. E qui, appunto, Gesù viene sacrificato con tutte le sue ossa intatte.


Per assicurarsi che Gesù fosse morto, il soldato conficca una lancia nel suo cadavere: sangue e acqua fuoriescono dalla ferita. Se sei già sicuro di essere pronto per incontrare Dio, e questo non per i tuoi propri meriti, sappi che sono l’acqua e il sangue di un corpo morto a darti questo privilegio.


Nel Salmo 51, il re Davide prende coscienza del suo peccato - l’adulterio e la morte del marito tradito – riconoscendosi sporco e incapace di cancellare le sue trasgressioni:


Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua benignità; per la tua grande compassione cancella i miei misfatti. Lavami completamente dalla mia iniquità e purificami dal mio peccato. Poiché riconosco i miei misfatti, e il mio peccato mi sta sempre davanti. Ho peccato contro di te, contro te solo, e ho fatto ciò che è male agli occhi tuoi, affinché tu sia riconosciuto giusto quando parli e retto quando giudichi. Ecco, io sono stato formato nell'iniquità, e mia madre mi ha concepito nel peccato. Ma a te piace la verità che risiede nell'intimo, e m'insegni la sapienza nel segreto del cuore. Purificami con issopo, e sarò mondo; lavami, e sarò più bianco della neve. Fammi sentire gioia e allegrezza; fa' che le ossa che hai spezzato festeggino. Nascondi la tua faccia dai miei peccati e cancella tutte le mie iniquità. O Dio, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito saldo.” (Salmo 51:1-10).


Se vuoi vivere eternamente in cielo, dovrai riconoscere la perdizione che esiste dentro di te: il peccato che ti corrode. Gesù ha detto che non era venuto “a chiamare a ravvedimento i giusti, ma i peccatori” (Luca 5:32). Ti consideri giusto? Allora non contare sulla salvezza che Gesù ci offre. Ti riconosci peccatore? Allora è per te che Gesù è morto.


Ma cosa significano il sangue e l’acqua che sono usciti dal corpo di Gesù? Guarda i prossimi 3 minuti… e anche gli altri.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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