#147 - L’intolleranza religiosa - Giovanni 4:27

Alla fine di questo episodio della donna samaritana, i discepoli raggiungono Gesù e si meravigliano vedendo che lui le parlava. Portavano con il seme dell’intolleranza, che ci è rivelato nel capitolo 9:46-48 del Vangelo di Luca, quando discutono su chi fosse il maggiore fra di loro.


Il primo effetto collaterale della fede cristiana è quello di sentirsi superiori alle altre persone. Questo forse avrebbe qualche senso nelle credenze che predicano la salvezza dei migliori in base ai loro meriti e sforzi. Ma che dire del vangelo il quale annuncia la salvezza non ai migliori, però ai peggiori peccatori? Se “per grazia sei salvato attraverso la fede, e questo non viene da te”, o dai tuoi meriti, di cosa potrai vantarti? (Efesini 2:8).


L’intolleranza ti porta a separarti da quelli che non la pensano come te. E non parlo qui della separazione dai peccati di queste persone o dai loro costumi, contrari alla volontà di Dio, ma di diventare inaccessibili e d’isolarsi da loro. Hai mai pensato a cosa sarebbe successo se Gesù si fosse isolato dai peccatori e non gli avesse nemmeno parlato? Cosa ne sarebbe stato della donna samaritana?


Un’altra caratteristica dell’intolleranza religiosa è l’oppressione passiva, che è lo spirito di critica e di derisione. Poiché credi di essere superiore, cominci a prendere in giro chi non la pensa come te. Invece di deridere le persone, faremmo meglio se dedicassimo lo stesso tempo a portare il vangelo ai non credenti, o a istruire i deboli nella fede. Il problema è che, con questo spirito d’intolleranza, l’esistenza degli increduli ci fa sentire superiori e, perciò, non saremmo molto interessati a cambiare la situazione.


L’ultimo livello dell’intolleranza è l’oppressione attiva, che può andare dalla semplice ingerenza nella politica per rendere difficile la vita di coloro che non hanno la stessa fede, fino alla persecuzione e alla morte, com’è accaduto ai tempi dell’Inquisizione e come, purtroppo, avviene ancora in alcune parti del mondo. Lì nel Vangelo di Luca c’è scritto che i discepoli avevano trovato qualcuno che scacciava i demoni nel nome di Gesù, e gliel’hanno proibito perché costui non faceva parte del gruppo dei discepoli. Tuttavia Gesù li rimprovera per questo.


Scopriamo anche che quando raggiungono un villaggio dei samaritani, e queste persone non ricevono Gesù, Giacomo e Giovanni chiedono al Signore se dovevano far cadere fuoco dal cielo per bruciarli. E ancora una volta sono sgridati da Gesù, che dice: “Voi non sapete di quale spirito siete; poiché il Figlio dell’uomo non è venuto per distruggere le anime degli uomini, ma per salvarle.” (Luca 9:55-56).


Gesù non evita la donna samaritana, non deride la sua vita dissoluta, né la minaccia con fuoco e zolfo; lo fa, però, con le persone religiose, come i farisei. Lui inizia la loro conversazione interessandosi alla sua attività, mentre lei tirava su l’acqua dal pozzo, mostrandole anche che conosceva i suoi bisogni e che aveva qualcosa da proporle. A poco a poco Gesù la aiuta a riconoscere i suoi peccati e a desiderare l’acqua viva che lui le offre. E che cos’è quest’acqua viva? Lo saprai nei prossimi 3 minuti.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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