Nel capitolo 6 del Vangelo di Giovanni, Gesù afferma: “Se
non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo
sangue, non avete la vita in voi.”
(Giovanni 6:53). Questo forse sarebbe una specie di cannibalismo o vampirismo? No, assolutamente. L’intero contesto riguarda il
modo in cui Dio ha alimentato gli israeliti
per quarant’anni nel deserto, dopo averli liberati dalla schiavitù in Egitto.
Quando
ancora erano in Egitto, hanno celebrato la prima pasqua sacrificando un agnello e mangiandone la
sua carne arrostita al fuoco. La parola “pasqua” significa “passare al di
sopra”. Ed è quello che ha fatto Dio, “passando al di
sopra”, cioè escludendo dalla piaga della
morte dei primogeniti coloro che mangiavano la carne dell’agnello
dentro le case aventi il segno di sangue “sui due stipiti e sull’architrave della
porta” (Esodo 12:7). Quell’agnello immolato
era una figura di Cristo sacrificato
per noi.
Poco
prima, nei versetti 47 e 48, Gesù aveva dichiarato che
era lui il pane della vita, e che
chi credesse in lui avrebbe la vita eterna. Adesso, nel versetto 54, dice che
chi mangia la sua
carne e beve il suo sangue ha la vita
eterna. In entrambi i casi, il linguaggio è figurato. Il mangiare la
sua carne e il bere il suo
sangue per ricevere la vita
eterna è come credere nel pane disceso dal cielo. Ricordati che in altre occasioni ha anche affermato di essere la
porta e la vite.
È necessario nutrirsi di
Cristo per avere la vita
eterna, così come è necessario mangiare il
pane comune per avere la vita naturale.
Quando Gesù ci invita a mangiare la sua
carne e a bere il suo sangue, non ci sta proponendo di partecipare a un rituale magico di transustanziazione del suo
corpo e sangue in
pane e vino. Nessuno ha il potere di ripetere il sacrificio di Gesù e di trasformare il suo
corpo incorruttibile in materia
corruttibile, perché ciò significherebbe negare l’immutabilità della
risurrezione. Il cristianesimo non è un rituale pagano di
magia e trasmutazione, e il cristiano non è un vampiro antropofago.
Se
tu avessi partecipato alla prima cena e qualcuno ti avesse chiesto dove fosse Gesù, cosa gli avresti risposto? Che
si era trasformato in
pane e vino? No, gli avresti indicato l’Uomo accanto a
te. Eppure, quella stessa sera, ha dichiarato: “Prendete, mangiate; questo è il mio
corpo”, e “bevetene tutti, perché questo è il mio
sangue” (Matteo 26:26-28). Ovviamente anche
tu avresti compreso che si trattava di un linguaggio simbolico.
Dio, nella Legge, aveva vietato all’uomo di bere
sangue, poiché significava ottenere vita. Qualsiasi indigeno cannibale capirebbe il suo
simbolismo: lui stesso mangia la carne e beve il
sangue dei suoi nemici perché ritiene che così facendo riceverà la
loro vita e il loro coraggio. Il
senso di tale proibizione era lo stesso della spada
posta all’ingresso
del giardino di Eden: doveva impedire all’uomo di mangiare dell’albero
della vita, affinché non ottenesse vita nel suo stato di peccatore
rovinato.
Ma
ora, essendo stata risolta sulla croce la questione del peccato, la vita
eterna può essere ricevuta mangiando la
carne e bevendo il sangue di Gesù, ossia nutrendoci della
sua morte e dei benefici che essa ci
porta. Se lui fosse vissuto in questo mondo soltanto come un esempio da seguire, non ci sarebbe salvezza
per noi. Possiamo avere vita solo perché Gesù è
morto. Quando prenderai
per te stesso tutto il valore della
sua morte, per così poter vivere
eternamente, sarà questo il mangiare la
sua carne e bere il suo
sangue. Nei prossimi 3 minuti molti dei suoi discepoli dimostreranno di essersi scandalizzati.