Di solito a tutti piace parlare di se stessi. Ci mettiamo a discorrere del nostro lavoro,
dei nostri figli, dei nostri talenti e perfino dei nostri problemi e difetti, forse
solo per attirare l’attenzione.
Tu ed io siamo così, imperfetti, e
desideriamo essere ammirati, adulati o addirittura commiserati. E siamo anche come Caino, il quale ha ucciso suo fratello Abele: non vogliamo che il
nostro
nome sia dimenticato.
Caino ha edificato la
prima città sulla Terra e le ha assegnato il
nome di suo figlio per perpetuare la
sua discendenza. Dopo il diluvio è stata costruita la
torre di Babele per immortalare il
nome dell’essere umano in questo mondo.
Anche Saddam Hussein, l'ex dittatore iracheno, ha tentato di ricostruire
Babilonia incidendo il proprio
nome su ogni mattone. Il Salmo 49 ci dice che lo stolto
pensa di vivere in eterno e dà il suo
nome alle sue terre. Ecco perché abbiamo strade, piazze e città intitolate a personaggi importanti.
“Chi
parla da se stesso cerca la sua propria gloria, ma
chi cerca la gloria di colui che l'ha
mandato è verace, e in lui non vi è ingiustizia”,
è quanto Gesù afferma quando condanna l’autoesaltazione
(Giovanni 7:18). Sì,
certo, quando dovremo inviare un curriculum o una domanda di lavoro scriveremo di noi stessi, perché
chi ci assumerà, vorrà conoscere le nostre capacità. Nelle cose di Dio però ciò non deve accadere. Gesù ha dichiarato che “tra i nati di donna non è sorto mai nessuno più
grande di Giovanni Battista.” (Matteo 11:11). Tuttavia, così parlava Giovanni di se stesso: “Bisogna che egli cresca e che io diminuisca.” (Giovanni 3:30).
Nelle lettere alle sette chiese di Apocalisse, Filadelfia non dice niente di
sé ma Gesù ne parla molto bene. Al
contrario in Apocalisse 3:17, rispetto alla testimonianza che Laodicea
dà di se stessa, troviamo: “Poiché
tu dici: "Io sono ricco,
mi sono arricchito e non ho bisogno di nulla"; e non sai invece di essere disgraziato, miserabile, povero, cieco e nudo.”.
Nella Bibbia ci sono uomini e donne ammirevoli
per causa del servizio che hanno reso a Dio, però sono gli altri o Dio stesso che ne danno testimonianza.
Il vantarsi delle proprie opere, aspirando alla propria gloria ed esaltando il proprio
nome, è l’opposto di quello che fa Gesù. È stato l’unico che non ha mai ambito alla
fama. Pur essendo Dio, è vissuto qui come un servo, un Uomo perfetto, senza peccato né imperfezioni di carattere. Lui, l’unico che
veramente avrebbe potuto parlare di sé, che avrebbe potuto cercare la propria gloria ed esaltare il proprio
nome, ha voluto soltanto la gloria del
Padre che l’aveva mandato. Infatti, un
vero ambasciatore non promuoverà mai se stesso.
Oggigiorno è molto facile identificare un
falso maestro: racconterà di
sé, si vanterà delle sue opere e ricercherà seguaci
per sostenerlo ed ammirarlo, sottomettendoli alla
sua volontà. Tu per
caso segui qualcuno del genere?
Nei prossimi 3 minuti Gesù ci parlerà di coloro che usano la Parola di Dio
per negare... la Parola di Dio!