#207 - L’uomo che non è stato guarito - Giovanni 11

Il capitolo 11 del Vangelo di Giovanni è conosciuto come quello in cui Gesù risuscita Lazzaro. Ma potrebbe anche essere visto come il capitolo dell’uomo che non è stato guarito da Gesù. Qui vediamo che il Signore sa che uno dei suoi migliori amici è malato, tuttavia non fa nulla per rimetterlo in salute.


Quando Marta e Maria, sorelle di Lazzaro, mandano qualcuno ad avvertire Gesù che il loro fratello era ammalato, lui si limita a commentare: “Questa malattia non è a morte, ma per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato. (Giovanni 11:4). Dopodiché Gesù resta dov’era per altri due giorni, senza mostrare alcuna urgenza.


Se penserai che questo suo atteggiamento sia stato normale, prova allora a immaginare la seguente situazione: una persona chiama il Pronto Soccorso, chiedendo un’ambulanza per il trasporto urgente di un familiare molto malato, però si sente dire dal medico che arriverà solo tra alcuni giorni, e di non preoccuparsi perché questa malattia non è per la morte, anzi, porterà al progresso della medicina, giacché assicurerà grande prestigio alla sua carriera.


Certo, pure tu saresti rimasto deluso, così com’è accaduto a Marta e Maria, dal fatto che Gesù fosse arrivato troppo tardi, addirittura dopo quattro giorni dalla sepoltura di Lazzaro. Infatti, oltre a trattenersi ancora due giorni nel luogo dove si trovava prima, Gesù ci aveva impiegato altri due giorni di viaggio per raggiungerle. Ed entrambe fanno lo stesso commento: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. (Giovanni 11:21 e 32).


Il punto è che Gesù non è un medico. Se fosse venuto a guarire i malati, l’avrebbe fatto per l’intera popolazione del pianeta con la stessa facilità con cui ha risuscitato Lazzaro. Ma lui è il Figlio di Dio che è venuto al mondo con la missione specifica di morire per salvare i peccatori.


Perché si capisca bene questa differenza, vorrei fare un esempio grossolano ma calzante. Mettiamo che un uomo stia per morire, consumato da una malattia incurabile. Il medico lo informa di essere in grado di guarirlo per sempre, donandogli la salute perpetua, aggiungendo però che non l’avrebbe fatto immediatamente, soltanto in un giorno futuro. Nel frattempo, proprio per attestare che ne ha la capacità, il dottore gli farebbe “magicamente” sparire il mal di denti.


Questo esempio ci dà una chiara idea dell'immensa distanza fra un beneficio passeggero in questa vita e la salvezza eterna che Gesù ci offre. I miracoli e le guarigioni compiute da Gesù, e anche dai suoi discepoli, servivano a rivelare le proprie credenziali in quanto Messia. Era come se lui stesse aprendo una fessura nel tempo e dicesse ai giudei: “Guardate come sarà quando regnerò”.


Quando i discepoli di Giovanni Battista sono stati incaricati di domandare a Gesù se fosse il Messia, o se dovessero aspettarne un altro, il Signore gli ha risposto: “I ciechi ricuperano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono purificati e i sordi odono; i morti risuscitano e il vangelo è annunciato ai poveri. (Matteo 11:5). Queste credenziali provavano che l'Emmanuele era già tra di loro (Matteo 1:23).


Nei prossimi 3 minuti capiremo meglio il ruolo delle guarigioni e dei miracoli nel ministero di Gesù e dei suoi discepoli.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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