#189 - Schiavi viziati - Giovanni 8:33-36

Quando i giudei sentono dire da Gesù che la verità li renderà liberi, replicano che non sono mai stati schiavi di nessuno, poiché sono discendenti di Abramo. Perché allora si offrirebbe la libertà a chi non è mai stato uno schiavo? Ebbene sì, in effetti erano tutti schiavi, semplicemente non lo sapevano.


Una volta, da giovane, ho provato a parlare di Cristo ad un amico. Ero un nuovo convertito e gli ho presentato un vangelo che non era precisamente quello della grazia di Dio, che salva il peccatore dal giudizio eterno. Infatti, il mio discorso si era limitato, quasi esclusivamente, alla trasformazione che Gesù aveva operato in me, e l’ho esortato a credere, affinché sperimentasse un cambiamento di vita.


Siccome prima mi ero lasciato coinvolgere da filosofie esoteriche e spiritualistiche, gli ho dato la mia testimonianza personale sulla mia liberazione da tutte queste cose e di come la mia vita fosse cambiata. Gli ho anche fatto degli esempi con casi di conversioni di drogati, banditi e prostitute. Lui però non ha dimostrato nessun interesse.


Appunto, l’ultima cosa che questo mio amico avrebbe voluto era cambiare la propria vita. Aveva una religione, una famiglia, un lavoro, ossia tutto quello che desidererebbe possedere una persona normale e di successo. Dopo avermi ringraziato per l’interessamento, mi ha suggerito di portare tale messaggio alle persone che sono schiavizzate da false religioni, da vizi o dalla prostituzione, e non a persone “normali” come lui.


E anche in questo capitolo troviamo delle persone “normali”. Sono dei giudei che possono dimostrare di essere discendenti del popolo di Dio, che professano la religione istituita da Dio e adorano nel tempio determinato da Dio. Non erano coinvolti in droghe, furti o prostituzione. Erano persone onorevoli nella loro società. Così, da cosa esattamente vuole liberarli Gesù?


Se si ripone la propria fiducia in una religione, in una condizione sociale stabile o in un'esistenza agiata, si continua a essere schiavi del peccato e di Satana, senza rendersene conto. E se si va a Gesù solo per assicurarsi tutte queste stesse cose, ci si sbaglia lo stesso. Gesù li chiama “figli del diavolo”, perché sono ingannati dal “padre della menzogna” (Giovanni 8:44).


Il capitolo 2 di Efesini ci mostra che prima di essere convertiti a Cristo, siamo spiritualmente morti “nei falli e nei peccati”, “seguendo il corso di questo mondo” e di Satana. Agiamo secondo “i desideri della carne e della mente”, e siamo “per natura figli d’ira”, non figli di Dio. Siamo schiavi e nemmeno ce ne accorgiamo.


Nonostante Cristo possa trasformare esteriormente la maniera di vivere di qualsiasi persona, il ridurre la conversione a un cambiamento di vita comprometterebbe l’essenza del vangelo. Un tossicodipendente può cambiare il suo modo di essere attraverso delle cure mediche, però sarà comunque uno schiavo del peccato, della carne e di Satana. Cristo non è morto sulla croce per darti una vita virtuosa, ma per liberarti dal giudizio e dalla condanna eterna.


Nei prossimi 3 minuti imparerai qualcosa dalla fede di Abramo.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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