#185 - Il luogo del tesoro - Giovanni 8:13-20

A quanto pare gli stessi farisei che poco prima volevano lapidare la donna adultera, adesso tornano ad affrontare Gesù. Si riavvicinano per metterlo a confronto con le sue proprie parole, pronunciate nel capitolo 5, quando aveva così dichiarato: “Se io rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza non è vera. (Giovanni 5:31).


Tale riscontro avviene nel luogo del tesoro, una delle stanze del tempio in cui venivano portate le offerte a Dio; quei farisei invece erano lì per portare soltanto delle accuse contro il Figlio di Dio. In risposta, Gesù innanzitutto gli rivela di essere la luce del mondo. Subito dopo gli dice: “Chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.” (Giovanni 8:12). Ma non solo questo.


La Legge richiedeva che una testimonianza dovesse essere resa da due o più persone, affinché fosse valida. Gesù gli spiegherà allora perché la sua testimonianza sia vera, seppure apparentemente sembrasse essere data da una sola persona: lui stesso.


La prima ragione presentata loro è il fatto di essere onnisciente. Sa da dove è venuto e dove andrà, cose queste che i suoi accusatori ignoravano completamente. E c’è anche qualcosa di sottile in questa sua affermazione, poiché se è venuto al mondo, ciò ci indica la sua preesistenza, la quale nessun altro uomo può avere. Quando si riconosce che Gesù non è soltanto nato in un corpo di carne e ossa, però che è venuto in carne, si riconoscerà la sua divinità.


Poi continua mostrando ai farisei che non hanno l’autorità morale per sottoporlo a giudizio, giacché giudicano secondo la carne, cioè in base agli interessi e ai desideri dell’uomo naturale. Non è stato forse quello che è accaduto quando la donna adultera è stata accusata? Hanno deliberatamente escluso l’uomo adultero dall’accusa di adulterio. Sappiamo bene che dovrebbero esserci due persone affinché simile atto fosse consumato ed esistesse il flagrante che i farisei sostenevano essersi verificato, vero?


Gesù prosegue rivelandogli che la sua testimonianza è corroborata dal Padre suo, il quale lo aveva mandato; quindi non è più esclusivamente la testimonianza di un’unica persona, ma di due persone della divinità. E non erano solamente i suoi miracoli che dimostravano che Gesù fosse il Messia promesso, però anche la voce del Padre venuta dal cielo, in occasione del suo battesimo pubblico, lo aveva già attestato. Purtroppo i farisei non accettano neppure la testimonianza del Padre in quanto non lo conoscono. Proprio così, non conoscono il Padre perché non conoscono Gesù, il Figlio di Dio: “Se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio.” (Giovanni 8:19).


Quello che Gesù afferma qui vale pure per te: è impossibile che qualcuno conosca il Padre senza aver conosciuto Gesù, il Figlio. Nel primo capitolo del Vangelo di Giovanni si può comprendere chiaramente che non basta appartenere alla specie umana per essere figli di Dio e poterlo chiamare Padre. Solo quelli che credono nel Figlio di Dio possono essere chiamati figli di Dio. L’essere figli di Dio è un privilegio riservato unicamente a coloro che hanno già conosciuto Gesù come Signore e Salvatore.


Siccome non era ancora giunta la sua ora, i giudei per il momento non riescono ad arrestarlo. Nei prossimi 3 minuti Gesù ci parlerà di questa sua ora che senz'altro verrà.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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