Le persone reagiscono in
modo diverso riguardo a Gesù. In questo capitolo alcuni affermano che lui sia il
Profeta. Forse si saranno ricordati delle parole di Mosè, ripetute poi dall’apostolo Pietro: “Il Signore Dio vostro susciterà
per voi un profeta come
me in mezzo ai vostri fratelli; ascoltatelo in tutte le cose che egli vi dirà.” (Atti 3:22).
Altri credono che sia il
Cristo, il Messia promesso, che libererà il popolo dai suoi nemici. Ma c’è
chi non è d’accordo, menzionando che il
Cristo sarebbe dovuto nascere a Betlemme di Giudea, non
in Galilea, e avrebbe anche dovuto essere discendente del re Davide.
Purtroppo ignorano che Gesù sia effettivamente
nato a Betlemme e che Maria, sua madre, sia della stirpe del re Davide.
Le guardie che avrebbero dovuto arrestarlo, non osano farlo. “Nessun
uomo ha mai parlato come costui” (Giovanni 7:46), è la giustificazione
che danno ai sacerdoti e ai farisei che li avevano mandati.
E quale sarebbe la tua posizione riguardo a Gesù? Lo consideri un
mero profeta, o riconosci che è il
Verbo di Dio stesso incarnato? Sarà per
te soltanto un liberatore politico, o credi
veramente che sia morto
per liberarti dal peccato e dalla morte? Spero proprio che
tu non sia uno di quelli che desidererebbero vederlo imprigionato affinché smettesse di disturbare la tua coscienza; oppure
uno di quelli che vorrebbe prendere le distanze da lui
per paura dei danni che questa vicinanza a Gesù potrebbe recare alla tua reputazione, intimorito da ciò che la
gente potrebbe pensare di te.
In un altro passaggio Gesù ci avverte: “Perché
chi si vergognerà di
me e delle mie parole, in mezzo a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo
si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del
Padre suo, con i santi angeli.”
(Marco 8:38). L’atto di credere in Gesù nel tuo cuore, e di confessare pubblicamente la tua fede, è ciò che farà tutta la differenza
per te nell’eternità.
Nel versetto 50 troviamo un uomo che più di tutti avrebbe potuto vergognarsi di stare
con Gesù. È Nicodemo, il quale un po’ prima, nel capitolo 3, lo aveva incontrato di notte, timoroso di farsi vedere in
sua compagnia. Era un uomo ricco e influente, e nella
sua posizione di membro del Sinedrio, il potere
legislativo e giudiziario dell’epoca, aveva parecchio da perdere. E molto più di
te o di me. Eppure
ora difenderà Gesù davanti alle autorità, mentre dichiara: “La nostra legge condanna forse un uomo
prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che egli ha fatto?”
(Giovanni 7:51).
Infatti,
per questo motivo,
i suoi colleghi lo trattano con disprezzo. E alla fine del Vangelo di
Giovanni, nel capitolo 19, lo ritroveremo ancora, giacché aiuterà
Giuseppe d’Arimatea a togliere il
corpo di Gesù dalla croce e a prepararlo
per la sepoltura. Sì, nemmeno gli apostoli hanno avuto il coraggio di farlo. Molte persone che parlano della
loro propria fede con disinvoltura quando
tutto va bene, semplicemente scompaiono al minimo segno di pericolo,
poiché temono di perdere quel che possiedono. E quelle che sembrano
essere le meno probabili,
sono coloro che più riflettono la luce di Gesù nell’oscura notte dell’avversità.
Il nostro capitolo termina così: “E
ciascuno se ne tornò a casa sua.”
(Giovanni 7:53). Beh, tranne Gesù, dato che nei prossimi 3 minuti se ne andrà al
monte degli Ulivi, dove passerà tutta la notte all’aperto.