#205 - Il potere di dare la vita - Giovanni 10:16-21

Facendo una retrospettiva degli eventi di questo capitolo, Gesù, il vero Pastore, entra per la porta nell’ovile, “chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori” (Giovanni 10:3). Esse sentono la sua voce e lo seguono. Subito dopo lui stesso dice che il buon Pastore dà la sua vita per le pecore.


Nel versetto 16 Gesù ci rivela: “Ho anche altre pecore, che non sono di quest'ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore.”. Qui ci parla dei gentili che trarrebbero beneficio dalla sua morte. Quindi, d’ora in poi, non si tratterà più di un ovile, ma di un solo gregge. Un ovile è costituito da recinzioni, muri e cancelli per tenere insieme le pecore. Un gregge ha soltanto bisogno del Pastore.


La morte di Gesù avrebbe cambiato tutto. L’ovile di Israele sarebbe stato messo da parte e Dio stenderebbe la sua grazia per salvare chiunque, giudeo o gentile. E qua perfino il motivo dell’amore del Padre per il Figlio ci è svelato: “Per questo mi ama il Padre, perché io depongo la mia vita per prenderla di nuovo.” (Giovanni 10:17).


Gesù, con la sua morte, ha glorificato Dio in tutti gli aspetti. Anche se nessuno fosse stato salvato, lui l’avrebbe comunque glorificato essendo l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, risolvendo la questione del peccato che ha macchiato la creazione. Gesù però è pure il Salvatore dei peccatori, poiché salva individualmente tutti quelli che il Padre gli dà, i quali crederanno in lui e nella sufficienza della sua morte sostitutiva.


E a questo punto c’è ancora un’altra verità messa in luce, che pone fine a qualsiasi speculazione di chi cerca d’individuare la causa fisica della morte di Cristo. Alcuni vogliono dimostrare che è stata una morte per asfissia, altri per collasso dovuto alla flagellazione subita, oppure in conseguenza della lancia del soldato romano, che tuttavia è stata conficcata in un corpo già morto. Gesù stesso ci spiega la causa della sua morte:


Io depongo la mia vita per prenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la depongo da me stesso; io ho il potere di deporla e il potere di prenderla di nuovo; questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio. (Giovanni 10:17-18).


Nessun essere umano ha il potere di deporre la propria vita. Potresti magari decidere di morire per salvare un amico, ma ci sarebbe sempre una causa esterna a provocare tale morte. Nemmeno un suicida è capace di dare la sua vita: dovrà uccidere se stesso. Quando Gesù dichiara “io depongo”, usa il verbo alla prima persona singolare, indicandoci l’atto di morire e di consegnare il suo spirito senza una causa esterna. Ha ricevuto questo potere per compiere un ordine dato dal Padre.


Luca ci descrive come l’ha fatto, mentre era sulla croce: “Gesù, gridando a gran voce, disse: ‘Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio.’ Detto questo, spirò. (Luca 23:46). Le affermazioni di Gesù risultavano così radicali che alcuni giudei dicevano che erano parole di un indemoniato.


Nei prossimi 3 minuti troveremo Gesù in un tipico scenario invernale.


Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

Popular Posts