Una delle chiavi
per comprendere la Bibbia è il capitolo 9 della Genesi. Dopo aver giudicato la malvagità umana, Dio stabilisce nuove regole
per i sopravvissuti al diluvio, cioè per Noè e la
sua famiglia. Il fondamento del nuovo inizio sta nel sacrificio che Noè compie su un altare, alla fine del capitolo 8, una
figura di Cristo che muore
per garantire la sopravvivenza dell’uomo.
Questo è anche prefigurato nel permesso che Dio dà a Noè e ai suoi discendenti di nutrirsi
della morte degli animali. Prima di allora gli esseri umani erano vegetariani e gli animali non scappavano dalla
loro presenza. Ma fin da quel momento Dio incuterà negli animali il timore
verso gli uomini (Genesi 9:2).
Inoltre, lì Dio ha pure stabilito il
governo umano, delegando all’uomo il potere di vita e di
morte sui suoi simili. Così, da quell’ora in poi, chiunque spargesse il
sangue di qualcuno, potrebbe avere il suo proprio
sangue sparso dall’autorità (Genesi 9:6). L’apostolo Paolo ce ne parla nella
sua lettera ai Romani:
“Non
vi è autorità se non da Dio; e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Perciò
chi resiste all'autorità, si oppone all'ordine di Dio... Ma se fai il male, temi, perché egli non
porta la spada invano; infatti è un ministro di Dio
per infliggere una giusta punizione a
chi fa il male.” (Romani 13:1-4).
Osserviamo che l’autorità ha il diritto di impiegare la spada. Il
governo e la pena di
morte sono due cose che Dio stesso ha istituito e non le ha mai revocate. Tuttavia,
quando l’autorità fa la sua propria volontà, dovrà renderne
conto, nonostante i suoi atti siano usati da Dio
per portare a termine i suoi piani eterni. Questo valeva già
per le autorità d’Israele e di Roma, le quali hanno condannato a
morte Gesù. Quando Pilato si vanta del proprio potere di liberarlo o di crocifiggerlo, Gesù gli risponde: “Tu
non avresti alcuna autorità su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall'alto.”
(Giovanni 19:11).
Nel nostro capitolo, del Vangelo di Giovanni, i capi dei sacerdoti e i farisei s’inquietano:
“Che facciamo? Perché quest'uomo fa molti segni miracolosi.”
(Giovanni 11:47). È curioso notare come
molte persone oggi dubitino dei miracoli che Gesù realizzava, senza però
aver mai vissuto in Giudea duemila anni fa. Eppure i nemici
contemporanei del Signore presenziavano ai suoi miracoli,
riconoscevano che erano genuini e se ne preoccupavano.
In seguito leggiamo che il sommo
sacerdote Caiafa profetizza: “Conviene
per noi che un sol uomo muoia
per il popolo e non perisca tutta la nazione.”
(Giovanni 11:50). E non lo dice di se stesso, ma Dio ci rivela, per mezzo di lui, che Gesù sarebbe stato ucciso
per riunire in un solo
corpo tutti i salvati tra giudei e gentili.
Ironicamente, però, è stato appunto perché hanno cercato di sbarazzarsi di Gesù, affinché
non perdessero la loro nazione, che i giudei l’hanno
persa. E oggigiorno, anche ironicamente, quelli che cercano di sbarazzarsi di Gesù,
per paura di perdere la propria vita qui, la perderanno
eternamente.
Nei prossimi 3 minuti vedremo la nuova vita manifestata nella comunione, nel servizio
e nell’adorazione.