Il capitolo 12 del Vangelo di Giovanni
si apre con una scena che rappresenta bene la nuova vita in
Cristo. Siamo ancora a Betania, in quella
casa dove Gesù amava fermarsi, circondato da Lazzaro,
Marta e Maria. Tutti e tre ci aiuteranno a comprendere meglio che cos’è averlo come unico
centro di comunione, servizio e adorazione.
Lazzaro raffigura la nuova vita, vissuta in comunione con il Signore nel potere della
risurrezione. Fino a poco tempo
prima era un uomo
morto, eppure è stato chiamato fuori dalla morte da Gesù.
Ora il suo piacere è passare il suo tempo alla presenza di
chi l’ha salvato.
Marta
è impegnata a servire, però non come l’altra volta,
quando era stata rimproverata
per aver messo il servizio al centro delle sue attenzioni. Nel Vangelo di Luca, appunto, leggiamo che
era preoccupata e inquieta per molte cose. E lì
si era lamentata di dover far tutto da
sola, mentre Maria stava ai piedi di Gesù, ascoltando la
sua parola. Allora il Signore l’aveva ammonita con queste parole: “Marta,
Marta, tu ti affanni e sei agitata
per molte cose, ma una cosa sola è necessaria. Maria ha scelto la
parte buona che non le sarà tolta.”
(Luca 10:40-42).
Adesso, nel nostro capitolo, pure
Marta serve “in novità di vita” dopo aver
visto suo fratello risuscitato (Romani 6:4). Il centro delle sue attenzioni non è più il servizio ma la persona che
lei serve: Gesù. Ha imparato ad occuparsi del Signore,
solamente di lui.
Maria continuerà ai piedi di Gesù, tuttavia
ora come adoratrice e non più come alunna.
Cosparge sui suoi piedi un olio profumato di gran prezzo e li asciuga
con i propri capelli.
Per quanto il servizio e l’apprendimento siano importanti, il
Padre non richiede servitori o allievi. Il
Padre cerca adoratori che lo adorino in spirito e verità (Giovanni 4:23).
D’altronde non esiste
vera adorazione se essa non sarà incentrata
sul fondamento dell’opera di Gesù: il suo sacrificio sulla
croce. Lo insegna lui stesso, dicendoci che ciò che Maria aveva appena
fatto, già accennava alla
sua morte.
In cielo i salvati adoreranno l’Agnello che è stato immolato e ha acquistato a Dio,
con il suo sangue, “gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione” (Apocalisse 5:9). L’espressione massima dell’adorazione sulla
terra è: “Fate questo in memoria di
me.” (Luca 22:19). Il
pane e il vino nella cena del Signore
sono un ritratto del corpo e del
sangue di Gesù sacrificato. Ma anche qui non sarà il
pane, o il vino, il centro delle attenzioni, però quello che rappresentano: Gesù nella
morte.
Quando
Gesù guariva le malattie o moltiplicava i pani, era seguito da folle di persone interessate alla
loro buona salute e alla loro pancia piena. Ma
quando l’argomento è l’adorazione, solo questi tre fratelli
si distinguono accanto a lui, essendo Gesù l’unico
centro delle loro attenzioni. E
tu, cosa ti attrae? Un predicatore eloquente, una band ben sintonizzata,
uno spettacolo di miracoli... o soltanto Gesù?
Nei prossimi 3 minuti Giuda vorrà prediligere i poveri, piuttosto che Gesù.