#217 - Impossibile - Giovanni 12:3-9

Giuda Iscariota è una figura dell’uomo religioso, il quale ha avuto la possibilità d’essere salvato e non lo è stato. Il capitolo 6 della lettera agli Ebrei ci parla di gente uguale a lui. Sono persone che hanno perso l’occasione di essere salvate. E lì leggiamo:


Infatti quelli che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste, e sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo futuro, e poi sono caduti, è impossibile ricondurli di nuovo al ravvedimento (Ebrei 6:4-6).


Giuda è stato illuminato. Ha camminato alla presenza della luce del mondo, ma ha scelto le tenebre. Ha gustato il dono celeste - Cristo - come uno che assaggia appena una bevanda, senza volerla bere veramente. Ha ricevuto la sua porzione dei benefici dello Spirito Santo, che convince “il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio” a venire, però ha cauterizzato la propria coscienza. (Giovanni 16:7-11; 1 Timoteo 4:1-3).


La bocca di Giuda ha assaporato e ha predicato la buona Parola di Dio, ed ha anche sperimentato i poteri e i miracoli della terra futura. Nonostante tutto ciò, ha deciso di non credere in Gesù. È impossibile che qualcuno possa pentirsi dopo aver rifiutato così tante opportunità.


Chiunque avesse visto Giuda mentre accompagnava Gesù, non avrebbe affatto dubitato della sua fede. Tuttavia essa non è mai esistita. Giuda era solo un uomo mascherato da cristiano, pari a molti altri, senza effettivamente accettare Cristo come suo Signore e Salvatore. A tanti piace l’idea di avere Gesù come Salvatore, ma non tutti lo vogliono anche come Signore, cioè padrone assoluto della propria vita e della propria volontà.


Tutto quello che facciamo, assecondando la nostra volontà propria, è ribellione a Dio. Quando Gesù era qui, tra di noi, ha reso chiaro che il suo desiderio era compiere la volontà del Padre, e non la sua propria volontà. Insomma, se lui essendo Dio e Uomo senza peccato, la cui volontà è più che perfetta, non ha voluto fare la sua propria volontà, che dire di noi, deboli e peccatori?


Sai cosa significa la parola “peccato”? Nella prima epistola di Giovanni 3:4 leggiamo che “chiunque commette il peccato, commette iniquità, perché il peccato è iniquità”. In alcune versioni della Bibbia viene tradotto in un modo diverso: “il peccato è la trasgressione della Legge”. Quest’ultima, però, è una traduzione errata, poiché il peccato già esisteva prima della Legge data a Mosè. Così, si può capire che “peccato”, nel suo senso originale, è l’essere governati dalla volontà propria, vale a dire l’essere non controllati. In un’altra versione troviamo: “il peccato è ribellione”.


Tali erano stati i cristiani di Efeso prima della loro conversione, e Paolo glielo ricorda nella lettera agli Efesini: “Eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l'andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell'aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli. Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri (Efesini 2:1-3).


È tempo che tu sottometta la tua vita e la tua volontà al Signore e Salvatore Gesù per essere salvato eternamente. Questa è la tua opportunità. Che cosa potrà succederti se non lo farai? Lo vedremo nei prossimi 3 minuti... sempre che tu ancora ce li abbia questi 3 minuti.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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