#110 - Ed io, che cosa ci guadagno? - Matteo 26:14-16

Giuda Iscariota era colui che si occupava della borsa la quale conteneva i soldi degli apostoli. Quando ha visto che quella donna sprecava circa un anno del suo stipendio con Gesù, e anche che era stata elogiata per questo, ha subito pensato che seguirlo non sarebbe stato un buon affare. Ed è per questa ragione che va in cerca dei capi sacerdoti per negoziare.

Insomma, lui era il tipo di persona che si domanda sempre: “Ed io, che cosa ci guadagno?”. Mettendo Gesù in vendita, avrebbe avuto l’opportunità di ricevere trenta monete d’argento, che a quel tempo erano sufficienti per comprarsi uno schiavo. Per lui sarebbe stato perfino un buon affare scambiare Gesù con uno schiavo che restasse a sua disposizione. Oggi Gesù continua a essere venduto come un servitore, solo per soddisfare i nostri desideri.

Gesù è annunciato dai predicatori come se fosse il genio della lampada di Aladino, che potrebbe essere invocato dal suo proprietario a piacere, per guarire ogni sorta di malattia del corpo, delle finanze e del cuore. Questi moderni “Aladini” promettono di strofinare la lampada magica ogni volta che i loro fedeli depositeranno le trenta monete. E sai una cosa? Con amici simili il Vangelo non ha bisogno di nemici. Quante persone conosci che non vogliono nemmeno sentirne parlare di Gesù proprio a causa di questi mercanti di anime?

Questo, però, non è quel Gesù che ci viene mostrato nei vangeli. Lui è quello che è venuto al mondo non per distribuire auto costose, ma per versare il suo sangue sulla croce e per salvare i peccatori. Sì, quando è stato qui, sicuramente ha guarito i malati e ha moltiplicato il pane, dimostrando così le sue credenziali di essere il Messia. Tuttavia, è stato soltanto sulla croce che ha veramente provveduto al rimedio per la radice di ogni male, il peccato, versando il suo sangue per purificarci e per renderci atti al cielo.

Oltre ad annunciare Gesù come un mero guaritore, questi predicatori impongono un immenso fardello sui loro fedeli. Cioè, quando questi fedeli non ottengono la guarigione promessa, molti cadono in disperazione poiché pensano di avere troppo poca fede, o che i loro peccati siano troppo numerosi. Se avessero letto con attenzione il libro degli Atti degli apostoli e le epistole, avrebbero subito capito che molti cristiani, inclusi Paolo e Timoteo, soffrivano di diverse malattie, indipendentemente dalle dimensioni della loro fede o dai loro peccati. L’essere guariti non rientrava nei piani di Dio e si sono rassegnati, sapendo però che Gesù si occupa anche di confortare e di consolare i malati.

Paolo, parlando della sua “scheggia nella carne”, probabilmente una malattia agli occhi, ha dichiarato fiducioso: “Per questo io mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando son debole, allora sono forte.” (II Corinzi 12:10). La porzione che Giuda cercava era il vantaggio materiale e immediato. Il profeta Geremia, però, ha affermato: “L’Eterno è la mia parte, dice l’anima mia, perciò spererò in lui.” (Lamentazioni 3:24). Qual è la tua porzione? La stessa di Giuda o quella di Geremia?

Nei prossimi 3 minuti Gesù celebrerà la Pasqua con i suoi discepoli. 

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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