La cena del Signore è stata così tanto deturpata che oggi persino organizzazioni occultiste, come la massoneria e la gnosi, ne celebrano una sorta di caricatura. Anche tra i veri cristiani il suo significato è stato distorto. Il testo è chiaro: Gesù rende grazie, rompe il pane e lo dà ai suoi discepoli, dicendo: “Prendete, mangiate, questo è il mio corpo” (Matteo 26:26). Poi, preso un calice di vino, rende grazie e lo dà ai suoi discepoli, perché tutti lo bevano, dicendo: “Questo è il mio sangue” (Matteo 26:28).
Parlava di simboli e non letteralmente del suo corpo, che continuava lì, accanto ai discepoli, e non sul tavolo. Il suo sangue non era stato ancora versato ed era ancora nel suo corpo, e non come rappresentato dal pane e dal vino, separati l’uno dall’altro. Lui ha anche fatto delle altre affermazioni simboliche come, ad esempio, “io sono la porta... la vite... la via... ”, e nessun sano di mente penserebbe mai che Gesù stesse parlando di una sorta di transustanziazione che lo avrebbe davvero reso una porta, un albero o una strada. Pietro, oltre a Paolo, in una delle sue epistole ha anche detto che lui è la roccia (I Pietro 2:8; I Corinzi 10:4).
La cena nei vangeli aveva un carattere diverso da quella che è stata rivelata a Paolo, in I Corinzi 11, affinché fosse celebrata dai cristiani. La prima indicava una morte che doveva ancora avvenire. La cena che celebriamo oggi è il ricordo di una morte già accaduta. In entrambe Gesù è vivo al momento della celebrazione: nella prima, perché non era ancora morto sulla croce, e adesso perché è già risuscitato. La cena, quindi, non ha il carattere di una veglia funebre con un corpo presente, come la pensano alcune persone, e non è nemmeno la ripetizione del sacrificio di Cristo, com’è considerata da molti. Si tratta unicamente di un memoriale, di un ricordo o di un ritratto del sacrificio di Gesù.
In I Pietro, capitolo 3, leggiamo che “Cristo ha sofferto una volta per i peccati” (I Pietro 3:18). Ed Ebrei 9 ci dice che lui “non è entrato in un santuario fatto con mano... e non per offrir se stesso più volte... ma ora, una volta sola, alla fine dei secoli, è stato manifestato, per annullare il peccato col suo sacrificio... così anche Cristo, dopo essere stato offerto una volta sola, per portare i peccati di molti, apparirà una seconda volta... ” (Ebrei 9:24-28).
Questi versetti dovrebbero essere sufficienti per chi crede nella Parola di Dio. Il pane e il vino continuano a essere pane e vino, e non hanno nessun potere, come se fossero una specie di pozione magica. È sbagliato cercare di trasformare le cose materiali in oggetti di culto, come fanno i pagani. Attribuire simili fantasie alla cena significa perdere di vista il suo vero significato, che è quello di ricordare il sacrificio di Gesù sulla croce, e non lì sul tavolo.
E ora ci sarà un importante consiglio. I discepoli gli chiedono: “Dove vuoi che ti prepariamo da mangiare la pasqua?” (Matteo 26:17), e ricevono istruzioni ben dettagliate, poiché Gesù sarebbe andato a trovarli soltanto in quel luogo, e in nessun altro. Se avessero scelto un posto a loro piacimento, non si sarebbero ritrovati insieme. Prima di decidere dove dovresti ricordare il Signore nella sua morte, chiediglielo. Quella sera c’era solo un posto.
Nei prossimi 3 minuti il Getsemani sarà all’altezza del suo nome.
Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)