#115 - Il giudizio - Matteo 26:57-68

Il processo di condanna di Gesù è surreale. I principali religiosi cercano dei falsi testimoni affinché possano accusarlo di qualcosa di abbastanza grave da condannarlo a morte. Gli unici che riescono a portare un’accusa consistente non fanno altro che distorcere ciò che lui stesso aveva detto: “Disfate questo tempio, e in tre giorni lo farò risorgere.” (Giovanni 2:19).

I suoi accusatori non si rendevano conto che Gesù si stava riferendo al suo corpo, il tempio di Dio, che sarebbe morto e risorto tre giorni dopo. Non è raro che le persone distorcano le parole di Gesù per adattarle ai propri pensieri, oppure perché non ne comprendono il significato. In I Corinzi, capitolo 2, l’apostolo Paolo ci spiega che è impossibile conoscere la Parola di Dio tranne che tramite lo Spirito di Dio.

Il profeta Isaia aveva già predetto che il Messia si sarebbe comportato come “la pecora muta dinanzi a chi la tosa” (Isaia 53:7), ed è così che Gesù rimane finché il sommo sacerdote non lo pone sotto giuramento, come avviene nei tribunali odierni: “Ti scongiuro per l’Iddio vivente a dirci se tu sei il Cristo, il Figliuol di Dio.” (Matteo 26:63).

Sì, ora Gesù gli risponde: “Tu l’hai detto” - e continua - “anzi vi dico che da ora innanzi vedrete il Figliuol dell’uomo sedere alla destra della Potenza, e venire sulle nuvole del cielo.” (Matteo 26:64). A questo punto il sommo sacerdote, grande conoscitore delle Scritture, sicuramente si sarà ricordato di quello che era stato scritto dal profeta Daniele:

“Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figliuol d’uomo; egli giunse fino al vegliardo, e fu fatto accostare a lui. E gli furono dati dominio, gloria e regno, perché tutti i popoli, tutte le nazioni e lingue lo servissero; il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno, un regno che non sarà distrutto.” (Daniele 7:13-14).

Così, indignandosi, il sommo sacerdote annuncia che le parole di Gesù lo condannavano per bestemmia. Era reo di morte. Allora gli altri membri del consiglio iniziano a sputargli in faccia e a picchiare quell’Uomo dalle mani legate, che non era niente meno che il Signore dell’Universo, il creatore della saliva di chi gli sputava e il creatore dei pugni di chi gli colpiva il viso.

Di solito, oggigiorno, l’espressione “Figlio di Dio” non è ben compresa, perché continuamente sentiamo la frase “anch’io sono figlio di Dio” dalla bocca di chiunque. Nessun israelita nell’Antico Testamento, però, oserebbe dire una cosa del genere. Loro sapevano di essere creature di Dio, ma non figli. Leggendo il Vangelo di Giovanni imparerai che, per i giudei, considerarsi “Figlio di Dio” significherebbe farsi pari a Dio (Giovanni 5:18).

Quindi, qui abbiamo Gesù sotto giuramento, affermando di essere uguale a Dio e collegando la sua persona al Messia atteso da Israele. Quei giudei non potevano restare indifferenti. O accettavano di trovarsi davanti a Dio in forma umana, o gli sputavano in faccia. E tu, da che parte stai? Nei prossimi 3 minuti Pietro sceglierà da che parte vuole stare.

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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