#103 - Due servitori, due aspettative - Matteo 24:42-51

Gesù conclude il capitolo 24 di Matteo esortando i suoi discepoli a vigilare per non essere colti di sorpresa dalla sua venuta. Sebbene l’esortazione si applichi per primo a Israele, serve anche a qualsiasi persona che abbia creduto in Gesù in qualunque epoca. Vigilare significa mantenersi sempre svegli e preparati, consapevoli che qualcosa sta per accadere.

Fino ad oggi, tutti quelli che hanno già ricevuto la responsabilità di curare le cose di Dio, non hanno potuto vivere come meglio gli paresse e senza alcuna aspettativa della ricomparsa del loro Signore. Israele ha già avuto la sua opportunità di dimostrare che non stava aspettando il suo Messia, perché “è venuto in casa sua, e i suoi non l’hanno ricevuto” (Giovanni 1:11). Purtroppo, ora è il turno della cristianità, la quale dimostra la sua indifferenza nei confronti del ritorno, da un momento all’altro, del suo Signore.

Iniziando nel capitolo 24, e proseguendo poi nel capitolo 25, Gesù ci racconta tre parabole: quella dei due servitori, quella delle dieci vergini e quella dei diversi talenti. Fondamentalmente ci parlano della nostra necessità di essere fedeli, vigili e produttivi durante l’assenza del Signore. Ricordati che la fedeltà, la vigilanza e il lavoro sono cose che seguono la salvezza, e non sono mai dei mezzi per raggiungerla. La salvezza si riceve esclusivamente per grazia e non tramite i nostri sforzi. Solo il sangue di Gesù sparso sulla croce può purificarci dai nostri peccati.

Il fulcro delle tre parabole è l’atteggiamento di coloro che professano la fede in Gesù durante la sua assenza. Gesù, in esse, è rappresentato rispettivamente dal signore dei servitori, dallo sposo e dall’uomo che parte per un viaggio, affidando ai suoi servitori i suoi beni affinché li moltiplicassero. In tutte e tre le parabole troverai quelli che sono fedeli e quelli che soltanto professano una fedeltà che in realtà non esiste.

Il fedele servitore della prima parabola vive in attesa del ritorno del suo signore in qualsiasi momento. La sua aspettativa è ricompensata nel versetto 46, dove viene chiamato beato, cioè perfettamente felice. Così sarà al rapimento della Chiesa. D’altra parte, il servo infedele non ha nessun senso di responsabilità, poiché crede che il suo signore tarderà a tornare. Anzi, si sente meglio nella sua assenza che nella sua presenza. Nei versi 50 e 51, che rappresentano la venuta di Cristo per regnare, questo infedele servitore è preso alla sprovvista, come se inaspettatamente un ladro avesse invaso la sua casa per privarlo delle cose a cui più ci tiene.

Come ti senti rispetto a Gesù? Preferisci credere che la cosa migliore sia proprio che lui tardi a venire per goderti la vita un po’ di più? E se tornasse adesso, rovinerebbe i tuoi piani? Dopotutto, ora hai così tanti piani, così tante cose che vuoi ancora realizzare per Dio... chiacchiere, vero? Se consideri il ritorno di Gesù un intralcio, sarà meglio rivedere bene questa tua fede. In questa parabola il servitore che non aspettava il suo signore è stato chiamato ipocrita e alla fine viene condannato. La sua fedeltà non era reale. Nei prossimi 3 minuti troveremo dieci vergini e le loro lampade. 

Mario Persona - (Tradotto da Cristina Fioretti)

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